Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Freya Crystal    09/04/2015    6 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Spazio dell’autrice
Di solito siete abituati a trovare questo spazio a fine capitolo, ma stavolta ho voluto spostarlo all’inizio perché devo chiare una cosa.Questo capitolo vi risulterà strano, principalmente per un motivo: ad un certo punto troverete delle frasi scritte a colori, che corrisponderanno ai pensieri di un personaggio diverso. Non penso di dover specificare quali siano i colori corrispondenti di Retasu o di Ichigo, ad esempio, però quelli degli altri personaggi devo indicarveli, visto che li ho scelti secondo un criterio soggettivo:

Kisshu= verde scuro
Taruto = marrone
Pai = viola
Ryou = blu chiaro
Leroy = rosso
 
Nella parte finale del capitolo troverete altri pensieri scritti a colori, ma non apparterranno a nessuno dei personaggi sopra citati, né alle ragazze. Il capitolo è un po’ più corto rispetto agli altri, ma è così che doveva essere. So che starete pensando “Ma che caz…??”.
Tranquille, non è niente di che :D Un saluto a tutti voi e alla prossima!
Non odiatemi quando arriverete alla fine!
 
 
 
 
 

Dark rainbow

 
 
 
 
 
 
La morte l’aveva sfiorata tante, troppe volte, per poterle contare.
L’avevano rapita, imprigionata, torturata. Eppure lei era sempre riuscita a cavarsela. Con l’aiuto dei suoi amici, per amore della sua famiglia, ma soprattutto perché aveva imparato a credere in se stessa.
Quando senti il sangue bruciare nelle vene, il cuore battere agitato nel petto tanto da minacciare di cedere, è allora, in quegli ultimi, dolorosi istanti della tua vita, che capisci di poter contare solo su te stessa, perché è da sola che andrai incontro alla morte, e da sola compirai il viaggio verso l’Altra Parte.
Si vive insieme, si muore soli.
Ma tu non vuoi andartene, perciò ti aggrappi a te stessa, fai leva sull’istinto di sopravvivenza, sulla buona sorte, sull’amore in cui hai creduto ogni giorno, sulla speranza.
Ed è proprio con la speranza che rivesti i tuoi ultimi respiri, lottando per salvarti.
Così aveva fatto Retasu ogni volta che aveva rischiato di morire. Così era riuscita a sopravvivere.
Quel giorno, tuttavia, il destino scelse di tessere una trama diversa per lei.
<< Lasciami andare, Leroy. >>
L’alieno posò il mento sulla sua spalla, solleticandole la schiena coi lunghi capelli fiammanti. << Sai, sono curioso di scoprire a chi dispiacerà maggiormente per la tua dipartita. >>
Retasu strinse le labbra, ostinandosi a mantenere lo sguardo fisso all’orizzonte. Non voleva guardare i suoi compagni, non voleva scorgere le emozioni impresse nei loro visi ed interiorizzarle, sarebbe stato troppo da sopportare.
Se fosse morta, almeno, l’ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stata un cielo grigio.
Non il volto spaventato di un’amica.
O quello di Ryou o di Pai.
<< Non vuoi rispondermi? >>
Due voci si sovrapposero a quella bassa e suadente di Leroy, spezzando l’innaturale silenzio calato nel bosco.
<< Lasciala andare. >>
Retasu sentì il cuore perdere un battito per la disperazione.
La tentazione fu più forte di lei e la indusse a storcere il collo per cercare entrambi con lo sguardo.
Vi ucciderà.
Cercò di inviare loro una muta richiesta, un avvertimento, una supplica di tacere.
L’uno accanto all’altro, uniti dalla stessa paura, dalla stessa freddezza e dalla stessa fermezza con cui avevano scandito quell’ordine. Entrambi intercettarono il suo sguardo.
Ghiaccio ed ametista. Ryou e Pai.
Pai e Ryou.
Andatevene!
<< Ma allora mio fratello aveva ragione a credere che ci fosse un legame speciale tra te e la Mew verde >>, constatò Leroy in tono fintamente incuriosito, << devo dire che aveva un ottimo intuito. Ti ricordi quando ha preso le sembianze di Pai per ingannarti? >> aggiunse sottovoce per farsi sentire solo da Retasu.
<< Mentre tu… Chi diavolo sei? E’ la prima volta che ci incontriamo. >>
Ryou rise piano, fissando l’alieno sospeso in aria con espressione astiosa. << Non ha importanza che tu mi conosca… Adesso, Zakuro! >>
Retasu sentì l’aria graffiarle la pelle ed ebbe solamente il tempo di realizzare che stava precipitando. Urlò inconsapevolmente, mentre  immagini indistinte attraversarono il suo campo visivo. Chiuse gli occhi in un istintivo gesto di evasione dalla realtà circostante, ma nell’istante in cui credé di essersi schiantata al suolo, due forti braccia l’afferrarono al volo, frenando la sua caduta.
<< Ti ho presa! >>
Retasu riaprì gli occhi ed incrociò quelli soddisfatti di Ryou. Ricambiò il suo sguardo con aria confusa e spaventata,  mentre Pai e Zakuro continuavano a sferrare un attacco dietro l’altro contro Leroy, che per un’inspiegabile ragione aveva lasciato la presa su di lei.
<< Zakuro l’ha accecato con la frusta >>, le spiegò sbrigativamente il ragazzo, mentre lei si rimetteva in piedi.
<< Fiocco immobilizza! >>
Retasu provò un’ondata di sollievo, sentendo quella voce. Taruto era riuscito a curare Purin.
Ryou l’afferrò per il polso e avvicinò le labbra al suo orecchio. << Le anime sono nascoste fra gli alberi >>, sussurrò, guardandosi attorno con aria circospetta, << stanno aspettando che il nemico diventi vulnerabile.  Servitevi del Mew Power contro Leroy. >> Si scostò da lei, fissandola intensamente negli occhi ed aumentando per un fugace, involontario istante la stretta sul suo polso.
Retasu sentì una dolorosa fitta all’altezza dello stomaco che le tolse il respiro.
