Ed ecco il penultimo capitolo.
Spero che vi piaccia.
Buona Pasqua a tutti.
6° CAPITOLO
Quando
atterrarono nel mezzo del Campo, quasi tutti i
semidei lasciarono le loro occupazioni per correre ad accogliere gli
amici, e a
vedere la nuova arrivata, perfino Chirone e il Signor D.
“Percy” esclamò Annabeth, abbracciandolo
di slancio. “Ce l’avete fatta”
“Te l’avevo detto che sarei tornato”
sorrise Percy, mentre Jason abbracciava
Piper, e Leo aiutava Calipso a smontare da Festus.
“Chi si rivede” esclamò il Signor D
avvicinandosi al drago, tenendo lo sguardo
puntato sulla ragazza. “Calipso”
“Dionisio” rispose Calipso per niente intimorita
dal Dio. “Bella camicia”
“Grazie, cara” sorrise divertito. “E cosi
sei riuscita a lasciare Ogigia”
“Sembrerebbe di sì, ma la cosa non dovrebbe
stupirti. Infondo, avevate concesso
l’amnistia un anno fa, sbaglio?”
“Un’idea di Peter Jhonson”
“Sono Percy Jackson” si lamentò il
semidio scuotendo la testa rassegnato.
“Signor D, Calipso può rimanere al
Campo?” domandò Leo, immobilizzandosi quado
il Dio si voltò all’improvviso verso di lui.
“Beh, è una ninfa. Suppongo possa dormire nella
foresta”
“Nella foresta?”
“Di certo, non ti aspetterai che la metta a dormire con te
nella Casa Nove?
Questo non è un Residence, né tanto meno un
motel” esclamò Dionisio, facendolo diventare
rosso come il metallo appena estratto da una fornace.
“Potrebbe stare nella Casa Grande” intervenne
Chirone in soccorso di Leo. “Ci
sono molte stanze vuote”
“Come vuoi, ma questo Campo non è un Opera
Pia”
“Posso lavorare” disse Calipso sostenendo lo
sguardo del Dio.
“Molto bene” esclamò Chirone,
frapponendosi fra Dionisio e la ninfa. “Nel
frattempo perché non andiamo tutti a mangiare? È
ora di pranzo ormai”
Con gli occhi di tutti puntati addosso Leo e Calipso, insieme al resto
del
gruppo, raggiunsero il padiglione a cielo aperto, dove varie tavolate
colme di
cibo facevano bella mostra di sé.
“Mangiate mischiati?” chiese Calipso osservando i
tavoli disposti in modo
casuale.
“Prima ogni Casa aveva il proprio tavolo, ma da quando
abbiamo fatto la scoperta
del Campo Giove, abbiamo preso diversi spunti da loro”
spiegò Percy sedendosi
accanto ad Annabeth, iniziando a servirsi dai vari vassoi.
“Se aspettiamo voi uomini, moriremo senza esserci
presentate” esclamò Annabeth
tendendo la mano verso la nuova arrivata. “Io
sono…”
“Annabeth” l’anticipò Calipso
stringendole la mano. “Percy mi ha parlato molto
di te”
“Oh” mormorò la figlia di Atena, non
riuscendo a nascondere quanto la cosa la
rendesse felice e la tranquillizzasse. “Loro sono Piper,
Hazel e Frank” disse
poi presentandole il resto del gruppo.
“E’ un piacere” disse la ninfa,
stringendo la mano a ognuno di loro,
sussultando quando, all’improvviso, un ragazzo si
infilò tra lei e Leo,
scostando malamente il figlio di Efesto.
“Ehi!” esclamò Leo, finendo quasi in
braccio a Jason seduto accanto a lui.
“E così tu sei Calipso”
esordì il ragazzo, scoccandole un sorriso ammaliatore.
“Io sono Michael, figlio di Afrodite”
“Piacere” rispose Calipso, sforzandosi di
stringergli la mano invece che
tirargli uno schiaffo.
