Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Rota    10/04/2015    0 recensioni
La notizia di un trasferimento improvviso per motivi di lavoro, annunciata da sua madre dopo una cena sfarzosa, non lo aveva destabilizzato più di tanto. Aveva certo amici, nel vecchio distretto, e una rete di conoscenze più fitta e sicura, ma andare a vivere a Shibuya non voleva dire rintanarsi dall'altra parte del mondo, isolato da qualsiasi sprazzo di civiltà, né tanto meno dover abbandonare in modo definitivo le vecchie amicizie. L'unica cosa che Yukio aveva chiesto a sua madre, in cambio della solita pacifica convivenza familiare, era una scuola con un club di basket, dove poter continuare a giocare ciò che più preferiva. La Touou Academy era stata una delle opzioni possibili, avvicinata con interesse per la sua fama e il suo prestigio rispetto alle altre, e da quello che il ragazzo aveva visto, in quei dieci giorni dall'inizio delle lezioni, non sembrava smentire le dicerie.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Touou, Un po' tutti, Yoshinori Susa, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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*Intermezzo – II*

 

 

 

Kasamatsu soffiò un'ultima volta il proprio alito caldo al gelo dell'esterno: il suo respiro si condensò in una nuvoletta di vapore opalescente davanti alle sue labbra gelate. Rabbrividì sotto i suoi tre strati di vestiti, oltre la sciarpa e la cuffietta di lana, con le mani sprofondate nelle tasche, toccato solo per uno spiffero molesto.
Entrò senza pensare un solo secondo di più all'interno del nuovo edificio. Di recente, a Shibuya avevano aperto un nuovo centro commerciale – per l'esattezza durante le vacanze di natale, più o meno un mese prima di quel momento – che era stato descritto e pubblicizzato in ogni dove, in tutti i negozietti che lui abitualmente frequentava durante le giornate di svago e persino all'uscita da scuola.
In quel periodo gli esami lo avevano allontanato dalla vita sociale e in generale da qualsiasi cosa non fossero i libri o l'ansia per date sempre più imminenti, e quindi aveva dovuto rimandare per forza di cose l'incontro con tutta la meraviglia che gli era stata promessa.
La prima cosa che aveva potuto notare, con un solo passo dentro l'edificio elegantemente nuovo, era l'odore quasi di plastica e di vetro, del fatto recentemente. Dopo di sicuro tutti i colori, le piante di abbellimento, quel poco di bianco rassicurante a fare da cornice a un quadro decisamente molto allegro e pieno di vita.
Ultimo, la folla immane di persone che sciamava dentro.
Yukio si mise le mani in tasca e cominciò a camminare senza alcuna meta, guardandosi attorno in modo incuriosito e libero da ogni vincolo. Sotto i suoi piedi, scorrevano alcuni percorsi consigliati di diversi colori: verde per lo shopping, giallo per il cibo, blu per il divertimento; li ignorò tutti e tre, prendendo a camminare quasi a zigzag tra un lato dei corridoi e l'altro.
Fu attratto a un certo punto dall'odore di cibo fritto che proveniva da quello che lui identificò come piano superiore a quello dove si trovava in quel preciso momento. Saltellò sulle scale mobili, dietro a una vecchia signora munita di bastone da passeggio e borsa gonfia di oggetti appena comprati. Fu sempre per caso che vide, mentre vagava con lo sguardo, un enorme cartellone pubblicitario con un'enorme faccina sorridente e una scritta dai caratteri tondeggianti, color pastello. Al settimo piano era appena stata aperta una sala giochi.
Prima di fare qualsiasi altra cosa, andrò a prendere una porzione di dolcetti fritti con molta glassa sopra, mangiandoli con inaspettato gusto e entusiasmo. Solo in un secondo momento decise di andare, lento, al settimo piano, passando anche prima davanti alla vetrina di diversi negozi di abbigliamento dove decise che avrebbe fatto compere appena avesse avuto l'esigenza di un paio di jeans nuovi.
