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Autore: _Brandy_    07/04/2015    1 recensioni
E se fosse successo qualcos’altro a Zelena prima di tornare nel nostro mondo con le sembianze di Marion? Qualcosa di imprevedibile? Qualcosa che nemmeno l’autore o il potere preveggente del Signore Oscuro potevano prevedere? Se avesse incontrato qualcuno, qualcuno in grado di poter cambiare il destino di chi incontra sia in positivo, che in negativo?
Nuovi flashback sui personaggi, vecchi e nuovi, saranno rivelati. Un segreto dovrà essere svelato. Una nuova minaccia farà la sua comparsa a Storybrooke.
Nessun mondo sarà più al sicuro ... le tenebre, presto caleranno in ogni dove.
[Prologo]
-Ho aspettato così tanto per poterti rivedere, Zelena.-
[Cap. 3] – ultimo cap. pubblicato
Zelena ... -Regina, Regina mi aveva detto che eri morta!-
-Sì- le sorrise Cora ... -Sì, o meglio, avrei dovuto esserlo, ma Jack è riuscito a trovare un modo per ingannare una magia di morte ...
P.S. fatemi sapere se vi piace, ma sopratutto se non vi piace così da potermi aiutare a migliorare nella scrittura.
Grazie e buona lettura XD
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Sorpresa, Un po' tutti, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ATTENZIONE!!  Informo i gentili lettori che se non riceverò almeno 3 recensioni (positive o negative che siano) entro il prossimo aggiornamento terminerò la pubblicazione della storia anche se incompleta.

 

 
Capitolo 3
-I sentimenti del cuore-
 
Oltre la soglia – Quadrante Nero presente
L’oscurità di quel luogo era perenne, anche se in pieno giorno e non vi fosse presenza di vulcani come nel territorio dei draghi, il cielo delle Terre Desolate era più nero di una notte senza luna e senza stelle.
Dopo aver fatto incontrare Cora e Zelena, le aveva lasciate sole, nel piccolo salotto di fronte alla cucina e se ne era andato. Prima di abbassare la maniglia Jack girò il meccanismo mettendo in alto il settore nero. Aprì l’uscio e si gettò nell’oscurità e la porta si richiuse alle sue spalle.
Ora, grazie al mantello del “Manto del Corvo” l’uomo poteva librarsi in volo per quelle terre desolate, dove fulmini rossi scendevano dalle nubi per intrecciarsi con quelli verdi che ascendevano al cielo dalla terra. Con l’ausilio di quei lampi luminosi era possibile vedere qualcosa in più, ma quando i due lampi, rossi e verdi s’incontravano a mezzaria provocavano delle esplosioni sfolgoranti di luce bianca che potevano accecare e se ci si trovava in mezzo non sarebbe rimasta neanche la cenere a conferma che eri esistito. Ma proprio grazie a quei lampi di luce, Jack poté individuare subito i Demoni Ombra che cercavano un passaggio per raggiungere la sua casa, nell’oscurità di quel cielo buio … e loro, videro lui.
-Si comincia!-  con un colpo di reni si spinse verso i nemici, il “Manto del Corvo” era un’arma terribile, dava la possibilità a chi lo indossava e riusciva a domarlo di avere un potere e una forza spaventosi e ti permetteva, di volare. Purtroppo però, la magia ha sempre un prezzo, e il prezzo di quello strumento era terrificante, indossandolo il corpo comincia ad assumere le sembianze di quelle di un corvo e col passare del tempo vi era il rischio di perdere l’anima e di diventare un demone. Ogni volta che volava, Jack sentiva il desiderio del “Manto del Corvo” farsi sempre più insistente, farsi sempre più strada all’interno del suo animo, fortunatamente l’uomo era uno stregone potente e con un animo e un controllo di se molto forte e per questo riusciva a mantenere il dominio della veste demoniaca.
