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Autore: Ilovethegreenofyoureyes    04/04/2015    2 recensioni
Ciao a chi sta leggendo, che dire, questa storia parla di un demone, un demone che ha messo in discussione tutto quello in cui credeva, quando un giorno si trovò a incrociare lo sguardo di uno dei Winchester. Voglio precisare che non è una storia sdolcinata, e che è la prima volta che scrivo. La protagonista è Isabelle, la sua storia volente o dolente s'intreccia con quella dei cacciatori.
Posso dire solo questo, visto che la trama nasce man mano che la scrivo...
Spero vi prenda, lei ha preso me.
Grazie in anticipo per chi leggerà.
Buona lettura.
Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Impala, Lucifero, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Debolezze.

"Anche il più temibile degli uomini o dei mostri ne ha una.
Una piccola crepa che fa crollare la fortezza. 
Quella notte crollò la mia.
Si Jane, anch'io sono fragile....."
 

Passai la notte su quel pezzo di terreno, qui su questa roccia da cui potevi sentirti minuscolo. 
Alle prime luci dell'alba alcuni raggi di sole colpirono il mio viso, portai una mano davanti ed aprii lentamente gli occhi, mi bruciavano, avevo pianto sopraffatta da tutto quello che era successo in quelle poche ore, pianto fino a crollare.
Mi alzai passandomi una mano sul viso spostando alcuni capelli dal viso, mi sentivo confusa, Jackson, Dean, Jane....sarei voluta restare qui per sempre lontana da quello che era successo, dalle domande che doveva farmi Dean, dalla tempesta di Jane...
Dean, dovevo rispondere alle sue domande, come diavolo avrei fatto a guardarlo dopo aver letto quella lettera? Era giá abbastanza difficile per me.
Guardai l'orologio, le 08:20, sospirando chiusi gli occhi e mi materializzai a casa, in camera mia, percorsi la stanza diretta verso il bagno, c'era l'album per terra..lo guardai proseguendo, entrata in bagno lo sguardo cadde sui vestiti sporchi di sangue e terra che erano li dalla sera prima...
Mi guardai allo specchio odiando quello che vedevo, non avevo più i graffi, e la ferita alla testa era quasi sparita, come gli avrei spiegato questo?
Scossi il capo cercando di non pensarci ed entrai nella doccia aprendo l'acqua, avevo ancora i vestiti addosso...il getto li bagnò subito facendoli aderire al mio corpo..chiusi gli occhi portando le mani sul viso e rimasi li qualche minuto prima di far sparire gli indumenti. 
Stare sotto l'acqua mi rilassava, tanto che non badavo al tempo che passava.

Quella mattina, come promesso, lui tornò a trovarmi.
Arrivò per le 10:30, probabilmente per darmi tutto il tempo di rilassarmi e svegliarmi tranquillamente data la serata che avevo avuto la scorsa notte.
Non poteva immaginare che era andata anche peggio dopo...
Da sotto la doccia sentii il rumore della macchina nel vialetto, uscii velocemente e per non perdere tempo usai i poteri per vestirmi.
Parcheggiò la sua bambina davanti il vialetto, per poi andare verso la porta suonando due volte il campanello.
Scesi in fretta le scale fermandomi dietro la porta, 10 centimetri di legno mi separavano da quel maledetto verde.

-Puoi farcela Isabelle....
Questa umanità fa schifo..-

Mormorai portando la mano sulla maniglia girandola.
Una volta che aprii la porta mi porse davanti al suo viso il caffè e la busta dei cornetti, li allargò sorridendo appena alzando un lato delle labbra.
Lo guardai accennando un sorriso mentre mi spostavo davanti la porta.
 

"- Ho pensato che avessi fame..Così, da bravo agente, ti ho portato la colazione. -"
 

Disse abbozzando ancora quel flebile e rassicurante sorriso mentre io lo invitavo ad entrare in casa spostandomi verso la cucina, chiuse la porta alle sue spalle raggiungendomi li.
Ero nervosa ma non volevo darlo a vedere, spostai la sedia e mi sedetti poggiando le mani sul tavolo, lui si accomodò su una delle sedie poggiando caffè e cornetti sul tavolo, togliendosi la giacca di pelle, sedendosi accanto a me.
 

