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Autore: Ska    05/04/2015    2 recensioni
"Tornerò a prenderti Calipso. Lo giuro sullo Stige"
Aveva urlato quelle parole al vento e lei probabilmente non le aveva sentite ma lui non avrebbe mai potuto dimenticare la sua promessa nemmeno se non ci fosse stato di mezzo lo Stige.
Non poteva dimenticare quel giuramento perché non poteva dimenticare lei.
Avrebbe fatto di tutto per mantenere la parola data, per tornare da lei e portarla via da Ogigia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, I sette della Profezia, Leo Valdez
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco il penultimo capitolo.

Spero che vi piaccia.

Buona Pasqua a tutti.


6° CAPITOLO

Quando atterrarono nel mezzo del Campo, quasi tutti i semidei lasciarono le loro occupazioni per correre ad accogliere gli amici, e a vedere la nuova arrivata, perfino Chirone e il Signor D.
“Percy” esclamò Annabeth, abbracciandolo di slancio. “Ce l’avete fatta”
“Te l’avevo detto che sarei tornato” sorrise Percy, mentre Jason abbracciava Piper, e Leo aiutava Calipso a smontare da Festus.
“Chi si rivede” esclamò il Signor D avvicinandosi al drago, tenendo lo sguardo puntato sulla ragazza. “Calipso”
“Dionisio” rispose Calipso per niente intimorita dal Dio. “Bella camicia”
“Grazie, cara” sorrise divertito. “E cosi sei riuscita a lasciare Ogigia”
“Sembrerebbe di sì, ma la cosa non dovrebbe stupirti. Infondo, avevate concesso l’amnistia un anno fa, sbaglio?”
“Un’idea di Peter Jhonson”
“Sono Percy Jackson” si lamentò il semidio scuotendo la testa rassegnato.
“Signor D, Calipso può rimanere al Campo?” domandò Leo, immobilizzandosi quado il Dio si voltò all’improvviso verso di lui.
“Beh, è una ninfa. Suppongo possa dormire nella foresta”
“Nella foresta?”
“Di certo, non ti aspetterai che la metta a dormire con te nella Casa Nove? Questo non è un Residence, né tanto meno un motel” esclamò Dionisio, facendolo diventare rosso come il metallo appena estratto da una fornace.
“Potrebbe stare nella Casa Grande” intervenne Chirone in soccorso di Leo. “Ci sono molte stanze vuote”
“Come vuoi, ma questo Campo non è un Opera Pia”
“Posso lavorare” disse Calipso sostenendo lo sguardo del Dio.
“Molto bene” esclamò Chirone, frapponendosi fra Dionisio e la ninfa. “Nel frattempo perché non andiamo tutti a mangiare? È ora di pranzo ormai”
Con gli occhi di tutti puntati addosso Leo e Calipso, insieme al resto del gruppo, raggiunsero il padiglione a cielo aperto, dove varie tavolate colme di cibo facevano bella mostra di sé.
“Mangiate mischiati?” chiese Calipso osservando i tavoli disposti in modo casuale.
“Prima ogni Casa aveva il proprio tavolo, ma da quando abbiamo fatto la scoperta del Campo Giove, abbiamo preso diversi spunti da loro” spiegò Percy sedendosi accanto ad Annabeth, iniziando a servirsi dai vari vassoi.
“Se aspettiamo voi uomini, moriremo senza esserci presentate” esclamò Annabeth tendendo la mano verso la nuova arrivata. “Io sono…”
“Annabeth” l’anticipò Calipso stringendole la mano. “Percy mi ha parlato molto di te”
“Oh” mormorò la figlia di Atena, non riuscendo a nascondere quanto la cosa la rendesse felice e la tranquillizzasse. “Loro sono Piper, Hazel e Frank” disse poi presentandole il resto del gruppo.
“E’ un piacere” disse la ninfa, stringendo la mano a ognuno di loro, sussultando quando, all’improvviso, un ragazzo si infilò tra lei e Leo, scostando malamente il figlio di Efesto.
“Ehi!” esclamò Leo, finendo quasi in braccio a Jason seduto accanto a lui.
“E così tu sei Calipso” esordì il ragazzo, scoccandole un sorriso ammaliatore. “Io sono Michael, figlio di Afrodite”
“Piacere” rispose Calipso, sforzandosi di stringergli la mano invece che tirargli uno schiaffo.
Chi si credeva di essere quel buffone?
“Che ne dici di fare un giro per il Campo dopo pranzo?”
“E’ un ottima idea” rispose Calipso, puntando lo sguardo oltre le spalle del ragazzo. “Che ne dici Leo, mi fai vedere il Campo dopo?”
“Io veramente…”
“Certo Raggio di Sole” esclamò Leo, picchiettando poi sulla spalla di Michael per farlo voltare. “Te ne vai con buone o ti devo prendere a martellate?” chiese estraendo un enorme martello dalla cintura degli attrezzi.
“Volevo solo essere gentile”
“No, ci stavi provando con la mia ragazza, e ora fuori dai piedi” ringhiò facendolo scattare in piedi, guardandolo con aria truce fino a quando non si fu allontanato a sufficienza.
“Leo?” lo chiamò Calipso posandogli una mano sul braccio.
“Si?”
“Stai fumando” sorrise baciandolo sulla guancia. “Grazie”
“Quando vuoi” sorrise di rimando, calmandosi gradualmente.
Non era mai stato una persona animosa, ma qualcosa era scattato in lui quando il figlio di Afrodite aveva cercato di abbordare Calipso.

