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Autore: Kagome 95    03/04/2015    1 recensioni
Adesso è tutto diverso!
Kagome, Inuyasha , Sango, Miroku e Rin fanno parte di un gruppetto di ragazzi 17enni che frequentano il penultimo anno del liceo scientifico Seinan.
La protagonista, nonché unica narratrice di questa F.F., è Kagome che ci narrerà le varie vicende che accadranno. Posso già dirvi che la nostra eroina è la ragazza del nostro Inuyasha. Ma Cosa accadrà??
Chi è che entrerà a far parte delle loro vite sconvolgendo quello che sembrava essere perfetto??
Ma.... Se alla fine Kagome s'innamorasse di un altro? E chi sarebbe???
MIRACCOMANDO! Non perdetevi questa favolosa Saga ( o forse dovrei chiamarla trilogia) dove non mancheranno colpi di scena!
Spero di avervi incuriosito, vi lascio alla mia storia.
Un grande bacio a tutti voi e non scordatevi di lasciarmi qualche recensione Mi raccomando! Saluti dalla vostra Eriet ( Kagome 95)
Genere: Comico, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Sango, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'High School Loves'
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Story Notes:

ATTENZIONE: QUESTA FAN FICTION NON INTENDE IN ALCUN MODO ISTIGARE I LETTORI A FUMARE, USARE DROGHE, ASSUMERE CERTI TIPI DI ATTEGGIAMENTI O QUANT'ALTRO. NELLE VICENDE NARRATE RASSICURIAMO CHE NESSUN PERSONAGGIO è STATO MALTRATTATO DALL'AUTRICE ( fatta eccezione di Kikyo che non la sopporto...). QUALSIASI RIFERIMENTO A EVENTI, FATTI O PERSONE REALMENTE ESISTITE E' PURAMENTE CASUALE.
Saluti By Eriet



“ non ho mai visto una persona riuscire a reggere il mio sguardo” continuò divertito “ come fai tu, ragazzina” concluse ed io mi sedetti al mio posto.
“ te l’ho già detto” guardai alla mia sinistra. “ potrai fare effetto alle altre ma non a me” affermai stringendo nella mia mano sinistra la gonna del vestito. “io ho già un ragazzo eccezionale accanto a me” conclusi credendo a quel che dicevo.
“ma non è il tuo ragazzo perfetto, vero?” si sedette il signorino ed io abbassai lo sguardo. Non riuscivo a capire come lo avesse capito. “ per questo mi chiedo” riprese in bocca quel mozzicone maledetto. “ come sarebbe ?” echeggiarono più volte quelle parole nella mia testa poco prima che quella nebbiolina bianca mi avvolgesse.
‘ c-come sarebbe ‘ pensai inorridendo ‘ il mio…’ fissai il viso di quel demonio ‘ ragazzo perfetto?’
Ancora quelle parole ronzavano nella mia testa. Stavamo camminando l’uno accanto all’altro da non so quanto tempo ‘Che cosa gli importa?’ pensai osservando la sua figura imponente. L’impiastro di Souta camminava davanti a noi felice come una pasqua. Dopo aver finito di mangiare eravamo usci. Non avevo idea di dove volesse portarci il ragazzo dai capelli argentati ma dovetti fidarmi. Mi aveva letteralmente sequestrato il borsone con dentro tutti i documenti e il cellulare.  ‘ altro che gentiluomo, e solo uno sporco manipolatore.’soffiai acidamente nutrendo il desiderio, nel profondo del mio cuore, di strappargli quella stupida faccia posticcia. Lo odiavo con tutta l’anima.
“ che bello una fontana!” Souta corse verso la graziosa struttura ovale.
“ non correre” gli ordinò il signore del Judo gelidamente. “ Non riesci a staccarmi gli occhi di dosso o sbaglio?” mi domandò senza distogliere l’attenzione da mio fratello.
“ che cosa!?” urlai furibonda sperando che scherzasse.
“ se continui potrei pensare che ti stai innamorata di me,” si avvicinò  alla fontana. “ragazzina” soffiò gelido mentre Souta era lì infondo che giocherellava con i pesciolini.
“ Preferirei la morte” risposi sinceramente disgustata da quella sua affermazione. Obbligata dalle circostanze dovetti seguirlo.
