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Autore: Curleyswife3    10/04/2015    1 recensioni
[M.A.S.K.]
[M.A.S.K.]Variazione sul tema della puntata "Eyes of the Skull", con al posto del teschio di cristallo una statuetta di Lilith, la peccaminosa prima signora Adamo. Le conseguenze imprevedibili di un'asta al rialzo metteranno a repentaglio la salute di alcuni personaggi. E la virtù di altri.
Ci saranno: fantasy a volontà, rituali di esorcismo, un bel po' di gelosia e le improbabili mises notturne dei nostri eroi.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo secondo

Scomparsa!


La mattina seguente il milionario si svegliò sentendosi come se avesse trascorso la notte non già nel comodo letto di un grand hotel, bensì in una centrifuga azionata a tutta velocità; sebbene l’orologio gli confermasse che aveva dormito per quasi tutte le otto ore canoniche, infatti, non solo non era per niente riposato ma anzi gli dolevano tutte le ossa e si sentiva la testa pesante come un macigno.
Si guardò intorno assonnato, notando come la chiara luce del mattino che filtrava tra le tende verde acqua, riflettendosi nello specchio sulla parete opposta, tingesse gli oggetti di una strana luminosità quasi fosforescente.
Senza alcuna ragione valida, gli tornò in mente la statuetta verde di Lilith che riluceva sotto i raggi della luna e si sentì percorrere nuovamente da un brivido.
Tentò di riscuotersi: era un uomo razionale, con i piedi ben piantati per terra e aveva già ceduto troppo all’immaginazione, dato che solo di quello poteva trattarsi.
Si vestì fingendo indifferenza e mise al polso l’orologio-comunicatore che aveva lasciato sul comodino la sera prima: niente da fare, per qualche insondabile motivo gli pareva di avvertire costantemente lo sguardo della figura di pietra che gli si conficcava nella schiena come una lama appuntita e quella sensazione, anziché provocargli una scarica di adrenalina, sembrava prosciugare ogni suo residuo vigore.       
Controvoglia indossò la giacca e si trascinò fino alla camera di Scott, dove trovò il ragazzino - armato di un minuscolo cacciavite - intento a rovistare tra i circuiti mnemonici dello sfortunato androide che giaceva sul pavimento con un’espressione da vittima sacrificale stampata sulla faccia.
“Cos’è successo a T-Bob?” domandò, la voce ancora un po’ impastata dal sonno.
Il figlio fece spallucce e scosse la testa.
“Non lo so esattamente” rispose “ma quando mi sono svegliato l’ho trovato come in catalessi e adesso non ricorda assolutamente niente… la sua memoria sembra ferma a ieri sera”.
“Non strapazzarlo troppo, mi raccomando” sorrise Matt.
“S-sentito, Scott” gemette a quel punto il robottino “non s-strapazzarmi troppo”. 
“Beh, se si lamenta vuol dire che non ha niente di particolarmente grave” aggiunse l’uomo.
“Già” ribatté il ragazzino, alzandosi da terra e raggiungendo il padre “così potrà venire con noi quando andremo a visitare Alcatraz…”.
Matt sbuffò, ma non riuscì a trattenere un sorriso di fronte all’insistenza del figlio.
“Ok, ok” replicò “Ti ho promesso che ci andremo, ma solo dopo l’asta di stamattina.
Anzi, è meglio andare a far colazione, sono sicuro che gli altri ci stanno già aspettando”.

