Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Simo6060    02/04/2015    1 recensioni
Questa non è la solita storia dove la protagonista, timida e ingenua, si innamora di un ragazzo stronzo e bellissimo. Andrea Stewart è una ragazza che ha deciso di cambiare vita decisamente, vuole diventare una ragazza gentile e vuole tenersi lontano dall'amore. Derek è un ragazzo che vuole realizzarsi nello studio ma agli occhi di Andrea è uno sconosciuto, non sa nulla di lui ma, l'idea del professore di farli studiare insieme giornalmente, li porterà a conoscersi a fondo. Derek non vorrà aprirsi subito, è misterioso e ha un piccolo grande segreto.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3

Fu il forte rumore di una porta che sbatte a svegliarmi, quella mattina. Aprii gli occhi anche se non fu molto utile dato che vedevo tutto appannato. Mi diressi verso il bagno, mi spogliai e mi gettai direttamente sotto la doccia.
-“SMETTILA DI CANTARE, SEMBRI UN TRICHECO MALTRATTATO CON IL MAL DI PANCIA”- sbraitò mia madre dalla cucina.
Ok, era appena arrivata mia madre.
Uscii in fretta dalla doccia vestendomi con l’intimo e in seguito con un paio di jeans strappati e una felpa. Mi asciugai in tre minuti i miei capelli corti e mi precipitai in cucina.
-“Ciao”- pronunciai con molta freddezza.
-“Mmh mmh”- mugolò, troppo occupata a prestare attenzione al suo cellulare.
Era tornata da poco, in seguito a una nottata sfrenata con Charlie e non mostrava un minimo di stanchezza. Sembrava energica, come se fosse capace di scalare un monte con in spalla tutta l’arca di Noè. I suoi capelli lisci e castani erano sistemati dietro le orecchie, aveva il trucco appena fatto e i suoi occhi azzurri erano lucidi. Mia madre era una donna molto bella, se solo fosse stata una brava madre e una brava donna allora avrei potuto ammirarla e lodarla, ma se avrei dovuto descriverla con un aggettivo sarebbe stato “stronza, perfida, strafottente…” e potevo scrivere un libro perché un solo aggettivo non bastava.
Presi una tazzina di caffè e la bevvi tutta in un sorso.
-“Vado a scuola.”- le comunicai.
-“Ok.”-
Ovviamente il saluto tra di noi era un atto peccaminoso, anzi quel giorno ci eravamo scambiate quattro parole e mezzo. Nuovo record.
Arrivai a scuola in anticipo, come non avevo mai fatto. Decisi di recarmi direttamente a lezione di matematica e vedere se riuscivo a trovare Scarlett. Infatti appena entrai scorsi una chioma riccia e nera e capii subito che fosse lei ma vidi anche che stava parlando con una ragazza mora e bellina. Era Leah Parker, figlia del noto scienziato locale Edmund Parker. La conoscevo sia perché due anni prima avevamo fatto un progetto di fisica insieme e anche perché l’anno scorso aveva una cotta per Isaac e io…beh io gliel’avevo “fottuto”, quasi però…
Come tutti gli altri, aveva una pessima considerazione di me per quanto accaduto negli anni passati e mi riservava il suo sguardo accusatorio e pieno di rancore.
Di lei si sapeva che era una ragazza molto dolce, simpatica e studiosa ma io non la conoscevo più di tanto e fino all’anno precedente la chiamavo “la figlia del pazzo”.
Mi avvicinai a loro e salutai la mia amica con un abbraccio e dissi a Leah un semplice “Ei”, per cortesia. Ci fu un breve silenzio imbarazzante ma poi lei e Scarlett ripresero il discorso “college” e “padre scienziato di Leah”. Non prestai molta attenzione ma connessi il cervello solo quando Leah mi chiese SE e in quale college avevo intenzione di andare.
-“Ancora non ho avuto modo di pensarci dato che la scuola è iniziata solo ieri, forse potrei andare…”- ma m’interruppi quando arrivò Derek e abbracciò calorosamente Leah.
In pratica tutti la amavano tranne me, ottimo.
-“Ciao”- pronunciò lui, freddo.
Mi trattenni dallo sbuffare ed alzare gli occhi al cielo e lo salutai di rimando. Era snervante quando era freddo e come se non avesse sentimenti, beh almeno con me. Se volevo rendere meno pallose le ore di studio insieme a lui dovevo cercare di essergli amica, conoscerlo di più e magari sarebbe stato meno stressante se entrambi avessimo avuto un rapporto di rispetto e gentilezza reciproco. Ma non sarebbe stato facile, soprattutto perché lui non faceva alcun passo avanti
Cercai di stare attenta per tutta l’ora di matematica e anche durante le lezioni seguenti. All'intervallo, seguii Scarlett in mensa, intenta a sedersi accanto a Leah e quindi era ovvia la presenza di Owen, Valerie, Isaac e Derek, il tavolo che fino all'anno scorso chiamavo “l’angolo dei cervelloni”.
Owen Scott era un biondino molto grassottello che andava pazzo per la scienza. Tutta la scuola sapeva che era innamorato di Leah e forse anche del padre, soltanto perché era un noto scienziato. Valerie Martin (che, attenzione, si pronuncia Valerì Marten) era una ragazza francese, esattamente di Lione (Lyon), una città a est della Francia, e si era trasferita nella nostra scuola al secondo anno. Tutti erano andati su di giri per lei, ma solo perché era la ragazza nuova e con quei capelli ricci e rossi e gli occhi verdi smeraldo era una bellissima ragazza.
Di lei si sapeva che era molto brava a cantare lirica ed era considerata una “cervellona” perché era una delle più brave in matematica, peccato che le ore delle mie lezioni non erano in comune con le sue.
 
