Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: aturiel    11/04/2015    2 recensioni
E adesso Nico, in preda a un attacco di rabbia verso il mondo intero, era sotto un portico a congelare per il vento, tentando inutilmente di accendere la sigaretta che teneva tra le labbra. Ormai erano quasi cinque volte che quel dannato vento gliela spegneva e, se non avesse avuto come padre Ade, sicuramente si sarebbe messo a bestemmiare. Alla sesta volta, finalmente, riuscì a tenerla accesa abbastanza per fare un tiro, ma, poco prima che ne facesse un secondo, due dita ne schiacciarono la punta, spegnendola nuovamente.
-
Partecipa al contest "La lirica della coppia felice"
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic




Durante il tragitto gli raccontò gli avvenimenti della mattinata e, doveva ammetterlo, riuscir di nuovo a far ridere in quel modo Percy era davvero piacevole. Avevano, almeno un po', recuperato la complicità che li aveva uniti dieci anni prima, quando trascorrevano praticamente ogni giorno insieme, volenti o nolenti. Entrambi erano cambiati: Nico di era indurito, aveva perso l'ingenuità che da ragazzino lo contraddistingueva e, con lei, la timidezza. Ora era semplicemente un venticinquenne schivo con problemi di soldi. Al contrario Percy era diventato più serio e più pacato, anche se non aveva certo perso la sua espansività. E ora era un uomo in carriera con una moglie architetto e una vita piuttosto agiata.
La differenza di età si sentiva, paradossalmente, più che in passato: l'uno aveva una vita abbastanza squilibrata e con un futuro quanto mai incerto, l'altro una piena di certezze. Eppure vedere che, nonostante tutto, entrambi riuscivano a scherzare, forse anche con più facilità che in passato, rendeva Nico felice.
Arrivati sotto casa sua, aprì la porta con il mazzo di chiavi che teneva in tasca e fece segno all'amico di salire. Era un disastro casa sua, e per la prima volta un po' se ne vergognò: c'erano vestiti ovunque, computer e CD sparsi e impilati in ogni angolo e un forte odore di fumo. Solo la cucina era in ordine, e fu proprio per questo che decise di portare Percy in quella stanza.
«Beh, non è male come posto» disse l'amico.
«Non hai visto le altre stanze. E no, non ho intenzione di portartici» rise Nico, con un doppio senso che, sicuramente, Percy non avrebbe capito.
«Va bene, mi accontenterò di un caffè. Solo mi potresti prima indicare il bagno?»
«Seconda porta a sinistra, da quella parte» rispose lui, con un sorriso. Quindi iniziò a mettere su il caffè, sperando che, per una volta, non si bruciasse.
Era intento a controllare la caffettiera, quando un tonfo proveniente dalla sua camera risuonò in tutto l'alloggio. Solo allora Nico si rese conto in che guaio si era messo.
Oh, merda.
Mentre Nico era ancora sconvolto dalla consapevolezza di cosa si trovasse nella stanza, dalla porta alla sua destra uscì Mark, un ragazzo altissimo e dalla pelle scura che la sera prima, quando lo aveva conosciuto in discoteca, aveva trovato assolutamente bellissimo ma che, ora, gli sembravano la cosa più terribile che potesse succedergli. Soprattutto perché era completamente e palesemente nudo.
Intanto, troppo preso dal panico, non si accorse che Percy era uscito dal bagno e, solo quando l'amico cacciò un urlo degno della più isterica ragazzina, decise che la sua giornata era stata definitivamente rovinata.
«C... chi è questo qui? E perché è... sì, ecco, nudo?» balbettò Percy.
«N... ehm, Neal, chi è questo signorino in giacca e cravatta?» chiese, ancora assonnato, il ragazzo.
«Allora, innanzi tutto mi chiamo Nico, non Neal» disse, rassegnato, a Mark. «E lui è Percy, un vecchio amico che mi è venuto a trovare». Poi, rivolgendosi a Percy, disse imbarazzato: «Non pensavo che fosse ancora in casa, giuro, altrimenti non ti avrei portato qui. Comunque si chiama Mark».
«C... ciao, Mark» disse Percy, ancora sconvolto e con gli occhi fissi sul viso dello sconosciuto per evitare di incontrare altro con lo sguardo.
«Bene, Mark, che ne dici di andarti a mettere qualcosa addosso? La tua roba dovrebbe essere... ecco, da qualche parte in camera» disse, cercando di non incrociare lo sguardo di Percy, che ancora non aveva chiuso la bocca.