“ acida” mi guardò una volta che fui nuovamente accanto a se.
“grr,” mi morsi il labbro inferiore furibonda “ egocentrico, pallone gonfiato” lo guardai con sguardo truce.
“Se è questo il ringraziamento per chi ti ha offerto la cena,” domandò infastidito mettendosi le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri. “ non immagino le pene che hai fatto patire a mio fratello “ Soffiò quel demonio senza scrupoli.
“ è Stato Souta ad accettare  per prima cosa” Gli rammentai la verità dei fatti “e per Inuyasha non devi preoccuparti. ” misi un punto fermo alla conversazione. Che razza di discorsi erano non lo capivo.
“ ma almeno una volta ti avrà portata fuori, vero?” si avvicinò curioso mentre io morivo di imbarazzo.
“ m-ma certo che si!” esclamai sperando che la smettesse di starmi addosso. “ una volta ci siamo presi una bibita in centro” risi nervosamente ma ricordai che non contava. Quella sera eravamo con Sango e Miroku per un uscita a quattro. Mi sentii stupida.. una vera deficiente. Possibile che davvero io e il mio ragazzo non avevamo mai cenato da soli come farebbe una vera coppia? Chinai il capo in segno di sconfitta. Pian piano stavo entrando in vortice depressivo.. Sul serio io ed Inuyasha non restavamo mai da soli? Capitò che lo invitassi a casa mia per studiare assieme ma per mia scelta stavamo in cucina. Non volevo rimanere da sola con lui per la paura che allungasse troppo le mani.  Sapevo che la cosa lo irritasse profondamente e poi sia il nonno che Souta non lo sopportavano. Per questi motivo spesso rifiutava di venire a casa mia. Spesso e volentieri marciava sull’argomento preferito da Miroku ma io non ero pronta ad affrontare un passo del genere. Era troppo presto e anche se lo faceva arrabbiare doveva accettarlo. Non sopportavo che con quelle mani aveva sfiorato il corpo di Kikyo e ancor di più immaginarlo fare le medesime cose con me. Perdendo ogni senso di realtà non mi resi conto di quello che stava succedendo intorno a me. Sbattei la punta del piede contro una mattonella messa fuori posto e precipitai in avanti.
‘ chi è il ragazzo perfetto?’ pensai mentre ero in volo.
“ Kagome!” sentii la voce di Sesshomaru ed io sigillai i miei occhi per la paura.
‘ che persona vorrei accanto a me?’ domandai a me stessa sentendo in lontananza quel campanellino suonare un'altra volta. All’improvviso vidi un petalo rossastro passarmi davanti.  Sentii qualcuno avvolgermi un braccio intorno alla vita.
Quanto papà era ancora in vita lui spesso scherzava su queste cose. Non sopportava l’idea che un giorno mi sposassi ce che un uomo mi avrebbe portato via da lui, un po’ come tutti i papà. Eppure dopo quelle scenette comiche finite con guerre di solletico diventava serio più che mai. L’unica cosa che voleva era una sola. A lui bastava che io l’amassi con tutto il cuore e l’avrebbe accettato volente e non.  ‘papa’ lo chiamai e in quel preciso istante sentii qualcuno spingermi contro il suo petto. ‘ah’ gemetti sentendo quelle mani stringermi protettivo. Forse fu il momento o ricordi che stavano riaffiorando nella mia memoria.. Sgranando gli occhi, mi sembrò che quel tocco fosse fin troppo familiare. Io ed io mio salvatore cademmo per terra. In lontananza sentii Souta chiamare il mio nome. ‘ il ragazzo perfetto’ continuai con le lacrime agli occhi facendomi stringere da quella figura seduta per terra. ‘il ragazzo perfetto dovrebbe essere: qualcuno di normale,’ Ero sulle sue gambe ‘ qualcuno che mi difenda,’ strinsi nelle mie mani la sua camicia ‘ qualcuno che tenga a me, ’ sentii una sua mano accarezzarmi i capelli ‘qualcuno che mi rispetti,’ morsi il mio labbro inferiore cercando di non piangere.
“ehi..?” disse quella sua maledetta voce.