***

La vasta sala dove si stava svolgendo l’asta era gremita di acquirenti e semplici curiosi, ordinatamente seduti su comode poltroncine imbottite; dai lampadari di cristallo si spandeva una luce soffice che, insieme alla moquette verde chiaro e al tenue profumo di cera per pavimenti, rendeva accogliente l’atmosfera. 
In fondo alla stanza, alle spalle di un piedistallo di legno, si allungava la figura massiccia del calvo battitore che la sera precedente aveva decantato agli ospiti le meraviglie degli oggetti in vendita e appena pochi istanti prima si era affannato a magnificare le qualità artistiche di una grottesca maschera africana di legno.
“E ora, signore e signori” esclamò a un tratto “ecco a voi un manufatto veramente inusuale…”
Con un sorrisetto, Matt considerò che doveva esserci qualche ragione misteriosa se uno con una voce così ridicola aveva scelto di fare proprio quel mestiere. 
L’uomo sollevò un drappo di seta bianca e contemporaneamente esclamò: “Si tratta di una statua raffigurante Lilith, la prima sposa di Adamo… è interamente scolpita nel crisoprasio e risale ad almeno mille anni fa”.
Alcuni si sporsero in avanti per vedere meglio il piccolo idolo che scintillava in tutto il suo splendore nella calda luce del mattino, mentre altri mormoravano frasi di ammirazione scambiandosi sguardi carichi di curiosità.
Il milionario, invece, non perse la sua abituale compostezza e si limitò a tenere lo sguardo fisso sull’oggetto, le braccia conserte; poi si voltò appena verso Bruce che, seduto poco distante, colse al volo la sua occhiata e gli fece un cenno di assenso. 
Il battitore si guardò intorno, attese ancora qualche istante che la bellezza della statuina facesse il suo effetto sui possibili acquirenti, e poi continuò.
“La base d’asta è 60.000 dollari”.
 Bruce sollevò il braccio.
“S-sessantamila?!” balbettò T-Bob, agitandosi sulla sedia. Scott cercò di zittirlo, ma l’androide alzò le braccia al cielo, allibito dal fatto che qualcuno potesse mai pagare una somma tanto alta per una simile carabattola.
“70.000 dollari per il signore laggiù!” esclamò il battitore all’indirizzo del robot.
 “Chi offre chi più?”.
Il professor Crowley, un paio di file più indietro, si massaggiò pensieroso il mento coperto da una fitta barbetta bianca e poi sollevò a sua volta la mano.
“75.000 dollari, benissimo!” prese nota l’ometto calvo.
Poi fu il turno di Bruce di rilanciare.
“85.000 dollari”.
Il battitore era entusiasta.
T-Bob, al contrario, pareva in preda a una crisi epilettica e non smetteva di agitarsi sulla sedia.
“E-era meglio la maschera africana!” balbettò.
“95.000 dollari!” esclamò il battitore, fraintendendo di nuovo il gesto scomposto del piccolo androide.
Bruce rivolse lo sguardo verso l’amico, che gli lanciò un’occhiata il cui significato era chiaramente “non lasciartela scappare!”. 
L’orientale fece un cenno con la mano.
“105.000 dollari… signore e signori, c’è qualche altro interessato a questo bellissimo oggetto?”.
In quell’istante, però, le luci della sala si abbassarono bruscamente mentre un bagliore accecante parve scaturire direttamente dagli occhi della misteriosa statuina verde. Raggi abbaglianti riempirono la stanza, tra le grida di spavento e sorpresa dei presenti.
Come tutti, Matt fu costretto a chiudere gli occhi per una frazione di secondo e quando li riaprì si rese conto che il piedistallo in fondo alla sala era vuoto.
 “È scomparsa! È scomparsa!” urlò il battitore, sconvolto.
Crowley, ancora seduto, non trattenne un gesto di feroce stizza mentre Matt, Bruce, Scott e T-Bob si avvicinarono velocemente all’uomo calvo che pareva in preda alla più cocente vergogna.
“Oh, mister Trakker” biascicò, i baffi tremanti per la frustrazione, “è così imbarazzante…”.
“Non perda la calma” replicò questi seccamente “c’è di sicuro una spiegazione”.
 “G-guardate” esclamò a un tratto il robot, indicando il centro del piedistallo “c’è un p-piccolo buco qui”.
Si issò sulla piattaforma, che però senza preavviso cedette sotto il suo peso e si aprì facendolo cadere con un grido strozzato in una specie di pozzo poco profondo.
 “Avanti, Bruce, aiutami!” disse Matt. Entrambi spinsero di lato la pedana di legno dove era stata esposta Lilith, svelando completamente la cavità nel pavimento alla cui base si apriva uno stretto tunnel.
“Non posso crederci” balbettò il battitore, scuotendo il capo.
“T-Bob, stai bene?” gridò Scott, sporgendosi.
“C-credo di sì” ribatté l’androide, rialzandosi in piedi e guardandosi intorno.
“Che stai facendo?” domandò il ragazzino.
Il robot afferrò una specie di piccola torcia fermata sulla parete del pozzo con la  punta rivolta verso l’alto.
Dopo che l’ebbero aiutato a risalire, porse l’oggetto che aveva recuperato a Matt.
“Un mini laser” esclamò lui, rigirandolo tra le mani “questo ha provocato il lampo che ci ha abbagliati, facendo brillare la statua…”.
“Quindi si è trattato di un furto che non ha niente a che vedere con i poteri attribuiti a Lilith” aggiunse il battitore, pensieroso.
“Ma chi può essere interessato a un oggetto simile?” esclamò Bruce “Non è certo il pezzo di maggior valore di quest’asta”.
A un tratto una voce profonda li fece trasalire.
“Forse qualcuno che conosce i suoi veri poteri” esclamò Crowley, dirigendosi verso di loro.
“Lilith in mani criminali è una cosa dannatamente seria”.
Scosse la testa con aria grave.
“Molto, molto seria”.