-“Sai che quelli mi detestano!”- sussurrai alla mia amica, giusto un attimo prima di sedermi in quel tavolo.
-“Questo è un passo avanti per dimostrare agli altri che hai cambiato modo di essere”- mi sorrise.
Forse non sarebbe stato poi così tanto male, dovevo solo sopportare qualche sguardo di rimprovero e di sufficienza. Quando mi sedetti, Owen guardò Scarlett in modo interrogativo e lei gli fece l’occhiolino, come se dicesse “fidati di me”. Tutti puntarono lo sguardo su di come se fossi un’aliena nel loro mondo intellettuale, tutti eccetto Leah e Derek. Quest’ultimo non aveva dato molto caso alla mia presenza e si era messo a mangiare in silenzio. Non osai parlare e lo imitai per cercare di far distogliere gli sguardi da me.
-“Quindi…Valerie, che stavi dicendo?”- mi aiutò Leah.
-“Umh...dicevo che sarebbe bello se tra i corsi della scuola ne mettessero uno di lirica, peccato che non è molto praticata”- rispose, con il suo marcato accento francese.
-“Io spero che, come l’anno scorso, ci sia volleyball. Sarebbe troppo bello”- esultò Scarlett.
Seguirono vari discorsi tra cui, scuola, college, e materie scientifiche. Io non fui interpellata ne volli parlarne.
-“Derek? Perché non parli? Di solito sei tu quello che rompe le palle con i suoi discorsi di collag…”- scherzò Isaac prima di essere interrotto.
-“Non mi va di parlare, vorrei solo mangiare in pace. Sono piuttosto stanco.”- lo zittì.
Quindi non era affatto irritato dalla mia presenza, buono a sapersi. Preferiva che io non lo conoscessi affatto? Per quale motivo? Mi sembrava molto da immaturo.
Finito l’intervallo, tutti andammo verso le nostre aule ma io deviai per il bagno. Una rappresentate d’istituto stava distribuendo dei fogli e prima che entrassi nel bagno me lo volle dare assolutamente. Nessun problema, lo avrei buttato nel cestino…ma qualcosa scritto in quel volantino attirò la mia attenzione.
 
CORSO POMERIDIANO DI DANZA MODERNA: dopo la scuola, tra i tutti i corsi che si terranno, è stato aggiunto, a differenza degli altri anni, un corso di danza moderna. Il corso si terrà al teatro del paese ogni lunedì e giovedì tra un mese esatto. Sarà molto speciale perché verranno ammessi soltanto i più capaci da tre giudici e loro stessi sceglieranno il vincitore o la vincitrice alla fine dell’anno! I provini saranno il primo lunedì di ottobre. Partecipate in molti e ricordate, danzare rende liberi.
L’istruttrice, Zoe.”

