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Autore: MerasaviaAnderson    04/04/2015    4 recensioni
•{Long ~ Joshifer ~ Incentrato sul rapporto Josh/Robert}
"Quanto amore potevano contenere gli occhi di una madre?
Josh li guardò intenerito, fiero dell’immagine che aveva davanti, fiero che quella fosse la sua famiglia, che quell’amore riempisse ogni giorno quella piccola casa di Union.
La stessa casa in cui lui era cresciuto.
Porse una mano a Robert, mentre con l’altra apriva la porta di casa, ricordandosi per un momento quando l’aveva aperta dopo la morte dei suoi genitori, cinque anni prima.
Ogni tanto quel ricordo riaffiorava, ma lo cacciò via. Doveva essere un giorno speciale, uno di quei tanti giorni passati con suo figlio."

•{Sequel di Indelible Signs e Indelible Smiles ~ Fa parte della serie "Indelible"}
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Indelible.'
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Indelible Scars

 
Capitolo 3:

The Fall
 
 
 
 
«Copritevi bene» raccomandò Jennifer a Josh e Robert che stavano per uscire «Fuori fa freddo e vi conosco bene. Tornerete tutti sudati e con la pancia piena di cibo!»
«Tranquilla, Shrader, portiamo qualcosa anche a te!» le fece l’occhiolino Josh, mentre si metteva il giubbotto.
«Smettila, Hobbit!» esclamò Jennifer, mentre porgeva a Robert una sciarpa blu. «Piuttosto non tornate tardi, che poi sto in pensiero.»
Josh sarebbe partito per Atlanta tra poco più di una settimana, per iniziare il suo primo vero lavoro da regista, per realizzare il suo più grande sogno.
Così, prima di partire, aveva deciso di passare una giornata con Robert al Centro Sportivo di Louisville, per poi passare a mangiare qualcosa in un McDonald’s lì vicino.
Un giornata indimenticabile.
Era quello che Josh voleva che fosse.
«Non preoccuparti, cercheremo di non tornare troppo tardi.» le diede un bacio sulle labbra, accarezzandole i capelli «Sai che il viaggio è un po’ lungo.»
«Okay, state attenti.»
«Certo.»
Jennifer si chinò a baciare la guancia di Robert e a sistemargli il cappellino. Il bambino la abbracciò forte, con un enorme sorriso stampato sul viso.
«Mamma, quando torniamo ti portiamo un panino grande così!» esclamò Robert, allargando le braccia per mimare la grandezza del panino.
Jennifer rise di gusto, dando un altro bacio alla fronte di Robert.
«Va bene, grazie. Guardate che lo aspetto, eh!» disse guardando Josh.
Robert tornò ad abbracciarla, stavolta più forte di prima, sempre con il viso sorridente e gli occhi che splendevano di gioia.
«Ti voglio bene, mamma.» mormorò con la sua piccola vocina.
«Oh, anche io, Rob.» e Jennifer gli posò un altro bacio sulla guancia, guardandolo con gli occhi di chi aveva appena visto l’amore materializzarsi davanti agli occhi.
Quanto amore potevano contenere gli occhi di una madre?
Josh li guardò intenerito, fiero dell’immagine che aveva davanti, fiero che quella fosse la sua famiglia, che quell’amore riempisse ogni giorno quella piccola casa di Union.
La stessa casa in cui lui era cresciuto.
Porse una mano a Robert, mentre con l’altra apriva la porta di casa, ricordandosi per un momento quando l’aveva aperta dopo la morte dei suoi genitori, cinque anni prima.
Ogni tanto quel ricordo riaffiorava, ma lo cacciò via. Doveva essere un giorno speciale, uno di quei tanti giorni passati con suo figlio.
Aveva organizzato segretamente una sorpresa anche per Jennifer e anche una festa il giorno prima della partenza per festeggiare il suo primo lavoro da regista.
Era finalmente soddisfatto, Josh, non c’era nulla che potesse andare meglio.
Si mise in macchina con Robert, che gongolante di felicità prese a cantare assieme a Josh le canzoni che trasmetteva la radio.
La strada per Louisville era un po’ lunga, si sarebbero anche fermati a casa dei genitori di Jennifer, in modo che Robert potesse salutare i suoi nonni che non lo vedevano da un bel po’.
Il viaggio passò in fretta, tra chiacchiere e canzoni. Robert non vedeva l’ora di poter visitare il Centro Sportivo di Louisville e di giocare insieme a Josh e agli altri bambini.
Josh aveva iniziato a pensare a quanto costassero i sogni … A quei mesi che avrebbe trascorso lontano da Jennifer e Robert, a quanti bei momenti della gravidanza di Jennifer si sarebbe perso, vedendola solo nei weekend.
Fortunatamente Atlanta e Union non erano troppo distanti.
L’ultimo film in cui aveva recitato era stato girato a Los Angeles, quindi gli era stato impossibile tornare a casa nei fine settimana.
Ricordava ancora i capricci di Robert quando era andato a salutarlo all’aeroporto, o quando gli dovette dire che non sarebbe potuto tornare per il suo compleanno.
Ma fece i salti mortali, quel giorno e riuscì a tornare la sera per stare poche ore con Robert, che appena lo vide gli saltò addosso e lo strinse forte, non lasciandolo andare per tutta la serata.
Poi, la mattina, a malincuore, dovette ripartire.
Ma Josh sapeva quanto quel piccolo era fiero di lui, quanto lo considerasse un eroe, quanto lo amasse.
E gli bastava questo.
Robert – così come Jennifer – era l’unica cosa di cui lui avesse bisogno.
 
