Capitolo 10- EroV e qanatoV, ovvero possesso e privazione
Era passata ormai una settimana da
quando Heero era tornato a Saint Kindom, e la situazione dei tre era
completamente cambiata.
Heero viveva ancora alla reggia.
Era perennemente chiuso in una stanza che gli aveva assegnato Laurie, e si era
ripromesso di non uscirvi, se non di notte e quando fosse sicuro che Relena non
fosse lì. Non gli importava che cosa avesse promesso a Duo, a dirla tutta non
gli importava più niente di lui, ma aveva giurato a sé stesso che non l’avrebbe
vista fino alla nascita di sua figlia. Se lei avesse perso il bambino per colpa
sua, non se lo sarebbe mai perdonato… la sua parte razionale, quasi
calcolatrice, veniva fermata, allo stesso modo del suo cuore, dalla
considerazione che, al momento, non poteva fare assolutamente nulla per
riaverla. Notte e giorno, il bisogno di lei si faceva sempre più forte, come
una ferita sempre fresca nel cuore che sanguinava copiosamente. Sapere poi che,
mentre lui era lì a struggersi, nel bene e nel male, Relena era ancora di Duo,
lo faceva stare se possibile ancora peggio. La sua immaginazione non si
imbrigliava facilmente, nonostante i ferrei allenamenti a cui era abituato da
anni ormai… li vedeva assieme, li sentiva ridere nelle sue orecchie, sulle
labbra percepiva il sapore di fragola delle labbra di Relena che era adesso di
Duo. E li vedeva uniti da quella complicità che solo due innamorati potevano
avere… la ricordava in ancestrali tempi passati, quella stessa complicità
quando coinvolgeva lui. Ma ora il terrore più grande era che non fosse mai
stata così forte da legare a sé Relena per sempre, specie se adesso ne viveva
una anche maggiore con il padre di sua figlia.
Ma la vita dei due
non era certo incantevole, come lui poteva pensare. Certo, vivevano ancora
assieme a Seaflower, ma le cose si erano andate evolvendo in una direzione
completamente diversa dal suo arrivo. Duo portava in sé la fatica angosciante
di quel peso, di quello che sapeva e né poteva né voleva ancora dire. C’erano
momenti in cui lo sconforto lo prendeva ad ondate: si sentiva soffocare e
voleva solo che Relena sapesse tutto quanto prima possibile, così da porre fine
a quella agonia. Ma poi pensava che erano gli ultimi momenti che passava con
lei ed allora diventava dolce, fino a farsi languido. Relena, in compenso, non
riusciva a capire più l’umore del suo fidanzato: cambiava umore ogni frazione
di secondo e, quando era nervoso, guai se si avvicinasse a lui. Ricordava che
solo una volta lui si era comportato così con lei: quattro anni prima, quando
erano in quella casetta di montagna. Quando si erano messi assieme, lui le
aveva spiegato che si era comportato così perché era già innamorato di lei, e
che, così facendo, voleva celare i suoi sentimenti.
Relena, ormai, lo
conosceva fin troppo bene per non sapere che, se stava così, stava chiaramente
nascondendo qualcosa. Le venne da pensare che aveva scoperto qualcosa di brutto
su Daphne e non voleva dirglielo per non farla soffrire. Si era recata
precipitosamente dal suo medico, ma lui le aveva assicurato che la gravidanza
andava avanti benissimo. Allora aveva pensato che si trattasse di qualcosa
legato al Regno, ma anche da quel settore non le era arrivato alcun segnale
negativo. Infine, aveva pensato che forse stava così perché si era ricreduto e
non voleva più sposarla… probabilmente pensava che fosse troppo presto o magari
non voleva diventare Re di Saint Kindom.
Dopo un po’, quella
le sembrò la risposta più convincente.
Una mattina grigia,
a colazione, decise di parlarne con lui.
Erano seduti a
tavola, Duo sfogliava distrattamente il giornale, mentre lei beveva un
bicchiere di succo d’arancia. Jeannemarie era in cucina e stava pulendo i
fornelli, mentre cercava di tenere alla larga Delia, che aveva puntato la torta
di pesche che aveva lasciato a raffreddare sul tavolo.