 
Sapete perché attirò la mia attenzione? Quando avevo sei anni cominciai a frequentare delle lezioni di danza moderna, tanto mi piacque che continuai fino all’età di quindici anni. Smisi quando morì mio padre, non sarebbe stato più lo stesso anche perché non riuscivo più a ballare. Lui era orgoglioso di me e diceva sempre che io sarei diventata un’ottima ballerina. L’ultimo concorso a cui io partecipai, non riuscii a ballare perché sapevo che non c’era mio padre lì a vedermi e corsi via dal palcoscenico in lacrime.
Mia madre non era mai venuta ad assistere perché per lei era soltanto una perdita di tempo e che ballare non mi avrebbe garantito una carriera sicura, per lei era qualcosa di impossibile. Poi arrivava mio padre e mi diceva “Non ascoltare la brontolona, tu avrai successo e trionferai”.
Prima di ballare indossavo sempre il braccialetto che mi regalò al mio terzo saggio, a otto anni. Era d’argento dove pendeva un ciondolo a forma di scarpetta da ballo. Lo tenevo conservato in una scatola dove vi erano tutte le cose che mi aveva donato o che mi ricordavano lui, ad esempio una pacchetto della sua marca preferita di sigari alla vaniglia.
Mi mancava parecchio ballare, per me era come se fossi libera. Quando ero sul palcoscenico mostravo davvero la mia personalità e la mia passione. Ondeggiavo e roteavo. La danza moderna non segue necessariamente il ritmo della musica, come avviene nella danza accademica. A volte la musica può anche essere del tutto assente: in questo caso danzavo seguendo solo il ritmo interno. Potevo esprimere tutto quello avevo dentro e trasmetterlo agli altri.
Ma ormai non avrei più ballato e quel volantino non mi sarebbe servito molto, ma qualcosa dentro di me mi disse che dovevo metterlo dentro lo zaino e portarlo a casa.
 
Quando finì l’ultima lezione, Derek mi fermò e mi chiese informazioni su come arrivare a casa mia. Avevo quasi dimenticato che alle cinque di quel pomeriggio dovevo di nuovo studiare storia con lui. Gli stavo per dire che avevo un impegno urgente ma in realtà non avevo proprio nulla da fare, per tanto mia madre oggi non avrebbe lavorato per l’intera giornata e sarebbe stata da Charlie. Avrei passato il pomeriggio in solitudine se non fosse venuto Derek.
 
-“ANDREA E’ FANTASTICO! TI OBBLIGO AD ANDARE AI PROVINI”- urlò Scarlett, dall’altro lato della cornetta del telefono.
-“Ti ho detto che l’ho preso soltanto per forza interiore, ma non c’è nessuna decisione da prendere. Io non parteciperò”- affermai, guardando il volantino sopra la mia scrivania.
-“Ma scherzi? Andy, è una tua grande occasione! Quando tu hai mollato ed è successo…quello che è successo poi sei diventata la puttana della scuola. Ora vuoi cambiare e ritornare te stessa e quale modo migliore di tornare a ballare?”-
-“Sai che non riuscirei a ballare senza mio...lo sai”- deglutii. Era difficile dirlo ad alta voce.
Dentro il mio guardaroba vi era una grande scatola con tutti i premi, le foto e i ricordi del mio passato da ballerina. Era da molto che non l’aprivo per osservarne il contenuto.
 