Ed ecco allora, le grandi ali piegarsi per acquistare velocità durante la discesa in picchiata verso il gruppo di nemici, il vento fendergli il volto, i muscoli bruciare per lo sforzo, l’adrenalina crescere e … l’impatto. Ruppe la formazione dei Demoni Ombra squartandone in due un paio, ma prima di tornare a casa, ne aveva di nemici da abbattere, erano almeno una cinquantina, molti più del solito. Dopo essersi liberata dalla maledizione dell’esilio la Strega Nera voleva riprendersi il suo strumento di morte, non che non ci avesse già provato in passato, ma i suoi poteri erano molto più deboli, ora invece … Jack si sarebbe dovuto impegnare parecchio per fermare quegli attacchi.
Dopo l’impatto i Demoni Ombra partirono all’inseguimento, Jack provò a fare diverse incursioni come la precedente, ma quegli esseri non gli davano tregua e il “Manto” cominciava a insinuare il desiderio di distruzione nel suo corpo. Una volta aver varcato la soglia della porta per quel mondo oscuro, gli si erano solo formate le ali del corvo sulla sua schiena, ora invece, capelli e braccia erano ricoperti di piume nere e al posto delle unghie ora aveva dei lunghi artigli affilati. Dopo ore di scontri stava diventando snervante combattere con quei mostri e contemporaneamente col “Manto”, ma non poteva mollare, doveva impedire a quei parassiti di trovare il castello e per farlo, avrebbe combattuto per l’eternità, se questo significava proteggere sua figlia e la loro felice libertà.
 
Castello Volante presente
Dopo che Jack aprì la porta entrò in una specie di dimensione nera scomparendo quasi subito, la porta si richiuse alle sue spalle e il meccanismo tornò nel settore blu, il silenzio all’interno della stanza divenne assordante ed insolitamente imbarazzante.
Blair dopo aver mangiato si era raggomitolata sul tavolo dove stava e si era messa a dormire senza più curarsi di niente.
Scarlet sospirò tremendamente in pensiero per il padre, ma non poteva fare niente per aiutarlo, così decise che doveva impegnare la mente per non pensare. Quando si girò per andare in camera sua ad inventarsi qualcosa, notò che Zelena e Cora si stavano fissando e si rese conto della tensione che si stava propagando nell’aria, “Bene, grazie per avermi lasciata in questa situazione Jack … e ora come le gestisco queste!” -Beh! Ragazze …- sospirò imbarazzata sfregandosi le mani -Ora vi lascio parlare con calma da sole, io me ne vado in camera mia, al piano di sopra. Più tardi scenderò per preparare il pranzo, quindi … a dopo.- finì il suo discorso e schizzò via su per le scale.
Madre e figlia sembravano non l’avessero neanche ascoltata, da quando si erano viste c’erano solo loro, il resto non contava, il resto non esisteva.
-Zelena.- Cora fece un passo per avvicinarsi alla figlia, ma lei istintivamente si ritrasse indietro.
Zelena era arrabbiata, era felice, era disperata. Era stata travolta da un turbinio di emozioni e di domande tutte assieme. Per molto tempo aveva atteso di poter incontrare sua madre, la sua vera madre, per essere accettata, per essere abbracciata, essere amata, per dimostrarle quanto valeva, per dimostrarle che aveva sbagliato ad abbandonarla. Voleva dirle che l’amava, che l’odiava, che andava tutto bene. Ormai non lo sapeva più, non sapeva più niente. Quando Regina le aveva detto che la loro madre era morta si sentì triste e sollevata, temeva le risposte alle domande che le avrebbe fatto una volta incontrata, ma voleva conoscerla, voleva riempire il vuoto e la solitudine che aveva nel suo cuore.
-Perché?- con voce tremante, tentando di darsi un contegno, gli occhi lucidi di lacrime di rabbia e felicità -Perché mi hai abbandonata?-
Cora abbassò lo sguardo e sospirò tristemente spostandosi verso uno dei divanetti bassi del salotto -Quando ti ho avuta ero giovane, molto giovane e sciocca, tuo …- sospirò e si sedette -… tuo padre mi ha, sedotta, ingannata e abbandonata. Aveva detto di essere un principe e che doveva sistemare alcune faccende a corte e che poi sarebbe tornato a prendermi e saremmo stati sempre insieme.-
Zelena si sedette silenziosamente nel divano di fronte al suo.