<< Hai capito bene, Retasu? >>
<< Sì! >>
Non appena pronunciò quella sillaba, Ryou la superò di corsa, dirigendosi verso Pai e Zakuro col fucile alla mano.
Leroy era talmente veloce che pareva danzare nel vento e divenirne parte integrante. Retasu non riusciva a vederlo.
Si precipitò verso Ichigo, correndo talmente forte che a tratti non riuscì ad avvertire il suolo sotto ai piedi. Non avrebbe saputo stabilire quando Zakuro e Purin l’avevano affiancata, ma l’importante era che le Mew Mew si riunissero al più presto.
<< Dobbiamo usare il Mew Power! >> gridò non appena fu certa che Ichigo l’avrebbe sentita.
Di Kisshu non c’era traccia, doveva essersi unito agli altri per contrastare Leroy. Minto, invece, era ancora al fianco della rossa, alla quale si teneva stretta, malridotta, ma con espressione decisa.  << Posso farcela anch’io. >>
Ichigo guardò le sue compagne una ad una, leggendo sui loro visi stravolti la volontà di lottare. << Forza, allora! >>
Si concentrarono tutte e cinque per richiamare i loro poteri, pronunciando all’unisono la formula prescelta.
Fasci di luce verticali si sollevarono verso il cielo, intrecciandosi in un’armonica danza arcobaleno.
Retasu percepì nitidamente la connessione instaurata con le compagne di squadra, riuscì a sentirle, mentre le inviavano la loro forza.  Un’energia misteriosa la pervase interamente, annullando ogni suo pensiero.
Divenne mezzo e messaggera di quel potere.
Ogni immagine si dissolse nel suo occhio interiore, sostituita dalla visione di un’acqua limpida, pura, in continuo movimento.
Il suo elemento.
Distese le braccia in avanti, conficcando le unghie nelle nacchere. Una luce abbagliante, calda, inarrestabile, emanata da lei e dalle sue compagne si diresse come un’onda in una direzione prestabilita.
Retasu scorse una figura sottile, vestita di rosso e di bianco, contorcersi dolorosamente sotto l’effetto di quella luce.
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo, alla ricerca di uno sfogo che le permettesse di resistere. C’erano quasi, non poteva lasciarsi sfuggire le nacchere di mano e annullare l’effetto del Mew Power. Sentì Ichigo e Minto, che le erano più vicine, urlare insieme a lei, e la connessione che le univa si fece più intensa.
Le loro menti erano collegate.
Resistete, ragazze!
Spediamo questo mostro doveva si merita!
Coraggio, ci siamo quasi!
Non crollerò!
L’abbiamo quasi sconfitto!
Il suolo vibrò sotto ai loro piedi. Retasu sentì l’aria graffiarle il volto e le braccia farsi pesanti come barili di piombo; la tentazione di lasciarle ricadere lungo i fianchi aumentò istante dopo istante, mentre la testa prendeva a girarle.
Leroy stava cercando di respingere la loro barriera a mani nude, il corpo attraversato da scariche rossastre,  il volto contratto dall’odio. Era inconcepibile che un essere apparentemente tanto delicato potesse contrastare la forza di cinque combattenti, eppure era ciò che stava facendo.
Oh, no!
Divenne sempre più difficile tenere sotto controllo la barriera. Retasu si sentì trascinare all’indietro e per un terribile istante credé che la situazione le sarebbe sfuggita di mano, che il Mew Power si stesse rivoltando contro le sue stesse evocatrici.
Ma poi accadde il miracolo.
Non crederete di potervi prendere tutto il merito, bamboline!
Ben detto, Kisshu, spacchiamo la faccia a questo bastardo!
Concentratevi, idioti!
Devo ammetterlo, sono d’accordo con lui.
Retasu scorse con la coda dell’occhio le figure di Pai, Kisshu, Taruto e Ryou al fianco delle ragazze, le braccia protese in avanti per indirizzare la barriera verso Leroy.
Evvai, i rinforzi!
E ne arrivano altri!
Mamma!? Papà!?
Kei!
Retasu vide la barriera allontanarsi di colpo da loro e dirigersi verso il nemico. Lacrime di gioia le rigarono il volto non appena sentì la sua mente entrare in contatto con quella dei genitori e del fratello.
Erano tutti lì. Le Mew Mew e i loro familiari, gli ideatori del progetto ed il trio Ikisatashi. Un’unica, numerosa, inarrestabile squadra, accomunata dalla volontà di sconfiggere il nemico e di riconquistare la vita perduta a causa della guerra.
Il momento idilliaco ebbe vita breve.
Una voce suadente, apparentemente di chi non è sottoposto ad alcuno sforzo, attraversò la mente di tutti come un fulmine crepitante.
Io sono il Dio della Morte.  Sono nato per distruggervi, anche se foste in mille contro di me, non avreste scampo. Rassegnatevi… Lasciatevi andare alle carezzevoli braccia della Morte. Vi basterà un istante… un solo, misero istante, per porre fine al dolore e alla fatica.  Potrete ottenere l’eterno riposo… sarà tanto rapido che non ve ne accorgerete… Dolce, eterno… agognato riposo.
La melodia di quella voce la stordì. Retasu affondò i denti nel labbro inferiore, imponendo a se stessa di non cedere a quella malia.
Leroy aveva torturato lei, le sue compagne, Pai, Kisshu e Taruto. Li aveva imprigionati, privati di cibo e di acqua, offrendo loro le carne delle sue stesse vittime; voleva cancellare il pianeta Terra e per farlo avrebbe voltato le spalle al suo stesso popolo, condannandolo a morte.
Non era lui ad essere nel giusto.
Non era lui che doveva ascoltare.
Bugiardo! Non ci avrai mai!
Retasu gridò, il corpo attraversato da scariche di calore, il formicolio alle braccia sempre più insostenibile, i capelli sferzati dal vento roboante.
Mille voci si sovrapposero nella sua testa.
Voci spaventate, meravigliate, sorprese, sgomente.
Poi tutto si fece bianco. Tutto tacque.
Tutto si spense.
 