Una volta rimasti soli, l'amico gli si avvicinò e gli chiese sottovoce, palesemente in imbarazzo: «Ma, senti, non è che tu... ecco, sì, che tu sei gay?»
Nico, a quelle parole, si sentì irragionevolmente impaurito e, senza incrociare lo sguardo di Percy, affondò le mani nelle tasche della sua felpa.
«Beh, ecco...» mormorò.
«Cioè, non c'è nessun problema, solo mi sembra strano che tu... cioè, non ci ho mai fatto caso e...»
«Già, non ci hai mai fatto caso» disse Nico, cercando di impedirsi di prenderlo a schiaffi per la sua stupidità.
«No. E da quanto... ecco, da quanto l'hai capito?»
«Da un bel po'. Più o meno da quando avevo tredici anni».
«Ah. E perché non me lo hai mai detto?»
Che domanda del cazzo, Percy.
«Probabilmente perché non avevo voglia di parlarne» rispose, arrabbiato senza un motivo apparente.
«Mi dispiace...»
«E di cosa? Guarda che non hai nulla di cui dispiacerti: sono gay, fine. E non mi dispiace poi tanto esserlo» troncò lui, ancora più arrabbiato.
«Ma, ehm, quello lì, Mark, è il tuo ragazzo?» chiese allora Percy, imbarazzato.
«Figurati. L'ho conosciuto ieri in discoteca».
«Ah. Non pensavo fossi il tipo da...-»
«Da cosa? Portare a letto il primo che capita? Ti aggiorno su una cosa: sono dieci anni che non ti fai vedere, Percy, ne sono capitate di cose nel frattempo» rispose lui, rabbiosamente.
«Sì, hai ragione, scusami» disse l'amico, chinando il capo.
Si vedeva che era triste e che si sentiva in colpa, e forse proprio per questo tutta l'irritazione di Nico scemò in un istante. In fondo non era colpa sua se era stato il suo primo amore e se aveva una moglie fantastica, non era di certo colpa sua se, a un certo punto, stanco di rimuginare su Percy, era entrato da solo in un locale gay e aveva fatto sesso con un ragazzo di cui non ricordava più nemmeno il volto, se non che aveva gli occhi di un colore troppo simile a quelli del ragazzo che aveva amato e che, forse, amava ancora un po'.
Nico quindi appoggiò una mano sulla sua spalla. L'altro allora alzò lo sguardo e disse: «Senti, se hai bisogno di qualcosa io ci sono, d'accordo? Lo so che sono sparito per anni, ma volevo allontanarmi dalla vita da mezzosangue per un po': ero stanco, Nico. Adesso però, qualsiasi cosa tu voglia dirmi – che sia una cosa importante o una stupidaggine – puoi dirmela».
«Grazie, Percy».
Dopo qualche minuto di silenzio, fu proprio il figlio di Poseidone a parlare:
«Senti, se posso chiedere, ma com'è che hai capito di essere gay?»
Ecco, se c'era qualcosa che non avrebbe dovuto chiedermi, era proprio questa. Che giornata di merda.
«Ecco, beh, non sono sicuro che tu voglia saperlo».
«Se ti va di dirmelo, sì. Cioè, se non ti imbarazza troppo...»
«Senti, facciamo così. Ci penso se dirtelo o meno, perché beh... è complicato» rispose Nico che, in cuor suo, avrebbe solo voluto mandarlo a quel paese per la sua stupidità. Ma, d'altronde, era dolce il fatto che lui si preoccupasse, e questa sua gentilezza faceva sì che la speranza si riaccendesse. Sarebbe stato semplicemente perfetto se, dopo avergli spiegato che aveva capito di essere gay perché si era innamorato di lui, Percy si fosse avvicinato e l'avesse – finalmente – baciato.
Comunque questo non sarebbe mai successo, e Nico lo sapeva bene.
Nel frattempo, mentre lui si perdeva nella sua immaginazione con un romanticismo degno di una ragazzina al primo amore, Mark si era vestito e aveva salutato Nico con un sonoro bacio sulle labbra e una pacca poco romantica sul sedere, cosa che lasciò Percy abbastanza sconvolto.
La sua espressione era così basita e imbarazzata che il figlio di Ade scoppiò a ridere, chiedendosi come facesse ad essere così divertente con quella faccia.
Poi, dopo essersi ripreso, disse: «Ti va di restare a cena qui? Dovrei avere ancora qualcosa da mangiare in quel frigo...»
«Va bene, tanto Annabeth mi aspetta per domani sera» rispose Percy, sorridente.
Quindi Nico cominciò a cucinare.