***
 
Josh e Robert erano appena usciti dal McDonald’s, con in mano una busta di cibo da portare a Jennifer, come le avevano promesso prima di uscire di casa.
Erano quasi le sette e trenta di sera e se non avessero trovato traffico sarebbero riusciti a ritornare a Union per le nove.
Era stata una giornata abbastanza intensa: al Centro Sportivo si erano divertiti molto, Robert si era scatenato e trascinarlo via da lì per Josh fu una vera impresa.
Avevano mangiato un panino e delle patatine al McDonald’s e avevano ordinato un’intera busta di cibo spazzatura per far contenta Jennifer, che attribuiva la colpa della sua grande fame al fatto di essere incinta.
«Papà, secondo te il bimbo dentro la pancia della mamma sarò maschio o femmina?» chiese Robert prima che salissero in macchina.
«Secondo me sarà una femminuccia.» gli rispose Josh sorridendo «Ti piacerebbe avere una sorellina?»
«Sì, così gioca con le bambole e non ruba i miei giochi!»
Josh rise, poi gli scompigliò i capelli «Dai, entra in macchina che si torna a casa, pulce!»
«Sei un vecchietto!» Robert gli fece una linguaccia, mentre sedeva sul sedile posteriore dell’auto.
Josh ricambiò la linguaccia, poi andò al volante della macchina e mise in moto, imboccando la superstrada che portava a Union.
Era molto buio e Josh odiava guidare su una strada come quella, di notte, per giunta …
Tirò un’occhiata a Robert, che si stava appisolando sul sedile, raggomitolato su se stesso.
Quello di ritorno aveva l’aria di essere un viaggio abbastanza lungo.
Josh continuò a guidare, cercando di mantenere i nervi saldi … Ah, quanto avrebbe voluto essere in moto!
Poter sentire il vento sul viso, girare libero per le strade, respirare l’aria fresca a pieni polmoni, tutto quello per lui era sinonimo di libertà, spensieratezza.
Il sonno di Robert non durò a lungo, infatti ben presto iniziò a lamentarsi del lungo viaggio che gli attendeva.
«Quanto manca, papà?» gli chiese, con tono seccato.
«Manca ancora un po’, Rob. Siamo ancora a Louisville.»
Qualche goccia iniziò a bagnare i vetri della macchina, così Josh seccato azionò i tergicristalli e alzò il finestrino che aveva lasciato aperto.
«Uffa, adesso piove anche!» sbruffò Robert dal sedile posteriore, mettendo il muso e incrociando le braccia con fare annoiato.
«Vuoi vedere qualche puntata di Spongebob, Rob?» chiese Josh, prendendo il suo cellulare e mostrandolo al bambino.
«No.»
Josh ripose il cellulare in tasca, continuando a concentrarsi sulla guida e cercando di non perdere la calma.
Si strofinò un occhio, un po’ appannato per via della stanchezza e guardava la strada deserta davanti a lui.
“Ancora un’ora e mezzo di agonia” pensò.
Fu soltanto un attimo, nel quale Josh sentì un forte rumore di gomme stridere sull’asfalto e si girò indietro a guardare quello che stesse accadendo.
Dietro, alla sua sinistra, una macchina stava correndo a tutta velocità.
Un lampo di luce li abbagliò e l’impatto fu inevitabile: l’auto di Josh venne colpita sulla sinistra, nella parte posteriore.
Non fece neanche in tempo ad urlare il nome di suo figlio, che l’auto venne trascinata oltre il guardia rial.
Si udì l’urlo di Robert, che cercava di proteggersi con le piccole braccine, mentre Josh provava in tutti i modi a raggiungere il sedile posteriore per riuscire a garantire maggiore protezione a Robert.
I vetri rotti dell’auto gli tagliavano il viso e le braccia, aveva sbattuto con la fronte contro il volante, essendo che l’airbag non si era aperto.
«Papà!» sentì la voce di Robert chiamarlo, implorare aiuto.
Un aiuto, che comunque arrivò troppo tardi.
Solo quando l’auto si fermò al fondo della scarpata Josh riuscì a raggiungere il sedile posteriore e a stringere Robert tra le braccia.
Non sapeva come aveva fatto a rimanere cosciente, in quel momento, forse non lo era: il suo solo obbiettivo era proteggere Robert.
Ricordò di aver stretto il suo bambino tra le braccia e di avergli mormorato qualche parola sconnessa.
Poi fu il buio.
Così, pochi minuti dopo, il telefono di casa Hutcherson - Lawrence squillò.
 
