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Autore: bacionero    02/04/2015    5 recensioni
Candice si ritrova ad abitare nuovamente a villa Andrew. E' lontana da anni dal suo Terry ma qualcosa potrebbe riavvicinarli...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un’altra mattina  a villa Andrew con la servitù laboriosa che andava e veniva  per gli ampi spazi della casa e i fornitori  che interrompevano il silenzio riposante della campagna.

Susanna, che non era riuscita a chiudere occhio per gran parte della notte, aspettava e nello stesso tempo temeva l’incontro con William. La reticenza della sera prima poteva essergli sembrata una scarsezza di interesse, ma ella sapeva che non era così. Oltre a non volergli apparire una ragazza sciocca che parla a sproposito da ubriaca, voleva esaminare dentro di sé l’intensità di questo nuovo sentimento che si era affacciato alla sua coscienza solo l’altra mattina. Mai e poi mai avrebbe voluto fare del male al suo benefattore, e questo desiderio di proteggerlo era solo un’altra dimostrazione di quanto  fosse cresciuta e migliorata umanamente, negli ultimi giorni. Ne era sicura, lo amava.

Si diresse verso la sala da pranzo per fare colazione e lo  vide venirle incontro.

-Buongiorno, signorina Susanna.

-Buongiorno signor William.

Beh, e allora? Toccava a lei, parlare, e lo sapeva. Lo sapeva anche William, per questo tacque.

-Beh, io volevo dirvi che…

-Signor William, sono finalmente riuscito a prendere la linea con quel signore-li interruppe George-sa per quanto tempo ci abbiamo provato, e  finalmente ha risposto.

Certo che non poteva esistere un momento meno opportuno di quello, ma William non poteva neanche permettere che la sua ospite parlasse di argomenti tanto delicati in presenza di una terza persona.

-Scusatemi…vado a fare questa telefonata urgente. Ci starò solo pochi minuti.

-Io intanto….io intanto andrò a fare colazione…-sbottò Susanna, felice di procrastinare  il momento in cui avrebbe dovuto esporsi tanto.

-Bene, io vi aspetterò fuori.

Susanna fece colazione il più lentamente possibile. Albert le piaceva veramente e, cosa più importante, sentiva che l’avrebbe resa felice, ma non è facile per nessuno sapere di essere sul punto di fare qualcosa che potrebbe cambiare la propria vita.

Quando uscì fuori, era talmente emozionata che sentiva di essere diventata di pietra: il suo corpo, semplicemente, si rifiutava di muoversi per andare a cercarlo. Decise di sedersi in quel giardino  dove altre volte, gli ultimi giorni, aveva trascorso molte ore a pensare e dove, ora lo sapeva, aveva ritrovato se stessa. Sperava che fosse William a trovarla, e nello stesso tempo che ci mettesse parecchio a farlo.  Trovò sopra un  tavolino un giornale e vi diede un’occhiata. Quando riemerse dalla lettura, vide poco distante Albert che strigliava un cavallo; certamente non c’era prima, era arrivato da poco. Vide che Albert la guardava da lontano ma non lo chiamò.

L’aria sembrava essersi fermata, rarefatta. Il sole era abbastanza forte e se si fossero uditi i grilli cantare, quella giornata sarebbe stata scambiata per una giornata estiva. Persino il personale di servizio  percepiva che c’era qualcosa di strano che non andava. L’addetto alle stalle si avvicinò ad Albert.

-Signor William, perché strigliate voi i cavalli? Ci posso pensare io.

-Lascia stare, Peter, ho bisogno di fare qualcosa. Non mi va di stare con le mani in mano.

Il tono di Albert fu perentorio, doveva essere veramente agitato,  e Peter sentì il bisogno di scusarsi, quindi si allontanò.

Poco dopo June si avvicinò, e gli chiese se desiderava bere dell’acqua, dal momento che era un po’ che si trovava al sole a svolgere quell’attività.

-No, grazie June, sono a posto così.

June si accorse che Albert di tanto in tanto guardava Susanna.

-Volete che chieda alla signorina se sta bene o se vuole qualcosa?

-No, lasciatela stare!-anche con June il padrone non sembrò volersi trattenere. Doveva essergli andato storto qualcosa.