“Senti, Duo, lo sai
che ho scoperto una cosa, leggendo la Costituzione del mio Regno?” esordì lei,
rivolgendosi a lui, che alzò lo sguardo dal giornale.
“Che cosa hai
scoperto?” chiese pigramente.
“Ho scoperto che ci
sono tre condizioni, per cui il Principe o la Principessa diventano Re o Regina
del Regno…”.
“Re o Regina? Non
capisco… che differenza c’è tra lo stato che hai adesso?”.
“Bè, la Regina è
riconosciuta a livello internazionale, mentre la Principessa è considerata alla
stregua di un reggente… la regina può controllare in parte le decisioni del
Parlamento, mentre adesso non mi è possibile, devo soltanto ratificarle… c’è
dell’altro, ma sono competenze più tecniche che realmente vitali… ho scoperto
che potrei diventare Regina per tre condizioni: o sposando un uomo scelto dal
Parlamento, che quindi dovrebbe designare la persona più consona per loro,
oppure tramite l’assegnazione di questo Titolo da parte del Vecchio regnante in
punto di morte… condizione ovviamente impossibile, dato che i miei genitori
sono già morti…”.
“E la terza
condizione?”.
“E’ che la futura
Regina abbia un figlio da designare come suo erede… cosa che con me già si è
realizzata, aspettando Daphne… quando il bambino avrà compiuto i sei mesi di
vita, in modo che non muoia in età infantile, la Principessa deve fare promessa
di sposare l’uomo che ha deciso di sposare. La promessa è inderogabile, a meno
che la Principessa non decida di rinunciare al trono… poi, sarà a discrezione
della Regina farlo diventare Re o meno…”.
“Tutto questo è
molto interessante, ma non capisco perché me lo stai dicendo…” chiese Duo,
stropicciandosi gli occhi con la manica del pigiama azzurro.
“Non capisci?!”
disse lei, leggermente spazientita, perché lui faceva finta di non capire che
cosa gli stesse dicendo “Potresti anche non diventare Re di Saint Kindom, ma
solo mio marito e padre di Daphne: potremmo sposarci, e tu saresti solo mio
marito, e non il re di Saint Kindom…”.
“Non capisco dove
vuoi arrivare”
“Duo” disse lei,
scandendo le parole con lentezza “Non cercare di fare finta che non sia
successo niente: tu sei molto cambiato in questa ultima settimana, da quando io
ti ho detto di sì per sposarci e ti ho fatto presente che saresti divenuto re
di Saint Kindom… insomma…”, Relena sospirò leggermente per darsi coraggio
davanti a quegli occhi azzurri apparentemente così freddi ed inespressivi in
quella particolare mattinata: “… non devi sentirti in colpa se pensi che
sarebbe per te un onere troppo gravoso… diventare Re, intendo… se pensi questo,
non te ne devi preoccupare… per me è più importante che tu diventi mio marito…
a quello non rinuncerei per nulla al mondo…”. Ecco, glielo aveva detto. Adesso
si sentiva molto meglio.
Vide l’espressione
di Duo diventare diversa, un piglio molto più pesante prese il suo viso… non
aveva mai vista il suo volto, che amava così tanto da non
riuscire a toglierselo dalla testa più del tempo che passasse dormendo stretta
fra le sue braccia, in quella strana maniera, la rabbia mescolata con la
malinconia, il dolore cieco con il rimpianto, l’odio con l’amore.
“Mi hai visto diverso,
e questo sei arrivata a pensare? Che non volessi diventare RE??” commentò Duo
quasi sconfortato ed immensamente triste, poi la sua voce si tinse di rabbia
mentre diceva: “Già, come potrebbe un misero Pilota di Gundam, che non sa
niente di politica, economia, governare il tuo splendido paese… Duo Maxwell è
un autentico incapace; non l’hai sempre detto tu, Relena?” concluse, le labbra
livide e piene di rabbia, mentre si chiedeva nelle profondità della sua mente: “Perché me la sto prendendo con lei? Perché?
Perché?”.
Relena si morse un
labbro, e disse, colpita dalle sue parole: “Sai benissimo che io non ho mai
pensato una cosa del genere… ti ho parlato di questa possibilità solo nel caso
in cui sentissi il peso di diventare Re…”.
