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Autore: amimy    21/12/2008    4 recensioni
Per quanto tempo avevo atteso il vero amore? Quanti giorni sprecati chiedendomi quale fosse il modo per essere davvero felice? Quanto tempo avevo passato da sola, chiedendomi perché non riuscissi a trovare la persona giusta? Solo in quel momento capivo quanto ero stata stupida, perchè stavo comprendendo che l'unico modo che avevo per essere felice era stare con lui. Lui e nessun altro. Mai avrei pensato che la mia vita avrebbe preso una sfumatura soprannaturale, e di certo non mi aspettavo di trovare così il vero amore. Ma ormai ero invischiata in modo irreversibile in quella faccenda, e sinceramente non avrei nemmeno voluto che le cose andassero diversamente. Così ci stavamo preparando entrambi per fuggire, per proteggere il nostro amore innaturale e impossibile ma tanto desiderato, la nostra luce nell'oscurità.
Per favore commentate è la prima ff di questo genere che scrivo e vorrei sapere la vostra opinione...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Arianna ha smesso da tempo di credere nell'amore ed è convinta che non esista l'anima gemella per lei. Almeno fino a quando un giorno vede un ragazzo, uno sconosciuto, e ne rimane affascinata. Ma cosa nasconde quel bellissimo estraneo dagli occhi rossi? Arianna troverà la forza di credere ancora nell'amore, abbandonando tutto per quel ragazzo che l'ha fatta sognare e che da tanto tempo aspettava?
Ciao a tutti! Eccomi qui con una nuova ff! l'ho scritta di getto, da un'idea sbucata dal nulla, perciò non so cosa possa esserne venuto fuori... Ci saranno anche i personaggi della Meyer, ma non nei primi capitoli, anche se poi svolgeranno un ruolo importante. All'inizio forse ricorda un po' Twilight, ma più andranno avanti i capitoli più le cose saranno diverse e misteriose... mi piacerebbe molto ricevere dei commenti: se vi piace ditemelo, se fa schifo ditemelo lo stesso! Be', già che siete qui potreste leggere la storia, no? Così poi mi dite cosa ne pensate...ciao!