‘ qualcuno che non mi lasci mai andar via,’ mi allontanai appena da lui ‘ qualcuno che mi accetti per quella che sono, ’ non ebbi il coraggio di guardare i suoi occhi. ‘ qualcuno che…’ si alzò una calda brezza estiva.
“Kagome…?”   mi chiamò Sesshomaru.
‘ qualcuno che’  guardai i suoi maledetti occhi d’oro spendenti. ‘mi ami alla follia ’ abbassando il mio sguardo ‘ ma questo ragazzo non esiste ’ lasciai la presa che avevo su di lui ‘ quello che ho mi basta’ conclusi tristemente sperando che nessuno notasse come stessi davvero. Souta era accanto a me.
“Sorellona!” disse quello sciocco di dieci anni sedendosi sulle ginocchia.
“ si” annuii e senta troppo indugi cercai di rialzarmi.
“Aspetta” prepotentemente prese la mia mano il signore del judo. Terrorizzata non capii cosa volesse ancora da me. “ sei sicura di star bene?” posò una mano sulla mia guancia spiazzandomi.
“ma si” mi preoccupai della sua insistenza “ sono solo caduta per via di quella mattonella” indicai il colpevole dietro di me.
“ capisco” espirò ripoggiando la sua mano per terra.
“ Meno male” chinò la testa il mio fratellino sollevato. “ mi hai fatto preoccupare.” proseguì molto preoccupato. “ sei davvero maldestra” concluse annoiato facendomi incavolare di brutto.
“ un motivo in più” intervenne Sesshomaru avvolgendo le mani alle mie caviglie e intorno alla vita “ per accompagnarvi a casa” mi prese in braccio come una principessa d’altri tempi.
“ ma che fai” arrossi vistosamente morendo d’imbarazzo “ mettimi giù, insomma!!” strepitai sperando che la smettesse. Quello stronzo si stava davvero divertendo a prendermi in giro. D’un tratto sentimmo  una macchina dare 3 colpi di clacson molto lunghi. Mi lasciò semplicemente le gambe mentre io mi tenevo a lui. Non avevo idea di chi fosse.
“ Signor-Sesshomaru!!” esclamò qualcuno scendo dalla macchina da corsa. Il portiere dell’imponente signore del male si diresse verso di noi a perdifiato. “ ecco” ansimò stanco a qualche passo da noi “ e-ecco le chiavi della sua auto come richiesto” porse una mano con nel palmo la chiave elettronica del mezzo.
“ e-eh!? “ esclamai esterrefatta.
“ ottimo lavoro Jacken”  mi lasciò sfilando dalle mani dell’ometto tozzo e panciuto l’oggetto. “ puoi tornare a casa” si diresse verso quella straordinaria vettura di lusso.
“ ne siete sicuro?” si voltò verso il suo datore di lavoro.
“ assolutamente “ aprii la portiera posteriore con nonchalance.” Andiamo?” si rivolse a me e al mio fratellino.
“ fighissimo!!!” quell’idiota si fiondò da quel pazzo.
“ a-aspetta” cercai di fermarlo ma era già entrato in auto. Mi avvicinai cautamente sperando che non fosse l’ennesima pazzia del fratello di Inuyasha. Porse il borsone al piccolo e mi apri la portiera come un vero gentleman. “ e la t-tua moto?” domandai portandomi un mano sul cuore.
“ Non posseggo solo quella vettura” mi rispose un po’ infastidito “ ma se preferisci, ragazzina, posso riportarvi a casa con quella” fece il giro facendomi capire che non stava per niente scherzando.
“ a-assolutamente” agitai le mano di fronte a me mentre lui era già salito in macchina.
“ Sali o vuoi forse restare lì, ragazzina?” mi chiese dispettoso da dentro la vettura con i vetri oscurati.
‘ odioso’ pensai salendo in auto appena chiusi la portiera Jacken picchiettò il vetro del mio finestrino.
“ signore e per il resto?” guardò il ragazzo che già aveva acceso la macchina.
“ buona notte” disse ingranando la marci e sfrecciare sulla strada neanche fossimo in un rally da corsa. Moto o auto non la sua guida era sempre troppo spericolata.
“fighissimoo!!!!!!!!!!!!” urlò Souta andando in visibilio.