“Non mi importa
niente di diventare Re, Relena! Non me ne è mai importato niente!” disse,
alzando la voce e sollevandosi dalla sedia, attirando l’attenzione di
Jeannemarie. La donna finalmente capì come mai Duo se la stesse prendendo in
quella maniera insensata e sproporzionata.
Il ritorno di Heero
Yuy e il silenzio che si era autoimposto, lo stavano praticamente uccidendo.
“Mi consideri un
incapace che non potrebbe mai governare un Regno?!?!” ripeté, la voce ancora
più alta.
Relena, che era
sempre più meravigliata dal suo comportamento, ribadì, la voce ferma e decisa:
“Non ti ho mai considerato un incapace, Duo! E’ solo che…”.
Lui la interruppe,
rosso in volto: “E’ solo che pensi che Heero sarebbe stato un Re migliore di
me, è questo che stai cercando di dire?!”.
“Mi vuoi dire che cosa
c’entra Heero, adesso?! Stiamo parlando di te e di me, ora!”
“Heero c’entra
sempre nei nostri discorsi, Relena, e smettila di fingere che questo non sia
vero! Sii onesta, una buona volta e fatti un esame di coscienza: ti saresti mai
messa con me, se Heero non fosse morto?!”.
Relena, che, a
questo punto, iniziava a perdere la pazienza, ribadì nervosa: “Heero adesso non
c’entra niente! Io mi sono messa con te perché sono innamorata di te, non
perché Heero è…”.
“Vuoi forse dirmi che,
se Heero fosse ancora vivo, io e te staremmo assieme?! Relena, sii onesta per
una volta! Tu ancora adesso, lo ami e, se solo lui non fosse morto, non ci
avresti minimamente pensato a me!”.
Relena non sapeva
più che cosa dire. Si sentiva dentro un pesante macigno che le opprimeva il
cuore in una morsa. Possibile che lui, dopo due anni che stavano assieme,
ancora non si rendesse conto, di quanto lei lo amasse? Non gli aveva dimostrato
a sufficienza il suo amore? Perché le stava dicendo tutte quelle cose? Quella
domanda, poi…
Se Heero fosse ancora vivo, io e te
staremmo assieme?
Heero non c’è più…
il tempo è passato e io sono cambiata.
Io adesso amo Duo.
Se Heero fosse ancora vivo, io e te
staremmo assieme?
Certo che staremmo
assieme, certo che aspetterei Daphne, certo che sarei felice, come lo sono
adesso; certo che lo amerei come lo amo adesso…
Tu ancora adesso, lo ami e, se solo lui
non fosse morto, non ci avresti minimamente pensato a me!
Non è vero…
Tu ancora adesso, lo ami e, se solo lui
non fosse morto, non ci avresti minimamente pensato a me!
Non è vero! Non è
vero!
“Non è vero!” eruppe
la voce di lei, percorsa dal dolore e dalla tristezza, mentre lui la guardava,
finalmente lucido dopo quella assurda sfuriata. Erano state le sue ultime
parole a risvegliarlo da quel sonno irrazionale e a farlo tornare in sé. E ora,
vedendo le sue lacrime rigarle le guance, si sentiva annegare. Che diamine gli
era saltato in mente di dirle???
“Come puoi solo
pensare una cosa del genere?!” continuò lei, la voce singhiozzante “Credi forse
che io stia con te solo perché non ho nessuno, con cui stare?! Ne avrei trovai
a bizzeffe, pronti a diventare il Re di Saint Kindom… principi, conti, duchi… e
non avrei fatto nemmeno la fatica che sto facendo adesso per convincere il Parlamento…
sarebbe stato tutto molto più semplice…”, la sua voce si ruppe del tutto: “Io
sto facendo di tutto per essere forte per te e per Daphne, per non essere un
peso, per amarti più di quanto abbia potuto fare con Heero, e tu ora mi
rinfacci qualcosa di cui non ho colpa?! Se stanno così le cose, se non credi
che io non ti ami, se credi che non sarei stata con te adesso se Heero fosse
ancora vivo, se credi questo vattene via! Non voglio vederti mai più!”, poi,
coprendosi il viso con le mani, corse fuori di casa, mentre il suo polso
sfuggiva dalla presa di Duo.