The Light in the Darkness

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Quel mattino mi svegliai all'alba. L'aria fresca di una tipica mattina di Marzo entrava dalla finestra spalancata. Grandioso, pioggia. Uffa. Mi alzai dal letto, feci la doccia e mi vestii. Quello era un giorno come tutti gli altri, lo sapevo bene, ma non riuscivo a torgliermi di dosso la sensazione che stesse per accadere qualcosa. Erano già diverse mattine che mi svegliavo con quel presentimento, ma quel giorno lo sentivo più forte che mai, come se il cambiamento fosse imminente. Cercai di ignorare quella sensazione. Non mi fidavo molto del mio sesto senso, e non vedevo che cosa potesse succedere di eccitante in un paesino sperduto nelle campagne della Toscana. Il mio sguardo volò al libro aperto sul mio comodino. Già, forse era ora di smetterla con la fantascienza.
Scesi al piano di sotto e entrai in cucina, dove mia madre aveva lasciato un biglietto con il programma del giorno "Arianna, ricordati di prendere l'autobus, dopo la scuola passa dal panettiere, chiamami in ufficio quando arrivi, prepara la cena..." sempre la solita storia.
Come sempre, saltai la colazione e uscii presto di casa, per dirigermi verso la fermata dell'autobus. Ero terribilmente in anticipo, e non avevo voglia di rimanere a inzupparmi mentre aspettavo l'autobus. Aprii l'ombrello e mi ci rifugiai sotto. Mi sedetti su una panchina che sembrava quasi asciutta, inzuppandomi i pantaloni comunque, poi tirai fuori il libro di storia dalla borsa: poteva essere una buona occasione per tentare di alzare la mia media. Ero a metà di un noiosissimo paragrafo sulla politica medievale, quando qualcosa mi fece alzare lo sguardo. Non so cosa mi avesse indotto a guardare verso la strada a quell'ora deserta, era come se il mio sguardo fosse stato attratto da una calamita, come se una forza invisibile mi spingesse verso qualcosa. Qualcosa di ignoto. Capii che stava per succedere qualcosa, anche se non sapevo cosa, perchè il presentimento degli ultimi giorni era cresciuto d'intensità, sembrava una scarica elettrica che mi attraversava il corpo, ma in modo piacevole. Dapprima, non vidi nulla e pensai di essermi sbagliata. Che sciocca. Ma mentre stavo per tornare al mio libro di storia, il mio sguardo incorciò il suo. Lui era... credo non esistano parole per descriverlo. I suoi occhi... impossibile, sembravano rossi. Doveva essere stato un effetto della luce, sicuramente. Non l'avevo mai visto prima, nonostante abitassi in quel paese da una vita. Doveva venire da una città vicina, era troppo diverso, troppo interessante per essere della zona. Era alto, magro ma muscoloso al punto giusto, bello da togliere il fiato. La maglietta bagnata era incollata al suo petto perfetto. Cercai di distogliere lo sguardo, perchè sapevo che si era accorto delle mie attenzioni, ma non ci riuscivo. Ma cosa mi prendeva? Non era da me comportarmi così. Stava in piedi di fronte a me, dall'altro lato della strada, senza ombrello, eppure le gocce sembravano scivolargli addosso, evitarlo. Sapevo che era stupido, ma i miei occhi non riuscivano a lasciare i suoi. E la cosa assurda era che anche il suo sguardo sembrava incollato al mio. Perchè mai uno così avrebbe dovuto perdere del tempo per guardare me? Eppure, i suoi occhi non mollavano i miei, e io ricambiavo lo sguardo. Sentii un altro fremito, molto più forte del precedente. Sembrava che tra noi ci fosse qualcosa di magico, una specie di legame. Eppure non ci conoscevamo, mi sarei di certo ricordata di uno così. Ma allora perchè mi sembrava nuovo e familiare al tempo stesso?
Ad un tratto, non saprei dire dopo quanto tempo, sentii il rumore di un motore avvicinarsi. L'autobus si fermò, perfettamente in mezzo fra noi due. Io continuavo a guardare imbambolata nella sua direzione, nonostante non lo vedessi più. L'autista aprì le porte, ma vedendo che non mi muovevo si spazientì. Mi fece segno di sbrigarmi e in qualche modo riuscii a riscuotermi. Sali lentamente sull'autobus, e mi diressi al mio solito posto. Mi affrettai a guardare fuori dal finestrino, ma di lui non c'era traccia. Scrutai in ogni angolo della via che conoscevo come le mie tasche, ma niente. Come aveva fatto a sparire tanto in fretta? Bloccai le sciocche teorie che iniziavano ad affollarmi la mente. Colpa dei troppi libri, e della mia sfrenata fantasia. Arrivata a scuola, non ero ancora riuscita a togliermelo dalla testa. Sofia, la persona più simile ad un'amica del cuore che avessi in quel posto, si sedette di fianco a me salendo alla fermata successiva alla mia. Dovevo avere un'espressione tremenda, me ne rendevo conto. Quando Sofi mi guardò in faccia mi chiese immediatamente << Ciao Arianna! Ehi, tutto bene? >>
Abbozzai una specie di sorriso. << Si si, Sof, alla grande. Non preoccuparti. >>
Mi guardò per nulla convinta, ma decise di lasciar perdere. Una grande qualità di Sofi era che capiva quando avevo bisogno di riflettere, e sapeva lasciarmi in pace anche standomi accanto. Per tutta la durata del viaggio, mi lanciò occhiate preoccupate. Ogni volta che incrociavo il suo sguardo, cercavo di sorriderle, ma i miei tentativi poco convincenti la insospettirono ancora di più, anche se non disse nulla. Arrivati a scuola, mi affrettai a scendere dall'autobus, per evitare eventuali domande. Mi dispiaceva scappare così dalla mia amica, ma non sapevo proprio come spiegarle quello che mi era successo. D'altronde, avevo solo guardato uno sconosciuto, nulla di sconvolgente. E allora perchè ero così sconvolta? In classe mi sedetti al mio solito banco. Ero l'unica a non condividere il banco con qualcuno, e sinceramente ne ero felice. Non ero mai stata un tipo molto di compagnia. Cercai di prestare attenzione alla lezione, ma sentivo ancora lo sguardo di quello sconosciuto addosso. Chi era? Cosa faceva lì? Cos'era..?
Le lezioni passarono in un lampo. Prima che me ne accorgessi, era già ora di pranzo. Mi avviai verso un bar dall'altro lato della strada, dove Sofia mi aspettava. Aveva capito che non avevo voglia di parlare, perciò cercò di distrarmi << Mmm, oggi la prof di storia ci ha fatto un'altra verifica a sorpresa, non ha studiato nessuno! Carlo e Michele hanno protestato, e la prof li ha sbattuti fuori dalla classe. Non l'avevo mai vista così arrabbiata! Ah già, quasi dimenticavo, ti devo dire una bella cosa: ho sentito Claudio che parlava bene di te. Sembra che ti voglia chiedere di uscire. Be', non è proprio così male.... >>
Oh, proprio fantastico. Un ammiratore sciocco e inopportuno, proprio quello che mi serviva. Certo, mi lusingava che qualcuno si interessasse a me, ma il problema era che io non mi interessavo a nessun ragazzo. Be', fino ad allora. Sapevo che Sofi cercava di fare conversazione solo per distrarmi e apprezzavo il suo sforzo, ma non riuscivo a dimenticare il ragazzo misterioso. Il suo viso si era insinuato nei miei pensieri e sembrava volerci rimanere ancora un bel po'. Ricordavo perfettamente ogni tratto del suo volto, ogni ciuffo dei suoi capelli scuri, ogni dettaglio.
Ad un tratto, fui distratta da un sussurro di Sof << Oh >> vidi che guardava dritto davanti a se, verso la finestra del bar. Io ero di fronte a lei, e mi girai per guardare. Quando vidi cosa stava guardando, capii il motivo della sua esclamazione. Davanti alla vetrina del bar, c'erano due ragazzi. Bellissimi, perfetti, impossibili. Eppure, nonostante la loro bellezza alquanto inusuale, avevano un non so che di familiare. Si gurdavano intorno, come se stessero cercando qualcuno. Erano entrambi alti, pallidi, dai volti perfetti e gli occhi... oh, dovevo avere qualcosa che non andava. Come il ragazzo della mattina, mi sembrava che i due avessero gli occhi rossastri. Strani, come se sopra il rosso ci fossero delle lenti a contatto, che non riuscivano a nascondere del tutto il colore naturale. Capii cosa avevano di familiare: nonostante fossero diversi, qualcosa nei loro volti mi ricordava il ragazzo misterioso. Il colore della pelle, il corpo perfetto, la bellezza incredibile, gli occhi...Sofi mi toccò gentilmente una spalla. Come me, la mia amica non si interessava molto ai ragazzi, anche se ci teneva molto che io mi trovassi un fidanzato. Sof era molto intelligente, dolce e simpatica, anche se un po' riservata. Una vera amica. Una delle mie poche vere amiche, per la precisione. Mi accorsi che li stavo fissando e mi affrettai a girarmi. Finimmo di mangiare in silenzio, ogni tentativo di fare conversazione dimenticato. Ci avviammo verso la fermata dell'autobus. Sul pullman, cercai di far felice la mia amica e tentai di parlare. Riuscii solo a dire due parole sulla scuola, ma Sof aapprezzò. Arrivata alla mia fermata, mi guardai disperatamente intorno, ma naturalmente di lui non c'era traccia.
Iniziavo a pensare di essermelo sognato. Entrai in casa, misi la tuta e ascoltai i messaggi della segreteria. Ce n'era uno di mia madre. " Arianna, Tesoro, hai fatto quello che ti avevo detto? Non preparare la cena per me, rientrerò tardi. Mi dispiace, ma c'è stato un contrattempo in ufficio. Una riunione non programmata. Non mi aspettare alzata. Ricorda di portare fuori la spazzatura e controlla la posta. Ti voglio un mondo di bene, ci vediamo. Baci."
Sospirai. Mia madre faceva sempre tardi, ormai erano quasi tre giorni che non la vedevo. Certo, come mi aveva spiegato moltissime volte, essere un avvocato di fama mondiale comportava certi impegni, ma ormai quasi viveva fuori casa. Sempre sospirando, presi il sacco della spazzatura e uscii di nuovo. Non pioveva più, ma le nuvole non accennavano ad andarsene. Sistemai i rifiuti, e feci per tornare in casa, quando mi ricordai di controllare la posta. Non capivo che senso avesse che fossi sempre io a controllare la posta dato che principalmente ricevevamo solo bollette, pubblicità, lettere di protesta o richieste di lavoro indirizzate a mia madre. Prelevai dalla cassetta della posta le pesanti buste tutte per lei, ma mentre la richiudevo qualcosa attirò la mia attenzione. C'era un bigliettino che non avevo notato, fuori posto fra quelle buste eleganti e ufficiali. Piccolo, bianco, spiegazzato. Non era il tipo di biglietto che poteva ricevere mia madre, troppo informale. No, doveva essere per me. Ecco, di nuovo quel presentimento. Chi mai mi poteva scrivere? Delicatamente, cercai di sfilare il foglietto che si era incastrato nella cassetta senza strapparlo. Una volta tirato fuori, ebbi la certezza che era per me. Lo voltai su entrambi i lati, ma non c'era nulla. Solo una parola, scritta a mano con una calligrafia ordinata ed elegante, fuori luogo. Non c'erano nomi, indirizzi o mittente, solo quell'unica, insensata parola.

