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Autore: Queen Of Suburbia    08/04/2015    1 recensioni
-S..sì… l’ho scritta io.- balbettai in imbarazzo portandomela al petto e tenendola stretta.
Il ragazzo tornò a guardarmi e infossò le mani nelle enormi tasche mentre parlava -Wow, i miei complimenti, è davvero bella.- si complimentò.
Cercai di controllarmi mentre ovviamente il mio imbarazzo iniziava a farsi sentire ovunque fino alle mie guance -In verità non è nulla di che…- cercai di dire.
-Per me invece è fantastica, mancherebbe solo il ritornello per renderla perfetta.- affermò invece lui tranquillo -Come si intitola?- domandò poi squadrandomi da capo a piedi con lo sguardo incuriosito.
-Non c’ho ancora pensato.- mi affrettai a dire distogliendo lo sguardo e buttandolo a terra.
Ogni tanto però continuavo a buttare l’occhio su di lui che mi guardava. Non riuscivo a fare a meno che osservare quel viso, era bellissimo.
Lui era bellissimo.
[TomxBill]
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. I personaggi di questa Fan Fiction non mi appartengono - con mio grande dispiacere -, niente di tutto ciò è vero, poiché è soltanto frutto della mia mente malata.




 
Monsoon

Capitolo 3
















-E guardami in faccia quando ti parlo!- mi urlò contro mio padre ma io continuai a tenere lo sguardo a terra, le braccia lungo i fianchi con le mani strette in due pugni che tremavano leggermente –Ti sembra il modo di conciarti quello?? Ma come cavolo sei diventato eh!?- continuò lui.

Rimasi zitto, preferendo rimanere in silenzio piuttosto che ribattere.

-Non urlare contro di lui in questo modo!- cercò di difendermi mia mamma, come stava facendo da quando ero sceso di sotto per il pranzo.

Avevano iniziato a discutere mentre stavamo mangiando, su un futile motivo, e io avevo cercato di calmare le acque intervenendo. Cosa  che peggiorò la situazione perché mio padre aveva iniziato a sbraitare anche contro di me su di tutto mentre mia mamma gli restituiva gli insulti difendendomi.

-Ma guarda come va conciato in giro! Ti sembra il modo in cui un ragazzo dovrebbe vestirsi??- si lamentò l’uomo –Sembra una cazzo di donna!-

-Ne avevamo già parlato tempo fa, Jorg!- ribatté mia madre –Avevamo deciso che si sarebbe vestito come meglio preferiva, qualsiasi fossero le sue preferenze!-

-No!- rispose subito mio padre indicandola –Tu! Tu hai deciso che dovesse andare in giro vestito come gli pare! Tu! Tu gli hai permesso di conciarsi così! Tu lo hai fatto diventare questo… coso!- urlò fuori di sé e a quel punto non ce la feci più, stavo per scoppiare.

-Coso?! È tuo figlio!- lo riprese la donna.

-Non ne sono neppure più tanto sicuro!- ribatté mio padre.

Mi voltai e risalii le scale di camera mia in gran fretta per poi sbattere la porta alle mie spalle con forza e gettarmi nel letto mentre sentivo le lacrime scendermi sulle guance. Purtroppo le urla si sentivano, continuavo ad udirle anche lì dentro e non ne potevo più.

Misi la testa sotto il cuscino con la speranza di esternarmi dal mondo.

Solo mezz’ora dopo me lo tolsi, e mi sembrò che le urla fossero cessate così mi tirai su in fretta. Sapevo che quel silenzio non sarebbe durato a lungo, mi preparai velocemente, mi pulii, truccai, presi il mio quaderno e la giacca e scesi di sotto, puntando alla porta della casa.

-Bill! Dove vai tesoro?- sentii dire da mia madre nell’altra stanza.

-Via.- risposi automatico –Torno più tardi.- aggiunsi.

-E dove pensi di andare, eh??- chiese mio padre uscendo fuori dal suo ufficio e squadrandomi da capo a piedi con disapprovazione –E poi conciato così.- aggiunse.