 
 
*****
 
 
 
Per alcuni lunghi, interminabili istanti, la luce si fece accecante. Ryou fu costretto a chiudere gli occhi, ed insieme alla luce, a poco a poco sentì svanire il  legame con Keiichiro e tutti gli altri.
Buio e silenzio nella sua mente. Nient’altro.
La barriera del Mew Power era crollata, e con essa anche la connessione telepatica instauratasi fra tutti loro.
Un suono esterno simile a migliaia di gridolini infantili giunse alle sue orecchie. Ryou mosse le palpebre lentamente e le riaprì con cautela.
Una girandola di colori arcobaleno fluttuava in cerchio attorno a Leroy, investendo il suo esile corpo con scariche elettriche. Le anime stavano terminando ciò che le Mew Mew ed i loro aiutanti avevano iniziato.
Mentre l’alieno si contorceva dal dolore, i loro occhi si incrociarono accidentalmente. Ryou gli sorrise freddamente, il trionfo inciso nelle iridi chiare.
Addio, Dio della  Morte.
Un’esplosione improvvisa lo fece volare a terra. Sentì qualcuno urlare. Purin, Zakuro, e forse qualcun altro.
Si rialzò rapidamente, voltandosi nella direzione in cui le anime avevano circondato Leroy.
Erano sparite.
<< Masaya! >>
Un grido di gioia riecheggiò tra gli alberi. Udendo quel nome, Ryou fu in grado di riconoscere la figura rannicchiata al suolo in posizione fetale.
Masaya Aoyama, in carne ed ossa, completamente nudo.
La comparsa di Ichigo al fianco del ragazzo oscurò la sua visuale.
<< I-Ichigo… che cosa è successo? >> sentì domandare confusamente da Masaya.
Ryou si tolse prontamente la giacca e raggiunse entrambi.
<< Dagli questa per coprirsi. >>
Ichigo afferrò la giacca col volto inondato di lacrime, rivolgendogli un rapido cenno di gratitudine, poi l’appoggiò su Masaya, accarezzandogli il volto e sfiorandogli le labbra.
Malgrado l’iniziale ostilità provata nei confronti di quel ragazzo e i suoi più che giusti sospetti, fu felice di assistere a quel momento di felicità miracolosamente ritrovata, anche se non lo riguardava in prima persona. La sua mente da scienziato si rifiutò di ricercare le cause di quel fenomeno, crogiolandosi invece nel senso di leggerezza comportato dalla morte del nemico.
Quel momento venne spezzato bruscamente da un urlo. Stridulo, intriso di disperazione, quasi inumano.
Ryou si voltò su se stesso, il respiro mozzo.
Non avrebbe mai dimenticato ciò che vide.
Certi spettri del nostro passato sono difficili da scacciare. Ad alcuni ci si abitua, altri invece si insinuano nell’occhio mentale con crudele invadenza, isolandoti dalla realtà, rigettandoti dentro all’incubo vissuto.
Era stata Eizaburo a gridare. Gli occhi sbarrati, il volto bagnato di lacrime, rigato dai segni delle sue stesse unghie.
La disperazione di una madre marchia la pelle e il cuore.
La vista di una persona morta ti uccide.
Bloccato, congelato, devastato.
Prigioniero e protagonista di uno scenario maledetto.
Non riuscì a fare altro che lasciarsi assorbire dal dolore dei Midorikawa, incapace di sottrarsi a quella vista dilaniante.
Era tutto così confuso, irreale…  assurdo.
La sua più grande paura si era concretizzata.
 
 
 
*****
 
 
 
