Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    07/04/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Revenge
 

Stefan sapeva che suo fratello era arrivato, sentiva la sua aurea forte e indistinguibile, come solo suo fratello era in grado di essere. Quanto lo aveva ammirato da piccolo, quando aveva desiderato essere degno della sua considerazione, quanto aveva desiderato che lui gli volesse bene… Aveva amato suo fratello con tutto se stesso, lo aveva ammirato come il più glorioso dei supereroi, lo aveva adorato come il più forte degli dei… quando vedeva suo fratello i suoi occhi brillavano per la contentezza e quando suo fratello lo allontanava i pezzi del suo cuore di fanciullo si spezzavano. Ecco, cosa sapeva fare suo fratello, spezzargli il cuore. Lo aveva sempre fatto, a volte gli sembrava che fosse nato per quello. Stefan, dal canto suo, si era sempre sentito in colpa per ogni cosa, sempre. Si era sempre sentito il responsabile per la morte di colei che credeva essere sua madre, per aver fatto soffrire suo padre e suo fratello ( che poi si era rivelato essere il suo fratellastro ), per quell’unico momento in cui lo aveva davvero odiato, a tal punto che alla fine gli aveva trafitto il cuore con la spada e lo aveva ucciso. Si era sentito in colpa per anni, anzi, secoli, per quell’episodio ma quando lo aveva visto con Elena, quando lo aveva visto baciare la donna della sua vita, era quasi stato felice di averlo ucciso e sarebbe stato ancor più felice se fosse rimasto morto. Ora non provava più niente. Ora vedeva tutto con più chiarezza. Non era stata colpa di suo fratello, ma dei vampiri. Un vampiro aveva distrutto la sua famiglia, un vampiro si era introdotto nella vita sua e di suo fratello distruggendo definitivamente il loro rapporto, un vampiro aveva ucciso la sua sorellina, Damon era diventato un mostro dopo essersi trasformato in vampiro. I vampiri erano una razza maledetta e lui era sicuro che si sarebbe sentito felice di non esserlo più. Era un mago adesso, aveva sulle spalle secoli e secoli di lotte, era l’ultimo di una famiglia di maghi e streghe che erano morti nel portare avanti quella lotta… ora lui che avrebbe fatto ? Sarebbe riuscito a sopravvivere ? Avrebbe vinto ? Sarebbe morto anche lui ? Avrebbe onorato sua madre e sua zia ? Avrebbe finalmente avuto la sua rivincita su Damon ? Sarebbe stato abbastanza ? La risposta era in realtà una sola, Doveva Esserlo. Doveva. Niente di più niente di meno. Annabelle, consegnandogli il cuore, aveva cercato di offrirgli una scappatoia dal suo destino, ma lui sapeva di non meritarlo. Guardò il cuore, il quale era completamente rosso quando lo aveva consegnato, e adesso era per metà nero e sapeva bene che cosa significasse. Stava diventando una brutta persona ? Probabilmente si e non se ne rendeva neanche conto. D’altronde come avrebbe potuto ? Sua zia era morta davanti ai suoi occhi e lui non sapeva neanche che espressione avrebbe dovuto assumere. Aveva desiderato ardentemente, nell’ultimo periodo, di poter avere indietro il suo cuore, ma adesso che ce lo aveva non riusciva a fare a meno di chiedersi se era davvero quella la scelta migliore. Chi sarebbe diventato ? Avrebbe mai amato di nuovo ? Sarebbe diventato un uomo odioso come suo fratello ? Suo fratello… era lì, solo ora se ne rendeva conto.
 
<< Ciao Damon >> disse con voce bassa.
 
<< Fratellino… finalmente riesco a trovarti >> gli disse Damon entrando nella stanza.
 
Stefan sorrise, seppur senza gioia, ripensando a un ricordo ormai lontano, di quando era ancora felice…
 
INIZIO FLASHBACK
 
<< Fratellino, finalmente ti ho trovato. >> disse un piccolo Damon sporgendosi dietro un cespuglio dove si stava nascondendo un piccolo Stefan.
 
<< Damon ! Che ci fai qui ? Sei venuto a giocare con me ? >> chiese uno speranzoso Stefan.
 
<< Certo, quindi sbrigati ad uscire da lì prima che cambi idea >> gli rispose Damon con un ghignetto.
 
<< Solo se mi assicuri che non c’è in giro la signorina Vespucci. Non sa cucinare molto bene i biscotti, però io ho timore di offenderla quindi li mangio comunque. Ma oggi non avevo proprio voglia di mangiarli per cui ho deciso di nascondermi. >> disse Stefan abbassando lo sguardo per il senso di colpa.
 
Damon alzò gli occhi al cielo, poi sorrise e scompigliò leggermente i capelli del fratellino. Cercando di non sporcarsi i vestiti, si sporse in avanti per afferrare la mano di Stefan e aiutarlo a oltrepassare il cespuglio.
 
<< Stefan, Stefan, Stefan… è inutile nascondersi dietro il cespuglio, non potrai evitare in eterno i biscotti della signorina Vespucci. Inoltre, non è da vero uomo nascondersi piuttosto che affrontare i problemi. Per cui alzati a vai dire alla signorina Vespucci quello che pensi veramente sui suoi biscotti >> gli disse Damon con fare ovvio.
 
<< Ma… ma… ma io non voglio offenderla. >> disse Stefan spalancando gli occhietti con indignazione.
 
<< E allora fatti torturare dai suoi biscotti in eterno o nasconditi qui dietro con un coniglio. Sappi però che se prenderai questa decisione non potrai più giocare con me >> disse il fratello incrociando le braccia al petto.
 
<< Eh ?  Perché ? >> gli chiese Stefan con timore.
 
<< Perché io non perdo tempo con i deboli e con i conigli. Se vuoi essere mio fratello devi essere coraggioso e forte. Capito ? >>.
 