Sentii le lacrime minacciare di uscire ancora  –Lontano da voi e le vostre grida.- risposi prima di uscire dalla porta e dirigermi verso il parco mentre pian piano ricominciavo a piangere.

Non ne potevo davvero più.
 

 

Il parco sembrava deserto come al solito quando arrivai.

Le lacrime continuavano a scendere e io mi fermai un attimo per pulirmi cercando di mantenere un contegno, sapevo che non ne valeva la pena struggersi tanto.

-Sei in ritardo.- sentii dire ad un tratto, cogliendomi di sorpresa. Non avevo idea che ci fosse qualcuno.

Mi voltai di scatto e vidi Tom che mi raggiungeva a grandi passi con le mani infossate nelle tasche dei pantaloni e i capelli racchiusi in una coda che svolazzavano al vento.

-Oh?- Ah… sei tu Tom.- fu la mia reazione, perplessa e spaesata dal trovarmelo lì. Piegai leggermente la testa per impedirgli la visuale del mio viso mentre con una mano cercavo di mettere in sesto il trucco leggermente sbavato dalle lacrime.

Lui mi guardò con un sopracciglio alzato -Ti eri dimenticato che sarei venuto? Così mi offendi.- fece facendo una piccola smorfia da finto offeso che in altre circostanze mi avrebbe fatto ridere.

Io però mi sentivo una merda. Cioè, perfetto, no? Non solo ero reputato un coso agli occhi di mio padre, mi dimenticavo pure di Tom. Mi dimenticavo di lui che non mi aveva fatto assolutamente nulla. Benissimo. Che razza di persona ero?? Mi sentivo così male in quel momento che stavo per rimettermi a piangere, cercai in tutti i modi di trattenere le lacrime e guardarlo per come potevo in viso.

Cercai di sorridere -Veramente sì, scusami. Mi mamma mi ha chiesto di…- iniziai a dire, cercando di pensare la prima cosa che mi veniva in mente ma fui interrotto da lui.

-Ehi, ma stai piangendo?- mi chiese aggrottando le sopracciglia e avvicinandosi velocemente a me mentre io sentivo distrattamente le lacrime sotto le palpebre scivolare.

-Cosa?- feci cercando di essere tranquillo e portando una mano sotto all’occhio per toglierle subito -No, è solo… questo vento, mi ha portato la polvere nei occhi.- cercai di mentire.

Tom non mi badò -No, tu stai proprio piangendo.- affermò ad un soffio da me, guardandomi preoccupato  -Ehi, che hai?- mi chiese dolcemente togliendomi la mano da sopra gli occhi. Non appena la tolsi non feci a meno di notare la nostra vicinanza, il suo respiro caldo sbattere contro la mia pelle e quei bellissimo occhi che mi scrutavano attenti.

Lui era così dolce e bello… come potevo assillarlo con i miei inutili problemi?

Sorrisi rassicurato -Niente… è solo una giornata no.- affermai già sentendomi meglio con lui vicino.

-Sicuro?- domandò scrutandomi bene -Se vuoi parlarne io sono qui.- aggiunse.

-Non preoccuparti sto bene.- risposi tranquillo, ormai le lacrime avevano smesso di scendere.

-Okay, se lo dici tu.- sospirò infine lui col fare rassegnato e con mio rammarico si allontanò di un passo da me -Ci sediamo? È da tutto il giorno che sono in piedi e sono davvero stanco…- spiegò indicando il terreno accanto ad un albero per poi buttarsi a terra.

Lo seguii a terra, osservandolo con un sopracciglio alzato -Che hai fatto?- domandai.

-Oh, nemmeno immagini…- cominciò lui sorridendo e iniziando a raccontare delle sue folli avventure.
 
Passammo così svariati minuti, forse ore, chi può dirlo? Con Tom il tempo scorreva veloce e tutto acquisiva un senso. Mi bastava stargli accanto per sentirmi bene, tranquillo, nessun problema inutile mi assillava la testa. Avrei passato il giorno e la notte con lui lì a parlare ma dubito che riusciremo a durare così tanto.