"Non doveva disturbarsi agente..."
 

Dissi indicando la colazione, gli avevo dato del lei..era un modo per mantenere le distanze. 
Presi il caffè bevendone un sorso, ringraziandolo del pensiero. 
Aspettò che finissi di fare colazione, parlammo del più e del meno, mi disse che ricordava perfettamente la mia via di casa, e che quando uscii era troppo presto per venire da me.
Decise di fermarsi in un bar per prendere la colazione. 
Caffè normale e due cornetti, uno con la crema e uno semplice.
Non sapendo i miei gusti li prese entrambi, per poi montare di nuovo in macchina diretto qui.. Continuavo a mantenere la calma mentre mi osservava attentamente, la sua espressione era chiara... era quella di uno che si chiede come mai sembrassi essere in gran forma, non avevo un graffio in viso. Si sarebbe chiesto come fosse possibile, o se si era confuso.
Dopotutto in quel bosco non vi era una fottuta luce.
 

"- Vedo che stai meglio.. - "
 

Interruppe i miei pensieri con quella frase, alzai lo sguardo verso di lui poggiando il caffè sul tavolo.
Ormai aveva deciso di darmi completamente del tu, era anche una cosa per farmi sentire più a mio agio in sua presenza, pensai, ma non poteva immaginare che la sua presenza era come una tortura per me.
Dopo qualche chiacchiera in più riguardo il posto dal quale venivo, come andava il suo lavoro e cose varie, decise di dedicarsi a domande riguardanti la sera prima.
La sera prima.... avrei voluto cancellarla all'istante.
 

"- ..Ieri notte ti avevo detto che sarei passato a farti qualche domanda riguardo quello che è successo nel bosco.
Mi dispiace farti rivivere tutto quello che ti hanno fatto, ma purtroppo è la prassi... -"
 

Disse con quel tono di voce calmo, ed io li che dentro mi sentivo cadere a pezzi.
Mi guardò negli occhi con un velo di dispiacere, da quello sguardo capii che mi avrebbe evitato volentieri questa manfrina ma doveva sapere cosa fosse successo.
Annuii con il capo alle sue parole sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi stavo torturando l'interno della guancia con i denti per il nervoso, strinsi le mani fra loro tirando la manica della maglietta, avevo messo le maniche lunghe per nascondere le braccia ed evitare che vedesse che non avevo lividi.
 

"-Capisco...farò del mio meglio per aiutarti...-"
 

Replicai con un tono di voce basso, ero passata a dargli del tu senza rendermi conto, ero come ipnotizzata dai suoi occhi, per un istante mi estraniai, ripensai a Jackson, a quello che volevo fare, al bosco, i suoi amici, la voglia di uccidere, il dolore, lui, li faccia a faccia, il verde, Jane, Jane..."Perdonami Dean..." quelle parole riecheggiavano nella mia mente.
 

"- ..Metterò anima e corpo in questo caso.
Quei figli di puttana non sanno con chi hanno a che fare. -"
 

Disse lui con tono serio e deciso accennando un leggero sorriso sfiorando appena la mia mano in modo da farmi tranquillizzare, mi riportò alla realtà, evidentemente non ero brava abbastanza a nascondere la mia agitazione, ma la sua mano sulla mia non fece altro che farmi agitare di più, la allontanò qualche istante dopo, come avevo fatto io con la mia ritraendola, troppo vicino.
Sii schiarii la voce decidendosi, finalmente, di cominciare.
Scossi il capo tornando a guardalo, le sue labbra, come dei flash nella mia mente, lui, lei...avevo bisogno del mio Jack, ne avevo decisamente bisogno, altro che caffè.
 

"- ..Hai visto quanti erano? -"
 

Proseguì lui iniziando con le domande, cercai di fare mente locale, di ricordare, mi alzai dalla sedia, dandogli le spalle diretta verso il mobile dove tenevo gli alcolici, aprii l'anta afferrando la bottiglia di Jack, ne avevo bisogno o non avrei potuto sostenere un'altro minuto di quella conversazione.
Presi due bicchieri da sopra il ripiano della cucina e tornai a sedermi.
 