Da quel giorno Stefan non mangiò più i biscotti della signorina Vespucci. Alla fine, seppur con imbarazzo e dispiacere, le aveva gentilmente dichiarato che non gradiva molto i suoi biscotti. La signorina Vespucci, dal canto suo, non sembrò rimanerci poi così male, forse era più che sollevato dal fatto di non dover essere costretta a cucinare quei biscotti per il bambino. Tuttavia, quell’episodio dietro al cespuglio segnò per sempre la vita di Stefan. Non avrebbe mai, mai, dimenticato le parole di suo fratello, che gli erano penetrate nelle ossa, nella mente, nel cuore, come un marchio.
FINE FLASHBACK
 
Stefan, ogni volta che si trovava davanti a situazioni simili, ripensava a quell’episodio e cercava di prendere forza dalle parole di suo fratello. Era l’unica ragione per la quale non si era alzato e non se ne era andato da quella casa, lasciando suo fratello in balia di se stesso.
 
<< Mmm… Sembri soddisfatto di questo. Sinceramente sono alquanto sorpreso anch’ io. Come hai fatto a trovarmi ? >> chiese mentre puntellava leggermente il cuore con le dita.
 
<< A quanto pare ci sono persone che ti conoscono meglio di me e che mi hanno dato una mano a trovarti. Quello che tieni in mano è il tuo cuore ? >> gli chiese appoggiandosi alla scrivania.
 
<< Bonnie come sta ? >> chiese Stefan ignorando la sua domanda.
 
<< Lei bene. Anche se quando l’ho trovata non era nelle condizioni migliori. Perché l’hai lasciata ? >> gli chiese Damon.
 
<< Perché… perché in quel momento non ero in grado di fare nulla di più per lei. Non avere un cuore nel petto porta ad avere un aumento dell’egoismo. Me ne sono accorto in diverse occasioni. >> rispose Stefan continuando a picchiettare le dita sul cuore.
 
<< È quello il tuo cuore ? Perché è nero per metà ? >>  gli chiese Damon indicando il cuore sulla scrivania.
 
<< Dicono che il cuore sia la sede dei sentimenti del proprio animo sai ? Questo cosetto qui >> disse prendendo il cuore in mano << Era rosso quanto me lo hanno sottratto. Così rosso, che avrebbe potuto brillare più di una marea di rubini. E ora… ora è per metà nero come la mia anima. È buffo sai ? Avere l’animo pieno di odio quando l’odio non sono in grado di provarlo affatto. C’è un vuoto dentro al petto, un vuoto che potrebbe essere colmato in un secondo, se io lo volessi. >> disse Stefan con una risatina priva di qualsiasi allegria.
 
<< E lo vuoi ? >> gli chiese Damon.
 
<< Che accadrebbe se mi lasciassi andare all’istinto ? Ora come ora siamo in guerra, o meglio, io sono in guerra.  Una guerra che ha sterminato la mia famiglia per secoli. Generazione dopo generazione, vendetta dopo vendetta, morte dopo morte… Se io adesso infilassi il cuore nel petto che cosa farei ? Cosa diventerei ? Riuscirei a essere abbastanza razionale da non commettere altre scemenze  ? >> chiese Stafan guardando Damon anche se in realtà tutte quelle domande le stava ponendo a se stesso.  
 
<< Magari se adesso lo infilassi nel petto vedresti tutto con più chiarezza >> suggerì Damon sedendosi sulla scrivania.
 
<< No invece. L’unico motivo per il quale non ti ho ucciso prima di ora era perché avevo la giusta dose di razionalità che mi serviva. Quella sera io ho venduto il mio cuore proprio perché non riuscivo a pensare, proprio perché ero arrabbiato nero con te. Quella sera io ti avrei staccato la testa e avrei ucciso Elena, ma ho preferito andare via. >>  
 
<< Stefan, non sei tu il cattivo della situazione. Mi dispiace per come siano andate le cose, se tutto quell’odio è indirizzato a me va bene. Mi sta bene, me lo merito. Ma sai una cosa ? In tutti questi anni… io ho sempre perso contro di te. Io ti ho trattato sempre come una nullità, non ho mai smesso di cercare di atterrarti e ogni volta che io credevo di stare per vincere tu si rimettevi in piedi e mi rispondevi con gentilezza e alla fine tutti si schieravano dalla tua parte e ti amavano. Io ho sempre cercato di rubarti l’amore degli altri e senza successo. >>.
 
<< Grazie, per le scuse. Senza cuore mi è facile perdonarti, mi è più semplice tutto. Però… non ho molte scelte e ho bisogno del tuo aiuto. >> disse Stefan alzandosi dalla scrivania.
 
<< Certo. Che devo fare ? >> chiese Damon.
 
<< Come ti ho detto, sto combattendo una guerra contro i De Verdant e ho bisogno di un esercito. Essendo l’unico erede di mia zia, il suo negozio ora appartiene a me e quando il suo circolo di streghe e maghi che lavora con lei al negozio saprà della sua morte… non esiteranno ad aiutarci. Fidati di me >> disse Stefan.
 
<< E tu che farai ? >> gli chiese Damon.
 
<< Ora ti aprirò un portale e ti condurrò nel negozio. Io intanto eseguirò un incantesimo di protezione per il mio cuore e lo nasconderò qui dentro. Non voglio portarlo con me. >>.
 
