Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MrsCrowley    07/04/2015    5 recensioni
Due sorelle totalmente diverse. Il ghiaccio e il fuoco, l'Aria e la Terra, la sensualità e la dolcezza, l'amore e la passione.
Cosa succede però quando i loro ruoli iniziano a confondersi, quando l'amore sconvolge quello che era solo sesso e la passione rende quasi impossibile l'amore?
"E poi l'ho, anzi no.. mi ha.. baciata" dal diario di Astoria Greengrass
"Sarò il tuo angelo infernale, questa notte" dal diario di Daphne Greengrass
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dai diari delle sorelle Greengrass

 

Chapter 1. Pride and Prejudice

 

Non avrei mai pensato di aver bisogno di un diario segreto, fin quando non me ne hanno regolato uno. Da quel momento, non ho potuto farne a meno: questo diario mi ha subito attratta, il cuoio nero che lo rilega luccicava troppo nel buio della mia stanza, come il richiamo di una sirena.
E' notte fonda, e io ho bisogno di scrivere, ho bisogno di affidare a qualcuno i segreti più reconditi del mio cuore, quello che nascondo gelosamente dentro di me.
Ho scoperto che basta chiudere gli occhi e pensare, ricordare quello che è successo, per far sì che il ricordo si imprima sul foglio.
La mia pigrizia ama ancora di più la magia, adesso”.

 

Astoria Greengrass sorrise appena, constatando quanto tutto questo fosse comodo e ringraziando mentalmente zia Bella per quel regalo inaspettato.
Socchiuse gli occhi, mentre l'immagine sfocata del reale motivo per cui aveva iniziato a scrivere iniziò a farsi strada nella sua mente.
Tutto era iniziato a Dicembre.
O meglio, nella sua testa era iniziato molto prima, ma nella realtà i suoi pensieri avevano preso forma solo in quel mese, quasi a voler riscaldare il cuore della ragazza in tutto quel freddo.
Il suo sorriso si incurvò ancora di più, al ricordo di tutti quegli avvenimenti che tanto l'avevano cambiata, in quel mese che di sicuro era diventato il suo preferito...

 

 

Era la prima mattina di Dicembre, e l'aria fuori era fredda pungente ad un livello quasi insopportabile.
Astoria avrebbe presto imparato che con il freddo le persone hanno due reazioni diverse: ci sono i cuori che si riscaldano e cercano di riscaldare gli altri, e ci sono i cuori che invece diventano a loro volta di ghiaccio, imitando il panorama fuori dalle finestre.
Lei apparteneva di sicuro alla prima categoria, e non aveva molti dubbi nel dire che sua sorella invece appartenesse alla seconda.
Era ancora presto quando la più piccola di casa Greengrass si svegliò, e con sua grande sorpresa quando aveva aperto gli occhi fuori c'era la neve ad attenderla.
Il suo sorriso nel vedere quei fiocchi era così raggiante, che chiunque l'avesse vista in quel momento avrebbe perso la testa per lei, coinvolto da tanta naturalezza, da tanta bellezza.
La ragazza non ci pensò due volte, e senza neanche pettinarsi i capelli scese giù, vestendosi confusamente e senza il solito cerimoniale.
Che le importava se la gonna non era perfettamente abbinata con la camicetta, e se i capelli erano un poco arruffati? Chi avrebbe notato che non aveva un filo di trucco, quando i suoi occhi erano così radiosi?
A dire il vero, Astoria dubitava che avrebbe incontrato qualcuno così presto, anzi quasi sperava che il sonno letargico per cui gli studenti di Hogwarts erano tanto famosi tra i professori non avesse abbandonato proprio oggi le mura del castello.
E invece, con suo sommo stupore, un ragazzo dai capelli rossi era steso nella neve, intento a fare la figura dell'angelo con il suo corpo, con gli occhi socchiusi.
Le sue braccia e le sue gambe si muovevano piano, e un sorriso appagato era disegnato sul volto disteso e rilassato di quel ragazzo.
Astoria avrebbe riconosciuto quel ciuffo di capelli rossi ovunque, nonostante quel ragazzo avesse un gemello totalmente identico.
Era sicura che si trattasse di Fred Weasley. Quello che, nella sua scatenata fantasia da tredicenne, era il suo Fred.
Con lentezza, Astoria si lasciò abbandonare contro il tronco di un albero, mentre la neve cadeva leggera su di lei, che assorta continuava a guardare Fred.

