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Autore: bad93    06/04/2015    3 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
-Dai vieni! Dobbiamo festeggiare!-
-Ma ho perso, non credo ci sia nulla da festeggiare.-
E questo cosa centra?!chi ha detto che si deve festeggiare solo quando si vince? Siete arrivati in finale e anche se avete perso è comunque una conquista.-
-Comunque loro si meritano la vittoria.-
-Già, è stata una partita molto avvincente.-
-Vado a cambiarmi, ci vediamo dopo.-
-A dopo.- lo salutò con la mano e sorridendo.
-Un sogno...era solo un sogno.- si svegliò accaldato e tremante, il cuore gli batteva all'impazzata.
Questa fanfiction la dedico alla mia carissima amica Marina Swift che mi aiuta sempre moltissimo, e come me adora il personaggio protagonista.
Spero che possa interessare a qualcuno questa mia nuova storia, grazie mille a chi leggerà e recensirà, buona lettura.
bad93
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Sogno premonitore.

 

-Dai vieni! Dobbiamo festeggiare!-

-Ma ho perso, non credo ci sia nulla da festeggiare.-

E questo cosa centra?!chi ha detto che si deve festeggiare solo quando si vince? Siete arrivati in finale e anche se avete perso è comunque una conquista.-

-Comunque loro si meritano la vittoria.-

-Già, è stata una partita molto avvincente.-

-Vado a cambiarmi, ci vediamo dopo.-

-A dopo.- lo salutò con la mano e sorridendo.

 

 

-Un sogno...era solo un sogno.- si svegliò accaldato e tremante, il cuore gli batteva all'impazzata.

Si alzò dal letto e andò a farsi una doccia, sperando che il getto d'acqua potesse lavare via quelle strane sensazioni. Successivamente andò in cucina a fare colazione; il suo corpo tremava ancora, indice che la doccia non aveva avuto l'effetto sperato. Decise di uscire a fare una passeggiata, magari riusciva a distrarsi; passò attraverso il parco, dove vide molti bambini fermatisi a giocare prima di andare a scuola, alcune persone portavano a spasso il cane e infine vi erano coppie che, come lui, facevano semplicemente una passeggiata. Mancavano ancora parecchie ore all'allenamento, che si sarebbe tenuto nel pomeriggio, ma allora come mai lui era uscito di mattina presto? Cosa sperava di trovare?

 

Oltrepassò il parco e cominciò a camminare per le strade, che ormai iniziavano ad affollarsi; senza una meta precisa. Passò così il tempo, quando si ritrovò, per caso, davanti a una piccola pasticceria. Non sapeva che ci fosse ancora, era convinto che dopo tutto quel tempo avesse chiuso. Ricordava benissimo quel posto, ci era andato parecchie volte quand'era più giovane.

 

“Chissà cosa starà facendo adesso? Non ci vediamo da dieci anni.”

Perso nei suoi ricordi, arrivò all'aeroporto.

“Ma come ci sono finito qui? Che strano, mi conviene andare a mangiare da qualche parte e poi raggiungere la squadra. Ho fatto una passeggiata lunga una mattina, ma non mi sono distratto per niente.” si voltò e s'incamminò.

-Byron?- sentì una voce che lo chiamò, ma non rispose; non conosceva nessuno all'aeroporto e menchémeno persone che dovessero arrivare quel giorno.

-Sei Byron, giusto?- ripeté la voce.

In quel momento si voltò e sgranò gli occhi incredulo.

-Saori...ma...ma...-

-Accidenti, sembra che hai visto un fantasma.-

-No sono solo sorpreso. Non pensavo di rivederti. Che cosa ci fai qui? E quando sei arrivata?-

-Come puoi vedere ora, in effetti è stata una coincidenza incontrarti qui, non posso biasimarti.-

-Vai a casa?- lei annuì, -Hai già dei programmi?-

-No, non ho trovato nulla di interessante; tu che fai?-

-Oggi ho un allenamento con la mia squadra, mentre domani c'è una partita...-

-Davvero?! E dove?-

-Allo stadio zattera, alle due.-

-Allora ci vediamo più tardi, dove ti trovo?-

-Alla Kirkwood.-

-Ok, a dopo.- lo salutò e prese un taxi.

