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Autore: Black Iris    02/04/2015    0 recensioni
Ci sono amici che restano per sempre e non si dimenticano mai, come il mio, che pur essendo insolito è rimasto indimenticabile.
Non fatevi ingannare dall'inizio, sembra strana, ma andando avanti si spiegano molte cose.
Buona lettura,
alla prossima ;)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è un vero motivo per cui scrivere, si scrive e basta.
Pensate anche solo allo scopo. Per se stessi? Perché gli altri leggano? No..
Nessuna di queste, o forse entrambe, o magari tutte e due le opzioni che ho detto. Peccato che questo discorso non abbia senso.
-Fallo e basta- mi dice lei, -ti sentirai meglio, vedrai. Scrivi-.
Allora io prendo un foglio a buchi, preferibilmente a quadretti di cinque millimetri e non rinforzato. Non posso farci niente, io sono capricciosa. Oppure tiro fuori il mio Death Note, quello che ho da poco e che adoro da morire (n.b. morire per il Death Note).
Prendo la matita, chiudo la porta e chiedo di non essere disturbata.
-Finalmente siamo sole- le dico.
E comincio a scrivere seduta sulla sedia, i gomiti sulla scrivania. Mi da una certa emozione farlo, le mie dita affusolate tremano quando la matita tocca il foglio e per un attimo mi sembra di non esistere. Poi niente. Non riesco a scrivere niente. Mi succede molto raramente, di solito l’ispirazione mi viene respirando, ma oggi non riesco a spiccicare neanche un a parola.
-Qualcosa non va?- mi ghigna.
-Che cosa vuoi da me?-.
-Insegnarti una grande lezione- mi chiude la bocca con una mano e con l’altra prende la mano che tiene la matita, comincia lei a scrivere delle parola.
‘C’era una volta’.
-Non prendermi in giro, è da quando ho otto anni che non comincio più con c’era una volta- le dico dopo che mi ha liberato la bocca.
-E perché no? Erano così carine quelle fiabe inventate da te? Non ti ricordi quanto ti piacevano?-.
-E tu non ti ricordi che ho diciassette anni adesso?-.
Mi sembra di averla offesa. Si siede sulla scrivania e mi prende la matita, non me la vuole più ridare.
-Io ricordo che scrivevi perché ti piace farlo, cosa ti è successo da allora? Mi spieghi cosa è cambiato?-.
Non so come rispondere, è cambiato tutto, ma allo stesso tempo non è cambiato niente.
-Visto? Fai solo i tuoi soliti capricci, ti ho viziate troppo!- mi ributta la matita sulla tavola e scende.
-Non è così facile!- perché mi sembra che nessuno mi comprenda?
-Perché non lo fai tu se credi che basta sedersi e cominciare?-.
-Perché io non ne ho bisogno, tu invece si!-
Ha dannatamente ragione.
-Da piccola scrivevi di tutto e di più, non mettevi limiti alla tua immaginazione, perché adesso non lo fai più?-.
-Perché io.. io.. sono cresciuta-.
-Non è una giustificazione- sembra che mi sgridi, -forse il miglior modo per tornare a scrivere come si deve è che tu ricominci da capo-.
Non ho mai sentito un consiglio del genere.
-Forza, riprendi la matita e comincia, ti aiuto io- già, mi aiuta lei, lei c’è sempre in queste situazioni.
-Allora, potresti parlare di quel mondo fantastico in cui c’erano due gemelli che producevano lampadine, ti ricordi? Era così che spiegavi come mai ci fossero sempre e ovunque, sia a casa degli altri e nel negozio accanto. Abitavano in un castello oscuro in mezzo al mare sempre in tempesta e avevano una sorella che le distribuiva ovunque-.
-Tu capisci, vero, che avevo cinque anni e non conoscevo ancora la produzione in serie dei prodotti?-.
-Quella è roba noiosa, la tua versione è più divertente. Poi potresti parlare della casa sotterranea-.
-Vuoi dire del bunker?-.
-No no, tu la chiamavi casa sotterranea, me lo ricordo benissimo! Ed era abitata da quattro ragazzini, che poi in realtà erano principi e principesse di regni nemici e..-
-Basta! Quelle cose sono insensate e infantili, non voglio raccontarle!-.
Si allontana da me e va verso il mio letto.