Il parco di Hogwarts non le era mai parso così incantevole, così magico.
Quasi come fosse posseduta da una forza maggiore, Astoria si alzò lentamente, uscendo dal suo nascondiglio sicuro, per prendere in mano una palla di neve.
La lavorò con cura, e la guardò con immenso affetto, prima di gettarla su Fred.Il ragazzo balzò in piedi stupito, e sul suo volto si disegnò una sorpresa ancora più grande quando notò che a lanciare quella palla era stata proprio lei.
Si era guardato intorno quasi alla ricerca di un'altra persona, e la sua espressione sembrava tradire un chiunque, ma non lei che spezzò il cuore della ragazza.
Perchè proprio lei no? Perchè gli pareva fosse così strano che quella palla fosse stata lanciata proprio dalle sue mani?
E invece sì, era stata lei. Una Greengrass, una Purosangue, una Serpeverde.
Chissà se erano questi i pregiudizi per cui il volto di Fred si fece così pensieroso, e i suoi occhi di colpo si spalancarono per la sorpresa.
Del resto lui era un Weasley, un Traditore del proprio sangue, e come se non bastasse un Grifondoro.
Eppure quegli stupidi pregiudizi non avevano mai fermato la piccola Astoria dal pensare che lui fosse in assoluto il più bel ragazzo che avesse mai visto, né avevano impedito al suo cuore di battere forte per lui.
Tutto di lui le piaceva: il colore acceso dei suoi capelli, l'incavo del suo collo, il modo in cui camminava aggirandosi furtivo per la scuola, il suo sorriso contagioso sempre a fior di labbra, il suono coinvolgente della sua risata, gli occhi in cui anche in quel momento Astoria si stava perdendo.

Paralizzata e imbarazzata da quel silenzio, Astoria rivolse al ragazzo un leggero sorriso, quasi a volersi scusare per quella imprudenza.
Come aveva potuto? Come aveva fatto a lasciarsi trasportare così dalle sue fantasie, senza restare con i piedi ben ancorati alla solida realtà?
Per Fred lei sarebbe sempre stata una nemica, per Fred lei sarebbe sempre stata feccia, meno di zero.
Scoprirlo così le fece perdere più di un battito cardiaco, e il suo piccolo mondo fantasioso da strega tredicenne le parve crollare miseramente sulle sue spalle magre, troppo esili per sopportare tutti quei sogni andati distrutti e dalle macerie così pesanti.
Astoria sperava con tutto il cuore che Fred ricambiasse il suo sorriso, ma lui era più immobile di lei, ancora più paralizzato per motivi arcani che la ragazza non riusciva a comprendere.
Sorpresa, stupore o semplicemente ribrezzo, cosa attanagliava l'animo di Fred?
Astoria se lo chiese, ma non riuscì a rispondersi.
Questa mancata risposta la fece crucciare ancora di più, tanto che sentì uno strano impulso che pareva spingerla a piangere.
La ragazza non piangeva da anni, non perchè fosse orgogliosa e caparbia come sua sorella, ma semplicemente perchè non ne aveva mai avuto motivo.

Già, sua sorella. Al pensiero di lei, il cuore le si congelò.
Che avrebbe detto l'algida e irraggiungibile Daphne Greengrass, se avesse assistito a quella scena appollaiata alla finestra del suo dormitorio?
Si sarebbe vergognata di lei, o avrebbe riso fino alle lacrime?
Di certo sarebbero state lacrime diverse da quelle che Astoria sentiva di voler piangere, davanti a un Fred ancora pietrificato.
Dove era finito quel ragazzo sempre pronto a dire qualcosa, quel ragazzo che dispensava sorrisi a tutti e che sapeva subito far sentire a suo agio le persone?
Perchè la trattava differentemente da tutti gli altri, quando lei semplicemente voleva sentirsi per una volta nella sua vita uguale alla gente che la circondava?
Sarebbe scesa volentieri da quel piedistallo in cui era sempre stata non per sua scelta, ma per il semplice fatto di essere una Greengrass, una Purosangue, una Serpeverde.
E lo avrebbe fatto soltanto per non scontrarsi contro un muro di ghiaccio davanti a Fred, per poter ricevere un sorriso da lui, un Weasley, un Traditore del proprio sangue, un Grifondoro.

Astoria sentì il sorriso congelarsi sul suo viso: stava per cedere, ma non voleva farlo davanti a lui.
Alzò gli occhi al cielo, cercando di agire come avrebbe fatto Daphne in quel momento.
Con indifferenza, quasi con aria di distacco, come se quella palla fosse stata lanciata per semplice provocazione, come se lui non avesse avuto il coraggio di rispondere.
Poi con lentezza girò sui tacchi, allontanandosi lentamente.