Damon annuì, sperando che almeno suo fratello sapesse quello che faceva. Tuttavia, non poteva sapere cosa veramente Stefan stesse covando nel suo cuore, altrimenti avrebbe notato che il cuore era diventato un po’ più nero rispetto a prima e avrebbe notato il ghigno che gli era nato sulle labbra. Stefan non lo aveva perdonato affatto, era troppo facile scusarsi quando lui non aveva sentimenti e quando aveva bisogno del suo aiuto per proteggere Bonnie. Alla fine, le scuse di Damon, secondo Stefan, erano solo un mezzo per persuaderlo ad aiutarlo a proteggere Bonnie. Bonnie… forse lei sarebbe stata l’unica per cui avrebbe provato dispiacere, ma non voleva tornare indietro. Avrebbe distrutto suo fratello, avrebbe distrutto ogni vampiro che avrebbe incontrato sulla sua strada, e se questo significava ferire Bonnie… lo avrebbe fatto. Era stata la sorella di Bonnie ad uccidere sua zia, e lei meritava vendetta e l’avrebbe ottenuta. Stefan glielo aveva promesso.
 

 
Bonnie si stava sciacquando il viso nel bagno al piano di sotto della pensione. Alzò lo sguardo verso lo specchio e rimase molto turbata dalla sua immagine. I capelli, una volta rossi e lucenti come il fuoco, ora erano spenti, privi di qualsiasi vitalità, più lunghi tanto che le arrivavano fin sotto il seno. Il viso era pallido e scarno, le labbra screpolate, gli occhi stanchi, rossi a causa delle lacrime, con delle tremende occhiaie intorno agli occhi. Oltre a ciò era dimagrita terribilmente, un po’ a causa della malattia e un po’ a causa di tutto il resto. Indossava ancora gli abiti che le avevano dato a Neverland, sebbene cominciassero a starle leggermente larghi. Non si era mai vista tanto brutta in tutta la sua vita e non aveva neanche più la forza di piangere per tutto quello che le stava succedendo. Con un sospiro, cercando di farsi forza, uscì dal bagno raggiungendo la signora Flawes in cucina. Appena arrivò un dolce profumo di biscotti giunse alle sue narici e in quel momento si rese conto di quanta fame avesse in realtà.
 
<< Oh Bonnie ! Siediti, ho preparato dei biscotti stamattina ma sono ancora caldi. Mangiane qualcuno mentre ti preparo il tè >> le disse la signora Flowers posando sul tavolo un vassoio con sopra dei deliziosissimi biscotti.
 
Bonnie ne prese uno e lo mangiò velocemente, poi un altro e un altro ancora. Aveva davvero fame e un po’ si vergognava di mangiare in quel modo, ma non riusciva a farne a meno. Aveva bisogno di forze, se voleva sconfiggere Sylvia. Nel frattempo la signora Flowers aveva finito d preparare il tè.
 
<< Bevilo tutto, questo è un tè molto speciale, ti restituirà le forze che hai perso in questo tempo. >> le disse la signora Flowers accarezzandole dolcemente i capelli.
 
Forze, proprio quello di cui aveva bisogno se voleva avere subito un confronto con Sylvia e trarre in salvo sua nipote al più presto. Bevve velocemente il tè e l’effetto non tardò ad arrivare. Si sentì molto più forte, sia fisicamente che mentalmente, pronta a realizzare il suo obbiettivo.
 
<< Signora Flowers, lei mi deve aiutare >> disse con voce decisa.
 
La signora Flowers si voltò a guardarla con uno sguardo triste, probabilmente aveva intuito molte più di quanto non desse a vedere, molto probabilmente, sapeva già cos’era accaduto alla sua famiglia e chi fosse il responsabile, anzi, la responsabile.
 
<< So cos’è accaduto Bonnie >> le disse la signora Flowers prendendole la mano.
 
<< Come ? >> le chiese Bonnie stupita e confusa insieme.
 
<< Fell’s Churh è abbastanza piccola come cittadina, le notizie si diffondono in fretta. Immagino che tu sappia chi è stato >>.
 
<< Oh si >> disse quasi in un ringhio.
 
Era stata Sylvia, Sylvia Mcculloug, sua sorella maggiore. Una delle persone che avrebbe dovuto amare di più in tutta la sua vita e che invece in quel momento odiava con tutto il suo cuore. E per la prima volta capì… capì come si sentiva Stefan in quel momento. Capiva come potesse essere possibile provare un odio così intenso verso un proprio consanguineo. Un odio così profondo da desiderare di ucciderlo.
 
<< Bonnie… dovresti sapere che la vendetta… non ti aiuterà a lenire il dolore. >> le disse la signora Flowers stringendole la mano.
 
Lei la ritrasse, come se fosse stata scottata da quella stretta. “Che frase fatta”, pensò. E in quel momento, sentì lacrime brucianti, che le pareva stessero bruciando le sue guance mentre scendevano lungo le stesse. Lacrime brucianti, infuocanti, ardenti, come l’inferno che in quel momento stava divampando nelle sue vene e non era la malattia, almeno non quella fisica. Era un morbo molto più violento e intenso, di quelli che credeva che non avrebbe mai provato. L’oscurità molte volte era entrata nella sua vita e, sebbene ne fosse stata attratta, non era mai riuscita fino a quel momento a penetrare nel suo cuore. In quel momento, invece, avrebbe potuto uccidere chiunque le capitasse a tiro, ma non poteva. La sua rabbia, il suo odio, la violenza della sua furia dovevano abbattersi completamente su un’unica persona. Era sempre stata più propensa verso il perdono, ma in quel momento tutto voleva tranne che perdonare.
 
<< Ho bisogno che lei mi aiuti. Ho bisogno che lei faccia diverse cose per me. Sappia, che se non mi aiuterà lei chiederò aiuto altrove. Sono disposta a tutto pur di andare fino in fondo e niente che lei potrà dirmi potrà farmi cambiare idea >> disse mentre le lacrime continuavano a segnare le sue guance.
 
La signora Flowers chiuse gli occhi e abbassò lo sguardo. Quella non era Bonnie… era una ragazza distrutta. Lo sapeva perché aveva già visto quello sguardo, diverse volte, negli occhi di Stefan. Quello era il primo passo verso un’oscurità perenne, lo sapeva. Un’oscurità profonda che non sarebbe mai andata via del tutto.
 