- Ci stavi provando con la mia ragazza -
Chissà cosa aveva pensato Calipso, quando lo aveva sentito pronunciare quelle parole.
Temeva di aver esagerato, ma aveva reagito d’istinto.

- Beh, almeno mi ha ringraziato. Forse non se l’è presa - pensò Leo, iniziando a mangiare mentre attorno a lui la conversazione continuava allegramente, come se nulla fosse successo.
Calipso, seduta accanto a lui, rispondeva a tutte le domande con il sorriso sulle labbra.
I suoi amici stavano facendo del loro meglio per farla sentire parte del gruppo, e Leo gliene era grato.
Mangiarono con appetito e, quando tutti ebbero finito, Piper e Hazel chiesero a Calipso di aspettarle per un momento.
Quando le due semidee furono di ritorno portavano tra le braccia una pila di vestiti.
“Dovrebbero essere della tua taglia” disse Hazel consegnando i vestiti a Leo.
“Mi avete scambiato per un facchino?” si lamentò lui.
“Fai il bravo Leo, porta i vestiti alla Casa Grande, mentre noi teniamo compagnia a Calipso” disse Piper cacciandolo con gentilezza. “In verità volevamo rimanere un attimo da sole con te” sussurrò guardandosi attorno per controllare che nessuno le stesse ascoltando né osservando.
Per un attimo Calipso credette che volessero metterla in guardia.
Fai soffrire il nostro amico e ti faremo a pezzi, o qualcosa del genere, per questo le guardò confusa quando le mostrarono un involto nero che Piper teneva nascosto dietro la schiena.
“Io ho una sorella, Drew, che non è molto simpatica” spiegò massaggiandosi una tempia. “A dirla tutta è proprio una stronza, ma mi ha fatto venire in mentre una cosa”
“Che cosa?”
“Tu sei rimasta isolata per più di tremila anni, e Leo ci ha raccontato che, quando è finito sulla tua isola, indossavi una solo abiti greci”
“Sì, ho iniziato a portare abiti moderni dopo che ne ho cuciti parecchi per lui”
“Beh, Drew, mi ha fatto notare che probabilmente non hai mai posseduto della biancheria intima, e così… non so se siano della misura giusta. Doman possiamo andare a comprarne degli altri”
“Questi sono per me?” chiese Calipso come se facesse fatica a crederlo vero.
“Non ci sembrava carino darteli davanti agli altri” disse Hazel sfiorandole il braccio. “Va tutto bene?”
“Io… si, si grazie” rispose Calipso sorridendo alle due ragazze. “E’ stato un pensiero gentile” mormorò stupita di tutta quella premura e gentilezza.
Dopo tutti quegli anni in isolamento, faticava a credere che qualcuno, che nemmeno la conosceva potesse essersi preso tanto disturbo per lei.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa conta pure su di noi”
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Leo guardando con curiosità il fagotto che Calipso stringeva tra le mani. “Cos’è?”
“Fatti gli affari tuoi Leo” lo apostrofò Piper tirandogli uno schiaffo sul braccio.
“Vuoi che te li porto in camera?” chiese Hazel.