-Quando poi, ho scoperto di essere incinta di te sono andata a cercarlo visto che doveva tornare dopo due settimane e invece passarono tre mesi.- sorrise -Temevo addirittura gli fosse successo qualcosa. Ma quando lo trovai, stava bene, più che bene. Era in piedi, alto, bello, prestante, che ammirava i giardini reali e … aveva gli stivali lordi di fango.-
-Lui non era un principe.- concluse Zelena facendo eco all’amarezza della madre.
Cora annui -Lui, non era un principe. I principi non hanno gli stivali infanganti, lui era solo uno dei tanti giardinieri di corte, che esibendo un fazzoletto con le iniziali reali aveva sedotto la sciocca figlia del mugnaio. Dopo averlo accusato di avermi ingannata e di avergli detto di essere incinta e che avrebbe dovuto prendersi le sue responsabilità, mi rispose che non era un problema suo, che era stata colpa mia, che ero stata io a darmi a lui. Col senno di poi, non aveva tutti i torti.-
-Sì, ma poi tu avevi sedotto il re ed è stata la principessa Eva a rovinare tutto. È tutta colpa di Eva, se non fosse stato per lei tu mi avresti tenuta.-
-Sì, questo è vero … ma tu vuoi sapere perché ti ho abbandonata e non le circostanze del caso. La verità è che sono e sono stata una pessima madre, non ti ho abbandonata solo perché non avevo nulla da offrirti, ma perché non avrei mai potuto ottenere niente di quello che volevo con una bambina. Sono stata crudele ed egoista, sia con te che con tua sorella. A te non ho dato amore e a tua sorella l’ho tolto. Per non provare emozioni sono persino arrivata a strapparmi il cuore dal petto e rinchiuderlo in una scatola.-
-Sì, ma lei l’hai tenuta, lei ha potuto crescere con te!-
-Io ho cresciuto Regina al solo scopo di avere la mia vendetta su Eva e sulla sua stirpe, l’ho usata come un oggetto continuando a dire a lei e a me stessa, che lo stavo facendo per il suo bene, per la sua felicità, ma tutto ciò che facevo, lo facevo per me. Solo quando ho riavuto il mio cuore ho capito realmente cosa avevo fatto …- alzò lo sguardo per guardarla negli occhi -… che cosa avevo perso.- Cora cominciò a piangere senza rendersene conto -Mi dispiace bambina mia, mi dispiace così tanto!-
Zelena non sapeva cosa dire, sentire quelle parole da sua madre le fece male, non sapeva cosa fare, non sapeva cosa pensare. Cora si avvicinò a lei e provò a stringerle una mano, Zelena tentò di scostarsi ancora, ma sua madre fu più veloce. -Ti prego, dimmi qualcosa!-
Zelena cercò di mantenere il suo contegno, voleva fare il possibile per mostrare un aspetto dignitoso di fronte alla madre -Regina, Regina mi aveva detto che eri morta!-
-Sì- le sorrise Cora felice che le avesse parlato, una volta tornata in possesso del suo cuore, i suoi sentimenti e le sue sensazioni furono ampliate a dismisura, erano anni che non se lo sentiva battere in petto -Sì, o meglio, avrei dovuto esserlo, ma Jack è riuscito a trovare un modo per ingannare una magia di morte e onestamente, mi sembra un miracolo, io ancora non riesco a crederci.-
 
Storybrooke passato
Nel negozio del signor Gold, Cora stava spezzando l’ultima barriera rimasta, l’ultima barriera a separarla dal suo premio, il potere dell’Oscuro Signore. Con un ultimo sforzo magico, il braccio proteso in avanti, le dita ad artiglio, come a voler strappare la barriera invisibile che si ergeva dinanzi a lei, ecco un altro piccolo sforzo e con una lieve rotazione del polso finalmente, la barriera, si dissolse.
Decisa e letale qual era, la donna si diresse nella stanza dove Tremotino giaceva su di una branda, morente, in mezzo a tutte le sue cianfrusaglie collezionate nel corso dei secoli. Davanti a lui il figlio Neal e la Salvatrice erano pronti allo scontro.
