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Autore: melanita    11/04/2015    2 recensioni
Era solo una giornata di vacanza, per Guerra. Non aveva la minima idea che si sarebbe ritrovata ad accudire quattro gattini orfani, né che liberarsene fosse così difficile, soprattutto quando facevano quella cosa con gli occhi. Ma per fortuna può sempre contare sull'aiuto più o meno volontario di altre rappresentazioni antropomorfiche, per non parlare di angeli, diavoli, ed un Anticristo. In fondo, quando può essere difficile avere dei gatti?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

 
Era solo una vecchia discarica di automobili a cielo aperto in mezzo ad un deserto, in disuso da molto tempo, lontana chilometri da ogni insediamento umano. Vetture sfasciate oltre ogni possibilità di recupero erano accatastate insieme a mobili, sacchi di spazzatura e pezzi di lamiera. Appollaiato su un sedile in equilibrio precario su una catasta di altri pezzi arrugginiti, Inquinamento stava riflettendo sulla sua vita. Insomma, esistenza. Quello che era. O almeno, era quello che stava cercando di fare, ma il gattino grigio che gli stava facendo le fusa sulla testa aveva un notevole effetto dispersivo.
Inquinamento non aveva molta esperienza con gli animali. Almeno, non con animali in buona salute e privi di strane mutazioni. Non era quindi del tutto sicuro se stare appollaiato senza paura sulla testa di una rappresentazione antropomorfica di uno dei più gravi problemi dell'umanità fosse considerato normale per un gatto, o se semplicemente fossero così abituati a Guerra da non aver paura di lui. Cosa che non lo stupiva, ma che di sicuro non faceva miracoli per i suoi problemi di autostima.
- Forza, scendi da lì.- tentò per la quarta volta negli ultimi dieci minuti:- Non vuoi andare a giocare con i tuoi fratelli?-
Dei fratelli in questione, quello bianco si era infilato in un'automobile arrugginita ed ora stava premendo sul clacson, l'unica parte ancora funzionante dell'automobile. Il gatto grigio si era arrampicato su una catasta di rifiuti, ed ora era impegnato a far rotolare giù i pezzi, che rimbalzavano secondo traiettorie imprevedibili o causavano valanghe sferraglianti. L'ultimo delle piccole pesti invece... era scomparso. Fantastico, rimuginò Inquinamento, ci mancava solo il gatto ninja.
- Ehi, Grigio Uno, dove è finito quello nero?- interpellò stancamente l'animale che ora era sceso dalla testa alla sua spalla. Grigio Uno lo ignorò in favore del tentativo di cavargli un occhio.
- Va bene, adesso basta!- esplose la personificazione, strappandosi di dosso l'animale e tenendolo sospeso per la collottola. Dietro di loro, una pozzanghera di olio esausto prese spontaneamente fuoco, creando un piccolo incendio che si spense subito.
Il gatto si limitò ad inclinare la testa di lato ed a guardarlo perplesso.
Dopo qualche secondo, Inquinamento rimise giù il felino, che prontamente balzò via e rotolò giù dalla montagnola. Non era giusto, mugugnò tra sé, che non riuscisse a farsi rispettare neanche da quattro gatti. Per recuperare un po' di autostima ci sarebbe voluto qualcosa di davvero grosso, tipo una fuga radioattiva da una centrale nucleare... oppure una petroliera guasta. Non si poteva sbagliare con le petroliere: lui poteva spendere anni a far accumulare rifiuti tossici in una regione disagiata senza che nessuno se ne accorgesse, ma bastava una chiazza nera nell'oceano e subito le prime pagine erano sue.
Un miagolio sonoro lo distrasse dai suoi pensieri, salvando la vita a migliaia di pesci innocenti. Il gatto che si era appena allontanato da lui aveva raggiunto l'altro sulla cima della catasta di rifiuti, ed ora stava tentando di strappargli la posizione dominante. Il gattino bianco stava abbandonando la sua posizione di orgoglioso suonatore di clacson per dirigersi verso i fratelli.