-“Scusa Scarlett, ma adesso devo staccare. Dovrebbe arrivare Derek da un momento all’altro”- la congedai.
Mi alzai dal letto e, mentre mi dirigevo in cucina-soggiorno, suonò il campanello. Che tempismo.
-“Ei”- salutai Derek, una volta aperta la porta.
Non ricambiò il saluto ed entrò. Forse era sottinteso.
-“Molto accogliente -mormorò- c’è un odore particolare”-
-“Si, uno dei tanti deodoranti per ambienti che spruzza mia madre”- sbuffai.
-“Un deodorante al gusto di caffè, vaniglia e…non saprei definirlo”- rimasi spiazzata.
-“Caffe, vaniglia e s-sigaro”- balbettai con un filo di voce.
-“Esatto!”- confermò lui.
Non poteva essere, era assurdo. Lo guardai con la bocca socchiusa. In quella casa solo io sentivo questi odori, ma soltanto perché pensavo a mio padre. Nessun’altro poteva avvertirli. Perché in quel momento lui mi stava dicendo questo?
-“Che c’è?”- mi riprese lui.
Scossi la testa come per dire “nulla” e lo guidai verso la mia stanza. Lo vidi girarsi intorno, un po’ sorpreso. Che cazzo si aspettava? Non volevo saperlo. Si avvicinò alla scrivania e prese in mano il volantino. Merda. Avevo dimentico di rimetterlo nello zaino o buttarlo direttamente. Glielo strappai dalle mani e lo nascosi dietro la schiena, come un’idiota.
-“Hai intenzione di partecipare a questo corso? Non pensavo t’interessassi di danza moderna”-
-“Infatti è…è di una mia amica! Sapendo che è interessata gliel’ho preso”- sorrisi, fintamente.
Mi guardò socchiudendo gli occhi, scettico.

Cominciò a spiegare storia ma notò subito che non ero attenta così buttai lì:
-“Mi parli di te?”-
-“Come scusa?”- chiese, confuso e sorpreso.
-“Dovremmo passare un sacco di pomeriggi a studiare insieme e sicuramente sarebbe più facile se ci conoscessimo, no? Sei tu la mente, come mai non ci hai pensato dall'inizio?”- per un attimo mi sembrò che accennasse un sorriso, ma forse me lo ero immaginato.
-“Ti parlerò di me solo se ascolterai con attenzione mentre spiego questo secolo si storia, va bene?”-
Annuii sorridendo ma non ricambiò, riprese subito a spiegare. Terminato questo capitolo, come prova della mia attenzione, volle che io lo ripetessi e rimase colpito di quello che ripetei.
-“Va bene, che vuoi sapere?”- sbuffò.
-“E’ così difficile aprirti con me? Anche solo dirmi qualcosa di idiota come ad esempio che il tuo gatto ti ha strappato i jeans?”-
Non potevo crederci. Rise. Lui rise. Derek Nelson rise a qualcosa che ho detto IO. Miracolo. Scoprì anche che aveva delle fossette carine.
-“Non c’è molto da dire. Sono un ragazzo solare, anche se non si direbbe, gentile, divertente e simpatico ma non sono vanitoso eh! Vorrei tanto studiare odontoiatria al college ma non credo di andarci, non farmi domande per favore. Guardo sempre "The Big Bang Theory" e mi piace leggere.”-
-“Interessante!”- gli sorrisi.
-“Di te che mi dici?”-
-“Prima di diventare come ero fino all’anno scorso...beh, ero simpatica, sempre allegra e determinata, molto appassionata. Al college ovviamente ci andrò ma non sono ancora sicura di dove andare. Mi piace stare con Scarlett e fare qualsiasi cosa con lei oppure andare alle feste e...b-ballare”- tralasciai moltissime cose ma ovviamente anche lui fece lo stesso per qualche ragione. Quando fece per andarsene lo fermai.
-“Spero che non ti sembri inopportuno ma...resteresti a mangiare una pizza con me?”- alzò le sopracciglia, sorpreso ma poi le riabbassò.
-“Non vorrei disturbare”- lo vidi pensieroso e un po’ preoccupato.
-“Sono sola fino a tardi, se non addirittura a domattina.”-
-“Immagino che i tuoi lavorino molto”- annuii, tenendo lo sguardo basso.
Ordinammo una pizza ciascuno e ci sedemmo sul divano a mangiarla mentre cercavo un film qualsiasi. Stavano trasmettendo "Star Trek" e lo lasciai dato che Derek mi disse che gli piaceva molto quel film.
Dopo circa mezz’ora si alzò nervosamente e corse a prendere il suo zaino lasciato nella mia stanza e mi disse:
-“Mi sono ricordato che devo fare una cosa urgentissima, devo andare”- pronunciò le parole molto velocemente.
-“Ma...sei sicuro? Tutto bene Derek?”- Come risposta ottenni soltanto la porta che sbatté dietro di sé, andandosene
.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Simo6060