Quando Pai aveva sentito Eizaburo gridare in quel modo, si era sentito attraversare da una scarica elettrica. Troppo preso a gustare la morte di Leroy, non aveva spostato lo sguardo dal punto esatto in cui l’alieno si era dissolto, finché quel suono straziante non lo aveva fatto voltare in direzione della donna.
Il suo cuore perse un battito di fronte a ciò che vide, e per un interminabile istante gli parve che avesse smesso definitivamente di svolgere la sua funzione.
Retasu giaceva al suolo, inerme. Pallida, gli occhi ermeticamente chiusi, il mento e la gola macchiati di sangue.
Vuota, spenta, appassita.
Sua madre continuava a scuoterla con insistenza, assieme al fratellino, ma lei non accennava a svegliarsi.
Pai si materializzò rapidamente al suo fianco, benché si trovasse ad una distanza ravvicinata.  Urtò inavvertitamente  il padre di Retasu con una spalla e spinse malamente Eizaburo e Touya, incurante di essere stato violento. Afferrò il polso della ragazza e subito ritrasse la mano.
Era ghiacciato.
Ogni suo pensiero svanì, smise di respirare, alzando lo sguardo sul ragazzo che si era inginocchiato di fronte a lui.
Ryou puntò gli occhi nei suoi con urgenza. << Devi fare qualcosa.  >>
Pai continuò a fissarlo con espressione vuota, dilaniato internamente da un dolore mai provato prima.
<< Non posso, è morta. >>
Gelo.
Divorante, assoluto, bestiale.
Ryou si sentì soffocare.
Purin si strinse a Taruto, singhiozzando furiosamente. Lui rimase rigido come uno stoccafisso, fissando il corpo privo di vita di Retasu.
Minto soffocò un verso di disperazione, accecata dalle lacrime, lasciandosi mollemente cadere in ginocchio.
Zakuro abbassò la testa, le labbra tremule, stringendo i pugni fino a farsi sanguinare i palmi al di sotto dei guanti, il petto che le si alzava e riabbassava ad un ritmo discontinuo. Keiichiro l’afferrò per le spalle, più per farsi forza che per darle conforto, incapace di sostenere la vista di quell’esile corpo disteso sull’erba.
Ichigo nascose il viso sulla spalla di Masaya. Non aveva la forza per avvicinarsi agli altri e guardare Retasu. Si aggrappò al ragazzo, piangendo silenziosamente, le spalle scosse da tremiti.
Retasu, la sua amica, compagna di viaggio, di avventure e di risate era morta.
Un incubo.
Ryou sfiorò il polso della ragazza, ritraendo immediatamente la mano. << Cosa significa, Pai? >> sibilò astioso. << Che cosa significa!? >>
Pai distolse lo sguardo, le dita attraversate da un fremito. << Leroy… >> Sembrava stranamente lucido, come se la perdita di Retasu non lo avesse scosso, ma proprio mentre Ryou si chiese rabbiosamente come facesse a sembrare così calmo, l’alieno vacillò.
<< E’ stata tutta colpa mia… Dovevo cercare di liberarla subito… Dovevo cercare di liberarla subito! >> Si prese la testa fra le mani, fissando ad occhi sbarrati il corpo pallido della ragazza, il volto contratto nel tentativo di tenere a freno il dolore.
Ryou lo afferrò per la collottola, portando il viso a pochi  centimetri dal suo. << Che diamine stai dicendo!? Come può essere morta!? Prendi l’acqua cristallo sull’astronave e fa qualcosa, dannazione! >>
Pai si divincolò dalla sua presa e gli sputò in faccia.  << Miserabile umano... Dovevi tenerla lontana da tutto questo, invece l’hai portata qui! Mi fai schifo… >>
Ryou alzò il pugno, ma Pai fu pronto a fermarlo. Rimasero a fissarsi in cagnesco attraverso il braccio alzato, respirando a denti stretti lo stesso rimorso, lo stesso senso di smarrimento e di vuoto divorante.
<< Smettetela! >> implorò Touya con voce singhiozzante. << Allontanatevi dalla mia sorellina, sparite! >> gridò rabbiosamente. Saperla morta era uno shock, vedere qualcuno alzare le mani vicino al suo corpo era uno scempio.
Ryou e Pai abbassarono il braccio. Un lampo di comprensione balenò negli occhi di entrambi. Benché l’uno avesse ricercato una valvola di sfogo nell’altro, capirono di essere uniti da simili sentimenti.