Il gatto nero era ancora invisibile, cosa che stava iniziando a preoccupare Inquinamento. Se la piccola calamità naturale fosse riuscita a suicidarsi, Guerra avrebbe di sicuro dato la colpa a lui. Sul serio, quei gatti erano più irritanti di un congresso di ambientalisti: almeno sugli ambientalisti ci si poteva vendicare facilmente. Con un mugugno insoddisfatto, la personificazione si alzò in piedi di scatto e si guardò attorno.
Proprio in quell'istante, la catasta di rifiuti, già messa a dura prova da anni di abbandono e da minuti di arrampicata selvaggia, si arrese alla forza di gravità e crollò miseramente sotto i suoi piedi tra le sferraglianti proteste dei suoi componenti.
Inquinamento rischiò di perdere l'equilibrio e ritrovarsi sepolto, prima di ricordarsi che in quanto non umano non era tecnicamente obbligato a rispettare minuzie come le leggi della fisica. A quel punto si limitò a comparire a qualche metro di distanza, in perfette condizioni... almeno, non più sporco di quanto fosse prima. Non che fosse facile notare qualche differenza, se anche qualcuno si fosse soffermato abbastanza a lungo da provarci.
La personificazione si voltò di nuovo verso i responsabili di tutti i suoi guai più recenti, con una mezza idea di informarli in modo esauriente degli effetti dell'acido solforico sugli organi interni di un mammifero. La mezza idea evaporò all'istante.
A quanto pareva la seconda catasta aveva deciso di seguire la prima sulla strada del disfacimento rumoroso, annegando portando con sé i due gattini che poco prima si trovavano sulla cima e che ora stavano miagolando terrorizzati. Il gatto bianco, che era arrivato a metà della montagna, stava di nuovo rotolando verso terra. Sbatté contro una vecchia portiera, emettendo un piccolo gemito che andò perduto nella confusione, e giacque immobile ed intontito. E sulla traiettoria di una ruota di furgone molto più grossa di lui.
Per la rappresentazione antropomorfica di un concetto fondamentale, per quanto recente esso sia, il tempo scorre in maniera diversa. Un millennio di storia umana può essere poco più di un secondo, ma d'altra parte un secondo può estendersi quanto basta per qualsiasi cosa sia necessario fare, più la pausa per il tè. E' lo stesso principio di elasticità temporale che permette a Babbo Natale di consegnare milioni di regali in una notte, agli studenti di fare in una nottata i compiti che avrebbero dovuto fare in tre mesi di vacanze, ed alle vostre nonne di avere un pranzo di dodici portate per venti persone sul tavolo dieci minuti dopo che avete suggerito una vaga intenzione di passare a trovarle.
In retrospettiva, quindi, Inquinamento avrebbe semplicemente potuto camminare tra ruote, lamiere e corpi contundenti vari, con tutta la calma del mondo, recuperare per la collottola un gatto dopo l'altro, e cercare un altro posto dove meditare sulle ingiustizie della sua esistenza. Magari un posto con meno oggetti potenzialmente letali. O almeno con un po' di alcol.
In retrospettiva, Inquinamento avrebbe sviluppato un'ipotesi secondo cui i miagolii di quei gatti avevano il potere soprannaturale di causare danni cerebrali anche a chi, strettamente parlando, non aveva bisogno di un cervello per pensare.
In retrospettiva, la personificazione avrebbe semplicemente fatto finta che non fosse successo nulla.
Ma la retrospettiva non era molto utile alla figura (più o meno) bianca che si stava già tuffando verso l'animale (ormai altrettanto più o meno) bianco paralizzato dal terrore.
Inquinamento afferrò il micio e continuò a muoversi in un'unica capovolta fluida... che subito corresse con un movimento rotolante di lato, in un disperato tentativo di evitare un pezzo di motore che, come avrebbe più tardi suggerito il ragionamento logico, non c'era in realtà necessità di evitare. Allungò una mano appena in tempo per afferrare per la collottola uno dei gatti grigi che stavano slittando a gran velocità tra la valanga di plastica e metallo. L'altro arrivò una frazione di secondo dopo e si avvinghiò al suo gomito, affondando le unghiette nella stoffa unta della tuta.