“ tks” soffiò divertito mentre io pregavo di tornare a casa vivi e vegeti “ a casa tua vero?” mi guardo ingranando la quinta
“ si ma va pianoo!!!!!!!!!” supplicai mentre stava passando un camion e il semaforo stava diventando rosso.
“ molto bene” gli si stampò in faccia uno dei suoi sorrisetti malefici. Mise la sesta e andò a tutta velocità.
“ per l’amor del cielo!!” urlai chiudendo gli occhi. Stavo per morire a causa sua per una 2 volta. Non sentendo alcun rumore capii che non fosse successo nulla.
“ Woow!!! È stato fighissimo!!” strepitò quel piccolo pazzo non avendo idea di cosa avessimo rischiato.
“ è come l’avevo lasciata “ disse soddisfatto del suo operato e per una volta non volli sapere a che si riferisse. Dopo quell’episodio al limite del legale riuscimmo ad arrivare a casa mia. Posteggiò accanto alle scale e scendemmo.
“ è stato fantastico!!” scese il piccolo monello.
“ si, davvero fantastico” risposi io sarcastica  mentre Sesshomaru prese la  borsa in mano.
“ possiamo rifarlo?” chiese lo scemo al suo signore del judo.
“ forse più avanti” fece strada verso le scalinate.
‘ come no’ risi tra me e me sollevata.
“ visto che è presto perché non salite a casa?” domandò con occhioni luccicanti.
“ eh!?” saltai per aria. “ Souta che ti do detto sul fatto di parlar troppo” gli tirai le guance punendolo.
“ m-ma i-io” cercò di dire con le lacrime agli occhi.
“ rimarrei volentieri” intervenne il demonio vestito di nero” sempre se per tua sorella sia d’accordo”  posò lo sguardo su di me come se fosse colpa mia.
“ allora andiamo” scappò dalle mi grinfie trascinando su per le scale quel maledetto bastardo dai capelli argentati.
“ aspettate!!” cercai di fermarli ma erano già davanti alla porta d’ingresso. ‘ ma non ho neanche pulito !’ pensai disperata.
“ nonno, siamo a casa” annunciò Souta sull’uscio di entrata.
“ ahh!! Kagome, nipotino siete” esultò nel corridoio quando si interruppe vendo la figura di Sesshomaru.  Quello scemo di mio fratello sorrise felicemente. “ e lui chi sarebbe?” lo guardò con uno sguardo gelido.
“ piacere di conoscerla “ accennò un inchino in saluto.
“ il suo nome è Sesshomaru ed è…” cercò di dire il birbante quando venne interrotto proprio da quel disgraziato.
“ sono un compagno di scuola di sua nipote” affermò senza troppi giri di parole.
‘ vuole forse farsi ammazzare?’ pensai sperando che non succedesse nulla di grave.
“E’ un campione mondiale di Judo” entrò sfilandosi le scarpe “ ci ha offerto da mangiare e poi ci ha accompagnati a casa” raccontò al nonnino mentre io mi misi di fianco a Sesshomaru.
“ capisco..” si avvicinò al diavolo dagli occhi d’oro. “ mm… hai un non so che di familiare” si accarezzò il pizzetto.
“ahahaahahah, ma che stai dicendo” mi grattai la testa nervosamente.
“ come hai detto che ti chiami di grazia?” insistette scrutando i suoi occhi.
“ Sesshomaru Taisho” pronunciò il nome completo.
“Taisho!?” cadde per terra perdendo l’equilibrio. “ Taisho come Inuyasha Taisho!” gridò fuori di se. “ Kagome, che significa???!” strepitò come un ossesso.” Chi sei un parente o che altro?!” lo indicò indietreggiando spaventato.
“ Fratellastro” soffiò senza perdere la sua fredezza.
“ c-Ccosa??!” balbettò spiazzato.
“ Su serio?” intervenne Souta incredulo.
“ è la verità purtroppo” chiuse i suoi occhi poggiando il borsone sul parquet. “ ma non ne vado particolarmente fiero” proseguì stringendo un pugno “ un pecora nera ci deve pur essere in famiglia “ soffiò acido facendomi andare su tutte le furie.
“ ma come ti permetti?!” lo presi per la camicia, non poteva dire queste cose del ragazzo che amavo.