Le loro linee erano parallele.
Non si sarebbero mai incontrate, ma proseguivano lungo la stessa direzione.
Un leggero spostamento d’aria fece distogliere Pai dallo scienziato. Kisshu era al suo fianco, tra le mani due fiale di colore azzurro, l’espressione incoraggiante.
Provaci, sembrò volergli dire.
Era stato un idiota. Si era messo a litigare come un ragazzino con quell’umano, devastato a tal punto da mettere Retasu da parte.
Kisshu…
Afferrò le fiale, scambiando un’ultima occhiata col ragazzo che aveva di fronte. Ryou gli rivolse un lieve cenno d’assenso, reprimendo la collera che provava nei suoi confronti.
Pai stappò le fiale, sollevò il mento sporco di sangue della ragazza e le fece scorrere l’acqua cristallo giù per la gola.
Touya prese una mano della sorella fra le sue, fissandola speranzoso, unicamente in attesa del momento in cui avrebbe riaperto gli occhi.
Il silenzio che regnava tra le fronde degli alberi era portavoce di quell’attesa, palpitante di una speranza condivisa, eppure labile.
L’accettazione è più ardua della rassegnazione a sopraggiungere. Anche se si sa che è inutile continuare a credere in un miracolo, lo si fa ugualmente, perché smettere di crederci lacera in modo irreversibile.
Nessuno di loro voleva rassegnarsi.
Retasu rimase immobile per altri interminabili minuti.
Ci vuole più acqua cristallo, si disse Ryou.
Pai, Kisshu e Taruto erano scampati alla morte da carbonizzati e mutilati, Retasu ce l’avrebbe fatta a sua volta da intatta.
Era matematico, era logico, no?
<< Vado a prendere altra acqua cristallo >>, mormorò Kisshu.
Ryou tirò un pugno al suolo, attraversato da mille immagini della battaglia avvenuta. Alzò gli occhi al cielo, furioso. << Dove siete!? Avevate detto che ci avreste aiutati, tornate indietro! Dannazione, è a voi che sto parlando!? Tornate… >>
Affondò le unghie nel terreno, il respiro mozzo, la gola in fiamme. Ad ogni respiro che compiva aveva la sensazione di essere lacerato da carta vetrata.
Pai alzò gli occhi su di lui e capì all’istante a chi si era rivolto.
Le anime.
Le anime imprigionate da Profondo Blu che avevano eliminato Leroy.
Leroy.
L’assassino di Retasu.
Spiccò un rapido salto, sollevandosi in volo. Osservò gli alberi, i rami, le foglie, alla ricerca del più piccolo bagliore.
Niente.
Le anime se ne erano andate per sempre. Erano passate definitivamente a miglior vita. Non avrebbero potuto tornare indietro nemmeno se lo avessero voluto.
Scagliò un fulmine nel cielo, gridando di frustrazione.
Aveva perso la sua famiglia. E adesso…
Ryou lo osservò da terra, desiderando di potersi sfogare in quel modo. Non riusciva neppure a piangere.
Com’era potuto succedere? Che cosa era successo?
Mentre si tormentava con quelle continue domande, avvertì una fitta lancinante alla testa. Per nascondere la sua sofferenza fisica affondò ulteriormente le unghie a terra, alla ricerca di un appiglio. Un flash attraversò la sua mente, risvegliando in lui un ricordo sopito.
Il ricordo di un sogno.
Lui aveva sognato Leroy. Aveva sognato che avrebbe fatto del male ad uno di loro. Avrebbe potuto impedirlo.
Perché l’ho dimenticato?
Accarezzò la guancia gelida di Retasu, sentendo la mancanza di quegli occhi gentili che erano stati capaci di placare la tempesta dentro  di lui bucargli il petto.
Quanto avrebbe voluto vederli aprirsi e posarsi nei suoi…
Kisshu ricomparve con altre fiale d’acqua cristallo prelevate dall’astronave. Ne fece bere ancora a Retasu ma non successe assolutamente nulla, dalla sua bocca continuava a colare sangue.
L’alieno alzò gli occhi dorati al cielo, fissando tristemente il fratello, poi li puntò su Ryou. Sul suo viso non c’era traccia del sorrisetto canzonatorio che era solito riservargli.
<< Non c’è più niente da fare. Mi dispiace. >>
 
