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Autore: NightWatcher96    11/04/2015    5 recensioni
Prendersi cura di qualcuno può avere lati positivi ma anche negativi, questo si sa. Ma se i problemi ne fossero due, diramati in un'avventura mezza ironica dove Raph cresce continuamente d'età mentre Mikey regredisce?
Donnie ha solo 15 giorni di tempo per trovare una soluzione. O perderà per sempre i suoi due fratelli. Attenzione, però: il male è sempre nell'ombra e Leo lo sa.
TMNT Nick
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prigionieri a noi conosciuti si risvegliarono l'uno dopo l'altro all'interno di una cella d'isolamento protetta da codici e password sconosciute. Il primo a sollevare con immensa forza il busto dal freddo e grigio pavimento fu Donnie. Per un attimo la sua visuale sdoppiò a causa di un capogiro per la violenza con il quale si era tirato su, poi tossì un paio di volte e infine, con la testa fra le mani, si mise seduto.
-Mi fa male tutto...- pronunciò, guardando gli altri riversi in terra a un passo dal risvegliarsi.
-Dove siamo...?- borbottò Leonardo, in un respiro tremante. Le sue costole inviarono una fitta di dolore per l'espansione del petto. -Dannazione... e pensare che durante la lotta non mi fa così male...- borbottò a malincuore e imitò il fratello dalla maschera viola.
Quest'ultimo si alzò barcollando per avvicinarsi alla finestrella infrangibile che faceva capolino sull'uscita della cella. Ci poggiò su la mano, in un gesto di sconforto e analizzò attentamente il corridoio candido così familiare.
-Ragazzi, siamo prigionieri dei Kraang- mormorò atono.
Improvvisamente, il focoso balzò in piedi, con il respiro affannato, guardandosi intorno con aria furtiva. Fra le varie teste ormai in piedi, un piccolo cucciolo mancava.
-D... dov'è Mikey...?- pronunciò.
-Babababa!-.
Raphael e tutti gli altri sollevarono lo sguardo sbigottito al soffitto e ne rimasero completamente attoniti. Oltre il tetto blindato si potevano scorgere stelle, alcune nebulose e pianeti lontani.
-Altro che Dimensione X...- espirò Leonardo, stupito.
-Siamo... nello spazio!- rivelò, infine, Donatello. -Cavolo! E' la prima volta che assisto a qualcosa di così affascin...-.
-Chiudi il becco!- lo interruppe bruscamente Raphael. -C'è Mikey da tirare giù da quella maledetta sfera sospesa a mezz'aria con il problema di arrivarci! E tu ci rompi le palle con l'affascinante mistero spaziale?!- gridò, con sarcasmo per l'ultima frase.
Donatello abbassò semplicemente il capo.
Il piccolo Michelangelo era ancora bloccato nel globo luminoso, sospeso a circa otto metri dal suolo. Quella prigione somigliava a un alto parallelepipedo.
-Bababa! Bababa!- urlò con le lacrime.
-Arrivo, piccolo!- esclamò Raphael, furente.
Si catapultò verso l'obiettivo saltando sulle pareti, sotto lo sguardo di tutti; purtroppo, non appena un solo dito sfiorò il globo luminoso, il suo intero corpo fu invaso da una scarica violenta d'elettricità. Raph lanciò un urlo di dolore e schiamazzò al suolo, con ustioni sui palmi delle mani e un leggero odore di carne bruciata. La sua famiglia gli fu subito al fianco.
-Raph!- esclamò Leonardo, sollevandogli la testa nella piegatura del braccio.
Il focoso schiuse lentamente gli occhi e per qualche attimo rimase assente; quando cominciò a muovere leggermente le iridi, si riprese.