“Che cavolo ho
fatto?!” disse lui, sbattendo la porta di casa e cercando di raggiungerla, ma
lei doveva aver preso un’altra strada e non riusciva più a vederla. Che diamine
gli era venuto in mente? Era stata la sua insensata insicurezza a farlo parlare
così, ma adesso si sentiva tremendamente stupido… l’aveva solo ferita, parlando
in quel modo; lei non sapeva che cosa fosse successo, come poteva pensare che,
dalle sue labbra, uscissero parole diverse?
La cercò in lungo e
in largo, ma non riuscì a trovarla da nessuna parte, così decise di andare a
casa e di aspettarla là.
Prima o poi, sarebbe
tornata.
Almeno lo sperava.
Relena correva
ancora per strada, dopo aver girato a destra della casa e aver preso la strada
verso la spiaggia. Correva, nonostante sentisse un forte dolore al fianco, ma,
in fondo, quel dolore era quasi meglio di quello che avvertiva al petto.
Almeno, quel dolore fisico era sopportabile, l’altro era insostenibile.
Dopo un po’, si
fermò, arrivata sulla spiaggia, e si sedette su uno scoglio, mentre il mare
grigio lambiva feroce la costa. D’improvviso, mentre guardava il mare, e vedeva
i gabbiani librarsi nel vento glaciale, cercando di trovare il modo di non
farsi trascinare dall’aria fredda, mentre le sue lacrime volavano pigre nel
turbine, un pensiero, come un gigante, le recise il respiro.
E, se lui si fosse stancato di me? E se
non mi ama più?
Era quella la sola
spiegazione razionale. Lui non la amava più, e non sapeva come fare a
dirglielo. Perché se solo l’avesse fatto, lei avrebbe perso Daphne… poi quella
mattina, lei lo aveva esasperato, con quella dannata storia del Re, dato che
lui non voleva essere più né il Governante di Saint Kindom, e neanche…
“Non mi importa niente di diventare Re,
Relena! Non me ne è mai importato niente!”
Lui non vuole diventare mio marito;
pensa che Heero sarebbe stato meglio per me, pensa che io non lo ami…
Le lacrime presero a
scenderle più violentemente, mentre era percorsa dai singhiozzi… ma poi, un
altro pensiero che era di dimensioni minori, ma ugualmente forte, le fece
barcollare la testa.
Duo sta male per qualcosa e c’entra
Heero…
Non seppe come, ma
flessuoso come un serpente, quel pensiero si insinuò simultaneamente nella sua
mente e divenne immediatamente vero. La sola cosa di cui era evidentemente
sicura.
Con le mie stupide paranoie, non sono
stata in grado di capirlo e di stargli accanto… lui ha bisogno di me… lui
voleva che gli dicessi qualcosa, qualcosa che è importante per lui sapere…
La sua mente si
lacerò…
Io non amo più Heero. Io amo solo te.
Quelle parole… e se
fosse questo che voleva che gli dicesse?
Si alzò dallo
scoglio con foga, sorridendo al vento e al mare in tempesta.
Ma, mentre iniziava
a camminare, sentì una nube nera coprirle gli occhi, mentre qualcosa le veniva
messo sulle labbra. I volti di Heero e di Duo sovrapposti furono le ultime cose
che vide nella sua mente, mentre questa si annebbiava.
Erano ormai le
ventitre passate, quando Duo tornò trafelato a casa, la voce che si perdeva a
causa del fiato corto e della paura. Jeannemarie lo attendeva sulla porta,
immobile, mentre stringeva nervosamente tra le mani un fazzoletto.
“Allora è tornata?!”
chiese Duo, la voce che tradiva un’agitazione che non gli era solita.
Jeannemarie negò con
il capo.