 
Running through the monsoon
Beyond the world



 

Stavamo ancora parlando quando all’improvviso sentii una goccia bagnarmi il dorso della mano.

-Acqua? Sta iniziando a piovere?- domandai incredulo alzando il viso in alto e osservando con il sopracciglio destro alzato le nuvole in alto leggermente scure.

Tom fece lo stesso ed pochi secondi dopo fitte gocce di pioggia iniziarono a cadere, sempre più veloci –No!- mi lamentai incredulo –Non è possibile…- aggiunsi più a bassa voce tornando a guardare terra e cercando di coprire la testa e il mio quaderno col giacchetto ma con pochi risultati.

“Fino a pochi secondi fa tirava aria calda, come è possibile??” mi chiesi in testa sconvolto.

-Oh, cazzo…- sentii dire da Tom per poi vederlo tirarsi in piedi velocemente -Presto, alzati. Meglio andarsene di qui.- disse porgendomi la mano per aiutarmi.

Afferrai la sua mano e in un secondo mi tirò su in piedi -E dove andiamo?- chiesi guardandomi attorno ma vedendo solo alberi.

-Non ne ho idea. Ma bisogna trovare un riparo.- rispose lui guardandosi intorno frettoloso -Presto, vieni!- aggiunse prendendomi per mano -Per di qua!- e si mise a correre da una parte, verso l’uscita del parco.




 
To the end of time
When the rain won’t hurt
 




-Ma che…- cercai di dire.

Rimasi confuso da tutta quell’azione, forse perché in tutto quel trambusto sentivo solo la mano calda di Tom stringere forte la mia mentre mi tirava da qualche parte della città.

Alla fine finimmo per ripararci sotto una fermata di un bus. Avevamo il fiatone e completamente inzuppati, nonostante questo però le nostre mani non si erano ancora staccate.

Voltai lo sguardo verso la strada completamente deserta mentre la pioggia diventava sempre più fitta fino a sembrare sempre di più ad una tempesta.

-Visto? Appena in tempo.- affermò Tom indicando l’alluvione -Qui saremo al riparo.-aggiunse poi voltandosi verso di me e sorridendomi.

Lo osservai un attimo, pensando cosa dire. Poi il mio sguardo cadde sulle nostre mani che ancora si tenevano anzi, ero io che continuavo a stringere la sua senza rendermene conto. Imbarazzato mollai subito la presa e guardai a terra, mentre tiravo fuori da sotto il giacchetto il quaderno e costatavo che era fortunatamente asciutto. Lo stesso però non si poteva dire di noi…




 
Fighting the storm
Into the blue




 
-Forse ma ormai ci siamo già infradiciati tutti e due.- dissi sentendo i vestiti aderire completamente alla mia pelle e l’acqua, insieme al freddo, passarmi sotto i vestiti, poi però ricordai una cosa -Cavolo… no… non il trucco! Oh, perfetto…devo essere orribile…- inizia a lamentarmi terrorizzato da come dovevo sembrare, portandomi le mani in viso e cercando di tastare, costatando che in effetti ormai dovevo sembrare un clown mal riuscito.

“Quanto odio la pioggia!” pensai sconvolto, chiedendomi come fossi riuscito a parlare tranquillo con Tom fino a quel momento e, quando aveva iniziato a piovere, non essere andato nel panico come mio solito ma lamentarmi solo in quel momento.

Tom mi osservò divertito -No, non è vero…- affermò.

Gli lanciai un occhiata storta per poi voltarmi per metà, pieno di vergogna, per evitare che mi vedesse in quelle condizioni -Sì che è vero! Sembrerò un panda ora, fantastico!- continuai a lamentarmi.

Lo sentii ridere con mio disappunto -Un panda? Ma che dici?- affermò e feci una smorfia a quelle parole, quest’ultima morì quando aggiunse -Sei stupendo.- con tranquillità.

Rimasi un attimo ammutolito -Cos… mh… non prendermi in giro!- dissi infine, non mi sembrava il caso che si mettesse a fare lo spiritoso su una cosa simile. Non c’era mica da scherzare quando si trattava del mio aspetto, che sia chiaro.