-Che botta...- pronunciò.
-Già. A parer mio una grande scossa. Sei fortunato a essere ancora cosciente- rispose Donnie, con lo sguardo rivolto a un Mikey in lacrime ancora troppo in alto.
-Dobbiamo riuscire a tirarlo fuori di lì- esclamò Splinter.
Nella preoccupazione generale, Casey Jones sbuffò sonoramente e attirò l'attenzione su di sé con un pugno contro il muro.
-Che c'entro io in questa storia?- ringhiò. -Anzi, April con che razza di gente pratichi tu? Credevo fossi una ragazza normale!- continuò velenosamente, riferito agli Hamato.
La rossa deglutì un grumo troppo pesante nel suo esofago e non si pronunciò; anzi, indietreggiò di un passo senza osar guardare nessuno.
Nonostante Donatello covasse ancora astio nei confronti della kunoichi traditrice, non digerì affatto l'insinuazione di Casey, ancora a sbraitare di quanto fosse degradante ritrovarsi insieme a un ammasso di mutanti. Gli si avvicinò minaccioso, lo afferrò per il bavero della logora felpa e lo sbatté contro la porta per costringerlo a fissarlo negli occhi.
-Stammi a sentire, tu! Non ti permettere minimamente di affibbiare una colpa del genere su April! Tutti abbiamo dei segreti, tutti commettiamo errori! Conosci il proverbio "sbagliare è umano, perseverare è diabolico"?- tuonò in un crescendo.
Casey rimase sbigottito dalla sfuriata ma proprio in quel momento un tonfo fuori la porta lo bloccò. Chiunque stesse per entrare, lo avrebbe sicuramente colpito alle spalle; così, pensò di spingere Donatello da parte per fronteggiare l'eventuale nemico a testa alta.
Un astronauta in nero fece la sua comparsa con un laser stretto tra le mani. Attraverso il casco ombrato analizzò i volti aggressivi dei suoi prigionieri; poi, puntò a Mikey e rimase con il collo teso verso il globo in alto per un'interminabile manciata di secondi.
-Che hai da fissare?!- strillò addirittura Leonardo.
L'astronauta lo fissò incuriosito e gli puntò contro il laser, azionando il grilletto senza alcuna esitazione. L'azzurro non batté ciglio nella sua dimostrazione d'intimidazione; anzi, compì perfino un coraggioso passo avanti.
-Abbassa l'arma- intimò con voce piatta.
Raphael non smise un attimo di ringhiare mentre con un occhio guardava Mikey che, completamente ignaro della situazione, si stava dondolando sul guscetto, borbottando paroline del tutto incomprensibili. Un sorriso gli comparve sulle labbra ma non durò che pochi secondi.
-Fai silenzio, parassita- replicò letale l'astronauta, con voce gracchiante.
Leonardo si stupì che l'altro avesse compreso la sua lingua e risposto anche.
-Abbassa l'arma, ti ho detto- replicò il leader deciso.
-Leo, ti sei accorto che siamo completamente disarmati?- sussurrò Donnie, dietro di lui. -E questo vuol dire che hanno anche il Retro Mutageno!-.
-Sta calmo- rincuorò Leo, ancora con lo sguardo fisso sull'astronauta.
Improvvisamente, il globo rosato esplose in un "flop" con minute particelle brillanti; Mikey si ritrovò a galleggiare per un attimo nell'aria ma inesorabilmente piombò verso il basso.
Laser o meno, Raph si lanciò in un balzo straordinario e lo afferrò prontamente. Non appena vide Michelangelo ridere soddisfatto a quello che per lui era sembrato un gioco, trasse un respiro di sollievo.
Il grosso dito del secondogenito fu stretto nella manina del suo fratellino in un gesto davvero tenero.
-Sì, ti voglio bene anch'io- sussurrò.