<< Cosa posso fare per te ? >> chiese semplicemente.
 
<< Lei sa… sa come si strappa un cuore dal petto ? >> le chiese Bonnie senza alcuna esitazione nella voce.
 
<< Cosa ? >> chiese la signora Flowers sperando di aver frainteso la domanda.
 
<< Ha capito bene. Io sono debole fisicamente, sono malata e mio malgrado Sylvia è una strega più potente di me e sa come strappare un cuore. Non vorrei che strappasse anche il mio, è legato ad un bambino e non voglio che muoia per colpa mia >> spiegò.
 
<< Il figlio di Anastasia De Verdant ? >>.
 
<< Esattamente. Non voglio che muoia. Mi vendicherò di mia sorella, e dopo, accada quel che accada, sarà anche disposta a morire per far nascere quel bambino. >>.
 
<< E a te non pensi ? >>.
 
<< Preferisco morire io, piuttosto che lasciare che muoia un povero bambino innocente. Allora, sa eseguire l’incantesimo ? >> chiese con determinazione.
 
<< Si. Hai bisogno di qualcos’altro ? >> chiese la signora Flowers.
 
<< Si, ho bisogno di un modo per bloccare i poteri di mia sorella. Voglio toglierle la magia, così , semmai dovesse vincere, almeno mi assicurerò che non potrà ferire più nessuno. Se non riuscirò ad ucciderla, vivrà, ma senza magia, sarà una persona normale e pagherà ugualmente per il male che ha fatto >>.
 

 
Anastasia de Verdant stava preparando tutto il necessario per il rituale. Ormai aveva quasi tutti gli ingredienti. Aveva il bocciolo, il sangue suo e di Albert, il cuore di un vampiro, rimpiazzare il cuore di Stefan in fondo non era stato così complicato, non era il primo vampiro che aveva catturato, le mancava solo il cuore di Bonnie ma anche quello lo avrebbe ottenuto presto. Presto, avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva. Presto, avrebbe avuto il suo lieto fine. Tuttavia, lei non sapeva, che in una stanza remota di Villa de Verdant, qualcuno stava elaborando un piano per sabotare il suo lieto fine. La persona in questione, stava preparando una potentissima pozione che avrebbe potuto distruggere per sempre il lieto fine di Anastasia.
 

 
Sylvia stava cullando Stella, mentre le cantava una ninna nanna piuttosto macabra ma che alla bambina sembrava piacere. Era seduta sulla sedia a dondolo nella cameretta della bambina. Una stanza piccola ma accogliente, con le pareti dipinte in rosa, con farfalli e api dipinte sulle pareti e con i mobili in legno bianco. La cameretta che ogni bambino dovrebbe avere e che lei non aveva mai avuto. Stella si stava divertendo a giocare con i suoi ricci scuri, senza tuttavia farle male e ogni tanto le sorrideva e questo metteva Sylvia un po’ a disagio. A un certo punto, la magia di quel momento si spezzò dal telefono di casa che squillò. Sylvia sobbalzò leggermente. Chi poteva mai essere ? Un nome le balenò in testa e sperò di sbagliarsi. Non aveva voglia di parlare con quella persona, non ora che era un passo dal completare la sua vendetta. Si alzò dalla sedia a dondolo e posò delicatamente la bambina nella culla. Poi scese al piano di sotto, si diresse verso il soggiornò dove trovò il telefono sul divano. Lo prese e rispose con voce un po’ incerta.
 
<< Pronto ?! >>.
 
<< Ciao sorellona >> disse la voce all’altro capo del telefono.
 
Sylvia sorrise e si sentì sollevata. A quanto pare quello era il suo giorno fortunato.
 
<< Ciao, sorellina… dal tuo tono di voce posso comprendere che tu abbia già trovato la sorpresina a casuccia, vero ? >> chiese con un ghignetto.
 
<< Dov’è la bambina ? >> le chiese sua sorella ignorando la sua domanda.
<< Chi ti dice che non l’abbia uccisa ? >> le chiese un po’ indispettita.
 
<< Non ho voglia di sopportare i tuoi giochetti. Dov’è le bambina ? Sta almeno bene ? >> le chiese alzando un po’ la voce.
 
<< Si, sta bene, troppo bene in mia compagnia >> concluse con un altro ghigno.
 
Sua sorella era alquanto nervosa, a quanto pare la sorpresina non le era piaciuta affatto. Oh, era così dispiaciuta…
 
<< Come facevi a sapere che ero qui ? >> le chiese Sylvia un po’ incuriosita.
 
<< Un incantesimo di localizzazione >> rispose brevemente sua sorella.
 
“Logico”, pensò Sylvia, poi disse << Mi hai chiamato per sapere della bambina ? >>.
 
<< No. Ti ho chiamato per dirti che sono stufa di te e che voglio concludere tutta questa storia al più presto >> rispose con voce dura.
 
Sylvia sorrise deliziata. Sua sorella le stava regalando la sua vendetta su un piatto d’argento. Meglio così. Le avrebbe strappato il cuore dal petto e poi lo avrebbe consegnato ai De Verdant, in quel modo avrebbe rispettato i loro accordi e l’avrebbero lasciata in pace e a quel punto avrebbe potuto ricominciare una nuova vita, lontano da lì. Le mancava una sola persona da uccidere per ottenere tutto questo, e quella persona stava venendo da lei, verso il suo destino, verso la sua morte, spontaneamente… quale meraviglia.
 
<< Cosa intendi per concludere ? >> chiese trattenendo a stento una risata.
 
<< Hai capito bene. Tra dieci minuti, al centro del bosco di Fell’s Church c’è una piccola radura. Vieni e sii puntuale. >>.
 
<< Così… mi stai sfidando a duello ? Credi davvero di poter competere con me ? >> chiese Sylvia deridendola.
 
<< Ciò che posso o non posso fare non è di tua competenza. Vieni o ti giuro che verrò io da te e ti ucciderò senza alcuna pietà. >> disse sua sorella ringhiando.
 