“Poveri piccoli insetti!” credevano di poterla fermare con una sciabola o con qualche bel discorsetto -Voi due, fuori dai piedi!- agitò un braccio e una nube viola li avvolse trasportandoli fuori dal negozio, dalla città fino a comparire nel bosco.
Lentamente, senza fretta Cora si avvicinò al Signore Oscuro ormai in fin di vita, lo scintillio del pugnale ondulato col nome di Tremotino magicamente impresso aveva attirato subito l’attenzione del suo padrone, mentre il dolce e terribile suono dei tacchi sul parquet risuonava nella stanza e nelle orecchie del signor Gold. Se Mary Margaret non avesse fatto quello che gli aveva chiesto, sarebbe morto … e Cora, sarebbe diventata il nuovo Signore Oscuro.
-Una visione mi ha detto di te.- la ferita e il veleno che ormai gli scorreva per tutto il corpo gli procurava fitte di dolore difficili da gestire -Che questo giorno sarebbe arrivato…-
Cora si fermò al suo fianco, per poter parlare con lui, parlare con l’unico uomo che avesse mai amato, e che mai ha avuto il coraggio di amare, un ultima volta.
Il respiro di Tremotino si faceva più intenso e corto -… ma non mi ha detto tutto. Non mi ha detto ciò che volevo sapere d’avvero.-
Cora si sedette delicatamente accanto a lui, ma la forza della decisione presa non tradiva la sua voce ferma e decisa -E cosa sarebbe?-
Le forze lo stavano abbandonando sempre di più, ma doveva riuscire a prendere tempo, il più possibile … e poi, voleva sapere, anche se aveva chiuso il suo cuore a tutti, Cora era riuscita ad entrare. Un’anima così simile alla sua, derisa, umiliata, arrabbiata, che sapeva esattamente ciò che voleva … il potere, il potere per piegare tutto e tutti ai suoi piedi.
-Tu mi hai mai amato?-
Cora fu presa alla sprovvista da quella domanda che aveva radici in un così lontano passato e la risposta si celava nelle profondità del suo intimo -Perché credi che mi sia dovuta strappare il cuore?- dolcemente allungò una mano per accarezzargli la tempia, i capelli, il suo viso ancora una volta -Tu eri la mia debolezza.- sospirò tristemente -Tu sei l’unico uomo che abbia mai amato.- indugiò ancora un istante sul suo volto, poi si alzò, gli occhi lucidi di lacrime, sollevò il pugnale del Signore Oscuro sopra la testa. Il nome che vi era inciso era scomparso ormai quasi del tutto, vi era rimasta solo l’ultima lettera e Cora se voleva il suo potere doveva trafiggergli il petto prima che scomparisse. Ecco era pronta, aveva preso la spinta con un forte e deciso colpo di reni, trattenendo il respiro quando, ad un tratto, tutto si fermò. Tutti i corpi presenti in quella stanza si bloccarono, Tremotino morente, Cora col pugnale pronto a colpire e Regina, pronta a rimettere il cuore della madre al suo posto, ignara della maledizione impressogli con la Candela di Babilonia da Mary Margaret per salvare la vita di Gold e prendere quella di Cora.
Il tempo si era fermato e lo specchio alle spalle di Cora era diventato come liquido e venne attraversato da un uomo vestito di nero, alto e accattivante, con lunghi capelli neri e occhi verdi come smeraldi. Si avvicinò ai presenti e sospirò soddisfatto guardando Cora e Regina -Per un pelo ragazze!- Regina stava per inserire il cuore nel petto della madre -Bene, allora cominciamo da te!- rivolto a quest’ultima.