"-...Credo fossero tre, ma non ne sono certa...ridevano, non ho distinto le loro voci chiaramente..
So che in servizio non bevete... non lo dirò a nessuno.."
 

Risposi alla sua domanda un pò confusa, mentre riempivo i bicchieri a metà, con l'indice ne spinsi uno verso di lui prendendo il mio che portai immediatamente alle labbra bevendo un lungo sorso, poco mi importava se avesse pensato che ero un alcolista in quel momento.
Ascoltò la mia risposta annuendo ad ogni mia parola, spostando lo sguardo sul bicchiere che gli avevo offerto, portò una mano su esso tornando poi a guardami proseguendo con le domande.
 

"- In qualche parte del mondo sono le sei del pomeriggio.
Dove li hai conosciuti? - "
 

Sorrise continuando a parlare, abbassai il bicchiere tenendolo fra le mani, muovendolo in modo da far girare il liquido all'interno, che dovevo dire? Non li conoscevo affatto, conoscevo a malapena Jackson.
Fermai le mani stringendo il bicchiere mantenendo lo sguardo basso pensando a cosa dire.
 

"-Non li conoscevo... Ero al bar con uno di loro, e...credevo di piacergli.
Poi...beh...il resto lo sai..-"
 

Dissi velocemente, ero terribilmente a disagio, alzai di nuovo il bicchiere bevendo il resto del contenuto poggiandolo poi sul tavolo, lui non aveva ancora bevuto il suo, teneva la mano sul bicchiere passando il dito sul bordo, facendo ondeggiare il liquido piano sulle pareti di vetro.
Soffermai lo sguardo su quel movimento ascoltando la domanda seguente.
Alzai lo sguardo verso di lui trattenendo il respiro per quello che c'era alle sue spalle, oddio avevo dimenticato di togliere il pannello con gli articoli degli ultimi sei anni che riguardavano loro, lui. 
Dovevo impedire che lo vedesse.
 

"- Ricordi il volto di alcuni di loro?"
 

"-..Jackon, ricordo Jackson. Vividamente.-"

 

Risposi alla domanda portando una mano sul viso sentendomi quasi mancare, dovevo distrarlo per far sparire quel pannello. Mi alzai di scatto, mi guardò confuso, lasciando il bicchiere si alzò subito dopo portando una mano sul mio braccio, troppo vicino, era troppo vicino.
 

"-Troppo vicino...-"
 

Pensai, o lo avevo detto? 
Mentre era intendo a capire cosa mi prendesse mi concentrai facendo sparire il pannello, che materializzai di sopra nella mia camera, tirai un sospiro di sollievo, per qualche istante, ma il problema era ancora li, intanto mi ero allontanata dalla cucina andando verso il salotto che si trovava all'ingresso.
Strinse il mio braccio per attirare la mia attenzione, non ero in me, mi sentivo come un castello di carte che sarebbe crollato alla prima folata di vento.
 

"-Isabbelle? ..Isabelle, stai bene?-"
 

Mi chiese lui continuando a guardarmi, portai la mano sulla sua spostandola lentamente dal mio braccio e lo guardai negli occhi, no, non stavo bene, non stavo affatto bene.
Annuii distogliendo lo sguardo, sedendomi poi sulla poltrona poggiando le mani sulle gambe, lui rimase li in piedi di fianco a me osservandomi perplesso, probabilmente stava pensando che doveva insistere con il portarmi l'ospedale.
Gli indicai il divano con la mano destra accennando un sorriso, dovevo mostrargli che andava tutto bene.
 

"-Sto bene... è questa storia, vorrei solo dimenticare tutto...-"
 

Dissi sorridendo ancora, pensando ad una scusa per mandarlo via, fortunatamente la suoneria del suo cellulare interruppe quel momento. 
Si allontanò di poco da me rispondendo, annuii un paio di volte poi riattaccò tornando da me.
 

-Era il mio collega, adesso devo andare. Riprenderemo il discorso Isabelle.
Prenderò quei figli di puttana, è una promessa.-
 

Disse rimettendo nella tasca interna della giacca il cellulare. 
Mi alzai dal divano ed annuii avvicinandomi a lui, per un secondo, che mi sembrò eterno, incrociai il suo sguardo, era come se sprofondassi, lo distolsi andando verso la porta.
 