<< Oh, se hai questo spirito… ci sto… vedremo chi di noi due vincerà. Voglio proprio vedere se sei in grado di reggere una competizione con me senza qualcuno che ti guarda le spalle. >>.
 
<< Non preoccuparti, ce la farò e a quel punto rimpiangerai di essere tornata in vita. >>.
 
Sua sorella chiuse la chiamata e a quel punto Sylvia poté scoppiare a ridere. Una risata maligna, perversa, ricca di oscuri significati. Avrebbe dovuto chiamare quell’altra persona. Tra dieci minuti avrebbe ottenuto il cuore di sua sorella, tra dieci minuti avrebbe ottenuto tutto ciò che voleva. Prese il telefono e digitò un numero. L’altra persona non tardò a rispondere.
 
<< Ho delle buone notizie, presto avremo entrambe ciò che vogliamo di più al mondo >>.
 

 
-9
 
Meredith stava seduta sul lettino e stava osservando la piccola finestrella, dalla quale prima penetravano i deboli raggi del sole, i quali presto sarebbero stati sostituiti da quelli ancora più deboli della luna. Da quanto tempo si trovava in quella prigione ? Da quanto tempo non le era concesso più stare all’aria aperta ? Da quanto tempo non vedeva né sentiva i suoi genitori ? Calde lacrime le scesero lunga la guancia. Era sempre stata una ragazza forte, ma in quel momento, se avesse avuto davanti a sé uno specchio avrebbe visto semplicemente una ragazza vissuta, una ragazza che avrebbe preferito la morte piuttosto che quella crudele prigionia. Ma neanche lei sapeva che presto sarebbero cambiate tutte le carte in tavola.

 
-7
 
Bonnie si stava preparando per il suo incontro-scontro. Aveva indossato dei semplici jeans neri, con delle scarpe da ginnastica, una maglia e una felpa bianca. Aveva lasciato i lunghi ricci sciolti e si era truccata leggermente. Voleva essere perfetta per il momento in cui avrebbe vendicato i suoi cari. Voleva sentirsi perfetta in ogni aspetto per il momento in cui avrebbe fatto pagare a sua sorella tutto il male che le aveva fatto. Infine, indossò la collana che le aveva dato la signora Flowers. La collana aveva il cordoncino in argento e un ciondolo  che si apriva dove avrebbe rinchiuso per sempre i poteri di Sylvia e che non avrebbe esitato ad usare se si fosse resa conto che le cose non stavano andando a suo favore. Aveva affidato il suo cuore alla signora Flowers, fiduciosa che lei se ne sarebbe presa cura, almeno prima del sortilegio. Non voleva sopravvivere, se lo avrebbe fatto sarebbe morta dentro con la consapevolezza di aver condannato un povero bambino innocente. Non voleva diventare un mostro, voleva solo vendicare sua sorella, voleva solo provare pace per un’ultima volta. Poi il destino avrebbe potuto fare di lei qualunque cosa. Con questo pensiero, uscì dalla pensione cominciando a incamminarsi verso il suo destino.

 
-5
 
Stefan aveva appena finito di applicare tutti gli incantesimi di protezione al suo cuore. Ormai l’odio era penetrato a fondo dentro di sé, se ne rendeva conto osservando il cuore, che non era più nero solo per metà ma anche di più. L’oscurità era ormai parte di lui, gli era entrata nelle ossa come un marchio del quale non sarebbe mai più stato libero. Ma lo aveva voluto lui, e non se ne pentiva. Dopo tutto quello che aveva passato era inevitabile. Tuttavia, stava preparando con cura la sua vendetta. Non era stato facile trovarlo, ma ricordava perfettamente che sua zia conservava ancora un po’ del suo sangue di vampiro nella sua scrivania. Aveva scoperto che la pozione che lo aveva trasformato in un umano poteva essere temporaneamente annullata, per un ora o poco più se tutto andava bene. Ma a lui non serviva molto tempo, giusto quel poco per serviva per avere la sua vendetta.
 

- 3
 
Damon era appena giunto all’ufficio di Sapphire. Non era molto fiducioso del piano di Stefan. Non era molto convinto che i “seguaci” di Sapphire avrebbero accettato di intraprendere una guerra contro Anastasia De Verdant però non avevano molte possibilità. Se nemmeno Sapphire era stata in grado di sopravvivere, e lei era una delle streghe più potenti che avesse mai incontrato, voleva dire che dovevano davvero giocare il tutto e per tutto se non volevano fare anche loro la stessa brutta fine e se volevano avere qualche possibilità di salvare Bonnie. Sperando di poter aver successo, si diresse verso l’ascensore, pronto ad affrontare un gruppo di maghi e streghe con il cuore a pezzi e con un forte desiderio di vendetta nel cuore. Quando arrivò al piano di sotto vide che il negozio era chiuso e che al centro, radunati intorno a qualcosa che non riusciva a vedere, un gruppo di circa trenta o poco più persone tenevano la testa china, qualcuno stava anche piangendo. Aveva già assistito a scene simili, probabilmente si era appena imbucato al funerale di Sapphire. “Che bello”, pensò con ironia. Tra quella folla riconobbe Magdalene, che appena lo notò si allontanò dagli altri.
 
<< Signor Salvatore >> disse attirando anche l’attenzione degli altri che adesso lo fissavano curiosi.
 
<< Ho bisogno del vostro aiuto >>.