“Ma si può sapere
dove è andata?!” si disse Duo. Aveva cercato Relena per tutta la città, alla
Reggia, a casa delle sue amiche, ma della ragazza non c’era traccia. Sembrava
essersi volatilizzata; si sentiva tremendamente in colpa per il litigio che
avevano avuto quella mattina, quella maledetta discussione che l’aveva turbata
così tanto e che le aveva fatto lasciare la casa in lacrime. Ma, al contempo,
era ormai convinto che ci fosse qualcosa sotto. Aveva uno strano presentimento:
ok, d’accordo, lui e Relena avevano litigato, ma lei di certo, a quell’ora,
sarebbe già tornata, magari tenendoli il broncio e non parlandogli, ma sarebbe
tornata. Relena sapeva che si sarebbe preoccupato, e sapeva anche che, se non
aveva intenzione di tornare, lui avrebbe voluto essere avvisato. E poi, dove
altro, Relena poteva essere andata? Poi pensò che poteva essere andata da sua
madre e rientrò in casa, deciso a chiamarla. Ma, mentre si avvicinava al
ricevitore, lo sentì squillare.
“Relena?!” disse,
nervoso, sollevando la cornetta, mentre sospirava di sollievo. Le avrebbe fatto
una vera scenata perché lo aveva lasciato in pena fino a quel momento.
“Mi dispiace,
Comandante Maxwell” disse, una fredda voce metallica, dall’altro capo del
telefono, con aria sommamente divertita che fece raggelare Duo “Non sono la
Principessa… molto dispiaciuto, ma è così… cosa c’è? Se l’è persa? Meno male
che l’ho trovata allora, Comandante… dovreste vedere com’è bella, mentre dorme…
ah già, lei, Comandante, la può vedere tutte le notti… e non solamente
dormire…!”. La voce scoppiò in una fredda risata.
“Chi diamine sei,
brutto bastardo?!” chiese, rosso in viso per il panico e per la rabbia.
“Moderi il
linguaggio, Comandante” disse la voce, ritornata fredda “Nel caso che non l’abbia
capito, la vita della sua bella Principessa dipende da me… potrei decidere di
aprirle un bel buco in fronte e farla immediatamente finita…”.
Duo si paralizzò.
“Chi sei e che cosa
vuoi da Relena?!” disse, cercando di apparire più calmo.
“Comandante, io sono
il capo della associazione WhiteStar, o meglio, di quanto ne è rimasto, dopo
che la sua bella Principessa ci ha decimati… terremo in custodia la Principessa
e la sottoporremo al giudizio della nostra organizzazione… la Principessa si è
macchiata di crimini gravissimi contro WhiteStar e contro le colonie… la
tratteremo bene, non si deve preoccupare, anche perché si sa che lei l’ha messa
incinta… non provi a rintracciarci, altrimenti la Principessa sarà uccisa
subito e con lei anche sua figlia…”.
Duo si era bloccato
paralizzato, la bocca incapace di formulare dei pensieri razionali. Non sapeva
che altro rispondere a quella strana voce metallica, poi capì che poteva anche
essere una finta, o almeno lo sperava.
“Fammi parlare con
lei… chi mi assicura che è viva e che sta bene?!” disse la voce piatta del
Comandante Maxwell, non quella del fidanzato di Relena.
“Spiacente
deluderla, ma la Principessa, al momento, sta dormendo profondamente e non
vorrei svegliarla… non sarebbe educato… comunque, stia tranquillo,
Comandante, la faremo mettere presto in contatto con lei…”, poi non sentì altro
che il beffardo suono del telefono quando viene riagganciato. Rimase per un
paio di secondi immobile, non sapendo se fosse meglio rimanere in quella
quiescenza dei sensi, o iniziare di nuovo a pensare. Poi, la rabbia gli
raggiunse velocemente le mani e scagliò lontano una statuetta di cristallo, che
era vicino al telefono. La statuetta si infranse in una miriade di pezzettini,
come il suo cuore…
Non solo l’ho persa, non solo non potrò
mai amarla, ma non sono stato neanche in grado di proteggerla, di proteggere
Daphne, pensò mentre una
lacrima faceva capolino dal suo occhio destro.
A quel punto,
asciugandosi gli occhi con il palmo della mano, capì che doveva assolutamente
fare l’unica cosa che, al momento, era logico pensare.
Logico, certo… come sempre è stato…
“Sono il Comandante
Duo Maxwell… Potreste passarmi Heero Yuy?”.