Grandi lacrime iniziarono ad inondare i suoi dolci occhi castani, mentre le ciglia le si allungavano ancora di più, bagnate da quelle gocce preziose che da anni non scaldavano le sue gote.
Sentiva gli occhi di lui perforarle la schiena, e avrebbe voluto correre velocemente per mettere tra lei e Fred la maggiore distanza possibile.
Eppure una parte di lei desiderava ardentemente che Fred si smuovesse e la seguisse di corsa, afferrandole il braccio per darle un bacio.
Come faceva ad essere così stupida, così romantica?
Strinse i pugni, pensando che davvero non esisteva in tutto il castello una ragazzina sciocca come lei, e che avrebbe dovuto fare tesoro di quella delusione.
Non era colpa di Fred, era tutta colpa sua che a tredici anni ancora dava peso ai suoi sogni piuttosto che leggere i chiari segni che trasparivano dalla realtà.

Quando finalmente entrò nel castello era così furiosa con se stessa che nemmeno si accorse di un Draco piuttosto svogliato che stava uscendo fuori con una tazza fumante in mano.
Si scontrò contro il petto caldo di lui, e per un attimo pensò di chiudere gli occhi e chiedere a quel ragazzo di abbracciarla.
Doveva essere davvero disperata, pensò tra sé e sé, per desiderare un abbraccio di Draco Malfoy.
Scandalizzata dai suoi stessi pensieri assurdi e prima di poter di nuovo commettere lo sciocco errore di lasciarsi andare alle sue emozioni, Astoria tentò di scappare via.
Non si era accorta però che Draco, per non perdere l'equilibrio, si era tenuto a lei e l'aveva avvinghiata a sé, avvolgendola tra le sue calde braccia.
Non avrebbe mai pensato di associare la parola caldo a Draco, che era sempre stato con tutti un pezzo di ghiaccio, come del resto non avrebbe mai pensato di associare la parola freddo al suo Fred, che per lei era sempre stato fuoco puro.

-“Ehi, dove pensi di andare?” le chiese lui, con un tono gentile che non le era mai capitato di sentirgli usare con nessun essere vivente, nemmeno quando cercava di accaparrarsi la simpatia di qualcuno.
Doveva essere davvero di buon umore, beato lui.
La ragazza non rispose, voleva scappare ma i piedi le si erano fatti di piombo, voleva andare via ma aveva bisogno di due braccia forti che la stringessero a sé, due braccia che la facessero sentire più protetta e meno insicura.
Chiunque in quel momento si sarebbe sentita immensamente fortunata a stare tra le braccia del ragazzo più ambito del castello (tutti tranne la Granger, forse).
Ma lei, Astoria, si sentiva solo estremamente confusa e ancora triste, di una tristezza che rendeva il suo corpo languido e bisogno di affetto, di una tristezza che le faceva avvertire quel forte bisogno di un abbraccio, delle braccia di Draco.

Astoria alzò gli occhi per incontrare quelli del ragazzo, non curandosi delle lacrime che ancora li inondavano, dimenticandosi della tempesta che sentiva dentro di sé.
Non aveva mai notato quanto belli fossero i suoi occhi quando non erano serrati in un'espressione di superiorità nei confronti di tutto il resto del mondo, forse anche perchè Draco non aveva mai guardato qualcuno come invece stava facendo in quel momento, o forse perchè lei non ci aveva mai fatto troppo caso.
La stava guardando come a voler assorbire tutte quelle emozioni, come se i suoi occhi grigi fossero fatti di spugna e potessero contenere tutto quello che stava traboccando dagli occhi caldi di lei.

Fu proprio in quel momento che successe quello che mai Astoria Greengrass si sarebbe aspettata.

***

Cario diario, zia Bellatrix dice di scrivere tutto qui sopra, così che la mia storia diventi un giorno una leggenda internazionale, così che Rita Skeeter abbia materiale realistico su cui poter elaborare il suo primo libro di fama internazionale.
Non che io muoia dalla voglia di affidare la mia vita in pasto a quella odiosa Skeeter, ma so che un giorno il mio nome sarà più famoso di quello di Morgana, e voglio che la gente sappia quanto io, Daphne Greengrass, abbia turbato gli animi dei ragazzi di Hogwarts e fatto morire di invidia tutte le ragazze di questo grande castello.