-Non ti prendo in giro, Bill. Sono serio.- disse ed un attimo dopo sentii le sue mani prendermi il viso e farmi voltare verso di lui, era vicinissimo, sentivo il suo respiro su di me per la seconda volta quel giorno -Sei bellissimo.- soffiò dolcemente con un bellissimo sorriso in volto che mi fece battere il cuore a raffica.




 
And when I lose myself
I’ll think of you




 
-Tom…- sussurrai perdendomi in quei occhi nocciola così luminosi.

Lui posò il pollice della mano sulla mia guancia e l’accarezzò con gentilezza. Rabbrividii a quel contatto mentre i nostri occhi non si staccavano un secondo gli uni dagl’altri. Poi lo vidi avvicinarsi, pian piano, lentamente, come se volesse darmi il tempo di scrostarmi per evitare che accadesse. Ma io non mi mossi, lo volevo. Ed infine, finalmente, sentii le sue labbra posarsi con delicatezza sulle mie, dolcemente, non c’era alcuna malizia. Un semplice tocco che ebbe il potere di farmi battere il cuore così veloce da sentirmi al settimo cielo per le meravigliose emozioni che mi dava.

Si staccò da me poco dopo ma rimase ad un soffio da me ad osservarmi, come per vedere la mia reazione. Io però ero ancora fermo, troppo incredulo per fare qualsiasi cosa. Vide la mia reazione come un permesso per continuare e le riposò sulle mie labbra, sta volta con un po’ più forza, muovendo le sue sulle mie. Sta volta volli reagire e cercai di ricambiare, piano e impacciato, a modo mio.




 
Together we’ll be running somewhere new




 
Poi però mi resi conto di quello che avevo fatto e mi staccai di scatto, vergognandomi, pentendomi subito dopo di quello fatto non appena vidi la sua faccia leggermente delusa.

-…Tom..- cercai di dire osservandolo negli occhi.

-Forse ho affrettato le cose, scusami…- affermò sorridendomi appena. I miei occhi si posarono sulle sue labbra e quindi li distolsi subito.

Scossi la testa -N..non fa..nulla.- risposi ma guardando in basso.

-Sicuro?- domandò.

-Sì.-

Lo sentii ridacchiare -Ma non mi guardi più in faccia.-affermò e mi prese di nuovo il mento per alzarlo e riguardarlo nei occhi -Ecco, così.-  aggiunse -Allora?-

Andai nel panico e arrossendo appena iniziai a guardarmi attorno per non guardare lui -S..scusa. Non volevo è che…- cercai di dire inventandomi qualcosa ma non mi venne in mente nulla -…mi viene da guardarti le labbra ora quindi… preferisco tenere gli occhi bassi...- affermai alla fine schietto.

Sentii un secondo di silenzio, seguito dalla sua risata  -Che hai da ridere?- chiesi irritato dalla sua reazione e tornando a guardarlo.

Tom sorrideva ancora -Sei tenero.- affermò.

Alzai un sopracciglio -Tenero?-domandai.

Non era proprio quella la risposta che mi aspettavo. Tenero, a mio parere, indicava qualcosa di morbido e carino come un animale o un peluche. Sentirmi dare del tenero mi faceva sentire come un grande pupazzo. Forse in quel momento assomigliavo davvero a un panda e lui mi stava soltanto prendendo in giro.

-Già…- rispose ma doveva essersi accorto della mia occhiata perché aggiunse sorridendomi -Così mi rendi difficile non baciarti.- affermò.

Sorrisi anch’io appena, a quelle parole -Allora perché ti trattieni?- domandai.

Non aspettai molto che Tom si era avvicinato e mi stava già baciando. Sta volta con più impeto ma rimaneva sempre dolce mentre lo faceva. Non volli aspettare sta volta, ricambiai subito. Era così buono il sapore di Tom, era leggermente amarognolo ma era buono. Sentii la sua lingua solleticarmi le labbra, sorrisi e la lasciai entrare in contatto con la mia. Solo poco dopo che non ce la feci più per mancanza d’aria e ci fermammo.

