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Autore: Em_    08/04/2015    3 recensioni
The Vampire Diaries si è concluso ormai da due anni, Nina ed Ian hanno preso strade diverse, non si sono più parlati dalla messa in onda dell'ultimo episodio.
Ma ora qualcosa sta per cambiare: Julie chiama.
Alcuni membri dell'ex cast devono presentarsi per girare alcune scene.
Nina è terrorizzata all'idea di rivederlo dopo anni di silenzio, non sa se riuscirà a rivolgergli la parola.
Due persone che si sono tanto amate riusciranno a legare di nuovo?
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Dal testo: Sicuramente non avrei più dormito, ero curiosa e un po’ spaventata di conoscere i piani di Julie. “La chiamo immediatamente, fuori il dente fuori il dolore, vero Nina?” dissi mentalmente a me stessa. Scorrendo la rubrica trovai il numero, salvato ancora come anni prima, tutto in stampatello e con uno smile terrorizzato in parte, ridacchiai mentre mi mettevo a sedere sul grande letto matrimoniale.
“Nina! Non ci credo, sei davvero tu sveglia a quest’ora?”
«Mi hai incuriosita e terrorizzata allo stesso tempo e ho pensato di togliermi il pensiero subito.»
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Twenty-two

Ancora sconvolta dalla notizia di Nina vi pubblico
il capitolo, spero vi piaccia

 

Me ne stavo lì nel corridoio aggrappata a Paul dopo quella notizia, non mi ero mossa di un millimetro, ero pietrificata. Lui aveva cercato di farmi muovere ma io avevo solo aumentato la presa sul suo maglione, non riuscivo a ragionare lucidamente perché in testa mi ronzavano ancora le parole dell’infermiera: E’ ancora vivo… Ma è in coma…”, il mio Ian era in coma, c’era la concreta possibilità che non si sarebbe svegliato mai più. Non lo avrei abbracciato mai più, non ci saremmo baciati mai più, non avrei visto i suoi bellissimi occhi mai più, ma la cosa più terrificante era che non avrebbe mai conosciuto la sua bambina. Ripensavo al fatto che solo qualche ora fa lo avevo chiamato ed era stato così felice di sapere che era una femmina, mentre adesso era in un letto d’ospedale, in coma.

Paul si girò verso di me prendendomi per le spalle «Nina, guardami. Andiamo da lui, adesso ha bisogno di te. Non ti lascio sola, te lo prometto.»

Ascoltai le sue parole attentamente, e volevo davvero andare da Ian solo che il mio corpo non voleva muoversi ero paralizzata. «Non… Non ce la faccio…»

«Sì che ce la fai.» mi lasciò andare e mi prese per mano «Su, andiamo.»

Mi lasciai trascinare dal mio amico fino ad una delle stanze della terapia intensiva, la porta era socchiusa e c’erano dei camici appesi fuori, sicuramente dovevamo indossarli per evitare che i pazienti contraessero qualche infezione. Me lo infilai e mi sciacquai le mani con il gel all’entrata, non avevo ancora guardato Ian per paura di sentirmi male, non sapevo cosa aspettarmi. Presi un respiro profondo e mi voltai. Dire che rimasi di sasso era un eufemismo. Sembrava un’altra persona, non era lui, non poteva esserlo, aveva un tubo in gola per aiutarlo a respirare, due aghi sulla mano collegati ad una sacca con dei fluidi. La macchina faceva rumore, imitava il suo respiro, era una scena agghiacciante. Istintivamente mi portai una mano alla pancia e pensai a nostra figlia, a come avrei fatto a crescerla senza di lui.

«Io… Io non ce la faccio… E’ troppo…» scoppiai in lacrime ancora una volta.

Sentii Phoebe abbracciarmi e sussurrarmi all’orecchio “va tutto bene.” ma in realtà niente andava bene, era un incubo, uno di quelli brutti dal quale non vedi l’ora di svegliarti. Però Paul aveva ragione, dovevo stargli vicina e aiutarlo a riprendersi, forse non si sarebbe mai svegliato, era vero, però non potevo abbandonarlo solo perché avevo paura. Lui di sicuro se la stava passando peggio di me. Mi avvicinai piano e gli presi la mano.

«Ha la mano fredda, lui non le ha mai fredde…» constatai.

Paul si avvicinò ad Ian dall’altra parte del letto «Coraggio, amico. Supererai anche questa.» poi si rivolse a me «Ti lasciamo un po’ sola con lui, ti aspettiamo qui fuori, okay?»

«Grazie.» dissi.

Uscirono entrambi dalla stanza, io presi una delle sedie e mi accomodai accanto a lui e gli strinsi di nuovo la mano stando attenta a non fargli male. «So che probabilmente non mi senti, ma io sono qui, sono qui con te. Ho tanta paura di perderti, sono terrorizzata, Ian, però resto qui. Non ti lascio, te lo prometto, ma tu devi farmi un favore devi svegliarti perché devi conoscere la tua bambina, lei ha bisogno di te e cavolo anch'io ne ho! Quindi ti prego fai questo sforzo almeno per lei. Ti amo, lo sai vero?» gli accarezzai i capelli scompigliandoglieli leggermente.

Gli raccontai della visita e di tutti i fan che mi avevano risposto su Twitter quando avevo scritto che era una bambina, speravo tanto che nel profondo riuscisse a sentirmi e che avrebbe fatto di tutto per tornare da noi. Quasi un’ora dopo uscii dalla stanza per bere qualcosa e notai che i miei amici erano ancora seduti lì fuori.