-Spero di essere stata d'aiuto.
E grazie per la colazione agen...Dean..-
 

Replicai mostrandomi più calma possibile.
Lui prese un biglietto da visita dalla tasca porgendomelo, con quel mezzo sorriso sulle labbra, sorriso che mi rassicurava e confondeva allo stesso tempo.
 

"-Per qualsiasi cosa chiamami.-"
 

Disse senza aggiungere altro uscendo dalla porta, che chiusi quasi subito tirando un sospiro di sollievo. 
Quella tortura era finita finalmente.
Nell'aria sentivo ancora il suo profumo, lentamente mi allontanai dalla porta raggiungendo le scale, alzai lo sguardo verso l'alto, sembravano cosi alte, salii i gradini velocemente diretta in camera dove avevo materializzato il pannello prima.
Era sul pavimento, alcuni articoli sparsi qua e là, mi avvicinai piegando le ginocchia per raccoglierli, ne afferrai alcuni rialzandomi e sospirai andando verso il letto dove mi sedetti sul bordo lasciandomi cadere all'indietro, portai le mani sul petto stringendo quei fogli mentre fissavo il soffitto con lo sguardo assente.
 

-Sei nei guai Isabelle. 
Stiamo parlando di Dean, dei Winchester.
Non di Agenti qualunque...
Si, sono decisamente nei guai.-
 

Mormorai chiudendo gli occhi per un momento. Pochi istanti, i suoi occhi, il suo sorriso, le sue labbra.
"Alcool, un sorriso, ancora alcool, tu, io, noi..." e quei flash, i suoi baci, la sua schiena. 
Riaprii gli occhi e scossi il capo per far sparire quella scena dalla mia mente, sentivo il viso andare a fuoco, mi alzai lasciando i fogli sul letto diretta verso il bagno.
Vedere Jane e lui in quel contesto non mi aiutava minimamente a mantenere la calma, aprii il rubinetto lasciando scorrere l'acqua mentre guardavo la mia immagine riflessa nello specchio, la mia immagine..
Quella non ero io, non era la mia vita, eppure sentivo che per quanto orribile fosse vivere in quel modo, non volevo rinunciarci, anche se questo comportava compromettere la vita di Jane o quello che ne rimaneva.
Mi passai la mano sul viso spostando lo sguardo verso l'acqua che scorreva limpida dentro il lavabo, quante volte l'avevo vista impura, sporca, macchiata dei miei sbagli.
Riempii le mani che avevo unito bagnandomi il viso più volte, quelle immagini non volevano andare via, afferrai l'asciugamano che era alla mia sinistra e lo portai contro il viso, rimasi cosi alcuni secondi, con gli occhi chiusi, davanti ad essi quell'immagine nitida del viso di Jane che sorrideva mentre portava alle labbra il bicchiere e lui, li davanti a lei, quel solito sorriso da uomo vissuto, quella naturalezza. 
Una notte, una stupida notte.
Mi tornarono in mette quelle parole, scossi il capo spostando l'asciugamano che riposi al suo posto, alzai lo sguardo tornando a guardare la mia immagine riflessa, quel sorriso spontaneo, semplice, non era più li.
 

-Proprio lui...tra un mondo di persone Jane...proprio lui...-
 

Dissi distogliendo lo sguardo, uscii dal bagno tornando in camera, avevo perso la cognizione del tempo, guardai l'orologio, erano già le 17:00, quelle ore erano passate senza che mi rendessi conto. 
Presi il pannello dal pavimento e lo nascosi sotto il letto, gli articoli e letto foto che si erano staccate le riposi nel cassetto del comò, mentre le sistemavo sotto gli indumenti rividi lettera che avevo messo lì la mattina tornata dal canyon. 
Era stropicciata, la osservavo come se fosse un arma, e lo era, un arma a doppio taglio. 
La spinsi in fondo al cassetto chiudendolo di colpo, mi girai poggiando la schiena contro il mobile lasciandomi sfuggire un sospiro.
 

