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Autore: SSJD    02/04/2015    4 recensioni
Doveva essere una OS, la prima volta di Pan... Ma dopo ben nove NON prime volte, ne è uscito un racconto a più capitoli che spero possa piacervi...
Buona lettura!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Goten, Pan, Trunks, Vegeta | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Trunks x Pan'
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Entrammo nell'acqua che, sul fare della sera, si era fatta piacevolmente tiepida. Ci divertimmo molto a procacciare la cena. Pesce, ovviamente. Pregustavo già il momento in cui me lo sarei ingurgitato, con un contornino di verdure...ah, che goduria.
Quando finalmente decidemmo di uscire, ci asciugammo al sole per un po'. Poi, preoccupati del fatto che la nostra cena potesse guastarsi, decidemmo di andare a metterla in frigo.
Mentre riponevo il prezioso bottino di pesca su un piatto, sentii gridare Pan, come una pazza:
“AAAAAHHHHH TRUUUUNKS! Perché non me lo hai detto? Perché non mi hai detto che avevi tutto 'sto popò di roba? Guarda quiiii...Dragon ball Xenoverse, Lords of the Fallen, Bloodborn...ma quanti ne hai?”
Misi il piatto in frigo e mi trovai a pensare che, da quella stramaledetta sera in cui Pan era andata a quello stramaledettisimo ballo con il suo amichetto CJ, per lui, per me e per Goten, era stato un vero inferno. Com'era possibile che vincesse sempre lei? A qualsiasi video-games. Era veramente impossibile. Scossi la testa per cercare di scacciare il pensiero che mi chiedesse di andare a giocare con lei, venendo umiliato per l'ennesima volta e mi affrettai a dirle:
“Sì, ne ho tanti...venivo qui a giocare con Goten...giocaci pure, io mi vado a fare una doccia, ok?”
“Sìììì...evvaiii!” la sentii gridare prima di avviarmi su per le scale per infilarmi, finalmente, sotto un getto d’acqua bollente.
Ne uscii solo un quarto d'ora dopo, rilassatissimo. Stavo veramente bene. Mi annodai un asciugamano alla vita e, sentendo provenire urla disumane dal piano di sotto, capii che Pan stava letteralmente facendo una strage, come sempre. Scesi a controllare che non fosse ancora completamente lobotomizzata, passando dalla cucina per recuperare un barattolo di gelato dal freezer. Andai in salotto per sedermi, o meglio, stravaccarmi letteralmente, sulla mia poltrona preferita a gustarmi la mia crema al caffè. Mi misi a guardarla giocare e...impegnarsi così tanto con quello stupido gioco in cui stava facendo combattere la versione digitalizzata di me contro la sua, che mi prese quasi la voglia di prendere in mano quel maledetto joystick e fargliela pagare. Nemmeno dieci secondi dopo mi sconfisse, ovviamente, esclamando un allegro:
“Sonoooo...invincibile!”
“Ma smettila, solo nel videogioco riesci a battermi...poppante...” la presi in giro.
“Come mi hai chiamato?” disse voltandosi e fulminandomi con i due bellissimi occhi da sayan che aveva.
“Poppante” la provocai.
Come una gatta che cammina su un cornicione troppo stretto, si avvicinò alla poltrona su cui mi ero  'accomodato' e, facendomi allargare le gambe, ci si mise in mezzo. Prese il barattolo di gelato dalle mie mani e lo mise per terra.
Rimanendo in ginocchio, adagiò il resto del corpo sopra di me, avvicinando le sue labbra alle mie.
"Come mi hai chiamato?" mi sussurrò disegnando il profilo delle mie labbra con l'indice.
"Panny...per fa...
Non mi fece finire la frase. Si impossessò delle mie labbra donandomi un bacio dolcissimo. Mentre mi baciava, iniziò ad accarezzarmi il petto, i fianchi e l'addome, che iniziava a muoversi un po' troppo velocemente, perché Pan non si accorgesse di quanto mi stesse piacendo.
Quando si staccò dalle mie labbra, mi guardò negli occhi e, facendomi un sorrisetto da furba, mi sussurrò:
"Vedi che te lo ricordi, come mi chiamo..."
"Panny...io...non credo di potermi controllare ancora per molto...
"Ssshhh...devi solo rilassarti e godere di me. Questa volta non combinerò nessun pasticcio, vedrai. Ti va, principe dei sayan?" disse chiudendomi la bocca con l'indice e iniziando a scendere a baciarmi il collo.
Le lasciai fare ciò che voleva. Se la prese con molta, molta calma mentre scendeva lasciandomi una infinita scia di baci.
Collo
Pettorali
Addominali
Asciugamano
Niente asciugamano
Me
Non potei fare altro che infilare le dita nei suoi capelli corvini e accarezzarglieli mentre ricambiava il piacere che le avevo donato, alla fine dell'allenamento.
Fu incredibilmente bello. Quando finii tornò a sdraiarsi sopra di me. Si leccò le labbra prima di tornare a baciarmi. Riuscii ad assaporare ancora un po' di me stesso prima che Pan si staccasse dalla mia bocca e, guardandomi negli occhi, mi disse:
"Mi è piaciuto...darti questo"
"Oh...anche a me...Pan"
Poi, come se nemmeno si fosse resa conto di quanto piacere mi avesse concesso, mi fece un allegro sorriso e mi disse:
"Trunks...ho fame, cuciniamo?"
"Mhm...faccio un salto a infilarmi un costume asciutto e arrivo, ok? Ti vuoi fare una doccia?"
"No, ora no…più tardi, forse dopo mi faccio un altro bagno” mi rispose alzandosi e restituendomi l'asciugamano che giaceva ancora sul pavimento.
 