 

Daphne Greengrass fu l'ultima a lasciare il dormitorio di Serpeverde, quel sabato mattina.
Ci aveva messo una cura e una dedizione estrema nel prepararsi, e guardandosi allo specchio si trovò più bella che mai: i capelli biondi fluenti le ricadevano come una cascata sulle spalle, incorniciandole quel viso angelico che trasudava di promesse demoniache.
Ciò che si era ripromessa quella mattina la rendeva più che mai felice, e mentre camminava per i corridoi la ragazza vibrava di una luce avvolgente, che rendeva nessuna paragonabile a lei.
Era solo al quarto anno, ma sapeva già perfettamente quello che voleva, e se lo prendeva senza neanche chiedere: del resto a chi avrebbe dovuto chiedere il permesso lei, Daphne Greengrass?
La sua reputazione da scapestrata a scuola era pari a quella di un certo Draco Malfoy, e il suo nome vibrava per i corridoi alla stessa velocità di quello di Harry Potter e della sua scandalosa partecipazione al Torneo Tremaghi.
Era stato questo piccolo particolare a rendere Potter così interessante ai suoi occhi in quel momento.
In realtà Daphne aveva semplicemente bisogno di portare al ballo uno dei tre candidati maschili: voleva sentirsi una Primadonna come mai nella sua vita, e sapeva che la sua bellezza mozzafiato reggeva di sicuro il passo con la sua ambizione.
Potter però sarebbe stato la sua ultima scelta, solo in caso di disfatta degli altri due partecipanti: la punta dell'iceberg era per lei in quel momento Viktor Krum, il campione di Quidditch più intraprendente che avesse mai visto.

Krum non era esattamente quella che si definisce una bellezza, ma per qualche strano motivo in quel momento era fastidiosamente desiderato da tutte le ragazze di Hogwarts, e per questo probabilmente aveva iniziato a rifugiarsi nella biblioteca del castello.
Non che la Greengrass lo spiasse, ma lo aveva semplicemente trovato lì mentre consultava un libro di Storia della Magia, e più di un pomeriggio lo aveva visto sfrecciare nei corridoi avvolto nel suo mantello scarlatto, in direzione biblioteca.
A passo spedito, Daphne quella mattina aveva approfittato dell'assenza delle lezioni per dirigersi in biblioteca: tutti giocavano fuori, lanciandosi palle di neve e ridendo ad alta voce.
Lei invece desiderava ardentemente di poter incontrare quel ragazzo: non aveva un vero e proprio piano, né una strategia d'attacco, pensava che sarebbe bastato farsi vedere da lui per riuscire a catturare la sua attenzione, esattamente come era successo con tutti gli altri ragazzi all'interno del castello.

Proprio davanti alla biblioteca incontrò Nott, che sembrava abbastanza di buon umore e disperatamente disposto ad attaccare bottone con lei.
Era da un sacco di tempo che Nott la guardava con la stessa referenza che si dovrebbe avere per Morgana, e questo più che lusingare la ragazza la infastidiva.
Quell'idiota di Draco le aveva più volte spifferato quanto spesso Nott parlasse di lei, con dovizia di particolari erotici che facevano rabbrividire la ragazza al solo pensiero.
Non che Nott fosse un brutto ragazzo, ma semplicemente... era Theodore Nott, ecco.

-“Daph, perchè vai di là? Vieni fuori con noi, andiamo a giocare con la neve!”
La ragazza lo fulminò lanciandogli uno sguardo che sembrava un Anatema, costringendo Nott a fare involontariamente un passo indietro, quasi intimorito dalla sua reazione così inviperita.
Quante volte gli aveva detto di non chiamarla con quello stupido diminutivo?
E quante volte gli aveva detto di non disturbarla mai e di non rivolgerle la parola se non era lei a farlo per prima?

-“Nott, non adesso.” cercò di tagliare corto, sperando che la lasciasse in pace senza dover essere scortese.
Non che si facesse problemi ad essere scortese, ma quella mattina proprio non aveva tempo.
Se Nott le avesse fatto scappare Krum da sotto il naso, avrebbe mangiato il suo cuore e glielo avrebbe fatto crescere mille volte per mille volte rimangiarglielo, tra atroci dolori.
Lo avrebbe reso una sorta di Prometeo rivisitato, se non si fosse tolto di mezzo in due secondi.
Il ragazzo annuii appena, sembrando quasi deluso dalla sua risposta fredda, senza poter intuire la natura dei pensieri di lei, che nel frattempo stava escogitando altri modi per torturarlo a lungo e dolorosamente.
Per Daphne la discussione era ormai finita, ma il ragazzo la guardava come se avesse ancora qualcosa di trascendente da dirle, senza però spiccicare parola.
Le bloccava il passaggio, quasi a volerle impedire di scappare via.
La Serpeverde alzò appena il sopracciglio, aspettando che si decidesse a parlare o che la lasciasse libera di andare: aveva un'importante missione da compiere, non poteva di certo perdere tutto il giorno con Nott!