-Non è arrivata a destinazione Jane...
Perché?
Ti sei pentita? 
Cos'è successo..-
 

Mormorai tra me e me spostando lo sguardo verso la foto di Jane che era lì, la presi tenendola fra le mani, sembrava che niente potesse scalfire quel suo sorriso.
Avevo passato gli ultimi sei lunghi anni cercando di sfuggirle, scappando da lei, dalle sue emozioni, dalla sua umanità, ed ora mi trovavo a voler sapere, voler entrare nella sua vita.
Riposi la foto al suo posto e senza pensare uscii dalla camera diretta in quella stanza, la stanza dove che avevo evitato fino al giorno prima, dovevo scavare più affondo, e la mia più grande paura era non riuscire più a risalire da quel fondo alla fine. 
Mi fermai dietro la porta afferrando la maniglia ed entrai.
 

-Avanti Jane dimmi tutto.-
 

Dissi guardandomi attorno una volta dentro la stanza.
Questa volta non mi limitai a un pezzo per volta, ad uno ad uno liberai tutti i mobili presenti dalle lenzuola che che li coprivano, scaffali in legno pieni di libri, la scrivania, le scatole, e due bauli grandi.
Quando finii rimasi al centro della stanza mentre il mio sguardo percorreva ogni minima cosa, lento, come se volessi, con quello sguardo catturare la vita passata tra quelle pareti.
Mi avvicinai ad uno degli scaffali con i libri passando la mano su essi mentre camminavo li accanto, c'era ogni genere di libro sull'occulto, su incantesimi, su demoni, e quant'altro.
Me presi uno sfogliandolo, scossi il capo mentre le mie labbra si muovevano in un sorriso sarcastico.
 

-Una cacciatrice papà...
Ho sempre amato il tuo senso dell'umorismo.
Che bastardo.-
 

Mormorai fra me e me provando rabbia, lo richiusi di colpo riponendolo al suo posto.
Mi spostai verso gli scatoloni, sedendomi per terra e ne aprii uno, dentro c'erano talismani, pergamene, sacchetti di sale, ampolle, niente che non avessi già visto, o provato in prima persona, sospirai ripensando al motivo per il quale ero li inizialmente, uccidere Dean. 
Uccidere Dean, un lavoro che non ho mai portato a termine, e che ha ucciso me.
Mi ha uccisa come demone, mi ha resa debole, incapace di agire, di essere quell'assassino spietato che sono, che ero.
 

-Non hai fatto bene i conti vero, papà? No!
Non avevi previsto che lei mi cambiasse! 
Che in quel tentativo andato a puttane di eseguire i tuoi ordini cancellassi il ricordo di lei dalla mente di Dean! No, non hai fatto bene i conti papà!
Chi, chi ha puntato sul cavallo sbagliato!!?? Papà....chi?...
Tu.-
 

Urlai contro il nulla allontanando lo scatolone da me, portai le mani contro il viso respirando lentamente per riprendere il controllo, le feci scorrere abbassandole e e allungai le braccia tirando verso me l'altro scatolone, lo aprii e richiusi subito, no, non ero pronta ad affrontare questa parte della sua vita.
Mi alzai dal pavimento spostandomi verso la scrivania, era vecchia, e sopra avevano inciso quel simbolo, istintivamente portai la mano sul braccio nel punto dove avevo il tatuaggio, quel dolce regalo che mi aveva fatto Lucifero.
Poggiai la mano su essa spostandomi lentamente e ne sfiorai la superficie fino ad arrivare alla parte opposta, mi sedetti lasciando le mani li sopra, aperte, presi un respiro profondo provando una strana, inspiegabile sensazione, come se non fosse la prima volta che mi sedessi li, e mentre cercavo si capire quella sensazione, in un gesto quasi impulsivo, senza controllo, mi ritrovai ad aprire uno dei cassetti, sollevarne il fondo e prendere da li un quaderno.
Lo poggiai sulla scrivania richiudendo il cassetto, osservandolo, era vecchio, copertina di cuoio, pagine ingiallite, una sorta di diario, avevo già visto qualcosa di simile ma in quel momento non avevo tempo di fare mente locale.
Lo presi tra le mani stringendolo appena, sentii come un nodo alla gola, avevo evitato lo scatolone, ero scappata ancora, non potevo più permettermelo.
Lo aprii passando la mano sul foglio, passai lo sguardo sulle parole ma senza leggere, avevo paura, paura di quello che avrei provato leggendo quelle parole, mi alzai dalla sedia portando il diario con me ed uscii dalla stanza chiudendo la porta dietro me dirigendomi nella mia camera, entrai chiudendo anche questa porta, come se mi sentissi più al sicuro cosi, mi avvicinai al comodino dove c'era una bottiglia di Jack con il bicchiere mezzo pieno accanto.
Presi il bicchiere bevendo tutto il contenuto scuotendo il capo con una smorfia sul viso, lo riposi per poi sedermi sul letto spostandomi verso il centro, mi misi comoda, incrociai le gambe poggiando i gomiti su esse e aprii il diario, la prima pagina, mi passai la mano sulla bocca prendendo un'altro respiro profondo, portai delle ciocche di capelli dietro l'orecchio destro portando infine lo sguardo su quelle righe, su quelle parole che inevitabilmente mi avrebbero cambiata ancora.
 