-E lui cosa ne direbbe?- ha preso in mano il peluche di tigre che avevo lasciato sul comodino.
-Lascialo a posto!- detesto quando qualcuno, che non sono io, tocca i miei pupazzi, o le mie cose in generale e questo perché sono terribilmente capricciosa.
-Fulmine vuole tanto risentire quelle storie, di quando lui era in realtà un umano trasformato in tigre e Tanya- prende la bambola bionda, la più bella che abbia mai avuto, -lo deve far ritornare umano, perché loro due sono fratelli e si vogliono molto bene-.
-Tanto li riporto sotto oggi-.
-Sotto?-.
-In cantina-.
È delusa da me, si aspettava che fossi un eterna bambina? No, anche io devo crescere e con me tutto ciò che ho creato deve cambiare insieme a me.
O forse no..
Dove sta scritto che certe cose debbano per forza cambiare.
-Che cosa ne direbbe Lepi?- la domanda mi ferisce il cuore.
Lepi..
Quanto tempo è passato che non lo vedi?
Settimane? Mesi?
Magari.. sono passati anni e mi manca moltissimo. Mi manca tutto di lui, il modo in cui mi ascoltava e il suo calore, le sue mani che prendevano le mie e mi portavano lontano e poi la notte quando avevo bisogno di qualcuno e lui c’era. Le orecchie poi, le orecchie erano bellissime. Molti dicono che le orecchie grandi imbruttiscono, ma a lui stavano benissimo. Mi manca il suo modo di ascoltare ogni mia singola storia senza obbiettare o chiedere niente in cambio. Il suo modo di partecipare attivamente a ogni mia singola che mi veniva in mente.
-Lui mi direbbe di scrivere con il cuore- rispondo con quella che sembra essere la risposta più giusta.
-E tu invece, scrivi con la tua testa- mi riprende agitando l’indice.
Ha ragione, di nuovo. Io non sto scrivendo con il cuore, ma con la mente. Devo concentrarmi. Respiro, mi rilasso, chiudo gli occhi.
E succede, riesco a scrivere! Sto scrivendo la storia di una ragazzina con un amico speciale le cui vite sono collegate da un arcana magia: se muore lui, muore anche lei, ma se muore lei, lui può continuare a vivere.
-Ma chi l’avrebbe mai detto?! Stai scrivendo quella storia. Sbaglio o era la preferita di Lepi?-.
-Si, lo era e ti posso garantire che lo renderò fiero di tutto quello che ha fatto per me, non saranno stati anni sprecati, assolutamente!-.
Guardo una foto di noi due abbracciati, il mio miglior amico, porta un papillon rosa, mentre io una larga felpa grigia. Come il giorno e la notte dice lui.
Torno sul mio foglio, senza accorgermene ho già scritto una dozzina d righe, sembrava molto più difficile prima, mentre ora che ho il suo ricordo ben focalizzato in testa, mi viene così naturale.
-Anche in quella tua vecchia storia le vostre vite erano collegate- dice lei.
-Non ti sembra di aver infranto qualcosa separandoti da lui?-.
-Forse- come fa a sapere tutto quello che penso senza neanche guardarmi negli occhi. Penso che succeda perché siamo amiche, le amiche si intendono con uno sguardo.
-Era una storia bellissima- mi prende la mano destra, quella con cui sto scrivendo e mela stringe.
-Visto? Non era così difficile!-.
-Grazie..- non posso fare altrimenti, -non solo per oggi, ma per sempre, anche tu ci sei sempre stata-.
-Non potevo non esserci. Tu eri una bambina piena di fantasia e voglia di raccontare, avevi fogli vuoti da riempire e matite che sembravano fatte apposta per la tua mano-.
Mi scende una lacrima. Non lo so perché, ma ho voglia di piangere. No, mento, lo so il perché. È perché ho abbandonato Lepi e con lui se ne andata via anche quella parte di me che voleva scrivere con il cuore, ma la storia diceva così, se moriva lui, morivo io. Lui se n’è andato e quella parte di me lo ha seguito.
Ma non è ancora detta l’ultima, Lepi vive tra le mie parole, anche se non posso vederlo più, o toccarlo o abbandonarmi al suo abbraccio e non posso certo rimpiazzarlo, ma Lepi vive e mi da il coraggio di scrivere!