-“Senti Daph... io.. cioè tu.. insomma, noi..
Oh no, questo non avrebbe dovuto dirlo. Non avrebbe dovuto nemmeno osare pensarlo.
Prima che il ragazzo potesse continuare a balbettare parole compromettenti e altamente imbarazzanti, l'algida Daphne Greengrass gli scaraventò contro tutta la sua furia indomabile.

-“Non c'è nessun noi, Nott. E non essere così idiota da chiedermi se voglio venire al ballo con te, perchè non lo farei neanche se fossi il solo ragazzo disponibile in tutto il castello!”
Gli urlò contro, catturando in quel momento l'attenzione di un Viktor Krum che usciva piuttosto imbronciato dalla biblioteca: ci avrebbe scommesso che si trovava lì!
E adesso per colpa di Nott aveva perso l'occasione di parlargli, quindi anche per quel giorno non si sarebbe fatta invitare al ballo da Krum.
Lo sguardo carico di odio con cui guardò Nott fu tale che al ragazzo sembrò di scomparire, ma quello che Daphne non si sarebbe mai aspettata era che, finalmente, il campione di Durmstrang si accorgesse in qualche modo di lei.
Con passo spedito ed espressione ancora più corrucciata del suo solito, Krum si avvicinò a loro, guardando in cagnesco il povero Nott: quella di sicuro non era la sua giornata fortunata.

-“Tu stare disturbando la signorina?” chiese, aggressivamente.
In tutta risposta il Serpeverde lo mandò al diavolo, mormorando in cagnesco parole poco comprensibili che contenevano un “porco Godric”“questi idioti di Durmstrang” e un più che mai sospirato “Greengrass”.
Mentre Nott si allontanava brontolando, lo sguardo di brace di Krum la squadrò, come a chiederle tacitamente se fosse tutto a posto.
Daphne aveva le gote leggermente più rosee del solito, colorite dalla collera momentanea, ma gli occhi vibravano nel guardare Krum: finalmente era lì, davanti a lei, e finalmente aveva capito che avrebbe dovuto invitarla al Ballo del Ceppo.
Quel luccichio negli occhi poteva essere facilmente scambiato per ammirazione, o ringraziamento per averla “salvata” da Nott, per questo Daphne non si curò più di tanto di nasconderlo.

-“Grazie, Viktor” mormorò, guardando il ragazzo sorridere appena per il modo forse un po' troppo British in cui aveva pronunciato il suo nome.
Daphne posò con leggerezza e noncuranza una mano diafana sulla spalla di lui, nascondendo in quella pacca gentile il desiderio di toccarlo e sentire la consistenza del suo corpo sotto la pelle.
Sembrava un poco meno incupito di quando era uscita dalla biblioteca, e Daphne moriva dalla voglia di sapere cosa fosse successo là dentro per renderlo così tenebroso.
Probabilmente qualche ragazza dei primi anni lo aveva visto e aveva cercato di convincerlo ad andare con lei al Ballo, o peggio avevano iniziato a professare il loro amore incondizionato nei suoi confronti: poteva capirlo, troppe attenzioni davano davvero fastidio a volte.

Proprio in quel momento Hermione Granger uscì di corsa dalla biblioteca, con una pila di libri in mano e l'espressione più triste e patetica che la Greengrass le avesse mai visto addosso.
Il suo volto cambiò man mano lineamenti nel vederla, passando dalla tristezza alla furia, senza che la Serpeverde riuscisse a trovare un valido motivo per quell'espressione di odio profondo.
Non aveva ancora toccato il suo adorato Potter, né aveva infastidito lei e i suoi amici; certo, ogni tanto aveva riso alle battute poco carine che Draco faceva sul suo conto, ma non le pareva un motivo abbastanza valido per ricevere in cambio quell'occhiataccia.