-Accidenti, non è proprio cambiata, non lascia mai terminare le frasi. Sempre meglio di come era i primi tempi di scuola; ora chi glielo dice che la partita è tra due scuole medie e io non gioco? Beh, quando arriverà lo scoprirà, e di sicuro la colpa sarà mia che non l'ho avvisata in tempo. Sarà meglio andare a mangiare.- guardò l'ora sul cellulare,-Che cosa?! È già così tardi?! Non pensavo che una semplice chiacchierata avesse portato via tutto quel tempo. Mi conviene raggiungere i ragazzi, vorrà dire che mangerò un panino durante l'allenamento.-

S'incamminò verso l'entrata della metropolitana e prese il treno che lo avrebbe portato a scuola; sarebbe arrivato giusto in tempo, dall'aeroporto alla fermata più vicina alla Kirkwood ci voleva circa un'ora in metropolitana, in più un pezzo di strada avrebbe dovuto farlo a piedi e si aggiungono altri trenta minuti. Riuscì ad arrivare giusto in tempo, era la prima volta che vedeva quella squadra, e non appena iniziò l'allenamento, capì che non avrebbe visto il suo pranzo nemmeno con il telescopio. La squadra era divisa, i giocatori continuavano a litigare, decise di provare a tenerli uniti con l'obbiettivo comune: la vittoria. Durante la pausa spiegò ai ragazzi lo schema di gioco, le strategie e le motivazioni per le quali erano una squadra. Successivamente gli allenamenti ripresero, la maggior parte dei giocatori seguì le sue indicazioni, ma c'era ancora chi continuava imperterrito con il proprio modo. Il pomeriggio passò in fretta, uscì dall'edificio della scuola che era già buio inoltrato, il preside aveva voluto parlargli; solo per lamentarsi delle sue paure di una possibile sconfitta e delle conseguenze che potrebbero esserci. Lui non era riuscito a dire nemmeno una parola, aveva una fame terribile, non mangiava da quella mattina, ringraziava il cielo di non essere ancora crollato a terra. Arrivò al ponte e vide subito Saori all'altro capo, la raggiunse.

-Che ci fai qui a quest'ora?-

-Ma come?! Ci siamo messi d'accordo di incontrarci dopo l'allenamento non ricordi?-

-Sì, ma non pensavo mi aspettassi fino a quest'ora.-

-Non è poi così tardi, inoltre non ho il coprifuoco.-

-Questo è vero, però la notte non è sicura.-

-Tranquillo! Se ti attaccano ci penso io a metterli al tappeto.- asserì lei sferrando un calcio all'aria.

-Non era questo che intendevo.- sussurrò lui.

-Hai detto qualcosa?-

-No, niente. Ti va di andare a mangiare da qualche parte? Non metto niente nello stomaco da stamattina.-

-Va bene, dove?-

-Seguimi e vedrai.-

 

Entrambi si avviarono verso la metro, quando improvvisamente iniziò a piovere, inizialmente era debole, ma poi divenne ben presto un acquazzone. Byron prese Saori per mano e iniziò a correre, riuscirono a prendere il treno, ma erano completamente fradici.

-Mi dispiace , ma in queste condizioni, non possiamo andare da nessuna parte.- disse Byron ansimando, non aveva mai corso così forte, come quella sera.