 
 
*****
 
 
 
Una folata di vento smosse i petali di un giglio, spandendo il suo profumo nell’aria. Fu un fenomeno innocuo, apparentemente privo di significato.
L’unico suono presente in quel giardino incantato era quello dell’acqua che scorreva su altra acqua.
La seconda folata di vento investì l’intero campo fiorito, come a voler diffondere un’ultima volta il suo intenso profumo. Nell’istante successivo l’acqua prese a scorrere ad un ritmo più lento ed irregolare lungo le cascate. I
l paesaggio mutò, si vestì di nero, gettando il campo nell’ombra, inghiottendo i fiori nelle tenebre.
L’acqua smise di scorrere completamente ed un silenzio assordante impregnò il limbo.
La caduta del suo creatore stava designando la sua fine.
Il cielo si tinse di nuvole nere vorticanti, i fiori si ritirarono sottoterra, l’erba appassì, e il grosso masso roccioso che li aveva ospitati si sgretolò in minuscoli, fitti frammenti di polvere.
La materia fittizia si era dissolta assieme al suo Padrone.
Rimase attivo un unico corpo pulsante, ma solo per alcuni istanti. La sfera rossa, il portale adibito ad accesso per l’Aldilà, dopo una vana resistenza, implose su se stessa, spargendo sottili filamenti iridescenti nel buio.
Rimase il Nulla.
Di quel luogo sarebbe sopravvissuto soltanto il ricordo.
 