Muovendo una mano fece comparire da un denso fumo nero una statua in creta identica a Cora, poi spostò lo sguardo da una all’altra controllando la somiglianza -Perfetto!- sorrise compiaciuto. Si avvicinò a Cora e le strappò un capello controllò che ci fosse la radice e sollevò gli occhi verso la donna -Chiedo venia madame!- poi lo piantò sulla testa della statua in creta. -Uno è fatto!- tolse il pugnale dalle mani di Cora e lo mise in quelle della copia in creta e fece sparire la donna così come aveva fatto apparire la statua, in una nube nera. Si voltò verso Tremotino -Tranquillo, vedrai che funzionerà anche così!- lo rassicurò sorridente, come se potesse sentirlo. Tornò a prestare attenzione alla statua di creta -Torniamo a noi!- la prese e la spostò di peso nel punto esatto in cui si trovava Cora qualche istante prima. Prese dalla tasca dei pantaloni una boccetta di acqua scintillante con piccoli bagliori dorati e la versò sul capo della scultura, velocemente si diresse allo specchio e come vi era apparso svanì, la statua prese vita e il tempo ricominciò a scorrere.
Regina mise il cuore di Cora dentro la statua in creta vivente, tutte i sentimenti e sensazioni che avrebbe dovuto provare Cora si riversarono in una volta dentro di lei, il dolore, il tumulto e la gioia la fecero indietreggiare, e lasciare il pugnale che cadde a terra. In un attimo, il nome dell’Oscuro Signore ricomparve sulla daga e Tremotino si riprese dal dolore, la magia oscura rifluiva in lui come non mai. Non appena Cora vide la figlia le sorrise, un sorriso pieno d’amore e gioia, la donna si sentì pervadere da una felicità che non aveva mai provato prima. Sua figlia era lì, davanti a lei e niente al mondo aveva più valore del suo sguardo e del suo sorriso. Regina vide finalmente l’amore, l’amore di sua madre traboccare dai suoi occhi, Cora non l’aveva mai guardata così.
-Madre!- Regina era al settimo cielo e Cora rivide, in un istante, il momento in cui presentò la figlia al mondo. Quando re Xavier, padre del principe Henry, fece presentare a Cora la figlia ai nobili e ad alti dignitari del regno e dintorni -Principessa Cora, vieni qui … - re Xavier la fece avvicinare per far sì che tutti la vedessero -Figlia mia, come l’hai chiamata?- orgogliosamente Cora guardò gli astanti sollevò sua figlia in modo che tutti potessero vederla -Il suo nome è Regina, perché un giorno avrà la corona.- e tutti si inginocchiarono dinanzi a lei e a sua figlia.
Cora si avvicinò a Regina ormai grande, ormai adulta, una donna, una donna meravigliosa, ma qualcosa dentro di lei la bloccò, un dolore terrificante.
Tremotino si guardò la ferita mortale al petto, era svanita ed era comparsa su quello della donna che si accasciò a terra. Regina la soccorse subito preoccupata -Madre!? Madre!?-
Tremotino si alzò e raccolse il pugnale. Il nome incisovi era tornato in tutto il suo spaventoso terrore.
-Che succede?- madre e figlia si guardarono e in quello sguardo, Cora capì cosa fosse davvero importante.
-Questo … mi sarebbe bastato.- Cora sorrise alla figlia -Tu … tu mi saresti bastata.- e poi chiuse gli occhi.
Regina la stringeva fra le braccia impotente, mentre Tremotino le guardava dall’alto della sua figura.
-Che sta succedendo?- la donna si voltò verso l’Oscuro per poi tornare a guardare Cora -Madre! Non lasciarmi ti prego!- la strinse ancora più forte a lei, disperata -Come farò adesso?-
-Tua madre non ti ha mai aiutata!- esordì tristemente Tremotino.
-Chiudi quella bocca!- Regina lo fulminò con lo sguardo -Sei un ladro, le hai rubato la vita! Le hai fatto un incantesimo.-
-Io non ho fatto niente.- confessò l’Oscuro.
E Regina il quel momento capì, guardando il corpo della madre e proprio in quell’istante -Regina! Ferma!- Mary Margaret entrò nel negozio di Gold urlando.
La donna sollevò lo sguardo tra l’attonito e la furia -Sei stata tu!- sussurrò consapevole.
 
Dopo aver seppellito Cora e dopo le dovute onoranze, Regina lasciò la cripta e da una nube nera ricomparve l’uomo vestito in nero. Spostò il pesante coperchio della bara in marmo e granito e recuperò il cuore dal corpo della falsa Cora.