Susanna pensò di darsi un ultimatum, di dare un’occhiata alla terza pagina e poi chiedere a June o a qualche altro membro della servitù di chiamare il padrone. Oltre all’ennesimo successo registrato dalla compagnia Stradford il giorno precedente, c’era un disegno che rappresentava Terence  sul punto di salire su una carrozza e accanto una giovane donna vestita elegantemente. Certamente non erano stati riprodotti i tratti del viso-il giornalista si scusava ma non esistendo macchine fotografiche tanto piccole non era stato possibile scattare  una foto-ma Susanna capì subito che si trattava di Candy.

Decise di non chiedere neanche se la signorina Andrew avesse fatto ritorno in villa ed eventualmente a che ora. Non era gelosa, non lo era affatto. Era solo arrabbiata con se stessa. Gli ultimi cinque anni della sua vita potevano essere paragonati ad un foglio di quel giornale che lei aveva appallottolato e gettato tra i rifiuti. Aveva permesso ad un uomo di farla sentire tanto piccola e insignificante, inutile.

Aveva bisogno di muoversi, così si alzò; non riusciva a smettere di essere indignata con se stessa. Gli aveva permesso di metterla in un angolo, emarginandola  con la sua indifferenza, con il suo disprezzo, lei  che Robert  chiamava “faccia d’angelo”, per la delicatezza della sua pelle e dei suoi lineamenti, lei, che negli ultimi anni aveva annoverato tra i suoi  corteggiatori  attori e registi…Li  aveva allontanati  rinchiudendosi in una vita di attese e di castità. Certo, perché lui non le aveva mai neanche dato un bacio, non l’aveva mai trattata come una donna, solo come un fastidio. E nonostante tutto, gli era stata fedele, non aveva incoraggiato chi la desiderava mentre alimentava il fuoco della passione per un uomo che non la meritava. Sempre di cattivo umore, sempre algido, sempre con quella maledetta armonica quando c’era qualcosa che non andava.

Vide che la porta delle stalle era aperta. Voleva gridare, ma si accontentò di piangere. Ne era sicura, erano lacrime liberatorie,  ne sarebbe venuta fuori più forte e più serena di prima. E poi ci sarebbe stato William.

Nel frattempo, Albert si era accorto che Susanna non stava più seduta a leggere il giornale. Malgrado la sua impazienza, avrebbe giocato a quel gioco per l’intera giornata, ma cominciava a preoccuparsi per lei: possibile che non stesse bene? Si diresse dove era stata seduta per un certo tempo, e vide il giornale aperto. Riconobbe anche lui Terence e Susanna e lesse l’articolo. Così era per questo che era andata via? Quel disegno doveva averla stravolta, e questo significava che ancora era innamorata di Terence; tutte quelle parole della sera prima erano state davvero i vaneggiamenti di una donna ubriaca. Adesso lei non se la sentiva di fare marcia indietro, ed era  per quello che non gli aveva ancora parlato.

-Sapete dove è andata la signorina Susanna?-chiese a Peter.

-Ma certo, l’ho vista dirigersi verso le stalle.

Una volta arrivato nei pressi, e avendo scorto una chioma bionda all’interno, con un calcio spalancò la porta.

-Ora basta!

Albert venne verso di lei e, avendo visto che era seduta, le si inginocchiò davanti.

-Bene, come pensavo! Stavate piangendo ancora per Terence! ma io non mi farò mettere all’angolo tanto facilmente!

-Come vi permettete! Andatevene! Non era così che immaginavo…

-Ascoltatemi. Quando vi ho vista, la sera che vi ho incontrata, preoccuparvi tanto di Terence tanto da sfoderare i vostri artigli, la vostra grinta, per proteggerlo….voi, una donna, con quel freddo, e nelle vostre condizioni…ho sentito una morsa allo stomaco, una gelosia indescrivibile, e avrei dato dieci anni della mia vita per trovarmi al posto di Terence in quel momento.

Il cuore di Susanna stava accelerando, era incredula ma felice.

-Voi, così bella e così fragile, ma anche tanto forte, lo stavate proteggendo, quanto avete urlato quando io e il mio aiutante  lo abbiamo portato via…e poi, quando siete venuta a cercarlo a casa mia, quel giorno, tutta bagnata per la pioggia, sentivo che non potevo sopportarlo…lui non vi meritava. Dovevo aiutarvi, dovevo spezzare  questo incantesimo che aveva fatto su di voi…dovevo indicarvi un’altra strada, perché già vi amavo…e vedervi ancora così ossessionata mi faceva male….

Susanna aggiustò una ciocca di capelli che le aveva coperto una parte del viso; avrebbe voluto dire qualcosa ma era come sotto ipnosi.