-“Quindi è così che ti consoli, Krum? Io ti dico di non poter venire al ballo con te per non ferire i miei amici e tu.. tu subito vai da un'altra? Sei uguale a tutti gli altri, anzi no, sei peggio di loro!”
Aveva sbottato la Granger, piantandosi di fronte a loro e facendo dardeggiare i suoi occhi dall'uno all'altra, quasi a voler riversare la sua furia su entrambi nello stesso momento.
Daphne sorrise appena, collegando basita tutti i pezzi del puzzle: quindi Krum non andava tutti i giorni in biblioteca per sfuggire alle ammiratrici, ma per incontrare la Granger?!
Quasi non riusciva a crederci, ed ecco adesso il motivo di quella sfuriata insensata.

-“Ma conoscendo te, questa tresca tra voi due va avanti da tempo. Era tutto un piano per rendermi ridicola il vostro, vero?”
La Grifondoro aveva il dito puntato contro di lei, e gli occhi così rossi che sembravano sul punto di esplodere: rabbia e frustrazione colorivano il suo viso, facendo sorridere appena la Greengrass.
Daphne era così abituata alle parole poco cortesi che neanche ci fece caso: la questione non la riguardava, ma non poteva ammettere innocenza e rovinarsi così la sua sudata reputazione di cattiva ragazza.

Krum non proferì parola, e la Grifondoro si allontanò mandandolo al diavolo, sbraitandolo a voce talmente alta che probabilmente tutti gli studenti riuscirono a sentirla.
Daphne non poté fare a meno di scoppiare in una risata liberatoria.

-“E' la seconda persona che ti manda al diavolo da quando mi conosci, cioè meno di dieci minuti. Credo che la mia compagnia non ti faccia affetto bene, Viktor”
Anche il Campione Tremaghi distese il suo volto in un leggero sorriso, guardandola come a volerla rassicurare che non fosse affatto colpa sua.
Se era vero che la Granger era attratta da Krum e se, per qualche ignota ragione, anche al ragazzo piaceva lei... quello era decisamente un motivo in più per avvicinare a sé quel ragazzo, e vedere l'espressione inviperita della Grifondoro al suo ingresso al ballo con lui.

-Vieni, andiamo fuori.”
Quella del ragazzo era parsa quasi un'imposizione, ma le aveva afferrato la mano così saldamente che per una volta Daphne non aveva posto obiezioni.
La Greengrass non era stupida, sapeva che quel comportamento così affettuoso da parte di Krum era dovuto in larga parte dal suo desiderio di vendetta verso la Granger.
Certo, la sua bellezza aiutava molto, ma non era stato essenzialmente quello il motivo per cui adesso si ritrovava nel parco, stesa sulla neve insieme a Viktor Krum.

-“Qvando sono nato io, nevicava” le raccontò lui.
Daphne sorrise di quella strana coincidenza, anche il giorno della sua nascita fuori imperversava una tempesta di neve, e per questo forse si sentiva così a suo agio tra quei fiocchi danzanti.

-“Doveva esserci anche quando sei nata tu, ecco perchè sei così di ghiaccio, Daphni”
Le parole del bulgaro la colsero di sorpresa, così come il fatto che avesse usato il suo nome nonostante lei non si fosse ancora presentata.
Certo, lo aveva pronunciato a modo suo, ma ciò non toglieva che lui sapesse il suo nome.
Quindi la conosceva, aveva sentito parlare di lei a scuola o si era sorbito le descrizione della Granger su tutti i Serpeverde e su quanto fossero odiosi e poco raccomandabili?
E come aveva potuto, in così poco tempo, conoscerla così bene da definirla di ghiaccio?
La ragazza non voleva far emergere lo sconcerto e il turbamento che quelle parole le avevano provocato dentro, ma si mise sul fianco, leggermente sollevata per poter guardare meglio quel ragazzo disteso sotto di lei, il mantello rosso che sprofondava nella neve candida.

In quel momento Krum le apparve più bello del solito, lì disteso sulla neve, quasi indifeso e totalmente assorto nei suoi pensieri, pensieri che lei non era in grado di penetrare pur essendo desiderosa di conoscerli.
Daphne sorrise appena, osservando quel volto disteso, mentre la neve turbinava attorno a loro e gli schiamazzi degli altri ragazzi le rimbombavano nelle orecchie.
Ne prese appena una manciata, stendendola sul collo scoperto di lui, facendolo sobbalzare così tanto che i loro visi finirono pericolosamente vicini.

Lui aprì gli occhi, e in quel momento le braci roventi incontrarono il ghiaccio, fondendosi. 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MrsCrowley