Relena si svegliò, sobbalzando spaventata, vittima di un sogno pieno di
ombre scure e di facce sconosciute. Si
sentiva come se fosse caduta da una rupe più e più volte, era completamente
indolenzita e la testa le pulsava in modo inverosimile. Cercò di mettersi
seduta, ma ebbe un forte giramento di testa. Si accasciò lentamente, chiudendo
gli occhi per qualche istante, poi li riaprì e vide di essere in una piccola
stanza buia dove c’era solo una piccola finestra che era chiusa da una grata.
Attorno, c’era solo il letto dove era distesa, una specchiera, una poltrona di
un vecchio verde stinto. All’inizio, non capì dove si trovasse, poi,
all’improvviso, ricordò. Era sulla spiaggia ed era stata portata via da
qualcuno. Immediatamente, vincendo la nausea che le aveva preso la bocca dello
stomaco e i capogiri, si alzò dal letto e corse all’unica porta della stanza,
che era di legno, ma che era chiusa a chiave. Corse alla finestra, che aveva
visto prima e si affacciò, dopo essersi arrampicata sulla poltrona. La finestra
era troppo piccola, e poi, non vedeva praticamente quasi niente; la cosa che
maggiormente la colpì fu il costatare che purtroppo non sentiva alcun rumore di
altre persone, a cui chiedere aiuto e che sembrava chiaro dalla luce perlacea,
che avvolgeva tutto, che era notte.
D’improvviso, sentì dei rumori provenienti da fuori. Immediatamente, si
affannò a tornare sul suo letto e sentì una chiave girare nella toppa più
volte. Nella stanza, entrarono tre figure, vestite di nero: una era una donna,
con lunghi capelli rossi e occhi color prato che aveva un’espressione feroce, poi
un ragazzino, con i capelli castano chiaro e gli occhi di un intenso nero, che
la fissava ad occhi sgranati, ma al contempo freddi, e un uomo molto alto, e
muscoloso, che aveva i capelli irti sul capo e due grandi occhi azzurri.
“Chi diamine siete?!” chiese Relena, stringendosi più vicina la muro.
Sebbene era stata già rapita una volta da Marimaia Khushrenada, in quella
occasione, non aveva avuto molta paura; ora, invece, di fronte a quei tre, era
assolutamente paralizzata dal terrore.
L’uomo esordì, dicendo con voce falsamente gentile: “Le do il mio
benvenuto, Principessa Peacecraft; il mio nome è David Diamond e, nel caso se
lo stia chiedendo, sì, sono il figlio di Frank Diamond e attuale comandante in
prima di Neo- WhiteStar…”.
Relena rimase immobile… era convinta di avere interamente sgominato
WhiteStar e, invece, ora si trovava prigioniera proprio di quella
organizzazione che aveva ucciso Katy, Heero e che ora la stava separando da
Duo. Si sentì tremare leggermente, mentre ancora era incollata al muro freddo
della stanza, una stanza traboccante di gente che la odiava, contro la quale
avrebbe potuto anche parlare per ore, senza far presa su nessuno.
David continuò: “Già, Vostra Grazia, era certa che WhiteStar fosse
stata completamente distrutta e, invece, no, siamo ancora qui, sa, in effetti,
la sua azione ci ha completamente disorganizzato e disarticolato per alcuni
anni, ma ora siamo tornati, e mi dispiace, ma nella Nostra organizzazione, c’è
una buona percentuale che vorrebbe giustiziarla anche ora…”.
Relena deglutì a fatica e poi chiese in un sussurro: “Mi sembra chiaro
che vogliate uccidermi e non ho paura di questo, se non per mia figlia, ma
vorrei capire che cosa pensate di ottenere, tenendomi chiusa qui… avreste
potuto uccidermi subito e avreste fatto molto prima…”
“Principessa, lei è una donna molto perspicace… molti la vorrebbero
morta all’istante, come Lily…” e indicò la donna dai capelli rossi, che non
distolse neanche per un secondo lo sguardo “Ma lei è una donna molto potente e,
per la nostra causa, è più conveniente lasciarla viva e usarla come merce di
scambio per ottenere qualcosa che ci sia utile…”.
“Tipo?!” chiese Relena.
