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Autore: Elenami55    11/04/2015    2 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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23. Lettere d’amore


- …e allora io lo stavo guardando e lui si è voltato e mi ha guardata! Capisci? Mi ha guardata!- finalmente Umi conclude il suo discorso sul pennuto.
Sinceramente non mi dispiace sentir parlare mia sorella, ma sfido un santo a sopportare un discorso di circa un’ora su Marco La Fenice. La sto guardando con occhi da pesce lesso tanto per farla arrabbiare. Prendo un pugno di patatine dal sacchetto che ho in mano e lo ingoio, almeno le patatine posso mangiarle. Non mi dispiacerebbe del dolce ma Marika ha tassativamente vietato ad ogni pirata di questa nave di portarmi del cibo senza il suo consenso. Tutti le obbediscono, tutti tranne Satch che ieri mi ha portato una fetta di torta al cioccolato. Quel poveretto ha rischiato di essere vivisezionato dalla capoinfermiera per questo.
- Emi, mi stavi ascoltando?- chiede mia sorella.
- Stranamente sì- osservo la parete di fronte al lettino –sai, continuo a chiedermi come possa piacerti il pennuto-
- Prima cosa: non chiamarlo pennuto; seconda cosa: al cuore non si comanda, non posso farci niente se mi piace-
- Beh, comunque ti trovo calma oggi-
In effetti è fin troppo calma per i miei gusti; nemmeno si arrabbia se non la ascolto.
- Ho capito che tu ti diverti a stuzzicarmi per farmi arrabbiare e che non vale la pena di arrabbiarsi- risponde con tono saccente.
Ingoio delle altre patatine continuando a fissare il muro.
- Di un po’, non è che fai così perché hai paura di spaventare Marco con le tue scenate?- mi scappa un sorrisetto.
Lei sembra essere rimasta stupita dal mio ragionamento, credo di avere ragione.
- Tu non capisci un tubo!- urla, rossa in volto.
- Ecco, avevo ragione- rido.
- No!-
- Sì-
- No!-
- Sì-
- No! Ti sbagli!- grida.
Scoppio a ridere per la scenata comica che è venuta a crearsi.
Lo sapevo che non avrebbe resistito più di tanto ai miei punzecchiamenti.
Ora mi sta guardando di brutto, credo che voglia incenerirmi con il solo sguardo e ciò non può che farmi ridere, anche perché so che questa è tutta scena: tra meno di dieci minuti smetterà di fare l’offesa.
Corre via.
- Umi,  dove vai?- le urlo dietro.
- Aspetta lì!-
Beh, certo che aspetto qui! Dove vuole che vado con questa flebo piantata nel braccio? Bleah, solo a nominarla mi sale il ribrezzo. Comunque, cercando di non pensare a quella schifezza, dove sarà andata quella squilibrata di mia sorella?
Oh, rieccola: ha appena oltrepassato la porta dell’infermeria e si sta dirigendo verso di me a passo veloce, in mano ha un quaderno, dei fogli rosa e una penna.
- Tieni- mi mette il tutto sulle gambe.
Prendo gli oggetti e la guardo stranita; ma che ha in mente?
- Devi scrivere una lettera d’amore per Marco da parte mia!- fa un sorriso a trentadue denti.
- Che?!- urlo, traumatizzata.
No, mi rifiuto di farlo! Questa qui è matta da legare; adesso chiamo Marika e le dico di ricoverarla come malata mentale!
- Shhhh, non urlare- mi sorride –e non fare quella faccia da pesce lesso- continua a sorridere.
Io la faccia da pesce lesso? Ma si guardasse lei quando fissa Marco!
- No, arrangiati: io non faccio nessuna lettera a Marco!- le dico, dopo essermi ripresa dallo shock.
- M-ma Emi, per favore!- piange.
Certo che è una brava attrice, specialmente quando vuole ottenere qualcosa!
- E va bene! Cosa devo scrivere?- domando sbuffando.
- Ah, non lo so! Fai finta di scrivere ad Ace: le parole ti verranno di certo!- sorride e scappa via.
- A me non piace Ace!- le sbraito dietro più forte che posso.
- Sì, certo sorellona, come vuoi!- dice la sua voce in lontananza.
Se non avessi il flebo sono certa che l’avrei già buttata in mare.
Sbuffo: vabbeh, incominciamo questa lettera!