Chi si credeva di essere quel buffone?
“Che ne dici di fare un giro per il Campo dopo
pranzo?”
“E’ un ottima idea” rispose Calipso,
puntando lo sguardo oltre le spalle del
ragazzo. “Che ne dici Leo, mi fai vedere il Campo
dopo?”
“Io veramente…”
“Certo Raggio di Sole” esclamò Leo,
picchiettando poi sulla spalla di Michael
per farlo voltare. “Te ne vai con buone o ti devo prendere a
martellate?”
chiese estraendo un enorme martello dalla cintura degli attrezzi.
“Volevo solo essere gentile”
“No, ci stavi provando con la mia ragazza, e ora fuori dai
piedi” ringhiò
facendolo scattare in piedi, guardandolo con aria truce fino a quando
non si fu
allontanato a sufficienza.
“Leo?” lo chiamò Calipso posandogli una
mano sul braccio.
“Si?”
“Stai fumando” sorrise baciandolo sulla guancia.
“Grazie”
“Quando vuoi” sorrise di rimando, calmandosi
gradualmente.
Non era mai stato una persona animosa, ma qualcosa era scattato in lui
quando
il figlio di Afrodite aveva cercato di abbordare Calipso.
-
Ci stavi provando con la mia ragazza
-
Chissà cosa aveva pensato Calipso, quando lo aveva sentito
pronunciare quelle
parole.
Temeva di aver esagerato, ma aveva reagito d’istinto.
-
Beh, almeno mi ha ringraziato. Forse non se l’è
presa - pensò
Leo, iniziando a mangiare mentre attorno a lui
la conversazione continuava allegramente, come se nulla fosse successo.
Calipso, seduta accanto a lui, rispondeva a tutte le domande con il
sorriso
sulle labbra.
I suoi amici stavano facendo del loro meglio per farla sentire parte
del
gruppo, e Leo gliene era grato.
Mangiarono con appetito e, quando tutti ebbero finito, Piper e Hazel
chiesero a
Calipso di aspettarle per un momento.
Quando le due semidee furono di ritorno portavano tra le braccia una
pila di
vestiti.
“Dovrebbero essere della tua taglia” disse Hazel
consegnando i vestiti a Leo.
“Mi avete scambiato per un facchino?” si
lamentò lui.
“Fai il bravo Leo, porta i vestiti alla Casa Grande, mentre
noi teniamo
compagnia a Calipso” disse Piper cacciandolo con gentilezza.
“In verità
volevamo rimanere un attimo da sole con te”
sussurrò guardandosi attorno per
controllare che nessuno le stesse ascoltando né osservando.
Per un attimo Calipso credette che volessero metterla in guardia.
Fai soffrire il nostro amico e ti faremo a pezzi, o qualcosa del
genere, per
questo le guardò confusa quando le mostrarono un involto
nero che Piper teneva
nascosto dietro la schiena.
“Io ho una sorella, Drew, che non è molto
simpatica” spiegò massaggiandosi una
tempia. “A dirla tutta è proprio una stronza, ma
mi ha fatto venire in mentre
una cosa”
“Che cosa?”
“Tu sei rimasta isolata per più di tremila anni, e
Leo ci ha raccontato che,
quando è finito sulla tua isola, indossavi una solo abiti
greci”
“Sì, ho iniziato a portare abiti moderni dopo che
ne ho cuciti parecchi per
lui”
“Beh, Drew, mi ha fatto notare che probabilmente non hai mai
posseduto della
biancheria intima, e così… non so se siano della
misura giusta. Doman possiamo
andare a comprarne degli altri”
“Questi sono per me?” chiese Calipso come se
facesse fatica a crederlo vero.
“Non ci sembrava carino darteli davanti agli altri”
disse Hazel sfiorandole il
braccio. “Va tutto bene?”
“Io… si, si grazie” rispose Calipso
sorridendo alle due ragazze. “E’ stato un
pensiero gentile” mormorò stupita di tutta quella
premura e gentilezza.