Dentro i miei occhi ci sono i suoi, nelle mie mani c’è ancora l’impronta delle sue dita che le stringe e nel mio cuore, che adesso sta cercando di ricomporsi c’è una parte di lui. Se muoio io non è detto che debba morire anche lui.
Lepi..
Come ho potuto essere così cieca da non vedere quanto mi avessi dato?
Lei è ancora qui.
-Non temere, ci sono io con te- mi stringe la mano ancora una volta, riesco a scrivere ‘Lepi’ sul foglio.
-Eri una bambina con molta fantasia, fogli vuoti, matite fatte apposta per la tua mano e il miglio bambino che una bambina possa avere-.
L’immagine di Lepi sembra materializzarsi tra le righe e prendere vita, torna a saltellare intorno a me e mi stringe ancora la mano e si siede sulle mie ginocchia, appoggia la sua testa sul mio ventre e mi ringrazia perché l’ho fatto rinascere.
-Lepi non era solo un pupazzo per me, sai?- le dico bisbigliando.
-Lo so- risponde lei, -sono stata io farti conoscere quello che un coniglietto può far suscitare nella testa di una bambina, anche se il pupazzo di un coniglio..-.
Il pelo rosa e bianco, il papillon rosa, gli occhi scuri, i baffi e il muso. Tutto di lui vive ancora nella mia testa.
E nel mio cuore.
-Grazie- dico.
-L’hai già detto- mi dice lei.
-Lo so, Scrittura, lo dicevo al mio miglior amico-.
Scrittura torna a sedersi nel letto e si abbandona per un attimo, sospira e si sdraia.
-Sarò con te finché vorrai scrivere- mi dice, -tu scrivi, io resto qui ad aiutarti e a consolarti e se vorrai smettere scomparirò e basta-.
Scrittura si assopisce e mentre lei dorme io mi perdo nel racconto dei due miglior amici di sempre.
Sono giunta alla fine ed è tardissimo, ma ne valsa la pena.
Adesso i due amici possono vivere insieme felici. Il pupazzo del coniglio regala il suo fiocco alla bambina e se ne va perché ora lei è cresciuta e non ha più bisogno di lui. Corre tra le braccia di Scrittura. Si allontanano e mi salutano con le mani, Lepi le agita fortissimo.
-Non mi dimenticherò mai di te! Mai!- mi dice gridando.
So che scrittura porterà Lepi da un'altra bambina, un’altra con il cuore pieno di immaginazione e con tanti fogli vuoti, o visto che siamo nell’era delle tecnologie, probabilmente si tratta di una bambina con tanta memoria vuota del computer da riempire con tutte le storie che vorrà e forse scriverà una storia in cui un coniglietto le cambia la vita, facendole amare la scrittura e le storie. Però dopo se ne andrà, ma non senza averle fatto il miglior dono della sua vita.

 
 
 
Angolo della sognatrice:
quando ero piccola inventavo un sacco di storie con i miei pupazzi, soprattutto con quello di un coniglietto rosa che non vedo più da molto tempo. Ma tra tutti è stato proprio quel coniglietto a spingermi a scrivere, pensando a lui è venuto fuori che mi manca tantissimo e per quanto sembri impossibile un oggetto inanimato mi riempito l’anima.
Ovviamente tra i vari personaggi c’è la scrittura, qui impersonata da una ragazza di cui non do la minima descrizione, appunto perché la scrittura non può avere un aspetto.
C’è un allegoria, per chi non sia riuscito a captarla: è scrivendo che ho imparato a scrivere, infatti la scrittura mi critica quando scrivo con la testa e non con il cuore e cerca di farmi capire che sbaglio, così io mi metto a scrivere con il cuore e alla fine riesco a scrivere davvero.
Tutto quello di cui parlo in questa storia è vero, da piccola non pensavo che le lampadine fossero costruite da due fratelli con una sorellina piccola che li distribuiva e poi mi facevo certi viaggi mentali su principi e principesse che abitavano in case sotterranee..
Molto normale, insomma!
Ma ero solo una bambina, poi crescendo ho chiuso con certe cose e ho cominciato a essere più concreta, ma senza abbandonare del tutto gli occhi sognanti che avevo da piccola.
Vi invito a lasciare una recensione e a dirmi cosa ne pensate J
Ci vediamo presto, anzi prestissimo..
Un abbraccio puccioso a tutti voi,
The_Black_Iris

 
  
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