 
 
*****
 
 
 
Non ho mai pensato a come sarei morta,  ma morire da vincitrice, è un buon modo per  andarmene.
Tu-tum… Tu-tum…
Tu-tum... Tu-tum...
Un battito. Due battiti. E ancora altri battiti.
Credevo che Profondo Blu volesse salvarci, ridarci una casa, una vita.
Mi sbagliavo.
Quella vita lui ce l’ha strappata. Mi dispiace di non essere riuscito ad impedirglielo.

Un movimento delle palpebre. Impercettibile, leggero, fugace.
La mia fidanzata era una ragazza solare, buona, generosa. Aveva tutta la vita davanti. Quando la sua casa è saltata in aria,  lei era lì dentro. Ho giurato vendetta contro gli alieni che me l’avevano portata via.
E’ così che sono morto.

Un guizzo, un fremito delle dita. Lento, affaticato, esasperato.
Credevo di agire nel giusto. Avevo fiducia nel mio Re. Ma lui in realtà non mi considerava nient’altro che una pedina nel suo gioco.
Mi dispiace di non averlo capito in tempo.

Di chi sono queste voci?
Quando è successo, stavo cucinando il pranzo per i miei figli. Luke ed Amra. Ormai non ha più importanza.
Voglio solamente riunirmi a loro.

Arricciò le labbra, colta da un imminente principio di pianto.
Io e mio fratello ci siamo ribellati a Profondo Blu. Avevamo capito che qualcosa non andava. Credevamo che il nostro superiore Leroy ci avrebbe dato ascolto, invece ci ha fatti imprigionare e morire di una morte lenta, interminabile, al di là di ogni immaginazione. Sapere di averlo sconfitto mi ha regalato un piccolo conforto.  Fratello mio, dove sei? Riesci a sentirmi?
Sperò con tutta se stessa che quell’alieno riuscisse a trovare suo fratello prima di andarsene.
Non temere, il dolore passerà presto. Mi dispiace che tu non ce l’abbia fatta, ma sappi che non sei sola. Noi ti accompagneremo.
Dove?
Cercò di articolare quella semplice parola, ma non ne fu in grado.
Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo sconfitto Leroy.
Fujin…
Sentì il nome di quella bambina sulla punta delle labbra. Si sforzò più e più volte per pronunciarlo, ma non riuscì ad emettere un solo suono. Aveva la bocca impastata di sangue, respirava a fatica.
Che cosa è successo? Fujin…
Ti sento, Retasu. E’ tutto finito, ormai. Non dovrai fare altro che aspettare il momento.
Il momento? Quale- Fujin… sto morendo?
La consapevolezza risvegliò istantaneamente il dolore in lei, come se avesse premuto un interruttore. Nitida, devastante, brutale, la percezione delle fiamme su tutto il suo corpo tornò a farsi sentire, divorandola internamente, macinandole le ossa.
Urlare non le permise di trovare sollievo.
Leroy ti ha lanciato una maledizione mentre ti teneva stretta a sé. Lo sforzo al quale ti sei sottoposta col Mew Power ne ha accelerato la crescita. I tuoi organi vitali stanno divorando se stessi.
Fujin… ti prego… Aiutami…
Perfino comunicare telepaticamente si stava rivelando difficoltoso. Retasu non riusciva a pensare a nient’altro che al dolore.
Lo farò. Hai deciso di venire con noi?
C-con voi? No, Fujin! Io… v-voglio… vivere…
Con tutto quello che hai fatto per noi, meriti l’eterno riposo. Sei proprio sicura di volervi rinunciare per continuare a vivere? Vivere è sinonimo di sofferenza…
Ma lo è anche di amore… V-voi… me lo avete dimostrato… mentre mi dicevate… addio. Io… v-voglio tornare indietro… per coloro che amo. Ti prego, Fujin…
Udì un sospiro nelle orecchie, un suono lieve, delicato, cullante.
Ascoltarlo spense le fiamme nelle sue membra.
Ascoltarlo fu un balsamo per il suo corpo riarso.
Le donò un nuovo respiro.
Forse un giorno ci rivedremo. Per quanto mi riguarda, spero di ritrovare mia madre e mio nonno. Buona fortuna, Retasu.
Fujin…Grazie di tutto.
Grazie a te per aver sempre creduto in noi. Non ti dimenticheremo.
La voce nella sua testa si fece progressivamente più lontana, tuttavia  Retasu fu in grado di udire le ultime parole della bambina.
Ciao, Retasu, piccolo angelo. 
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Freya Crystal