 
 
FINE CAPITOLO 3



Angolo Autrice:
*Si nasconde dietro papà Yayan* POSATE QUEI FORCONI!
Lo so, non è per niente un carino regalo di Pasqua, ma non volevo neanche lasciarvi senza capitolo prima delle feste. ç_ç
Che ne dite? Meglio se non avessi pubblicato, no?
Eh, be’ … Sorrynotsorry, da me dovevate aspettarvi qualcosa di questo genere!
Insomma, sono la vecchia e cara Meras, regina del dramma, dei pianti e delle lacrime (?)
Okay, la smetto seriamente.
Era una cosa che doveva accadere, altrimenti Indelible Scars non ci sarebbe stata.
Ero molto insicura se scriverla o no, ma alla fine _AnneMary_ mi ha convito (ripeto: qualunque cosa succeda date la colpa a lei).
Spero solo di riuscire ad aggiornare ogni settimana, proprio come sto facendo ora, visto che la situazione si sta facendo molto complicata e purtroppo mi attende un mese molto intenso a causa delle ultime interrogazioni di maggio, e siccome voglio andare oltre quel sudato 6 in greco, mi conviene mettermi a studiare sul serio.
Be’, vi auguro una buona Pasqua, mangiate tanta cioccolata e ricordatevi di fare i compiti solo l’ultimo giorno di vacanza. Hahahahaa
Alla prossima settimana, ragazze/i! (Magari c’è qualche maschietto silenzioso)♥
_merasavia.
(Che distribuisce uova di Pasqua a tutti per farsi perdonare)




P.s. Siete per caso appassionati di creepypasta? Be', io e la mia cara AnneMary ne abbiamo scritta una su Bloody Mary (♥), se vi interessa potete trovarla qui. :)

 
   
 
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