"Cercami "

***


Mentre Arianna quella stessa sera rifletteva sulla strana giornata, il ragazzo che le avrebbe sconvolto la vita sconvolgendo anche la propria, stava aspettando. Attendeva in piedi, immobile al centro di un'umida stanza della torre che faceva da casa e rifugio a lui e ai suoi compagni. Attendeva che arrivasse qualcuno a rimproverarlo per il gesto avventato che aveva compiuto quella mattina. Nonostante sapesse che era stupido e rischioso, quella mattina l'idea di una passeggiata gli era sembrata l'unico modo per liberarsi degli orribili pensieri che gli affollavano la mente. Era perfino uscito dalla città, andando in un paesino vicino, per diminuire il rischio. Però, nonostante temesse le conseguenze, i suoi pensieri erano altrove. Più precisamente, erano concentrati su un'immagine: il volto di una ragazza, quella ragazza che aveva visto durante la sua passeggiata. Una ragazza normale, nella media e, soprattutto, umana. L'aveva seguita, ma non per ucciderla. Era solo curioso. Eppure, nonostante si rendesse conto che fosse sbagliato, non riusciva a dimenticare il suo volto. Anche quando nel locale cupo entrò un uomo seguito da una ragazzina, entrambi bellissimi, la sua mente era ancora concentrata su quella sconosciuta. Ormai non gli importava più delle conseguenze, aveva preso la decisione più importante della sua vita: l'avrebbe rivista.

   
 
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