Caro Marco,
è da un po’ di tempo che noto che il mio comportamento nei tuoi confronti è cambiato. Sai, la prima volta che ti ho visto mi sei stato simpatico, ma ho cercato di non fartelo notare. Quando poi sono stata obbligata ad unirmi alla ciurma di papà non ne sono stata molto felice, per non dire per niente, perché il mio orgoglio mi impediva di accettare la mia sconfitta. Ad essere sinceri non la accetto ancora ora, ecco perché ti tratto sempre male. Comunque quando ti ho visto in quel parco, quando ho visto in che stato eri a causa mia, ho sentito in cuore andare a pezzi. Ti dirò una cosa di me che forse non sai: io odio far soffrire le persone a cui voglio bene, lo detesto! Tu sei inserito in questa lista: ti voglio bene…



Un momento, ma questo testo non va bene per Marco!
Sono una scema: ho pensato a quel fiammifero di Ace mentre la scrivevo, ma che cavolo, devo rifare tutto!
Appallottolo la lettera e la butto per terra, per poi iniziarne una nuova.
Poco dopo arriva quell’odiosa di Marika.
- Scrivi già il testamento? Tranquilla, dubito che morirai tanto presto- mi dice, avvicinandosi al lettino e staccandomi la flebo.
- Questo vuol dire che sono guarita?- le domando sorpresa.
- Direi di sì, però non devi fare sforzi per un po’ di giorni-
- Capisco…-
Scendo dal lettino e il contatto dei piedi con il pavimento freddo mi fa venire i brividi; subito prendo i miei vestiti e me li metto.
- Marco o Ace?- domanda Marika alle mie spalle.
Mi volto verso di lei, confusa per la sua insolita domanda.
Non riesco proprio a capire cosa potrebbe averla portata a pormi questa assurda incognita.
- Secondo me, questa lettera è per Ace, vero? Però dovresti togliere il nome Marco- parla, gli occhi fissi su un foglio di carta rosa stropicciato.
Sbianco alla vista di lei che legge la lettera che poco prima avevo buttato.
- Il tuo silenzio parla- continua, sorridendo maliziosamente.
Per una volta non so come giustificarmi, quindi butto fuori la prima scusa che mi viene in mente.
- Quella lettera è uno sbaglio ed Ace è brutto!-
L’infermiera sorride, un sorriso abbastanza inquietante dal mio punto di vista.
- Adesso facciamo un piccolo discorso sui sentimenti, ok?- ghigna.
Dal suo tono di voce capisco che nemmeno tramutarmi in tigre e buttarmi in mare dalla finestra potrebbe salvarmi da questa sua proposta, anzi ordine.
Tsk, questa donna è ancora capace a ripescarmi e ad inchiodarmi al muro con dei bisturi usati come chiodi.
Sono fregata.




Mezzogiorno passato…

Passeggio sul ponte della nave, incerta sul da farsi: rivelo ad Ace i miei sentimenti o no?
Sbuffo. Tutta colpa di quell’infermiera da strapazzo, se non avesse mai letto quella lettera, se non avesse mai capito così alla perfezione il mio essere grazie a quel “discorso sui sentimenti”!
Emi, tu vuoi essere forte, molto forte, ed hai paura di dimostrare i tuoi sentimenti per le persone” mi ha buttato in faccia la verità. Ad essere sincera tutto questo già lo sapevo. Io non dimostro i sentimenti perché credo possano essere una debolezza.
Il voler bene a qualcuno implica anche il difenderlo e nel mondo dei pirati, l’avere un qualcuno da difendere è un rischio.
Quante volte ho rischiato di farmi ammazzare a causa di Umi, eppure sono qui. Infondo è grazie a lei se sono diventata ciò che sono: Emi La Tigre del Mare Orientale.
Mi sono allenata, ho mangiato un frutto del diavolo pur conoscendone i rischi, ho derubato, combattuto, ucciso… tutto per proteggere la mia sorellina. Per proteggere lei e per essere libera. Libera di andare dove voglio, senza limiti e senza ostacoli. Ma l’ostacolo l’ho trovato: la ciurma di Barbabianca e i suoi membri.
Satch con il suo sorriso e la sua simpatia è riuscito a farmi sentire a casa dopo tanto tempo.
Marika ed il suo intuito sono riusciti a spiazzarmi e a farmi riflettere.
Barbabianca con la sua bontà è riuscito a farmi provare tenerezza ed a farmi tornare la voglia di avere un padre.
Infine Ace. Quel fiammifero idiota è riuscito a farmi trovare una famiglia: è merito suo se sono rimasta sulla Moby Dick.
Io cosa faccio per ringraziarli? Li tratto male.
Adesso basta però, Marika ha ragione: non posso continuare a trattare male le persone sperando che capiscano che questo è il mio modo di dimostrare affetto.
Mi appoggio alla balaustra ed osservo il mare. L’acqua cristallina risplende sotto i raggi dorati del sole, il quale se ne sta lassù, nel cielo, senza alcuna nuvola ad oscurarlo. Sento il suo calore sulla pelle, un calore piacevole, che scalda fino alle ossa. Il fruscio delle onde che sbattono contro il legno della Moby Dick mi giunge alle orecchie, donandomi un senso di tranquillità.
Inspiro e mi volto verso il ponte della nave, è completamente vuoto.
Forse sono già tutti in sala da pranzo.
Osservo il legno chiaro del ponte; è liscio e ogni tanto si scorgono delle macchie.
Chissà quante stagioni avrà passato, quante cose avrà visto, quante piedi in faccia si sarà già beccato.
Rido a quest’ultimo pensiero.
- Mi dispiace ponte, ma ti beccherai altre pedate- dico tra me e me per poi incamminarmi verso la sala da pranzo.