“Tipo l’indipendenza della nostra colonia e l’abolizione permanente
della Nazione Terrestre Unita… oppure la liberazione di qualche centinaio di
nostri prigionieri…”.
“Credete forse che la mia liberazione valga tanto?!” disse lei
ironicamente “Continuo ancora a chiedermi come mai pensate ancora che il
destino della Nazione Terrestre sia nelle mie mani, quando ci sono persone al
vertice, molto più potenti di me…”.
“Potrebbe anche essere così, Principessa, ma solo lei è il vero tramite
tra il Governo Centrale e la popolazione terrestre e coloniale… senza di lei,
l’ordine mondiale potrebbe benissimo crollare… forse non sa,ma ancora molte
persone la chiamano la Regina… e certamente, in seno al governo, lei ha un
peso determinante…”.
Relena lo interruppe bruscamente: “Non è
assolutamente vero! Siamo in un sistema democratico e io sono solo un
funzionario come ce ne sono tanti! Perché continuate a pensare che io possa
fare qualcosa che un altro non possa fare?!”.
David riprese, scuro in volto: “Perché è così, Principessa. Comunque,
anche se il Governo dovesse decidere di immolarla sull’altare della Pace
Mondiale, c’è sempre il suo innamorato Comandante… doveva sentirlo al telefono,
Altezza… era disperato… crede che la lascerebbe morire?!”.
Relena spalancò gli occhi, poi, mentre il petto le si riempiva di aghi,
si portò le mani alla bocca e disse, sottovoce: “Duo…”.
“Già,carina” disse Lily, la voce stridula e acuta “Il tuo bel
Comandante farà la stessa fine che hai fatto fare a mio marito, ci puoi
giurare!”.
Relena sentì per una attimo la vista annebbiarsi al pensiero di Duo,
ferito o peggio… si alzò repentinamente dal letto e disse urlando e
scagliandosi su Lily: “Prova a fare del male a Duo, e te ne farò pentire!!! Se
doveste fargli qualsiasi cosa che lo faccia soffrire, io mi ucciderò
all’istante e allora potrete dire addio ai vostri piani!!!”.
“Si calmi, Principessa” disse il ragazzino, che finalmente si era
deciso ad intervenire “Si ricordi che aspetta un bambino… nessuno farà del male
al suo fidanzato, non deve preoccuparsi…”. Poi la prese delicatamente per un
braccio e disse dolcemente: “Adesso si riposi e stia tranquilla”, conducendola
al letto.
“Già, Patrick ha ragione… lei deve riposare, Principessa… per qualsiasi
sua necessità, si rivolgerà o a Lily o a Patrick… Buona permanenza!” concluse David, ironicamente, facendo segno
agli altri due di uscire. Prima di allontanarsi, Lily le lanciò uno sguardo
glaciale e poi, scrollando le spalle, lasciò la stanza, seguita da David e poi
da Patrick, che, prima di uscire, le sussurrò un rapido: “Stia calma, Relena…”.
Relena annuì con il capo, poi, quando sentì la chiave girare di nuovo nella
toppa , si rilassò, distendendo il capo contro la parete e chiudendo gli occhi,
dicendo : “Non devo piangere… così faccio solo il loro gioco, non devo
piangere…”. Ma nulla si portava via quel pensiero che aveva preso forma alle
parole di Lily.
“E se non vedessi più Duo?!”.
Duo era seduto sulla sedia di ebano dello studio di Laurie, mentre
ascoltava poche delle parole concitate, che si stavano scambiando Laurie ed
Heero. Era corso alla reggia circa un’ora prima, raccontando tutto quello che
era successo. Mentre parlava davanti ad un Heero che sfoggiava la sua migliore
interpretazione di un uomo perennemente incavolato con il mondo, si era sentito
un idiota. Non era riuscito neanche a proteggere la persona che più adorava al
mondo e sua figlia. Che razza di padre Daphne avrebbe trovato?! Un uomo debole,
insicuro, che si era fatto prendere dalle ansie e dalle paure e che, così
facendo, aveva messo in pericolo sua madre… se Heero fosse rimasto con Relena,
non sarebbe successo niente… come aveva potuto pensare che sarebbe stato capace
di difenderla, come lui aveva fatto in tutti quegli anni? Come aveva solo
sperato di poter… competere con lui?