«Non dovevate restare, davvero, non ce n’è bisogno…» dissi loro sentendomi un po’ in colpa.

«Io vorrei restare almeno per stanotte se per te non è un problema…» mi domandò Paul.

«Certo che no, anzi.» risposi accennando un sorriso. «Vado a prendere qualcosa da bere, vi va un caffè?»

«Sì, ti accompagno.» affermò Phoebe.

Ci fermammo poco più in là davanti ai distributori automatici, io scelsi una semplice bottiglia d’acqua mentre la mia amica prese due caffè. Prima che potessi tornare indietro lei mi afferrò per un braccio e mi trattenne.

«Aspetta…»

«Che c’è, Phoebe?» le domandai

«Non so come comportarmi con Paul, mentre eri dentro con Ian è crollato, non l’ho mai visto così. Insomma con te è diverso, so come ragioni e il più delle volte con un abbraccio riesci a tranquillizzarti, ma con lui non so cosa fare… Non mi parla… E tutto questo è fuori luogo, scusami, Nina.» 

«Ehi, no, va tutto bene. Credo sia sconvolto tanto quanto me, devi solo stargli vicino. Paul a volte non è uno di molte parole, quando sarà pronto vedrai che si confiderà.» 

«Allora aspetterò. E tu come ti senti? Mi hai spaventata prima.»

«Io ancora non ci credo, ma ho deciso di affrontare la cosa e non chiudermi in casa a piangere. Ha bisogno di me ed io ci sarò. Ora andiamo o quello diventerà freddo.» dissi indicando i due caffè che aveva in mano.

Mi sedetti per terra insieme ai miei amici, ogni tanto c’era qualche medico che correva ma in generale era una nottata tranquilla in ospedale. La mia mente era completamente vuota, non riuscivo a pensare a nulla se non al fatto che sarei stata qui con Ian tutto il tempo. Ad un certo punto avvertii un colpetto alla pancia e feci una smorfia strana, non che mi facesse male ma era una cosa nuova e ogni tanto dovevo ammetterlo, anche fastidiosa.

«Nina, tutto bene?» domandò Phoebe notando la mia espressione.

«Sì.» dissi accennando un sorriso. «Sarà una bambina selvaggia, questo è certo.»

«Che vuoi dire?» 

Le presi la mano e sollevai la felpa che avevo indosso, feci in modo che premesse leggermente così da poter sentire la piccola che si muoveva.

«Oh dio! L’ho sentita!» disse a bocca aperta.

«Ogni tanto si muove, ultimamente sempre più spesso.»

«Fa male?» mi chiese Paul.

«No, è solo un po’ strano… Di solito Ian le parlava e lei si tranquillizzava, ma non penso che stanotte accadrà.» sospirai.

«Si sveglierà, Nina, vedrai.» mi incoraggiò la mia amica.

 

[…]

 

Ormai erano trascorse due settimane da quella notte, Ian non si era ancora svegliato, i dottori erano fiduciosi ora riusciva a respirare da solo, ma ancora non si sapeva se o quando si sarebbe ripreso. Io facevo avanti e indietro, uscivo dall’ospedale solo per farmi la doccia e prendere dei vestiti puliti, l’avevano anche spostato dalla terapia intensiva ed aveva una stanza tutta sua così da poter ricevere delle visite. Paul era quello che passava più tempo lì con me, c’era quasi ogni giorno, spesso raccontavamo ad Ian la nostra giornata e gli acquisti folli che aveva fatto Candice per la bambina, lei si sfogava così, facendo shopping a più non posso. Ci era rimasta male tanto quanto noi e aveva ordinato ad Ian di muoversi ad uscire da lì perché io la piccola lo stavamo aspettando. E non c’era cosa più vera. Oggi gli avevo raccontato di come Hayley mi aveva tenuta sveglia la notte precedente e che avevo bisogno di lui per calmarla, le mancava il papà. Durante il mio racconto sentii la sua mano muoversi, credevo di essermelo sognato ma poi accadde ancora.

«Ian? Mi… Mi senti? Sono Nina, se mi senti sappi che sono qui, svegliati amore mio.» gli dissi speranzosa.

Pian piano lo vidi aprire gli occhi, dio i suoi meravigliosi occhi. Mi si dipinse un sorriso enorme in faccia. «Ehi, bentornato.» gli carezzai piano il viso anche se sembrava ancora non rendersi conto di dove fosse.



Angolo autrice (?)
Nonostante io sia in preda alla depressione più totale dopo quello che ha scritto Nina su instagram vi pubblico comunque il capitolo.
Più che altro vediamo la nostra Nina preoccuparsi del futuro della bambina, di come farà a crescerla se Ian non dovesse svegliarsi e cose così, rimane lì tutta la notte a parlargli e appena esce dalla stanza sente la bimba muoversi, racconta ai suoi amici che era Ian a farla calmare solitamente e che forse non sarebbe più successo.
Sono passate due settimane e finalmente qualcosa sembra smuoversi... Ian ce la farà? Sarà tutto come prima?

Oltre al capitolo, che ne pensate di questa cosa di Nina che lascia tvd? E anche Trevino ma nessuno se l'è cagato ahahahah :')
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere, non vedo l'ora di leggere!

Alla prossima!
Anna
   
 
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