-Adesso, dite una sola parola e io me ne andrò. Volete che me ne vada via?-riprese Albert.

-No…-Albert dovette leggerle il labiale, perché Susanna non riuscì ad emettere suono.

Fu così che la baciò nuovamente, e la accarezzò come mai aveva fatto nessuno prima, lei la mela in cima all’albero che nessuno coglie, destinata a cadere per terra e marcire, lei, la gatta sul tetto che scotta, lei, la foglia accartocciata, il giardino abbandonato.

 
                                                

 
La mattina successiva alla  riconciliazione con Terence la prima cosa che vide Candy fu la forte luce del sole proiettata dalla finestra che colpiva in parte il letto e in parte il pavimento. Con un sorriso ripensò a quella notte. Distesi su quel letto mentre Terence la  abbracciava  da dietro, avevano parlato di tante cose. A lui  era piaciuto continuare a chiamarla con i nomignoli che lo divertivano  tanto, e tutte le volte lei aveva fatto finta di arrabbiarsi. Qualche volta si era girata e si erano baciati. Dopo un po’ Terence si era accorto  che sentiva freddo e aveva preso una coperta, con la quale aveva coperto lei e se stesso.

Quella mattina Candy fu molto dispiaciuta di non vederlo, e immaginò che fosse sceso a ordinare la colazione o qualcosa di simile, ma dovette ricredersi quando vide un biglietto sul tavolo.

Mia cara Tuttelentiggini, certo che hai il sonno pesante! Va bene che ho cercato di non fare troppo rumore, ma ad un certo punto ho fatto cadere la mia armonica e tu niente!  Ti ho vista dormire tanto bene che non me la sono sentito di svegliarti. Devo fare ritorno in teatro per le prove. Non vedo l’ora di rivederti  stasera.

Candy, delusa, decise di darsi una rinfrescata come meglio poteva e scendere giù.

Chiese al consierge, un impiegato diverso da quello della sera precedente, a che ora fosse uscito il signor Andrew, quello almeno era il nome che aveva dato la notte precedente.

-Ma il signor Andrew non è uscito! Si trova ancora qui!

-Come? Ma davvero?

-Non stiamo parlando di suo fratello?

-Oh, beh, sì…

-Allora saprà che…ehm…non si trova solo…

-E con chi sarebbe?

-In realtà io dovrei mantenere uno stretto riserbo, però immagino che lei abbia il diritto di saperlo…si trova con una signorina…

-Cosa? Mi dica subito dove si trova!

-Oh, no. Le ho già detto abbastanza, forse non avrei dovuto.

-E  va bene-rispose Candy cercando di mantenere la calma, e pensando ad un’altra soluzione. Salì nuovamente le scale e chiese alla cameriera che stava rifacendo le stanze dove fosse la camera del signor Andrew, che si era persa e non riusciva a trovarla. La cameriera gliela indicò, si trovava al secondo piano.
Fu proprio arrivata in cima alla rampa di scale che vide una porta aprirsi, ed una coppia baciarsi sulle labbra.

-No, non è possibile!




                                                    


Eccomi qui, finalmente. Adesso che la storia sta per finire posso scriverlo: ho adorato da pazzi  la mia nuova coppia Albert- Susanna. Terence l’ho  descritto ancora come un ragazzo, cresciuto ma sempre un ragazzo, Albert invece come un uomo, e che uomo! Mi ha conquistato mentre lo descrivevo, ma si può? È un uomo sicuro di sé e che sa quello che vuole, perfetto per un tipo come Susanna! Ecco comunque svelato in che senso ha avuto in tutta questa storia un ruolo da regista e cioè le sue azioni sono state determinate (anche) da una profonda attrazione per la biondina.
Non potevo non far finire (come mio solito) il capitolo con il solito mistero. Chi sarà il tipo che si sbaciucchia quando non si dovrebbe sbaciucchiare?
Chiedo venia, umilissimamente venia se le mie protagoniste, ancora una volta, non “concludono”.  Lo so che tengo sott’occhio la loro virtù peggio di Miss Pony, suor Gray e la signorina Rottermeir messe insieme, la vera verità è che avendo deciso sin dall’inizio di non andare oltre (casomai) il rating arancione, mi ero preclusa sin dall’inizio questa possibilità. In realtà pensavo che avrei anche potuto cambiare  idea se mi fosse venuta la giusta ispirazione per  essere  molto molto delicata e soft…e chissà che non arrivi.
   
 
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