Dopo un paio d'ore era riuscito a presentare un piatto di pasta al sugo poco cotta e una bistecca un po' bruciata, ma nonostante questo entrambi mangiarono tutto con gusto. Era da un po' che avevano smesso di parlare, e questo sicuramente perché Percy stava rimuginando su qualcosa: conosceva troppo bene le sue espressioni, aveva passato troppo tempo ad osservarlo per non accorgersi quando stava per fare una domanda seria. E infatti, da lì a poco, gli chiese:
«Lo so che mi hai detto che è complicato, ma sono curioso: come hai fatto a capire che sei gay?»
Mi sembrava strano che se ne fosse scordato...
«Diciamo che... ehm, sì... mi sono innamorato di un ragazzo» disse, cercando di sfuggire al suo sguardo indagatore.
«Ora tutto ha senso! E chi era?» chiese Percy, con un sorriso.
«Meglio che tu non lo sappia, credimi» rispose invece lui.
«No... non dirmi che era uno del nostro gruppo!» disse ridendo. Era proprio bello mentre rideva, mentre si comportava da ragazzino quando invece era vestito in giacca e cravatta e portava un paio di occhiali che assomigliavano tanto a quelli di un professore troppo serio. Però era anche disastroso il fatto che ci fosse arrivato: ora anche qualcuno stupido come lui avrebbe capito, anche perché un rossore non indifferente imporporava le guance di Nico.
«Percy, ecco...» rispose, cercando di nascondere il viso. Non poteva nemmeno mentirgli, perché chiunque avrebbe risposto, sarebbe stato troppo improbabile: con Jason aveva legato molto, al tempo, ma solo dopo che aveva assistito al suo dialogo con Cupido, a Leo non aveva rivolto più di qualche parola, e lui e Frank non si sopportavano molto. Era questione di tempo, ormai, prima che lo scoprisse.
E infatti, pochi secondi dopo, gli occhi color del mare di Percy si spalancarono e il suo colorito divenne pallido. Lasciò cadere sul piatto le posate che teneva fra le mani e disse, quasi sussurrando: «Nico, aspetta... non è che, insomma...-»
Nico avrebbe voluto scomparire, affondare sotto terra e non uscire di lì per almeno due mesi. Si sentiva imbarazzato come non mai, vedendo la comprensione che si faceva strada sempre di più nello sguardo dell'amico. Dietro a quegli occhi celesti tutti i pezzi si stavano mettendo al proprio posto: la disperazione nello sguardo di Nico ragazzino che vedeva cadere lui e Annabeth nel Tartaro, gli sguardi che troppo spesso gli rivolgeva, il suo essere scostante con tutti tranne che con lui, la sua preoccupazione ogni volta che si feriva in qualche modo, la rabbia nelle sue parole nel pomeriggio quando era tornato, la sua mancata presenza al matrimonio... tutto era andato al suo posto, e Nico avrebbe voluto morire.
«Nico...?» fu un sussurrò che chiedeva conferma a riportare Nico sulla Terra.
Lui non ebbe nemmeno la forza di rispondere, quindi si limitò ad annuire e a nascondere ancora di più il viso dietro alle mani. Poi sentì il suo interlocutore che si alzava dalla sedia e si allontanava.
Non ebbe il coraggio di fermarlo o di guardarlo andare via, quindi se ne stette lì, come se fosse tornato il ragazzino innamorato di dieci anni prima, come se non fosse trascorso nemmeno un minuto da quando aveva visto per la prima volta Percy e Annabeth baciarsi al Campo Mezzosangue. Sentiva imperversare dentro di lui un groviglio di emozioni discordanti che andavano dalla tristezza, alla rabbia, dalla disperazione al sollievo per avergli finalmente detto ciò che provava. Ma ora Percy se n'era andato e, ne era certo, non si sarebbe fatto vedere per molto, molto tempo. 





 
Note autrice:
Nelle recensioni ricevute per lo scorso capitolo, ce n'era una che mi faceva notare che Nico ha rivelato i suoi sentimenti a Percy, cosa che io assolutamente non sapevo (infatti devo ancora finire "La casa di Ade", quindi non so nulla di tutto ciò!), per cui sappiate che in questa storia non prendo in considerazione quell'avvenimento e tutto ciò che viene dopo al capitolo 63 di quel libro degli Eroi dell'Olimpo, dando però per scontato che i protagonisti riescano tutti a salvarsi e a sconfiggere Gea.
Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno letto (o leggeranno) questa storia, che l'hanno inserita fra i seguiti/preferiti/ricordati, che l'hanno apprezzata o recensita. Grazie mille!

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: aturiel