“Grazie”
“Di nulla”
“Beh noi andiamo. Divertitevi ragazzi. Ci vediamo a cena” li salutò Piper, allontanandosi con Hazel.
“Ciao” le salutarono Leo e Calipso rimanendo poi da soli.
“Andiamo?”
“Fammi strada” rispose Calipso, seguendolo nel suo giro turistico per il Campo Mezzosangue.
Leo gli mostrò tutto il Campo.
L’anfiteatro, l’arena, il poligono di tiro con l’arco e quello del giavellotto, il lago dove alcuni semidei facevano canottaggio, e infine le Case e le capanne destinate ai semidei.
“E questa è casa mia” disse Leo fermandosi di fronte alla Casa Nove.
“Beh, direi che da Efesto non potevo aspettarmi nulla di diverso” commentò Calipso osservando il fumo fuoriuscire dai comignoli sul tetto. “Ti ho già detto che tuo padre è venuto spesso a trovarmi?”
“Si”
“Lui… non si trova a proprio agio con le persone, ma è stato uno dei pochi Dei che non mi ha mai abbandonata. E’ sempre stato gentile con me… non bisognerebbe mai giudicare una persona dal suo aspetto”
“Calipso”
“Ti ha aiutato a trovare Ogigia, non è vero?”
“Come lo sai?”
“E’ una brava persona” sorrise Calipso puntando lo sguardo in quello di Leo. “Deve essere molto fiero di te” disse guardandolo come se in realtà, quella frase, si riferisse più a lei che ad Efesto.
“Calipso io… oggi al padiglione… quello che ho detto a Michael sul fatto che sei la mia ragazza…”
“Hai cambiato idea?”
“Cambiato idea?”
“Non vuoi che io sia la tua ragazza?”
“Io… certo che lo voglio, è solo che tu… sei così bella, mentre io sono solo uno scarabocchio abbrustolito” rispose Leo, strappandogli un sorriso al ricordo di come lo aveva chiamato appena era atterrato sulla sua isola.
“Ero furiosa con gli dei” si giustificò prendendolo per mano, addentrandosi insieme al semidio nel bosco, per sfuggire agli sguardi curiosi che li seguivano da quando erano arrivati al Campo. “La verità, è che avevo paura di potermi innamorare di te, e di soffrire un’altra volta. Ho cercato di tenerti a distanza, ma non ha funzionato. Mi sono innamorata di te. Sono innamorata di te, e mi piaci Leo, mi piaci veramente, e voglio stare con te, se tu vuoi stare con me” disse Calipso sorridendo felice quando il figlio di Efesto la attirò baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace.
“Grazie” sussurrò felice stringendola a sé.
“No, grazie a te… grazie per essere tornato. Grazie per aver mantenuto la tua promessa”
“Farei di tutto per te” sussurrò sulle labbra della ninfa prima di ricominciare a baciarla.
Ce l’aveva fatta.
Aveva mantenuto la sua promessa.
Era tornato a prenderla, e l’aveva portata via da quella maledetta isola.
Non aveva mai avuto nessun dubbio sul risultato di quell’impresa, ma essere riuscito a conquistare il cuore di Calipso andava oltre ogni sua aspettativa.

FINE 6° CAPITOLO

   
 
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