-Bene e ora rimettiamolo al suo posto!- Qualche istante dopo tornò ad essere una statua di creta. Chiuse la bara e scomparve in una nube nera per poi ricomparire nel negozio deserto di Gold e attraversare nuovamente lo specchio.
 
Castello Volante presente
Zelena osservò la madre confusa -Vuoi dirmi che al posto tuo è morta una statua di creta? Ma se il tuo cuore era stato maledetto allora, anche quando Jack te l’ha restituito la maledizione avrebbe dovuto fare effetto anche su di te?-
-Non necessariamente! E poi non credere che sia stato semplice rimetterglielo nel petto! Quando è arrivata qui era una vera furia.- Scarlet intervenne nella conversazione.
Le due donne sollevarono lo sguardo, la ragazza era affacciata tra le sbarre del corrimano delle scale. -Scusate.- si sentì colpevole -Non stavo origliando …- si alzò in piedi e scese gli ultimi scalini -… o meglio sì, stavo origliando, ma solo la parte finale. Da quando Jack è arrivato e ti ha sostituita con la statua di creta …- si mise le mani in tasca, Cora e Zelena la stavano ancora guardando. -Ero scesa per preparare il pranzo … Oh guada com’è tardi! Voi non avete fame?- girò i tacchi e si diresse in cucina.
-Cosa intendi con “non necessariamente”?- le chiese Zelena senza badare alle sue scuse.
-Beh, essenzialmente, il prezzo richiesto era stato pagato, una vita per una vita, quella statua di creta era viva … nel vero senso della parola, anche se … lo sarebbe stata comunque per poco tempo. L’acqua della Vita ha un effetto limitato di ventiquattro ore e poi sarebbe tornata una statua di creta inanimata.-
-E come mi spieghi il fatto che quel burattino si sia comportata come mia madre?-
-Il capello, con una piccola parte dell’individuo che si vuole, “ricreare” diciamo, basta per copiare la personalità, i pensieri, le azioni, le abitudini, tutto insomma!-
Scarlet si guardò intorno -Jack non è tornato vero?!-
-Scarlet?- la chiamò la gatta mentre si stiracchiava sul tavolo -Sai benissimo dove si trova, gli hai dato quel campanello con un incantesimo di localizzazione apposta.- e si grattò dietro l’orecchio.
-Magari ho sbagliato a farlo, magari si è rotto, magari …- la ragazza era talmente agitata da aver cominciato ad andare su è giù per la cucina mentre accendeva il forno e tirava fuori una teglia dal frigo.
-Magari dovresti darti una calmata! L’ansia e l’angoscia sono i peggiori nemici per una buona magia. Te l’ho già spiegato, no?-
-Sì!- rispose frustrata.
-Bene! Ora riscalda il forno!-
Scarlet la guardò confusa -L’ho appena acceso!- rispose indicandolo.
-Con la magia! Ho fame!- la guardò con sufficienza -Su, spicciati!- la incitò con la zampa.
-Agl’ordini!- sospirò un po’ controvoglia.
-E vedi di non farlo saltare come l’ultima volta!-
Scarlet mugugnò contrariata e si concentrò sul forno.
-E se noi ce ne andassimo?- sbottò improvvisamente Zelena con aria di sfida. Scarlet e Blair si voltarono verso la donna che si era alzata e aveva fatto qualche passo verso di loro, ma prima che potessero ribattere intervenne Cora.
-No! Zelena.- si alzò andandole incontro -Ti prego. Dobbiamo restare, ho fatto una promessa.-
-Beh la tua promessa non comprende anche me!-
-Sono tua madre, ti prego ascoltami.-
-Ora ti ricordi di essere mia madre?- le gridò contro.
-Per favore.- la pregò la madre.
-Io non ti devo niente!- Zelena era arrabbiata, aveva sognato di incontrarla da così tanto tempo e ora, dopo tutti quei sentimenti confusi, riusciva solo a sentire la rabbia crescere.
-A lei no!- intervenne Scarlet -Ma a Jack sì! Credo che potresti aspettare di andare, almeno fino a quando non ritorna! Almeno un saluto glielo devi! E … se poi vorrai ancora andartene allora, sono certa che ti lascerà andare dove vuoi.-
-Ti ricordo, inoltre, che lui ti ha salvato la vita e ti ha dato la possibilità di incontrare la madre che non hai mai conosciuto.- sottolineò la gatta ondeggiando la coda.