Dopo tutti quegli anni in isolamento, faticava a credere che qualcuno,
che
nemmeno la conosceva potesse essersi preso tanto disturbo per lei.
“Se hai bisogno di qualsiasi cosa conta pure su di
noi”
“Mi sono perso qualcosa?” chiese Leo guardando con
curiosità il fagotto che
Calipso stringeva tra le mani.
“Cos’è?”
“Fatti gli affari tuoi Leo” lo apostrofò
Piper tirandogli uno schiaffo sul
braccio.
“Vuoi che te li porto in camera?” chiese Hazel.
“Grazie”
“Di nulla”
“Beh noi andiamo. Divertitevi ragazzi. Ci vediamo a
cena” li salutò Piper,
allontanandosi con Hazel.
“Ciao” le salutarono Leo e Calipso rimanendo poi da
soli.
“Andiamo?”
“Fammi strada” rispose Calipso, seguendolo nel suo
giro turistico per il Campo
Mezzosangue.
Leo gli mostrò tutto il Campo.
L’anfiteatro, l’arena, il poligono di tiro con
l’arco e quello del giavellotto,
il lago dove alcuni semidei facevano canottaggio, e infine le Case e le
capanne
destinate ai semidei.
“E questa è casa mia” disse Leo
fermandosi di fronte alla Casa Nove.
“Beh, direi che da Efesto non potevo aspettarmi nulla di
diverso” commentò
Calipso osservando il fumo fuoriuscire dai comignoli sul tetto.
“Ti ho già
detto che tuo padre è venuto spesso a trovarmi?”
“Si”
“Lui… non si trova a proprio agio con le persone,
ma è stato uno dei pochi Dei
che non mi ha mai abbandonata. E’ sempre stato gentile con
me… non bisognerebbe
mai giudicare una persona dal suo aspetto”
“Calipso”
“Ti ha aiutato a trovare Ogigia, non è
vero?”
“Come lo sai?”
“E’ una brava persona” sorrise Calipso
puntando lo sguardo in quello di Leo.
“Deve essere molto fiero di te” disse guardandolo
come se in realtà, quella
frase, si riferisse più a lei che ad Efesto.
“Calipso io… oggi al padiglione… quello
che ho detto a Michael sul fatto che
sei la mia ragazza…”
“Hai cambiato idea?”
“Cambiato idea?”
“Non vuoi che io sia la tua ragazza?”
“Io… certo che lo voglio, è solo che
tu… sei così bella, mentre io sono solo
uno scarabocchio abbrustolito” rispose Leo, strappandogli un
sorriso al ricordo
di come lo aveva chiamato appena era atterrato sulla sua isola.
“Ero furiosa con gli dei” si giustificò
prendendolo per mano, addentrandosi
insieme al semidio nel bosco, per sfuggire agli sguardi curiosi che li
seguivano da quando erano arrivati al Campo. “La
verità, è che avevo paura di
potermi innamorare di te, e di soffrire un’altra volta. Ho
cercato di tenerti a
distanza, ma non ha funzionato. Mi sono innamorata di te. Sono
innamorata di
te, e mi piaci Leo, mi piaci veramente, e voglio stare con te, se tu
vuoi stare
con me” disse Calipso sorridendo felice quando il figlio di
Efesto la attirò
baciandola con tutta la dolcezza di cui era capace.
“Grazie” sussurrò felice stringendola a
sé.
“No, grazie a te… grazie per essere tornato.
Grazie per aver mantenuto la tua
promessa”
“Farei di tutto per te” sussurrò sulle
labbra della ninfa prima di ricominciare
a baciarla.
Ce l’aveva fatta.
Aveva mantenuto la sua promessa.
Era tornato a prenderla, e l’aveva portata via da quella
maledetta isola.
Non aveva mai avuto nessun dubbio sul risultato di
quell’impresa, ma essere
riuscito a conquistare il cuore di Calipso andava oltre ogni sua
aspettativa.
FINE 6° CAPITOLO