-Tranquillo, chi se lo aspettava un acquazzone del genere.-

-Di sicuro non i meteorologi, davano sole e cielo sereno fino a dopodomani.-

-Sì, è vero. Ho visto le previsioni.-

-Accidenti, sono completamente bagnato.-

-Tieni.- gli disse porgendogli un fazzoletto -Sia mai che ti prendi la febbre.-

-Grazie, ma non serve. Sono di costituzione più forte ora. E poi quella volta avevo fatto una partita di calcio ed ero sudato, pioggia e vento hanno fatto il resto.-

-Hai sempre una spiegazione per tutto tu. -

-Eh...eh..eh. Paura?-

-Per niente. So perfettamente la tua intelligenza è fuori dalla mia portata.-

-Dai, adesso esageri. Non andavi male a scuola.-

-Togliendo le tue ripetizioni, sarei ancora là adesso.-

-Sempre positiva, ti manca solo la logica.-

-Ma si basa tutto sulla logica.-

-Non proprio. Ah! Sarà meglio scendere prima che chiudano le porte.-

 

Scesero frettolosamente, giusto un attimo prima che porte si chiudessero.

-Pronta per un'altra corsetta?-

-Non proprio, ma andiamo.-

 

Usciti dalla metro ripresero a correre, rispetto alla Kirkwood, lì pioveva ancora più forte.

-Dove andiamo?- chiese lei, per spezzare l'imbarazzo, non era più abituata al contatto con l'uomo. Ma le sensazioni erano come le ricordava e desiderava che loro meta non arrivasse mai, solo per godersi quel momento.

-A casa mia. È più vicina.- rispose lui velocemente.

-Ah, ok.-

 

Finalmente arrivarono all'abitazione, non che fossero contenti, ma dato il tempo era meglio non sfidare la salute e madre natura. Byron prese le chiavi e aprì il portone, poi salirono le scale e arrivarono all'appartamento, aprì anche quella porta ed entrarono. Il tutto lo fece senza lasciare mai la mano di Saori, suo malgrado dovette lasciarla per andare ad accendere il camino. Lei rimase immobile davanti all'uscio ad osservare il luogo che la circondava.

-Aspetta.- disse lui allontanandosi dalla stanza, -Tieni, per il momento mettiti questo.- le disse porgendole un asciugamano, -Almeno ti asciughi un po'-

-Grazie.- rispose prendendo l'oggetto.

-Intanto vado a cambiarmi.- detto questo uscì dalla stanza.

Tonò pochi minuti dopo e trovò Saori seduta sul divano, in principio rimase sbigottito, in dieci anni il suo corpo era cambiato, forse l'unico ad aver mantenuto la fisionomia di un tempo era lui, dopo svariati secondi passati a fissarla, si decise a parlare.

-Mi spiace davvero per stasera, è un vero peccato che proprio stasera abbia iniziato a piovere. Forse è perchè non ci vedevamo da anni.-

-Forse hai ragione.-

 

A spezzare il silenzio appena scaturito fu lo stomaco di Byron, che reclamava il suo nutrimento; a parere dell'uomo aveva trovato il momento meno opportuno da rovinare, ma non poteva controllarlo a quel punto.

-Scusa.-

-Tranquillo, penso io alla cena.- disse lei alzandosi, -Dov'è la cucina?-

-Davvero, non è necessario.-

-Mi ospiti è il meno.-

-Non serve posso pensarci io.-

-Insisto, tu ha appena finito di lavorare, io invece non ho fatto nulla per tutto il giorno.-

-Come vuoi.-

-Grazie, allora?-

-Da questa parte.- le disse indicandole la strada. “Spero che in dieci anni abbia fatto un corso di cucina. Non oso immaginare cosa ci sarà per cena, al solo pensiero mi vengono i brividi.”

 

Saori in cucina preparava la cena canticchiando, dimenticandosi di indossare solo uno striminzito asciugamano, lui curioso entrò in cucina e iniziò ad apparecchiare, cercando di non guardare la ragazza dietro di se. Non poteva lamentarsi con nessuno di quella situazione, l'aveva creata lui, quindi ora ne subiva le conseguenze. Sperava solo che non andasse a finire come quel giorno che aveva avuto la febbre, era partito tutto da li.

-E' pronto!- esclamò lei entusiasta.

L'aspetto era invitante e non si era tagliata ogni volta o bruciata, la cosa prometteva bene, forse un corso di cucina l'aveva seguito; ma un dubbio lo tormentava: e se fosse come la cucina di Nelly?

 

 

Continua...

 

 

 
  
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