-Resterò.- esordì orgogliosa la donna -Ma solo perché l’ho scelto io, sia chiaro! Non mi sento in debito con lui, né con nessuno di voi. Io non vi ho chiesto niente!-
Scarlet sorrise felice e corse ad abbracciarla -Oh! Grazie, grazie! Jack ne sarà felicissimo!-
Zelena non si aspettava una reazione del genere, così spontanea, così genuina e sincera. Con quell’abbraccio, la rabbia che provava svanì in un istante. -Forza ora sediamoci a tavola in poco tempo sarà pronto, vedrete vi leccherete i baffi.- la ragazzina si voltò sorridente verso la gatta che, in tutta la sua tranquillità felina ondeggiava la coda -Soprattutto tu Blair.-
Poco dopo stavano mangiando una calda e fumante pasta pasticciata. Il resto della giornata passò tranquilla, Zelena e Cora la trascorsero ancora a parlare, di tutto e niente, Blair era impegnata a lisciarsi il pelo, mentre Scarlet si era rinchiusa in camera a lavorare ad un suo progetto.
Quando si avvicinò il momento di cena Scarlet scese in cucina per preparare qualcosa, Jack non era ancora tornato e lei era meno esuberante e loquace del solito e Blair se ne accorse subito.
-Non devi essere preoccupata. Tornerà presto.-
-Sì, lo so, ma non ha mai fatto così tardi e … se avesse bisogno di aiuto.-
-Oh no signorina!- la gatta si alzò in piedi -Non pensarci neanche. Vuoi forse finire in punizione per il resto dei tuoi giorni?-
Scarlet si voltò a guardarla perplessa -Jack non mi ha mai messo in punizione!-
Blair tornò a sedersi -Il fatto che non l’abbia mai fatto non significa che non lo farà in futuro! Ti pare?- la fissò con sufficienza la gatta, la ragazza ricambiò lo sguardo e tornò ad occuparsi della cena.
-Ma non credi che dovremmo fare qualcosa?- si voltò di nuovo alzando la voce e attirando l’attenzione delle loro ospiti.
-E cosa?-
-Non lo so! Qualcosa, qualsiasi cosa! Come, ad esempio …- tendò di fare l’indifferente con aria innocente.
-No!- rispose in tono piatto.
-No? Come no!? Ma non sai …- ribatté la ragazza.
-No!-
Scarlet sospirò frustata -Non sai neanche cosa volevo proporti!-
-Esattamente quello che volevi proporre prima, uscire nel settore nero per seguirlo!-
-Sì!- esclamò felice che avesse capito.
-No! Assolutamente no!-
-Potresti farlo tu allora! Da quando sono qui non ti ho mai vista uscire.- esordì Cora avvicinandosi al tavolo della cucina seguita dalla figlia.
-Non posso!-
-Perché?- domandò Zelena.
-Perché Jack me l’ha chiesto!-
-Credevo non eseguissi gli ordini dell’uomo che ha ucciso tuo figlio!- la stuzzicò la Malvagia Strega.
Lo sguardo della gatta cambiò divenne cupo e pericoloso, non era più lo sguardo di un felino era quello di un pericoloso drago che avrebbe potuto incenerirla all’istante. Schiudendo le labbra per rispondere le sfuggirono delle piccole fiammelle scarlatte -Se fosse stata una richiesta stupida, di certo non l’avrei assecondata. Jack è l’uomo più intelligente che conosca …- sorrise -ed anche il più astuto. Se uscissi, la donna che voglio fare a pezzi percepirebbe la mia presenza … quindi, devo rimanere segregata qui per poter avere un vantaggio tattico sulla Strega Nera.- 




Anteprima *^*
Nel prossimo capitolo farà la sua comparsa una figura misteriosa, affascinante e manipolatrice *^* con nuove rivelazioni e suspance ^^ ... 
Spero che quando lo leggerete esclamerete WOOOW OoO

 
   
 
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