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Autore: Holy Hippolyta    10/04/2015    2 recensioni
Howard era cresciuto perdendo l’amore e per anni lo aveva cercato nei posti sbagliati, con Bernadette aveva scoperto tutte le forme possibili dell’amore, da quelle più spaventose a quelle più eccitanti.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bernadette Rostenkowski, Howard Wolowitz, Leonard Hofstadter, Sheldon Cooper, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2
L’incognita della fisionomia
 
Lei stava facendo ordine in casa e cominciando ad organizzare un pomeriggio di relax, quando inaspettatamente suonò il campanello.
 
Bernadette andò ad aprire e si vide di fronte un uomo con una tuta arancione e bianca, un berretto sulla fronte e un pacco sotto braccio che le chiese: “Abita qui il signor Howard Wolowitz?”
Lei si tolse la bandana rossa che era solita indossare sul capo per proteggersi i capelli dalla polvere che toglieva dai mobili più alti e lo accolse con un sorriso confermandogli che era vero.
: “Avrei un pacco da consegnargli.”
: “ Adesso non si trova in casa, è al lavoro. Dia pure a me, sono sua moglie.”
: “Sua moglie…?”
: “Bernadette Wolowitz-Rostenkowski. Dove devo firmare?”
: “Mi spiace signora, ma è un pacco strettamente personale e devo consegnarglielo di persona.”
: “ Io e lui condividiamo la vita, per cui sono certa che ho il suo consenso nel ritirare…”
: “Mi spiace, però mi è stato detto espressamente di darlo in mano a lui. Senza intermediari.”
: “Allora dovrà tornare più tardi, perché non c’è.” Disse Bernie, irritata dall’atteggiamento scortese dell’addetto. Da quando le mogli non potevano prendere la posta dei mariti?
: “ Non posso ritornare, perché la prossima consegna è fuori città. Essendo un pacco privato e urgente non posso riportarlo alla posta centrale. Lo aspetterò.”
: “Oh beh… le poste funzionano in maniera complessa e insulsa. Giacché fa la gentilezza di aspettarlo, si accomodi. – E gli indicò la poltrona – Dovrebbe tornare per pranzo. Oggi ha solo mezza giornata, per fortuna!”
L’uomo entrò con lo scatolone imballato e si sedette dove lei gli aveva indicato, ponendo accanto a sé l’oggetto.
Bernadette restava in piedi, sempre più perplessa di fronte a quell’uomo. Non era normale che i corrieri insistessero così tanto per consegnare un pacco. Di solito lo lasciavano malamente nella buchetta apposita o non si facevano scrupoli a rimandarla un’altra volta. Perché quell’insistenza? Guardando meglio la divisa poi, non la associava a nessuna compagnia postale, non aveva nemmeno il cartellino nominativo addosso! E di certo non poteva essere neppure la NASA. Distorse la bocca da un lato, mordendosi le labbra in preda ai sospetti: e se fosse stato un truffatore? Magari voleva rivenderle un frullatore guasto o un aggeggio simile. E se fosse stato un ladro? Molto probabile. Trova una donna sola, facile preda per un male intenzionato… E se fosse stato un corriere che consegna giocattoli erotici? Conosceva bene Howard e, per quanto fosse cambiato da quando si erano conosciuti e poi sposati, era facile immaginare che avesse speso centinaia di dollari in idiozie, come fece per quelle action figures. Belle ma troppo costose! Alla fine si convinse però che la risposta più corretta  era che quell’uomo fosse di certo un ladro ma era stato sfortunato: Bernie era tutt’altro che una indifesa mogliettina. Con una scusa si allontanò e andò nel ripostiglio in camera da letto, a cercare un’arma con cui scacciare il malvivente balordo per fargli il cosiddetto “mazzo”. Trovò giusto quello che cercava: la mazza da baseball con la quale aveva allenato Howard il giorno dell’inaugurazione del suo robot lancia palle. Un fiasco come esperimento eppure fu una simpatica esperienza per entrambi, perché fu lei a insegnargli qualcosa. Come sempre.