"Non sono brava con le parole, e crescendo imparerai a conoscermi, e spero non mi odierai, come io ho odiato mio padre quando mi ha parlato della sua vita, vita che sarebbe diventata la mia, vita che nessun genitore vorrebbe per il proprio figlio, ma questo comporta non avere una famiglia, non avere nessuno, isolarsi per non mettere in pericolo chi ami, ed io ti amo. Sei tutto per me, John...questo non dovrai mai metterlo in dubbio, non è stata una decisione facile il decidere di averti, ma eri li, e tutto accade per una ragione, c'è cosi tanto male li fuori, e tu sei stato come una luce in fondo al tunnel.
Sfogliando questo diario troverai informazioni che riguardano il nostro mondo, si John, noi abbiamo un mondo a parte, è sempre questo, solo che i nostri occhi vedono oltre.
Sai le favole dove i cattivi sono solo fantasia, i mostri sotto il letto, i fantasmi, le streghe, i demoni...per noi è la realtà di ogni giorno.
Quando leggerai queste mie parole spero di essere ancora in vita e poterti spiegare tutto.
Mi ha aiutato a mettere insieme questo diario una persona molto importante, ha il suo stesso nome, il tuo stesso sangue...troverai una sua foto nel centro, lui è John Winchester, tuo nonno, e quel bambino che ha in braccio è, è...tuo padre, ma di questo parlerò più avanti.
Porterò questo diario sempre con me, scriverò ogni informazione nuova, e ti parlerò di lui e di come più volte ha salvato il mondo.
Il foglio è quasi finito...
Gira la pagina, leggi, impara.
Sei forte come lui...e come ho scritto anche a lui..
Perdonami John...per tutto."
 

Lessi tutto d'un fiato, mi tremavano le mani, e sentivo il cuore far male, un dolore che non avevo mai provato prima, peggio di una ferita fisica, non ero ferita, ma il cuore sanguinava.
Quel diario, ora avevo chiaro cosa mi ricordava.
Lo chiusi poggiandolo sul cuscino alla mia destra, mi sdraiai sul letto, schioccai le dita e spensi la luce, fissando davanti a me.
Mi sentivo devastata da quella situazione, dov'era quel bambino?
Non ricordo niente del giorno che abbiamo attaccato la casa di Jane, che ne è stato di lui?
Non potevo permettere che qualcun'altro venisse a conoscenza della sua esistenza, dovevo mantenere quel segreto, a qualunque costo.

Avevo incontrato Dean nel modo peggiore, in tutti quegli anni a stare attenta, a controllarmi, a seguire i loro casi, e a volte mandarli nella giusta direzione, era entrato nella mia vita nel momento più sbagliato, proprio quando avevo toccato il fondo.
Ma fargli del male era l'ultima della mie intenzioni.
Portai la mano in tasca dove avevo messo il suo biglietto da visita e lo strinsi nella mano, chiusi poi gli occhi pregando che tutto fosse solo un orribile incubo.






[Un ringraziamento va ad una persona speciale che mi ha aiutato nel mettere su le parti che riguardano Dean, dialoghi e riflessioni.
Grazie Hunter.]

   
 
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