L'astronauta rinfoderò il laser sulla schiena e cominciò ad applaudire. I presenti non emisero neanche una parola.
-Molto bravo, Raphael- disse, facendo tendere il citato. -I tuoi riflessi sono ben allenati, davvero come dicono le voci di corridoio-.
Raphael socchiuse gli occhi in risposta. -Chi sei tu? Cos'è che vuoi esattamente da noi? Anzi, cerchi rogne?- ringhiò, mentre si alzava con Mikey in braccio.
-Bababa!- rise quest'ultimo, agitando le manine.
L'astronauta si mise a ridere di gusto e ben presto calò giù la zip della sua tuta, cosicché potesse disfarsi dell'uniforme e mostrarsi nella sua vera natura. Era un uomo che ricordava molto i M.i.B, al servizio del Presidente degli Stati Uniti.
Indossava un lungo soprabito nero, in tono a capelli impomatati, occhi e occhiali, cravatta e perfino pantaloni e scarpe lucide. L'unico colore differente era solo il bianco della camicia.
-Il mio nome è John Bishop, agente secreto americano che si occupa di sventare minacce aliene- si presentò.
-Non ho mai sentito parlare di te- bofonchiò Casey.
L'uomo in nero contrasse il viso in una gelida espressione di rabbia ma non si pronunciò e avanzò con nonchalance verso Raphael e il minuscolo Michelangelo.
-Mi ha da subito affascinato il vostro aspetto. Avete la stessa genia ed errore genetico nel DNA- disse, afferrando il mento di Raph in una mano. -A mio parere, fra tante creature che modestamente ho vivisezionato, voi siete quelle più affascinanti- adulò ma il focoso si sottrasse con un brusco movimento del collo.
Bastò un semplice sguardo di Mikey verso Bishop a farlo tremare di paura. Il rosso indietreggiò, avendo cura di tenere una mano protettiva fra il guscio e la testolina.
-Tu sei suo padre?- sogghignò Bishop.
Il focoso non rispose.
-Potrebbe anche esserlo, dopotutto ma siete fratelli. I risultati non sbagliano- rispose Bishop, alzandosi gli occhiali sul naso. Passeggiò con le mani dietro alla schiena verso gli altri e li osservò attentamente. -Soltanto nei loro DNA ho riscontrato una massiccia concentrazione di cellule mutate per una crescita o rimpicciolimento corporeo. Perchè?- domandò, rivolgendosi addirittura a Donnie.
Quest'ultimo si masticò le labbra pur di non dargli alcuna soddisfazione.
-Mi sembravate così senzienti, prima e piuttosto allenati a parlare. Cosa vi trattiene? Forse non avete mai avuto a che fare con un uomo, prima d'ora?- stuzzicò.
-Non hai risposto alle nostre domande- rispose Splinter.
L'uomo dimostrò chiaramente interesse verso di lui; poi si alzò gli occhiali sul naso e tornò verso l'uscita della cella.
-Non siete infetti. La quarantena è inutile- affermò, infilando una mano nel suo soprabito. Appena tirò fuori un telecomando tascabile, la situazione degenerò. -Mi raccomando. Questo è un labirinto. Cercate di restare in vita e di non fare brutti incontri- ironizzò e schiacciò il pulsante rosso dell'affare.
Gli Hamato ebbero solo il tempo di guardarsi: dal suolo si alzarono circa tre capsule di vetro che li divisero in coppie da due. Splinter si ritrovò con Leo, April con Casey, Raph, Don e Mikey come ultima squadra.
-Figli miei!- esclamò Splinter.
La base di quelle capsule si rivelò una piattaforma in grado di spingerli in pochi secondi verso delle aperture nel pavimento. Bishop ghignò a tutta la scena e lasciò la cella quando si ritrovò totalmente da solo...
 