Mentre afferrava e contemplava la mazza per vedere come colpire l’intruso, si accorse che lì accanto c’erano le foto d’infanzia dell’ingegnere. Prese quella in cui erano ritratti lui, a nove anni, sorridente accanto a suo padre. Nell’osservare quell’attimo di tenerezza immortalato per sempre, si mise ad analizzare meglio il viso del padre di Howard e notò quanto fossero simili ai tratti dell’uomo che stava nel suo salotto. Guardò ripetutamente la foto, anzi, la portò con sé e per confrontarle meglio si nascose dietro la porta e alzava e abbassava gli occhi dal postino alla foto e viceversa. Si disse che era impossibile, che doveva essere una coincidenza che si assomigliassero così tanto. La forma del naso, spessa e pronunciata, il taglio degli occhi allungati e brillanti, il contorno della faccia allungata e il mento squadrato che lo terminava, quell’espressione mansueta e imperscrutabile. No, era una coincidenza. Posò la foto sulla mensola della cucina e si avvicinò con passo felpato all’ignoto e lo fece alzare: “ La smetta di fare la commedia!”
Lui s’alzò di scatto e la vide armata, per cui alzò le braccia e il volto si allungò maggiormente per l’espressione di sconcerto: “Signora!”
: “Non mi dica ‘signora’, cosa vuole? Lei non è un postino! È un ladro? È un corriere di oggetti depravati? Risponda!! Se non mi dice la verità le riempirò di mazzate fino a sbriciolarle il sedere!” Bernadette sapeva diventare una vera leonessa nonostante la vocina acuta stonasse con l’atteggiamento fiero.
: “Si calmi, si calmi! Va bene, le dico tutto ma abbassi quella mazza! – Bernie la abbassò di molto poco. Lui riprese fiato per lo spavento e le domandò – Come ha fatto a capire che mentivo?”
: “ L’intuito d’una donna è forte, ma quello d’una moglie è infallibile. Mi dica subito chi è e che cosa contiene quel pacco. Se è roba sconcia la caccio a bastonate e mio marito sarà preso a pedate in seguito.”
: “Stia tranquilla, non ho cattive intenzioni. È vero, non sono un corriere e quel pacco non contiene niente se non della carta di giornale.” E con un gesto le fece toccare con mano che diceva il vero.
: “Ah ah !” Esclamò con trionfo Bernadette, stringendo ancora di più la mazza.
: “ Mi chiamo Sam, sono il padre di Howard.”
Al suono di quelle parole la ragazza gelò e lasciò cadere sul pavimento l’arma e si paralizzò, quasi fosse stata pietrificata da un incantesimo. Dunque l’uomo che aveva innanzi a sé era davvero lui!
: “Suo… suo padre? – Ripeté meccanicamente, scioccata e incredula. – Lei è… mio suocero!”
Sam Wolowitz annuì senza parlare, non mostrando ancora nessuna particolare emozione. Bernadette invece era come un libro aperto, con gli occhi sgranati e la bocca asciutta dalla sorpresa, annaspò con un braccio alla ricerca del divano e si sedette per evitare di crollare a terra per le gambe deboli.
: “Mi servirà qualcosa di altamente alcolico per digerirlo!” Disse fra sé e sé la microbiologa.
: “Sono proprio io.” Confermò nuovamente.
: “L’avevo riconosciuta da alcuni tratti ma non potevo crederci. Perché è tornato?” Riuscì a chiedergli restando calma nonostante lo sbalordimento in cui era preda.
: “ Ho saputo della morte di Deborah.”
: “ Ed è venuto a ballare sulle sue ossa?! Non potrebbe, specie perché è stata cremata.”
: “Non è per questo. Sarebbe anche orrendo per me sporcarmi con le sue ceneri.”
: “ Non era una bella donna né particolarmente amabile, ma dovrebbe portare rispetto nei confronti della persona che ha sposato e da cui ha avuto un figlio stupendo come Howard. Lei non può sapere quanto lui abbia sofferto, quanto si sia colpevolizzato, sacrificato per dedicarsi a sua madre… ai traguardi che non ha potuto dividere con lei.. e tutti i complessi che mi sono dovuta sorbire!”
: “Vorrei che me le dicesse lui queste cose.” Replicò con dispiacere, tornado a sedersi sulla poltrona. Era difficile riuscire a capire cosa passasse per la testa di quel soggetto alto e spallato. I suoi occhi chiari erano blindati e con un codice segreto.