Poco dopo, ero in cucina a preparare la cena con Pan.
Cenammo sotto il porticato guardando l'inizio del tramonto che avrebbe chiuso una delle giornate più belle di tutta la mia vita.
Era stato tutto così...perfetto.
Pan era perfetta.
Perfetta per stare con me.
Perfetta per rendere ogni giorno speciale come questo.
Cenammo in silenzio e ci godemmo quel magnifico tramonto. Quando il sole toccò la linea dell'orizzonte del mare, sul viso di Pan comparve un leggero sorriso.
“Cosa ti rallegra, principessa?” le chiesi incuriosito.
“Sssshhh...ascolta...” mi rispose mettendosi un dito sulle labbra.
Pochi istanti dopo, senza voltarsi, mi disse:
“Quando ero piccola, mio nonno mi portava ogni tanto a vedere il tramonto sul mare. Quando il sole sfiorava l'orizzonte, lui di nascosto diceva: “FSCCCCHHH” come se il sole, toccando l'acqua, emettesse questo suono. Non me lo scorderò mai. Ora, ogni volta che guardo il tramonto, mi sembra di sentirlo ancora, quel suono...Mi manca così tanto, Trunks”
Gli occhi le si riempirono di lacrime e la cosa mi rattristò tantissimo.
Mancava anche a me, Goku. Mi chiesi ancora una volta perché se ne fosse andato in quel modo abbandonando la Terra e facendo soffrire tutti. Sua moglie, Pan e la sua famiglia, il mio migliore amico, mia madre e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, anche mio padre. Tutti. Me compreso.
Negli ultimi anni ognuno di noi si era ricostruito una propria vita, ognuno, assieme alla propria anima gemella sayan. Solo Chichi era rimasta sola, ma qualcosa mi diceva che, anche lei, la sera, a casa, proprio sola non si doveva sentire. Ho sempre pensato che quella donna ci nascondesse qualcosa. A tutti. Qualcosa mi faceva credere che, forse, Goku non se n'era proprio andato e che, sempre forse, Chichi era l'unica a sapere e a nascondere da dove provenisse la sua eterna serenità.
 
In quel momento, vedendo gli occhi di Pan luccicare, pensai di renderla partecipe del mio pensiero e, prendendole la mano, le sussurrai:
“Io penso di averlo sentito, Pan”
“Che cosa?” mi chiese voltandosi per guardarmi con aria perplessa.
“ FSCCCCHHH...Tuo nonno deve essere nei paraggi...Perché non vai in riva al mare e provi a vedere se è nei dintorni? Io sparecchio e sistemo la cucina, ok?” le dissi sperando di tirarle su il morale.
Fece un cenno affermativo quasi impercettibile, con la testa. Si alzò e si diresse lentamente verso la battigia.
“Salutamelo!” le dissi iniziando a sparecchiare.
 