***

“Ok, Gloria, a dopo. Mi raccomando, tieni gli occhi aperti”.
“Sai che lo farò” ribatté la ragazza “e comunque Lilith mi sembra una che non passa inosservata”.
“Già” replicò Matt con un sorriso e chiuse la comunicazione.
Non aveva ancora idea di chi fosse il responsabile del furto, ma aveva promesso al battitore che si sarebbe dato da fare per ritrovare la statuetta scomparsa e, soprattutto, le parole sibilline dell’anziano studioso lo preoccupavano.
Se quell’uomo aveva ragione e l’idolo davvero possedeva qualità occulte c’erano di sicuro parecchie persone senza scrupoli pronte a metterci le mani sopra.
Chiamò Alex per chiedergli se era riuscito a rintracciare Crowley, però venne a sapere che il professore quel giorno non aveva lezione e a casa sua non c’era.
Non trattenne una smorfia di delusione: senza avere ulteriori informazioni da lui potevano solo limitarsi a perlustrare le strade della città nella speranza di trovare qualche indizio… ma era evidente che in quel modo scovare il prezioso manufatto  sarebbe stato più difficile che recuperare il proverbiale ago nel pagliaio. 
“Computer!” esclamò allora rivolto al piccolo schermo accanto al volante di Thunderhawk.
Senza smettere di guidare, disse: “Raccogli tutte le informazioni disponibili sulla statua di Lilith”.
Bastò qualche secondo perché la voce femminile sintetica riferisse ai presenti che si trattava di un oggetto di datazione incerta, ma probabilmente risalente alla cultura assira o babilonese, che era passato di mano in mano fino a circa cinquanta anni prima. Il suo ultimo proprietario conosciuto era un nobile tedesco di nome Erich Hurwitz che morì in circostanze misteriose; da quel momento le tracce dell’idolo si erano perse fino a quando l’oggetto non era ricomparso nel catalogo di Bonhams&Butterfield.
“Niente che possa aiutarci…” mormorò tra sé il milionario.
A un tratto notò che Bruce, che sedeva accanto a lui, si sporse repentinamente verso il finestrino.
 “Matt!” esclamò il giapponese indicando con la testa il vicolo laterale che avevano appena oltrepassato.
“Ho visto Jackhammer e, credo, Piranha sparire da quella parte”.
“Sappiamo che alcuni agenti di Veleno sono stati visti a San Francisco” confermò l’altro.  
I due si scambiarono uno sguardo preoccupato: se Mayhem si era preso il disturbo di architettare uno scherzo simile per rubare una statuetta da poco più di centomila dollari, allora voleva dire che il professor Crowley aveva ragione riguardo agli straordinari poteri di Lilith.
E, come aveva detto lo studioso, un potere diabolico in mani criminali significava  pericolo.
Matt sterzò bruscamente verso sinistra, strappando un gridolino all’androide che sedeva nella parte posteriore dell’auto; come al solito, invece Scott pareva così entusiasta di trovarsi in mezzo all’azione da aver temporaneamente dimenticato persino la gita ad Alcatraz.

 


Note&Credits: Come avrete notato, ho cercato di riprendere le scene iniziali dell’episodio n. 40, adeguandole alla trama diversa del racconto. Probabilmente alcune battute non sono del tutto fedeli, ma in rete ho trovato la puntata solo in inglese e non in italiano.
Commenti e feedback sono sempre graditi, mi farebbe davvero piacere sapere se questo genere di storie - o questo fandom in generale - interessa a qualcuno.

 

   
 
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