La sala giochi era grande almeno quanto due campi da basket – la tristezza della propria limitatezza mentale non voleva in alcun modo toccarlo, neanche quando certe espressioni gli venivano naturali dal cuore. Era fornita, poi, di giochi per lo più rumorosi, tanti colori e tante persone che si agitavano urlando.
Yukio era sul punto di allontanarsene velocemente.
-Anche tu qui?
Emerge dal nero di un angolo buio un sorriso da volpe che lui conosceva bene e che proprio non si aspettava di vedere. Lasciò che Imayoshi lo raggiungesse senza muoversi di un passo, per poi commentare con singolare puntualità.
-Anche tu solo?
Il sorriso di lui si piegò anche a qualcosa di diverso, più simile a una triste constatazione. Di certo, non si sarebbe messo a raccontargli di come lui stesso sia scappato da Susa non più di dieci minuti prima, rifugiandosi dietro qualcosa di abbastanza grosso da poterlo coprire tutto.
-Sono stato abbandonato dalla mia compagnia.
Gli prese il polso tra le dita, cominciando a tirarlo all'interno del perimetro di appartenenza alla sala giochi, delimitato da un colore blu sgargiante.
-Vieni, ho trovato qualcosa di interessante.
Lo lasciò dopo pochi passi, ma Yukio lo seguì senza fare storie.
Superarono le postazioni da lancio sotto due canestri di plastica, troppo finti e bassi, che Kasamatsu aveva adocchiato con insana ingordigia, così pure come i box di videogiochi scoppiettanti pieni di bambini su di giri. E quindi arrivarono a due piattaforme colorate, con tanti di quattro frecce direzionali e un palco rialzato, più uno schermo pieno di istruzioni e musica pop.
Yukio lo guardò quanto più male gli riuscì.
-Non sei serio.
Non lo guardò neanche in faccia, perché probabilmente fuggiva all'idea di dargli una seria motivazione per prenderlo a calci in pubblico come poteva essere la sua espressione così mefistofelica e così sfacciata.
-Perché no? Si tratta di semplice coordinazione. Dovresti essere bravo in questo, anche se non sei il nuovo capitano.
Gli scappò una nota diversa, il ritorno a un accento che di solito poco usava – calcò apposta, come i primi tempi, e fu davvero poco gradevole. Kasamatsu ogni tanto si stupiva di lui, e aveva cominciato a pensare che proprio cercando questo genere di reazioni Imayoshi aveva certi atteggiamenti, quasi intuisse con precisa definizione ciò che agli altri meno piaceva per usarlo contro di loro. Fragile, debole, fin troppo umano.
Lui non faceva eccezione, questo era evidente.
Sbuffò, contrariato.
-Ho come l'impressione che tu voglia solo prenderti gioco di me.
-È piuttosto crudele quello che hai detto. Come se non ci conoscessimo da neanche due giorni.
-Lo dico proprio perché ti conosco, Shoichi.
Lo guardò male, molto male, scoccandogli l'ennesima occhiataccia risentita.
-Ancora più crudele!
Ma dopo quel melodramma inutile, sorrise davvero con sincerità e abbassò le braccia in precedenza alzate in aria, a chiedere pietà e perdono. La cuffia di lana spessa che aveva sulla testa gli arrivava poco sopra le sopracciglia, donando al suo sguardo ancora più sottigliezza del normale.
Aveva cambiato da poco gli occhiali, prendendone un paio dalla montatura scura – Yukio se ne accorse in quel momento, guardandolo in viso.
Si ritrovò ancora una volta senza la voglia di scappare altrove.
-Pago io la prima partita.
-Solo la prima?
Ennesimo sorriso, il giubbotto che venne aperto e un balzo per salire sulla pedana di gioco accompagnato da una musichetta piuttosto inquietante.
-Per cominciare.
Mano tesa, alla fine.

 

 

 

Funny how the heart can be deceiving

More than just a couple times

Why do we fall in love so easy

Even when it's not right

   
 
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