: “ Ringrazi che gliele dico io! Lui le avrebbe sbattuto le porte in faccia per non vederla! Ha perfino bruciato la lettera che gli aveva spedito a diciotto anni, quella in cui gli scriveva di aver assisto al suo diploma!”
: “ Ora so perché non mi rispose mai.” Commentò a bassa voce. Sembrava diviso fra rabbia repressa e nostalgia, eppure c’era qualcosa di strano.
: “ E pretendeva che le rispondesse dopo che lo aveva abbandonato per così tanti anni lasciandolo in un disperato silenzio?! Come ha potuto non farsi vivo nemmeno con suo figlio? Se era infelice con sua moglie, perché non ha divorziato e mantenuto i rapporti con Howard?!” Bernie era armata di parole e di cuore per proteggere il marito, del quale aveva assistito agli effetti nefasti di quell’abbandono. Anche lei voleva delle risposte.
: “Dovevo staccare da tutto. Se lo avessi frequentato o sentito mi avrebbe ricordato sempre Deborah. E io non potevo tollerarlo.”
: “ Ha odiato sua moglie a tal punto che quest’odio ha investito anche Howard, un innocente bambino di undici anni!” Si era fatta definitivamente portavoce di suo marito, sia nei toni che nelle domande incalzanti.
: “ Me ne resi conto troppo tardi. Quando lo vidi in quell’auditorium ero orgoglioso di lui ed ero tentato di andargli incontro. Poi mi accorsi che c’era anche Deborah, e rinunciai. Cominciai a pensare che era inutile andare da lui per dirgli cosa? Il perché me n’ero andato? E se mi avesse visto anche lei avrei rovinato il suo giorno, non volevo che accadesse e me ne andai. Sapevo di condannarlo a vivere con una donna come quella, però mi augurai che Deborah  fosse una madre migliore dato che come moglie fu pessima. Venendo oggi a conoscenza del suo viaggio nello spazio, dei suoi successi e della sua vita coniugale vedo che tutto sommato se l’è cavata.”
: “ Howard è fantastico, intelligente, spiritoso, affettuoso… aveva un rapporto morboso con sua madre e a volte è infantile, ma io so di poter contare su di lui e mi ama.” Disse orgogliosa, per sbattergli in faccia cosa si era perso e che persona speciale era diventata quel ragazzo che lui aveva rifiutato.
: “ Debbie si era attaccata al passato, a quella gioia che aveva distrutto.” Proferì con amaro rancore, come se la ferita fosse stata appena fatta.
: “ Ma si può sapere cosa è successo? Perché l’ha lasciata e la detesta così tanto?”
: “ Perché mi aveva tradito. – Allo sguardo interrogativo di Bernadette, proseguì con crescente risentimento al solo sovvenirsi di quegli avvenimenti – E in maniera disgustosa, per giunta: con mio fratello Lewis. Una sera uscì con mio fratello e un paio di amici per farci una bevuta in compagnia. Lewis bevve troppo arrivando al punto di ubriacarsi e senza accorgersene mi disse che sei anni prima aveva avuto una relazione con mia moglie, con colei che diceva di amarmi a tal punto di scappare di casa per sposarmi. Tu l’hai conosciuta in un modo, ma da giovane Debbie era bellissima, ammaliante, desiderata da tutti e con la fama di femme fatale. Non fare quella faccia, era così! Io sul momento non dissi niente a Lewis ma tornato a casa ero fuori di me; ero sicuro che Deborah avesse sedotto mio fratello in passato e quella notte le gridai che sapevo tutto della sua relazione, che era imperdonabile, non l’avrei mai più amata perché era un mostro e che tra noi era finita. Lei non negò, ed era prova che era tutto vero, però mi implorò di restare per Howard e la accontentai. Al tempo Howard aveva sei anni. Entrambi eravamo spesso ebbri, per annegare io il dolore del tradimento e lei la sua colpa. Debbie iniziò ad ingrassare e divenne la donna che hai conosciuto e mi faceva sempre più ribrezzo tornare da lei, soprattutto perché ebbi un sospetto. Calcolando i tempi dell’adulterio, coincidevano con la nascita di mio figlio e cominciai a pensare che poteva avermi mentito anche sull’identità di Howard. Poteva essere figlio di Lewis, quindi mio nipote! Questo mi tormentava sopra ogni cosa e per questo fui gelido con Howard: lo credevo mio nipote e provai orrore.”