 
-1
 
Elena stava toccando il ventre ormai non più piatto. Il suo bambino stava scalciando, lo sentiva benissimo e in quel momento le venne da sorridere. Chissà se sarebbe stata ancora viva per poterlo vedere crescere. Non era sicura di come ciò fosse accaduto, ma era successo ed era felice. Sarebbe stata ancora più felice se avesse potuto condividere questa sua gioia con l’uomo che amava. Stefan… chissà come stava... Le mancava in una maniera terribile. Ogni giorno, da quando si erano separati, aveva pensato a lui. Chissà se alla fine l’aveva davvero perdonata ? Chissà se nel frattempo non si fosse innamorato di un’altra donna ? Non gliene avrebbe fatto una colpa, avrebbe cercato di essere felice per lui, sebbene avrebbe sofferto terribilmente. Chissà se lui sapeva dove lei era adesso ? Probabilmente no. Sperava solo, se il destino avesse deciso che la sua ora stava per giungere, di vederlo un’ultima volta.
 

 
Bonnie era appena giunta a un lato della radura, puntuale peggio di un orologio svizzero. Non vedeva l’ora che arrivasse il momento della resa dei conti. Aveva bramato quel momento con tutta se stessa da quando aveva scoperto che quella disgraziata le aveva sterminato l’intera famiglia. Sperava almeno che si sarebbe degnata di essere puntuale… in quel momento un’eventuale attesa le sarebbe semplicemente insopportabile. Tuttavia, passarono almeno una decina di minuti prima che riuscisse a scorgere la sagoma di Sylvia dall’altro lato della radura. Una decina di minuti che in quel momento le parve lunga quanto una vita intera. In quel momento sentì il cuore in fiamme come non mai. Era pronta, nessuno in quel momento avrebbe potuto convincerla a tirarsi indietro.
 
<< Avevo detto di essere puntuale >> urlò leggermente con voce dura.
 
Sua sorella, quella disgraziata, ghignò. Avrebbe tanto voluto cancellarle quel dannato ghigno da quella faccia da schiaffi. Ora che la osservava bene, doveva ammettere che non sembrava più tanto delicata e malata come nei loro “incontri” passati. Bonnie immaginava che ora, quella sembrava malata e delicata, fosse lei. Poco importava, in quel momento sentiva di poter far esplodere quella dannata radura in un secondo se solo avesse voluto. Quella sfacciata aveva anche osato indossare alcuni vestiti di Mary… Doveva ammettere, che se non fosse stato per il fatto che aveva visto il corpo privo di vita di Mary, in quel momento avrebbe pensato di star per combattere contro di lei. Mary e Sylvia erano quasi del tutto identiche, stessi capelli, stessi lineamenti, tranne per il fatto che forse quelli di Sylvia erano più giovanili e meno adulti come quelli di Mary. Sylvia però non era alta, ma neanche bassina, a differenza sua. Mary lo era, ma era convinta che Sylvia non avesse la sua altezza e questa volta non c’entrava nulla l’età. Mary però non aveva mai avuto quello sguardo crudele sul volto, l’aveva amata come una sorella dovrebbe amare un’altra sorella. Era così incredibile, poter provare due sentimenti così opposti per due persone così simili. Aveva amato Mary con tutto il suo cuore e ora odiava Sylvia con tutto il suo animo. Non avrebbe mai voluto che tutta quella storia andasse a finire così, ma ormai era inevitabile.
 
<< Io non sto ai tuoi ordini, sorellina. Non sono come i tuoi amichetti che corrono al tuo capezzale ogni volta che lo desideri >> disse Sylvia avanzando di qualche passo.
 
<< Loro non corrono al mio capezzale, loro vengono ad aiutarmi. Perché è così che fanno i veri amici, ma perché perdere tempo a parlartene. Tu non sai cosa sia l’amicizia, sei una persona crudele e spregevole. >> le disse Bonnie cominciando ad avanzare anche lei.
 
<< Crudele e spregevole ? Sei solo in grado di giudicare e senza alcun diritto per giunta. Tu non hai la minima idea di come sia stata la mia vita. Prova tu a vivere senza una madre. Rinchiusa in una stanzetta con una zia odiosa, crescendo solo dell’affetto di tua cugina che ora è morta. >>.
 
<< Dubito che Rosalie avrebbe voluto che tu le uccidessi la madre >>.
 
<< Dubito che tu possa capire che il legame che c’era tra me e mia cugina. D’altronde tu vivi di fantasie e illusioni. Neanche tu hai mai conosciuto la vera amicizia altrimenti adesso non saresti qui da sola, alla mia mercé >>.
 
<< Non puoi giudicare di miei legami. So benissimo perché i miei amici non sono qui e ne sono felice. Questa è una cosa che dobbiamo risolvere io e te, da sole. >>.
 
Ormai erano vicine, pochi passi mancavano a distanziare le due ragazze. Bonnie non si era mai sentita così decisa ad affrontare qualcuno. Non aveva mai, mai, avuto l’ardire di fronteggiare qualcuno in quel modo. Nessuno. Eppure… in quel momento non poteva fare diversamente, non l’aveva voluto lei.
 
<< Ti credi così forte e audace ? Io ti distruggerò. Rimpiangerai di avermi sfidata >>.
 
<< L’unica cosa che potrei mai rimpiangere è di non averti uccisa quando avrei potuto farlo. Non ho niente da temere, non mi fai paura e non mi tirerò indietro >>.
 
Quelle parole diedero la forza necessaria a Bonnie per avanzare fino a fronteggiare la sorella. Sylvia, dal canto suo, era deliziata da quello spirito. Temeva che uccidere sua sorella sarebbe stato troppo semplice.
 
<< Bene. Cancellerò da questo mondo ogni segno della tua patetica esistenza. Spegnerò la luce che alberga nei tuoi occhi così come ho fatto con le nostre sorelle, e con i nostri adorati… mamma e papà >>.
 