Lui non avrebbe certamente permesso che Relena venisse rapita dai suoi
peggiori nemici, terroristi assassini imbevuti di folli ideologie che vedevano
come principale nemico proprio la Principessa del Piccolo Regno di Saint
Kindom.
Lui l’avrebbe protetta e difesa a costo della sua stessa esistenza,
gettandosi nelle fiamme dell’inferno, pur di saperla sana e salva.
E poi lui… non si sarebbe mai fatto prendere dall’insicurezza di
saperla ancora innamorata di un altro. Certo della grandezza del suo amore,
avrebbe lottato per tenerla con sé, non lasciando che nessuno se la portasse
via, invece di cederla su un piatto d’argento, come aveva già mentalmente fatto
lui.
Certamente Relena merita molto di più
di avere lui al suo fianco, che me …
Involontariamente,
per la rabbia e la frustrazione, sferrò un violento pugno sulla scrivania di Laurie,
attirando l’attenzione di Heero e di Laurie stesso.
“Bè,
che diamine ti prende adesso?!” chiese freddo Heero. La gravità della
situazione gli faceva tollerare la presenza di Duo, ma era totalmente
escludibile che ne gradisse l’atteggiamento e anche la sola esistenza. Era
arrivato alla Reggia, visibilmente sconvolto e gli aveva raccontato tutto di
quello che era successo. Ed ora Heero, nel vederlo, doveva ammettere a sé
stesso che, oltre a fare pena come amico, faceva schifo anche come soldato. Non
era minimamente capace di trattenere le sue emozioni… anche lui era sconvolto
e, come quel giorno di sette anni prima, quando l’aveva sequestrata Marimaia
Khushrenada, sentiva lo stomaco delle dimensioni di un riccio, che con gli
stessi aculei, gli forava il cuore e i polmoni… sapere che era successo tutto
per colpa di Duo, lo faceva imbestialire: lui non aveva spiegato come mai
Relena mancasse dalla mattina e non se ne fosse preoccupato e non ne avesse
dato notizia fino a quella telefonata. Vederlo così angosciato e in colpa, lo
indispettiva ancora di più: che cavolo ne capiva lui, che provava per lei quel
pallido affetto da soli due anni, mentre lui la amava da morire da quasi otto
anni e non l’aveva neanche vista in quegli ultimi quattro?
Laurie guardò Duo con
comprensione e disse: “Ascolta Duo… non è stata colpa tua… ora dobbiamo trovare
solo un modo per salvare la Principessa…”.
Duo annuì, il capo basso, poi
disse: “Lo so, è solo che… se io e lei non avessimo…”, poi si interruppe,
cosciente della presenza di Heero.
Egli, dal canto suo, lo ignorò
totalmente e proseguì: “Come stavo dicendo, credo che tengano prigioniera
Relena nel satellite MT-999… quando ero in WhiteStar, seppi che era una loro
base che usavano come luogo di deposito di armi e di detenzione di prigionieri…
è un posto molto sicuro, dato che è stato costruito nella stessa maniera della
Corazzata Libra e poi strategicamente, domina buona parte delle rotte
Terra-Spazio…”.
“Non credi che possano pensare
che potessimo facilmente capire che quello fosse facile per loro nascondere lì
la Principessa?” chiese scettico Laurie.
Heero disse deciso, una strana
luce crudele negli occhi: “Non credo… l’unico che sapeva che Eddie Thompson ero
io era Diamond… e anche, se lo sanno, credono che io sia morto... lo pensavano
i miei più cari amici, figuriamoci se non lo pensano loro…”.
All’ennesima battuta acida di
Heero, Duo perse la pazienza e si alzò bruscamente dalla sedia, facendola
cadere a terra. Si diresse verso l’uscio e uscì fuori, sbattendo la porta violentemente,
senza che Heero lo degnasse di uno sguardo.
Laurie sospirò leggermente e
chiese a Heero: “E’ proprio necessario che vada avanti così?!”.
Heero non rispose, limitandosi a
raddrizzare una foto incorniciata di Relena che si era spostata al pugno di Duo.