I secondi che seguirono furono occupati da contorsioni che avrebbe fatto invidia ad un acrobata del Cirque du Soleil(anche se, onestamente, se un acrobata fosse stato da quelle parti sarebbe stato più impegnato a vomitare o cercare un passaggio verso la civiltà), e parecchie imprecazioni alla realizzazione che essere colpito sulla testa da un automobile disassemblata nei suoi componenti fa meno male che da un'auto intera, ma lo fa ripetutamente. Ed imprecazioni ancora più interessanti quando finalmente Inquinamento realizzò che avrebbe potuto fare tutto nel modo più semplice. Il tempo passato ad osservare le reazioni degli umani ai suoi oleosi capolavori aveva lasciato la personificazione con un'ampia conoscenza di vocaboli adeguati.
Infine, Inquinamento si rese conto dei movimenti tra le sue braccia, ed abbassò gli occhi. Sei occhi sgranati lo fissarono, mentre tre nasini si arricciavano e tre paia di baffi vibravano... stavano facendo le fusa! I tre maledetti quadrupedi che non era autorizzato ad avvelenare e che lo avevano appena in qualche modo costretto, con qualche subdola forma di ipnosi, ad un'esibizione del tutto indegna di lui... ora avevano il coraggio di fare le fusa! A lui! Era umiliante, imbarazzante, era...
... era stranamente rilassante.
Molto rilassante.
Ed il modo in cui i gatti si accoccolavano contro la tuta, muovendo le zampette in aria e continuando a guardarlo con un'espressione di assoluta fiducia e gratitudine sui musi, smuoveva qualcosa che non poteva essere chiamato tenerezza, perché ovviamente un Cavaliere dell'Apocalisse non ha posto per la tenerezza. Piuttosto un calore, ecco. Il calore era qualcosa con cui Inquinamento aveva familiarità, dalla variante "incendio boschivo" a "riscaldamento globale", ed anche se questo era un po' diverso, la definizione dava una parvenza di onore alla sensazione.
E giustificava il fatto che la sua mano libera si fosse mossa di sua volontà ad accarezzare la testa dei gattini, che rispondevano al tocco con fusa ancora più sonore.
Una sensazione soffice e calda un po' più in basso gli fece notare che anche il gatto nero era comparso in tempo per iniziare a strusciarsi contro la sua gamba, chiedendo con miagolii insistenti di essere riunito ai compagni. Inquinamento si chinò, lasciando scendere a terra i tre passeggeri. Tutti e quattro i gatti sollevarono lo sguardo verso di lui e miagolarono all'unisono la loro soddisfazione. Quanto meno, non stavano più tentando di cavargli gli occhi o di fuggire, quindi supponeva che fosse soddisfazione.
Inquinamento si guardò attorno, esaminando la situazione. Gli oggetti che erano caduti, rotolati o in qualche caso esplosi dalla ex-catasta si erano sparsi su tutta la piana circostante, andando a colpire altre cataste e scatenando un fragoroso effetto domino. Al momento, la discarica occupava circa un quarto di spazio in più rispetto a prima, con una notevole quantità di nuove pozze di olio esausto ed un paio di scoppiettanti incendi spontanei.
Mica male, per quattro creature che non avevano poteri soprannaturali... probabilmente.
- Va bene, forse potremmo andare d'accordo.- ammise Inquinamento, vagamente impressionato. Poi un sorriso maligno si dipinse sui suoi lineamenti:- Ora che ci penso, potreste aiutarmi a portarmi avanti con il lavoro... vi va di visitare qualche altra discarica?-
Questa volta, era assolutamente certo che i quattro miagolii coordinati esprimessero profonda soddisfazione. Decisamente, quei gatti non erano male.




Nota dell'Autrice:
Ebbene sì... dopo lunghissimi mesi di abbandono, ho deciso di riprendere in mano questa povera, demenziale fanfiction. In un certo senso credo che voglia essere il mio omaggio a Terry... non riesco ancora a crederci, ma almeno non soffre più.
Comunque, su una nota più allegra, ho un altro capitoletto già pronto ed uno in lavorazione, quindi il prossimo aggiornamento non dovrebbe impiegare un'era geologica ad arrivare. Se c'è ancora qualcuno, grazie per aver letto!

Melanita


 
  
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