Venti minuti dopo, quando ebbi finito di sistemare e pulire tutto, uscii di nuovo sul porticato. Vidi Pan ancora in riva al mare, seduta come una bambina con le gambe tese sulla battigia. Delle piccole onde le solleticavano i piedi e, al suo fianco, c'era una serie di piccole pallette di sabbia bagnata che Pan faceva roteare ad una ad una, come per farle diventare ancora più sferiche. Mi avvicinai e mi sedetti dietro di lei distendendo le gambe lungo il lato esterno delle sue. Le cinsi la vita con le braccia e appoggiai il mento alla sua spalla. Quando le nostre guance furono a contatto, mi accorsi che non aveva pianto. Non c'erano lacrime sulla sua morbidissima pelle.
“Tutto bene, Pan?” le chiesi sottovoce.
“Sì...sì, tutto bene. Dice che tornerà. Un giorno...”
“Ne sono sicuro, Pan...Cosa stai facendo?” le domandai vedendola impastare di nuovo della sabbia bagnata con le mani.
“Le sfere. Le sfere del drago. Questa è l'ultima. Vedi, ne ho fatte sette” rispose lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Peccato che non funzionino” le dissi divertito dal simpatico passatempo che si era trovata in mia assenza.
“Come no? Il mio desiderio è già stato esaudito!” ribatté allegramente.
“Ah sì? E quale sarebbe?” le chiesi incuriosito.
Pan depositò la sferetta sabbiosa assieme alle altre. Mi prese le braccia facendomi capire che voleva essere libera di muoversi. La lasciai in modo che potesse girarsi e mettersi in ginocchio davanti a me. Mi prese il viso tra le mani facendomi sorridere del fatto che mi sarei dovuto rifare la doccia, magari con lei e, guardandomi negli occhi, mi disse:
“Sì, Trunks, voglio vivere con te. Qui, in questo posto, per sempre. Non esiste niente al mondo che mi possa rendere più felice. Voglio vedere il tramonto tutte le sere abbracciata a te, voglio addormentarmi tutte le sere e svegliarmi tutte le mattine tra le tue braccia forti. Voglio...voglio...riuscire a sconfiggerti durante un vero allenamento e non solo nel videogioco. Voglio amarti, per sempre e voglio farlo da adesso. Voglio fare l'amore con te, quando ne ho voglia. Quando ne abbiamo voglia e soprattutto...
Si interruppe abbassando lo sguardo.
“Soprattutto?” le chiesi col disperato bisogno di sapere cosa ci fosse di più importante di quanto mi aveva appena detto.
“Sopratutto, Trunks, voglio avere la rivincita a pari e dispari perché NON esiste, che io perda sempre. Capito?” concluse facendo uno sguardo severissimo.
“Ah, non è possibile...” le dissi cercando di scuotere la testa ancora imprigionata tra le sue mani.
“Che cosa? Che io vinca?” mi chiese mettendo il broncio.
“No, non è possibile che il tuo romanticismo sia così...così...cinico...così...
Non mi fece finire la frase. Annullò di scatto la distanza tra le nostre labbra e mi baciò in un modo così sensuale che sentii cresce di nuovo la mia eccitazione, come era successo poco prima di cena. Mi spinse all'indietro facendomi sdraiare sulla sabbia bagnata del bagnasciuga e si sdraiò su di me, continuando a baciarmi. Mentre il sole scompariva all'orizzonte lasciandoci un cielo color arancio, Pan e io ci abbandonammo completamente al nostro desiderio di amarci, accarezzarci e baciarci come non accadeva dalla sera in cui, sul maledetto divano di casa mia, non fummo interrotti da mio padre.
Quando la marea iniziò a salire, richiamata da una Luna che sarebbe stata un vero pericolo, se avessimo avuto ancora la coda, le dissi:
“Pan, è meglio rientrare”
“Sì” mi rispose semplicemente facendomi un sorriso dolcissimo.




 
   
 
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