Il ragazzo coi dread mi osservò leccandosi le labbra -Mhm… sai di biscotti. Non lo avrei mai detto.- affermò prendendomi per la vita ed attirandomi a sé finché non sbattei contro il petto di lui, in quello che sembrava il tutto e per tutto ad un abbraccio.

-Oh… ehm… li ho mangiati prima di venire.- risposi imbarazzato.

-Sono buoni.- rispose lui tranquillo.

-La prossima volta te ne porto qualcuno, se vuoi.-




 
Through the monsoon




 
-Va bene. Ora però…- affermò affondando il viso sulla mia spalla, in mezzo ai miei capelli -Stiamo così.- aggiunse continuandomi a stringere.

In tutta quella vicinanza tra di noi non mi scomposi e mi limitai a chiudere gli occhi ed aspirare il suo buon profumo -Perché?- non feci a meno di chiedere curioso della risposta.

Lo sentii rimuginarci sopra col fare indeciso -Veramente avrei più di una ragione per far questo ma…- iniziò col dire -Sei bagnato e mi sembravi infreddolito.- affermò e mi parve davvero sincero da come mi strinse in modo dolce -Questo è l’unico modo che conosco per riscaldarti… visto che ormai anche i miei vestiti sono fradici e non posso darti qualcosa per coprirti.- finì col dire.

Sorrisi contro la sua spalla per poi accoccolarmi il più possibile contro di lui, mettendomi più comodo -E per quanto dovremo stare così, Tom?- domandai poi, richiudendo di nuovo gli occhi, concentrandomi solo su Tom e sulle sue braccia attorno alla mia vita.

-Beh direi… almeno finché non smette di piovere.- fece -Qualche obiezione a tal proposito?- domandò poi con un accenno di ironia che non mancai di notare.




 
Just me and you




 
Sorrisi ancora -Nessuna.-

-Perfetto.-

E, anche quando la pioggia smise di cadere, rimanemmo così abbracciati ancora per un po’.










Deliri dell’Autrice

Questa settimana riesco ad aggiornare solo oggi, quindi… ecco a voi le mie annotazioni senza senso e ragione. Vi ripeto, leggete le note che vi interessano, non voglio costringervi a leggere tutta ‘sta roba.

-Litigio: Non uccidetemi! Posso spiegare, giuro. I genitori quando litigano tendono a dirsene di tutti i colori e gli viene naturale poi scaricare la loro frustrazione su persone lì intorno (figli). Quindi non pensate che io cova per il padre dei gemelli chissà quale odio immaginario oppure che lo voglia far diventare il cattivo della situazione, il mio era solo riprodurre una classica scena di accanimento sul figlio. E Bill, beh, visto come si esprime esteticamente, mi è parso ovvio che il padre si lamentasse per il suo stile.
-Senso di colpa di Bill: Se qualcuno si sta chiedendo perché Bill cerca di prendersi la colpa delle litigate dei suoi, sappiate che è la tipica reazione (o, almeno, buona parte) di chi ha genitori che litigano spesso come Bill.
-Baci: Ho affrettato un po’ le cose? Vi prego ditemi se vi sembra esagerato tutto, sono la prima che vuole procedere a piccoli passi. Ma d’altra parte vi ricordo che Monsoon non è una canzone a strofe infinite e quindi non posso pensare di far chissà quanti capitoli.
-Tempo: Il clima può variare dal caldo al freddo tutto d’un colpo?? *guarda fuori il sole che abbronza dopo ore di diluvio universale* Beh, sì.
-Traduzione: Corro attraverso il monsone/ Oltre il mondo/ Alla fine del tempo/ Dove la pioggia non ferirà/ Combatto la tempesta/ Nella sofferenza (no, non blu)/ E quando perdo me stesso/ Penso a te/ Insieme correremo in un posto nuovo/ Attraverso il monsone/ Solo io e te.

Che fatica gente… nient’altro da appuntare per fortuna… spero. Fatemi sapere che ne pensate!
Alla prossima,
QOS

 
   
 
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