Quello fu troppo, Bonnie, ancora prima che potesse controllarsi, la colpì con tutta la forza del braccio in viso. Sylvia, presa alla sprovvista, non riuscì a difendersi. Bonnie l’aveva colpita vicino al labbro, che cominciò a sanguinare. A quel punto entrambe capirono che era inutile parlare. Era ora di agire. Fu Sylvia ad avere la prima mossa. Con un incantesimo scaraventò Bonnie contro un albero. Bonnie aveva cercato di rimettersi subito in piedi ma Sylvia fu più veloce e la legò alla corteccia dell’albero con i rami dello stesso albero. Bonnie non aveva intenzione di perdere, con le mani bruciò i rami che fungevano da corde , così come aveva già fatto con le corde quando dovette liberarsi nella stanza d’albergo di Annabelle. Le radici bruciarono subito e a quel punto fu libera e fece anche in tempo a difendersi dall’attacco di Sylvia, la quale non aveva esitato a provare a colpirla con una palla infuocata. L’albero vicino a Bonnie prese fuoco ma non la bruciò. Anzi, le fu utile. Con un incantesimo riuscì a spostare le fiamme dalla corteccia e le portò dinanzi a Sylvia, la quale aveva cominciato ad avanzare pericolosamente verso di lei. Sperava di poterla rallentare per un minuto. Sylvia, che non si aspettava una mossa del genere da parte sua, sbuffò, poi cercò di domare le fiamme. Nel frattempo Bonnie, aveva indossato l’anello che le avevano dato a Neverland e si era resa invisibile. Quando Sylvia riuscì finalmente a spegnere le fiamme non riuscì più a vedere sua sorella.
 
<< Wow, non sapevo che fosse così codarda. È scappata a gambe levate non appena ne ha avuto l’occasione. È proprio una debole >> commentò con un ghignetto a voce alta.
 
“Ti faccio vedere io chi  debole”, pensò Bonnie. Si avvicinò lentamente a Sylvia, la quale stava ridendo malignamente e la scaraventò violentemente contro un albero, il quale si spezzò a causa del forte impatto. Sylvia andò a sbattere contrò un secondo albero, che stavolta riuscì ad attutire l’urto. Bonnie si tolse l’anello e guardò sua sorella con sguardo trionfante.
 
<< Allora ? Chi è debole tra me e te ? Sei solo una vigliacca, ecco cosa sei. Io morirei piuttosto che scappare dinanzi a te >>.
 
Bonnie le lanciò contrò un incantesimo, ma Sylvia riuscì a scansarsi in tempo mentre l’albero dietro di lei esplodeva. Dire che era livida di rabbia era poco.
 
<< Con che diritto… >> disse mentre stringeva le mani a pugno << CON CHE DIRITTO PENSI DI POTERMI GIUDICARE EH ?? TU… tu hai avuto ogni cosa, hai avuto una famiglia, degli amici… hai avuto la tua FOTTUTA libertà e a me non è stato concesso nemmeno quella. Se tu fossi al mio posto anche tu combatteresti per avere quello che ti è dovuto. Ma ovviamente cosa potevo aspettarmi da una principessina come te eh ? Alla quale è stato dato e concesso tutto, SEMPRE. Mentre IO ho dovuto combattere anche solo per avere una vita. >> urlò in preda all’ira più accecante.
 
Bonnie cominciò a smettere di respirare e ad avvertire una stretta potente alla gola. Non capiva cosa stesse accadendo, probabilmente era un tipo di magia che non riusciva a conoscere. La verità era che Sylvia era davvero una strega molto potente, riusciva ad eseguire incantesimi sulle sue vittime anche a lunga distanza anche solo mantenendo un contatto visivo. Aveva dovuto imparare a farlo a causa della sua salute cagionevole, altrimenti difficilmente sarebbe sopravvissuta negli scontri aperti. In quel momento stava cercando di soffocare sua sorella. Bonnie però non aveva alcuna intenzione di perdere, non ora. Usando di nuovo lo stesso incantesimo, fece esplodere il terreno ai piedi di Sylvia, la quale era incapace di difendersi poiché doveva mantenere lo sguardo visivo su di lei se voleva eseguire l’incantesimo. Bonnie cadde in ginocchio sul prato, cercando di respirare profondamente, mentre un po’ di sangue le usciva dalla narice sinistra. Lei lo pulì, senza curarsene più di tanto. Sylvia, che era nuovamente caduta a causa dell’esplosione si rimise subito in piedi e guardò sua sorella con astio. Bonnie, animando un ramo di un albero, cercò di colpire Sylvia allo stomaco, ma la sorella esplose in tante gocce d’acqua, per poi comparirle dietro. Bonnie non fece in tempo a voltarsi che Sylvia la colpì violentemente il viso, facendole perdere l’equilibrio per poi cadere sul prato.
 
<< Nessuno mi chiama vigliacca, sorellina. Nessuno. Tu sei solo una mocciosetta viziata, che ha avuto dalla vita tutto quello che volevi, tutto quello che volevo io. Ma adesso io ti porterò via qualsiasi cosa. >> urlò Sylvia colpendo la sorella in pieno viso con un calcio.
  
Bonnie poté perfettamente avvertire il suo setto nasale rompersi. Il sangue che le usciva in maniera copiosa da entrambe le narici e che le scendeva lungo le guance e le labbra e la mano di sua sorella Sylvia che le penetrava il petto, in cerca del suo cuore. Urlò a causa del forte dolore. Non pensava che fosse così doloroso ma il tutto era sopportabile, il tutto le era indifferente, se quello era il prezzo per poter godere della mano di sua sorella che in maniera vana e disperata cercava il cuore nel suo petto, dell’espressione sorpresa e arrabbiata di sua sorella che non aveva ottenuto quello che voleva.
 
<< Ma che… >> disse Sylvia ritraendo la mano << Non c’è >>.
 
Sylvia la guardò con sorpresa e a quel punto Bonnie poté sorridere vittoriosa.
 
<< Te lo chiederò solo una volta, sorellina… dov’è il tuo cuore ? DIMMI DOVE L’HAI MESSO ? >> urlò Sylvia colpendo nuovamente la sorella in viso.
 