: “Ma è assurdo!” Strepitò Bernadette, agitandosi sul suo posto all’udire quella storia pazzesca, tanto da non poterci credere.
Sam annuì e continuò il suo racconto: “Quando Howard ebbe undici anni ero allo stremo, non potevo più continuare a vivere in quell’inferno di litigi, di mostruosità, di sospetti e bugie. Un giorno decisi di sciogliere il dubbio che avevo. Prelevai un campione di nascosto e lo portai al laboratorio per l’esame del DNA. Se fosse risultato negativo me ne sarei andato per sempre. Invece il test confermò due giorni dopo che era mio figlio. Ciò nonostante non potevo più vivere in quella situazione e decisi di andarmene comunque.”
: “Ma Howard non c’entrava! Che colpa aveva? Le voleva così bene e lo ha bistrattato senza motivo!”
: “ Non ci pensai! Mi costruì una nuova vita lontano da qui, volendo scordare di aver avuto prole da quella donna. Ma pensai che saremmo potuti ripartire da zero alla morte di lei. venni a saperlo e son venuto per tentare.”
: “E crede davvero che ad ascoltare questa spiegazione così paradossale vorrà stringerle la mano? Se fosse vero distruggerebbe la figura di sua madre, la sola che l’ha cresciuto e che nonostante i dissapori l’ha amato! Al suo modo malsano e inquietante, ma l’ha amato!”
: “ Tutti sbagliamo, signora, ma non per questo siamo condannati in eterno. Esiste il perdono e la speranza di ottenerlo mi ha spinto fino a qui.”
: “ Mi deve ancora dire come ha fatto a sapere il nostro indirizzo.”
: “ Ho fatto una ricerca di internet. Ormai si trova di tutto.”
: “ Spero anche che abbia trovato la sensibilità di non irrompere burrascosamente nella sua vita. Sta passando un periodo difficile per la morte di sua madre, per cui non penso che sia il momento adatto per turbarlo ulteriormente. Cos’è, voleva presentarsi oggi di fronte a lui vestito da postino?! E se l’avesse respinta?”
: “ Beh, il postino suona sempre due volte. – E ridacchiò, ma Bernie non affatto in vena di scherzare. Allora riprese, supplicando – Ti prego! Sei mia nuora! Dobbiamo cercare di riunire la famiglia…”
: “ Per favore, se ne vada adesso!” Volle tagliare corto: tutta quella faccenda era troppo complicata e voleva riprendere fiato.
: “ Aiutami, Bernadette! Una sola possibilità di parlarci… e quel che sarà, sarà! Tentare di spiegarmi con Howard! … Dargli la possibilità di avermi nella sua vita futura!”
: “Per carità, se ne vada! Non vorrei che la trovasse qui…”
: “Promettimi solo che gli dirai che l’ho cercato, che voglio parlargli… e se vorrà vedermi mi chiami a questo numero!” E le dette un foglio già preparato con su un numero di cellulare inciso in inchiostro blu.
Bernadette prese con noncuranza il biglietto e lo incitò ad uscire, accompagnandolo all’uscita: “Vedrò… vedrò! Adesso vada! Vada!”
Sam la salutò frettolosamente dall’ultimo spiraglio della porta prima di vedersela chiusa davanti al volto. Bernadette rimase immobile qualche secondo con la fronte che sfiorava la soglia, poi si girò e si appoggiò con le spalle, guardando il soffitto, sospirando per essersi liberata di quell’ospite  inatteso.
Aveva appena udito un racconto inverosimile, assurdo, a cui non riusciva a credere del tutto. Però il volto di suo suocero inizialmente impassibile aveva svelato tutto il dolore di un passato travagliato e anche nella voce si era accorta che era un rammarico che si trascinava da anni. Eppure non poteva fare a meno di mettere in discussione l’autenticità di quelle dichiarazioni… la signora Wolowitz adultera con il cognato Lewis, Howard creduto un nipote… Chissà cosa altro non le aveva detto di più terribile!
A questo punto però per Bernadette c’era un bivio: che fare? Dire a suo marito delle intenzioni del padre per dargli la possibilità di rimettere assieme i pezzi della sua famiglia d’origine, oppure tacere ed evitargli un incontro sgradevole e lo svelamento di segreti che lo avrebbero fatto soffrire?


 
 
   
 
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