“ Kagome ma che fai?” domandò il nonno preoccupato. “ è questo il modo di accogliere nuovi ospiti a casa propria?” divenne improvvisamente gentile il nonnino. “ stavo per fare del te, ne volete anche voi?” fece strada per la cucina.
“ sii!! Ne voglio anche io” il mio fratellinò seguì il nonno.
“ lo accetto volentieri “ entrò disinvolto lasciandomi d’un palmo di naso. Che cosa mi ero persa non l’avevo capito. Un momento prima lo voleva uccidere poi era diventato un cagnolino addomesticato. Ancora una volta la sua persona aveva fatto effetto? Che usasse qualche specie di controllo neurale? Come un ninja osservai quello che stava succedendo in cucina e be… quei tre stavano parlando amabilmente come se nulla fosse. Sembrava una presa in giro colossale.
“Kagome,  che fai lì?” mi notò il nonno. “ entra” mi invitò a sedermi accanto a se “ quindi grazie a te si è ambientato bene” aveva uno strano sorriso in faccia ed io annuii sperando che tutto questo finisse alla svelta. Sotto proposta del nonno ci mettemmo nel salone a guardare la tv. Lo odiavo da impazzire, come diavolo aveva fatto lo sapeva solo lui. Souta ormai era infatuato del fratello maggiore del mio ragazzo in tutto e per tutto. Tra una parola ad un’altro si fecero le undici di sera. Il mio fratellino si era addormentato su di una sua spalla.
“ poverino è stata una giornata estenuante” gli accarezzai la fronte.
“ sei davvero un ottima sorella” lo prese cercando di non svegliarlo.
“ non c’è bisogno” dissi sottovoce sperando che si svegliasse.
“dov’è camera sua?” chiese caricandolo su di una spalla. Rassegnata gli feci strada  fin dentro la sua camera.
“ perdona il disordine “ mortificata gli dissi mettendolo a letto.
“ non devi “ usci subito dopo senza tradire alcuna emozione. Chiusi la porta e mi appoggiai su di essa.
“Ti ringrazio molto per tutto quello che hai fatto” dissi mentre lui era ancora di spalle. “ non l’ho mai visto così felice e lo devo solo a te” sorriso sperando che accettasse le mie parole.
“ non l’ha mai conosciuto, vero?” mi domandò facendomi fermare il cuore. “ negli spogliatoi” iniziò a raccontarmi “ era completamente spaesato, non aveva idea di cosa dovesse fare” si voltò appena. “ gli ho chiesto dove fosse suo padre o se fosse da solo  e lui mi ha raccontato che purtroppo non l’aveva mai conosciuto “ mi trafisse con il suo sguardo “ e che sua madre non poteva entrare perché era un maschio” sospirai riuscendo a capire cos’era successo. “ Mentre ti stavi cambiando d’abito  mi ha chiesto nuovamente scusa “ proseguì il suo racconto “ mi aveva mentito unicamente perché si vergognava del fatto che vostra madre non fosse lì eppure non gliene fa una colpa. “ portò il suo sguardo alla sua destra “Avevo già compreso che vi consideri alle volte sua madre ” chiuse gli occhi espirando.
“ capisco quindi è per questo che hai insistito?” non potei credere alle sue parole.
“ Tks” soffiò sorridendo ”forse” si girò per scendere le scale tornando gelido.
“che vorresti dire?” cercai di fermarlo.
“ è molto tardi” si diresse verso l’ingresso.
“ mmmhh… si..” arrossi mentre si rimetteva le scarpe. “ domani c’è scuola” mi ricordò quello stupido aprendo al porta.
“ ma no, ti accompagno” Mi misi accanto a lui.
“ che premurosa” mi guardò di sfuggita mettendosi le mani in tasca.
“ la mia è solo formale cortesi” guardai alla mia sinistra imbarazzata.  Senza neanche accorgermene arrivammo  agli scalini.
“ voi pure scendere i gradini con me?” domandò scendo il primo gradino.
“Ho detto cortesia non stupidità” lo vidi fermarsi e voltarsi repentinamente verso di me.
“ sarebbe stato un gesto amorevole” fece uno dei suoi soliti mezzo sorrisetti malvagi. Lo ignorai chiudendo gli occhi. “ allora” lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mie labbra. Il vento si alzò facendo ferma il tempo per un istante.
   
 
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