***
 
La prima capsula spedì la Squadra Tre in un bosco fitto, con le fattezze terrestri. Donatello atterrò sulla morbida erba con una capriola, mentre Raphael con Mikey tra le braccia usufruì di un salto mortale e atterraggio a squat.
Il cielo era variabile, con nubi grigie e tristi. Le cime degli alberi dalla conformazione ad anello intorno a quello spazio erboso frusciavano nel vento gelido. Non c'era nessun altro al di fuori di loro tre.
Michelangelo starnutì un paio di volte e prese a tremare.
-Don, ci serve una coperta! Ha freddo!- tuonò Raphael.
-Dove vuoi che la tiri fuori, si può sapere?!- ruggì l'altro, con i nervi a fior di pelle.
Tutta quella situazione lo aveva stressato a tal punto di diventare irascibile. Raphael grugnì ma ben presto, in lontananza, una sorte di stand gli saltò all'occhio.
-Ehi, guarda un po' lì, testone- indicò.
-Una tenda? Cosa ci farà mai in mezzo a un bosco?-.
-E lo domandi a me? Muoviamoci, piuttosto! Mikey ha bisogno della coperta!-.
Donatello scosse il capo, seguendolo. Corsero in modalità stealth verso il bersaglio ma all'ultimo istante si acquattarono dietro a una folta serie di cespugli. Non erano sicuri di essere completamente da soli. E se qualche trappola sarebbe scattata di lì a poco?
Mikey starnutì un'altra volta e cominciò a tirare le code della maschera di Raphael per costringerlo ad avvolgerlo in qualcosa di caldo.
-Vado io. Tu rimani qui. Esporre Mikey è troppo pericoloso, adesso- anticipò Donatello, con il canto degli uccelli in sottofondo.
Il focoso annuì e lo seguì in silenzio nell'infiltrazione in quello strano stand grigio. Donnie era sempre all'erta, guardandosi intorno ad ogni manciata di secondi e l'udito era ben teso. Dopo qualche minuto, però, abbassò la guardia.
-Non c'è nessuno qui- pronunciò.
Il suo sguardo ricadde sul tavolo di ferro sul quale erano disposti strani zaini colorati e sacchi a pelo. Donatello si grattò la tempia con fare pensieroso ma un bigliettino gli catturò l'attenzione. Lo prese e lo lesse.
 
Hamato Donatello/ Raphael = Squadra Tre
 
-Questo biglietto sa di gioco- ammise con lieve stizza. Fece le spallucce e afferrò lo zaino verde con il suo nome per poter tornare dal fratello.
-Allora?- chiese quest'ultimo. -Che cosa c'era nello stand?-.
-Nulla di che. Solo un tavolo con numerosi zaini. Ho preso questo perché ha il nostro nome-.
Raphael non seppe cosa dire quando lesse effettivamente il biglietto attaccato alla cerniera dello zaino.
-Beh, apriamolo e cerchiamo di capirci di più- propose.
Donatello obbedì e titubante cominciò a scrutare nello zaino. Tirò fuori due coperte, un sacco a pelo ampio, una fune e un coltello affilato in un fodero di cuoio.
Raphael avvolse immediatamente la coperta intorno al suo piccolo fratellino e incredibilmente quest'ultimo si addormentò con il pollice in bocca.
-E adesso che si fa?- domandò.
-Non lo so. Potremo ispezionare in giro e capirci di più- propose Donnie, consegnandogli il coltello. -Tienilo tu. Dopotutto, le tue sono armi taglienti. Io mi rifarò un bastone con qualche bel ramo lungo. Qui è pieno di legna, no?-.
Raph lo accettò, lo legò nella sua cintura e abbracciò velocemente il fratello, rialzandosi in piedi.
-Hai ragione, Nerd. Non ha senso rimanere qui. Per di più, per quando ne sappiamo, potremmo ritrovarci la notte addosso in un baleno. Muoversi-.
Donatello si mise lo zaino sulle spalle e guardò malinconicamente il cielo, mentre il fratello spianava la strada con qualche calcio a una pianta troppo cresciuta.
Chissà gli altri dov'erano...


Angolo dell'Autrice

Nuovo capitolo qui! Un grazie speciale e come sempre ai miei amici sul Tarta Mondo di Efp! Siete grandi, ragazzi!
Secondo voi, questo capitolo, a che film è ispirato? :)
  
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