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Autore: Lexi Niger    21/12/2008    3 recensioni
"Io ho una possibilità. Paradossalmente è la morte che me l'ha concessa. Eppure sono viva. Lo so, vi parrà difficile se non impossibile raccapezzarvi nelle mie parole. A volte stento a crederci anche io. Eppure è la mia natura. Sono una Guardiana." E' una storia d'amore, d'odio, di poteri sovrannaturali. A voi un parere.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà!
Scusatemi per l'assenza, ma gli impegni scolastici delle ultime settimane mi hanno tenuta lontana da internet.
Rieccomi qui!
Sinceramente rileggendo questi che sono i primi capitoli mi accorgo che non sono un granchè rispetto alle ultime cose che ho scritto, scusatemi, arriverà presto la parte migliore!
Fatemi sapere, un bacio, Ale.



Scesi dal tram correndo. Ero di nuovo in ritardo.
Proprio oggi che c'era lezione presto. Per di più con il prof. Schillaci. Un vero rompipalle.
Praticamente ero morta. Chissà le scenate che avrebbe fatto.
Mi misi a correre. Dovevo concentrarmi perchè rischiavo di cadere.
Pioveva a dirotto. E ovviamente ero senza ombrello.
Attraversai la strada correndo senza guardare.
Sentii una frenata. Il suono di un clacson che mi richiamava.
Mi voltai per vedere chi aveva tentato di investirmi.
Niente di meno che lui. Con la sua Porsche.
Gli avrei fatto rimangiare il ghigno che gli si allargava sul suo volto.
In futuro.
Ora però dovevo scappare.
Entrai in facoltà zuppa e arrossata.
Qualcun altro al posto mio sarebbe sembrato volutamente trasandato.
Io sembravo una pazza che aveva fatto un lotta nel fango.
Perfetto.
Decisi che ritardo per ritardo tanto valeva fare una capatina al bagno.
L'immagine che mi guardò dallo specchio quasi mi fece urlare.
Avevo i capelli in un stato pietoso.
Il viso con la matita in parte colata.
I vestiti erano fradici per la pioggia.
L'orlo dei jeans sporco di fango.
Che merda.
Avessi avuto l'appartamento in città tutto questo non sarebbe successo.
Dovevo trasferirmi. Al più presto.
Guardai l'orologio.
Erano le dieci e trenta. Mezz'ora e la lezione sarebbe terminata.
Non valeva la pena farsi richiamare per così poco.
Avrei saltato.
Mi avviai verso il bar della facoltà.
Girai l'angolo e mi scontrai con qualcuno che proveniva dalla parte opposta.
Caddi all'indietro. Atterrai di sedere. Che figura.
< Vedo che la stabilità proprio non è il tuo forte, eh cameriera? >.
Ma perchè era sempre in mezzo?
Lo guardai. Questa volta non era solo. Aveva dato vita ad un club di idioti?
< Finchè tu mi sbarri la strada non vedo cosa posso fare >.
< Magari guardare dove vai, che ne dici? >.
< La prossima volta mettiti un campanellino al collo, come le mucche, così se sento che ti avvicini cambio strada! >.
Non riuscivamo proprio a fare un discorso senza insultarci.
Il suo amico mi tese la mano.
< Il mio amico Jamie è talmente maleducato da non presentarci. Io sono Charles >.
< Non mi avevi detto di presentarti solo le persone che contano? > replicò quell'idiota arrogante.
< Ti avevo chiesto di presentarmi anche le ragazze carine! >.
Che due boriosi individui. Ma chi si credevano di essere?
La sua mano era ancora tesa. Aspettava che gliela stringessi.
< Per quanto mi riguarda se tolleri questo qui > e indicai Jamie, < allora devi pensarla come lui. Sinceramente non mi interessa conoscerti >.
E così dicendo mi voltai e mi allontanai a passi veloci.

< Ma chi è quella? > Charles si voltò perplesso verso di me, < che le hai fatto? >.
< Assolutamente nulla >.
< Non me la dai a bere sai >.
< Comunque non è nessuno di importante. Non ti preoccupare. Ignorala. Io ci riesco benissimo >.
< Ha un nome? >.
< Probabilmente sì visto che è una persona >.
Continuai a camminare, lui mi stava a fianco.
< Allora? >.
< Cosa? >.
< Il nome, Jamie. Il nome >.
< Non pretenderai mica che io lo sappia. Se mi serve chiamarla, la chiamo cameriera. Che mi frega del nome! >.
< Sai che sei peggiorato? Milano ti ha reso ancora più cinico di prima >.
< Senti chi parla >.
Raggiungemmo il cortile interno alla facoltà e ci sedemmo sul muretto evitando di essere bagnati dalla pioggia che cadeva copiosamente.
< Sei arrivato a portare il maltempo? >.
< Rispecchia il tuo umore no? Su Jamie, che ti succede? >.
Gli raccontai in breve la mia vita nella città italiana. Non mi ero ancora completamente abituato a questa realtà. Il legame con il passato si faceva ancora sentire.
Soprattutto ora. Con lui qui a fianco.
< Mi è venuta un'idea > esclamò felice.
< Spara >.
Chissà cosa aveva pensato. Di solito riusciva sempre ad alleviare la mia noia. O la tristezza.
< Una festa. Tu sei il re delle feste. E hai una casa enorme a disposizione >.
Ci riflettei un attimo. Dopotutto non aveva torto.
In Inghilterra ero solito tenere almeno un party al mese.
Chissà se qui sapevano apprezzare una festa coi fiocchi.
< Andata. Si può fare >.
Sorrise compiaciuto.
< Ti aiuterò io >.
< A fare che cosa? Io non ho intenzione di muovere un dito. A preparare tutto ci penserà la servitù.
Noi occupiamoci degli inviti >.
< Spargi la voce e vedrai che arriveranno come api al miele >.
< Speravo in qualcosa di un po' esclusivo >.
< Dai, non priviamoci dello spettacolo che ci offrirà certa gente. Non mi puoi fare questo >.
Scoppiammo a ridere insieme.
Ecco com'eravamo. Com'eravamo stati. E come probabilmente saremmo stati in futuro.


Spazio autrice:
-vero: per il segreto ci vorrà ancora un po' di tempo, armati di pazienza!
-mary: anche tu ansiosa di sapere tutto eh? mi sa che dovrai aspettare XD
-kety: è davvero interessante leggere tutte le tue riflessioni. sì il rapporto tra di loro è forse il più significativo che Jamie nutra..qualcosa di torbido?! ahaha
  
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