Bonnie a quel punto scoppiò a ridere, gustando la sua vittoria, per poi dire << Se c’è una cosa che ho capito in questi mesi… è che ti piace giocare con i cuori degli altri. Fortunatamente io ho degli amici che sono stati disposti ad aiutarmi. Lo sapresti anche tu… se avessi qualcuno che tiene a te !! >>.
 
A quel punto Bonnie la nuovamente via con incantesimo che colpì Sylvia in pieno. Stava per usare la sua collana ma a un certo punto non fu più in grado di muoversi. Qualcuno stava bloccando i movimenti del suo corpo. A un certo punto, neanche il sangue dal naso le colava più. Che stava succedendo ?
 
<< Brava Sylvia, vedo che hai rispettato gli accordi >> disse una voce dietro di lei.
 
Bonnie la riconobbe subito, era Annabelle.
 
<< No, non tutti. Sylvia ? Non sento il suo cuore… dov’è ? >> chiese Annabelle avvicinandosi a Bonnie.
 
Quando le fu vicina, Annebelle le afferrò in mento, costringendola a guardarla negli occhi. Bonnie, se avesse avuto il suo cuore, avrebbe provato un po’ do paura. Annabelle aveva lo sguardo più freddo e crudele che avesse mai visto. I suoi occhi smeraldini sembravano essere capaci di perforarle persino l’anima se solo avesse voluto.
 
<< È un piacere vederti Bonnie >> disse con un tono freddo << Lorence, legala >>.
 
<< Con piacere >> disse un’altra voce che Bonnie riconobbe benissimo.
 
Quando Lorence fu davanti a Bonnie, le strappò la collana dal collo e le sorrise per poi dire << È una gioia vederti di nuovo, zuccherino >>.
 
Dopo aver detto ciò, sputò dalle sue labbra delle scie di fuoco che strinsero Bonnie in una morsa di ferro dal quale difficilmente in quelle condizioni si sarebbe potuta liberare. Dopo Annabelle si era chinata verso di lei per guarirle il naso. Era fondamentale che Bonnie avesse nelle sue vene quanto più sangue possibile per il sortilegio.
 
<< Sylvia, dov’è il suo cuore ? >> le chiese mentre medicava il naso.
 
 
 
<< Non so dove sia, deve esserlo strappato prima di venire qui >> rispose Sylvia mentre si metteva in piedi.
 
“Traditrice”, pensò Bonnie guardando con maggiore odio la sorella. Non solo le aveva distrutto la famiglia ma adesso l’aveva anche venduta ai De Verdant. Se avesse avuto il suo cuore in quel momento avrebbe pianto per la rabbia e la delusione, ma non riusciva a provare nulla e forse era meglio così. Non avrebbe mai dato la soddisfazione a sua sorella di saperla distrutta.
 
<< Questo però viola i patti. I patti dicevano che noi ti avremmo aiutato ad avere indietro la tua vita, in cambio del cuore di tua sorella. >> disse Annabelle.
 
<< Vi ho portato lei. Era questa la parte più difficile, non credo che per recuperare il suo cuore avrete problemi >> ribatté Sylvia con voce dura.
 
Annabelle sorrise, per nulla turbata né spaventata dai modi di fare di Sylvia, d’altronde, aveva lei il coltello dalla parte del manico.
 
<< Questa, Bonnie, è davvero una bella collana, sai ? Non trovi anche tu Sylvia ? >> le disse facendo penzolare la collana.
 
Bonnie spalancò gli occhi con sorpresa. Annabelle sapeva ? Conosceva anche lei i poteri di quella collana ? Sylvia invece guardò la collana senza riuscire a capire.
 
<< Ma sai qual è la parte più interessante ? È questo bel ciondolo. Posso ? >> chiese mentre era in procinto di aprirlo.
 
<< NO !! >> urlò Bonnie.
 
Annabelle, ignorando le proteste di Bonnie, aprì il ciondolo che cominciò ad assorbire tutta la magia di Sylvia. Sylvia cominciò a gemere per il dolore, mentre sentiva il suo potere mentre veniva estratto fuori dal suo corpo. Quando il ciondolo assorbì tutta la magia si chiuse automaticamente.
 
<< CHE COS’HAI FATTO ?? >> urlò Bonnie, pur sapendo perfettamente cosa fosse appena successo.
 
Sylvia invece perse tutta la sua spavalderia e sembrò sul punto di mettersi a piangere, mentre Annabelle scoppiava in una risata fredda e cattiva.
 
<< Non era quello che volevi anche tu Bonnie ? Portarle via la magia ? Un giorno mi ringrazierai >> le disse accarezzandole i ricci rossi per poi rivolgersi a Sylvia << Visto che è così semplice ottenere indietro il suo cuore… sarai tu a portarlo alla mia famiglia… come gli accordi stabilivano solo con una piccola modifica. Portaci il suo cuore o non riavrai più la tua magia. Andiamo Lorence. >> disse Annabelle posando una mano sulla spalla di Bonnie.
 
<< No… aspettate… >> disse Sylvia.
 
Lorence però glielo impedì con una barriera di fuoco. Annabelle  a quel punto di smaterializzò via con Bonnie e Lorence a Villa De Verdant, lasciando Sylvia in balia di se stessa.
 

 
Stefan nel frattempo aveva osservato tutto ciò che era accaduto da un grande specchio che si trovava lì nello studio. Aveva osservato tutto… e non era intervenuto per soccorrere la sua migliore amica, ma in quel momento non riusciva a dispiacersene, perché adesso si, che Bonnie avrebbe potuto capirlo davvero, adesso si, che poteva veramente capire il suo odio nei confronti di Damon, lo stesso odio che porta a reclamare vendetta. Tuttavia, il fatto che foste stata portata via non facilitava la sua vendetta. Ma aveva già trovato una soluzione e alla fine anche lui avrebbe ottenuto la sua vendetta.
 
 
 
  
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