 
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Marco, caro Marco, chissà come reagirai alla mia lettera.
Osservo la busta rossa, contenente la lettera preparata da Emi.
Il profumo di vaniglia mi si insinua nei polmoni, facendomi pensare a quanto sia stata geniale l’idea di spruzzare del profumo sulla carta rosacea, usata per scrivere i miei sentimenti.
- Buongiorno Umi- dice Satch.
Stringo la lettera tra le mie mani, cercando di non farla vedere a questo scemo che probabilmente ne rivelerebbe l’esistenza a tutti. Alzo lo sguardo su di lui e sorrido, innocente.
Se mi apparisse l’aureola in testa potrei seriamente essere un angioletto, ma non un angioletto qualsiasi: voglio essere Cupido! Tra le molte cose che farei nelle vesti di Cupido, sicuramente la prima sarebbe colpire Marco con una freccia e farlo innamorare di me…
E se lo fosse già? Più volte ho pensato a ciò, ma ho constatato che non lo è, difatti io, purtroppo, sono l’ultimo dei suoi pensieri.
Comunque, parlando della seconda cosa che farei in veste di quel grazioso angioletto dell’amore, di certo colpirei Emi, così da farle confessare i suoi sentimenti ad Ace.
Quella ragazza è fortunata: che brava sorellina che si ritrova!
- Che è quello?- mi fa tornare alla realtà l’uomo del quale mi ero dimenticata momentaneamente l’esistenza.
- Quello cosa?- recito la mia parte da povera innocente.
Satch mi guarda, divertito, distraendomi dalla vera minaccia.
Quando mi rendo conto dell’accaduto è ormai troppo tardi: Teach mi ha fregato la busta da sotto il naso ed ora la sta guardando. Mi lancio contro quel mangia-crostate-a-tradimento e mi riprendo il maltolto con la forza, con il risultato di strapparlo per sbaglio.
Osservo scioccata la parte di lettera rimastami in mano, poi alzo lo sguardo sull’altra parte rimasta nelle mani di Teach.
- La mia lettera…- riesco a dire solamente queste tre parole prima di essere invasa da una folle rabbia.
Mi volto di scatto verso il comandante della quarta flotta e gli punto il dito contro, furiosa.
- Tu! Tu e i tuoi merdosi scherzi delle balle! Ti odio! Pensi di essere tanto simpatico quando invece sei solo uno stronzo!- urlo a squarciagola.
La mia voce riecheggia per la stanza, attirando l’attenzione di tutti i presenti che si voltano a fissarmi, sbalorditi.
A me non importa dei loro sguardi, mi guardino pure! Ora voglio solo uccidere Satch e Teach.
- Sì, le so dire le parolacce, sorpresi? Pensavate che un’undicenne fosse ignorante?- grido, intuendo il motivo del loro stupore.
Mi giro verso Teach e gli riservo lo stesso trattamento.
- E tu, lurido idiota, come ti sei permesso di toccarla, eh? Me l’hai anche rotta! Sei solo un cornuto!-
Corro via, lontano dai loro sguardi e mi rifugio in camera mia, chiudendomi a chiave dentro.




 
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Sto per entrare in sala da pranzo, quando sono costretta a buttarmi di lato, per non essere investita dalla mia sorellina che sta correndo a tutta velocità nella direzione opposta alla mia. Subito mi volto e la chiamo, ma lei non mi risponde e continua la sua corsa.
Strano.
Entro nella stanza e vedo tante facce scioccate, tutte rivolte nella mia direzione.
Mi stupisco e non poco; fortunatamente tra questi visi non ci sono anche quelli di Barbabianca e di Ace, momentaneamente assenti, altrimenti potrei seriamente preoccuparmi, essendo loro i miei superiori.
- Calmi, non ho attentato alla vita di nessuno!- dico in mia difesa.
- Non sei tu, è tua sorella- mi informa Jaws.
- Dimmi tutto- ordino, preoccupata.










Nota dell’autrice
Salve! *schiva un’ascia*
Emh… capisco che vogliate ammazzarmi per il ritardo (e ne avete tutte le ragioni), ma giuro che non ho fatto apposta a ritardare così tanto! È colpa dell’ispirazione che se n’era andata in vacanza…
Beh, spero di essermi fatta perdonare con l’arrivo del capitolo, che credo sia un orrore, comunque fatemi sapere cosa ne pensate. Sì, siete liberi di rimproverarmi per il ritardo, se ve lo state chiedendo.
Vi ringrazio per la pazienza e scusate molto per questo ritardo e per le ripetizioni della parola “ritardo”!
Alla prossima!
   
 
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