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Autore: Esse Pi    11/04/2015    1 recensioni
“Aprimi, pezzo di imbecille!” urlò.
“E stai zitta, che dormono tutti qui!” berciò lui in risposta. “Poi danno la colpa a me e mi buttano fuori di casa.”
“Tanto sei al nero là dentro!” ribatté lei, indicandolo come per minacciarlo. A guardare verso l’alto, barcollò ed andò a sbattere contro la macchina che si trovava dietro, per poi cadere per terra.
“Merda…” mormorò il ragazzo esasperato. “Perché vieni a rompere i coglioni proprio a me? Cosa ti ho fatto?”
“Vuoi proprio che te lo ricordi?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Twenties'
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“Insomma, con Roberto come va?” Elisa alzò gli occhi dalla tazza di tè, nel farle quella domanda. “Avevi detto che le cose andavano sempre meglio, ma poi non ci siamo più sentite.”

“Sì, sì, lo so.” Annuì Chiara, mentre Sofia le mostrava tutto il suo repertorio di disegni colorati. “Ma vorrei ricordarti che tra noi, dovrei essere io a chiedere a te come vadano le cose, Eli.”

Elisa non rispose, osservando le piccole foglie galleggiare nella tazza calda, come alternativa allo sguardo dell’amica. Non era né saccente né arrogante, né tantomeno voleva sembrare arrabbiata o irritata dal suo modo di fare. “So che vorresti sapere di lui, ma ultimamente le cose vanno bene.” L’allusione a Francesco era trasparente.

“Sai che questa cosa potrebbe essere molto più preoccupante di tante altre che tu abbia mai detto?” sospirò Chiara, sorseggiando il tè, mentre Sofia le passava un nuovo disegno da dover apprezzare.

“Piantala, sai che non mi piace quando parli così.”

“Perché? Non è forse vero che invece che far andar bene le cose con lui, dovresti pensare a qualcun altro?”

“Proprio di lui volevo parlarti, infatti.” Disse. “Ma tu come al solito punti a Francesco!”

“Francesco è papà?” si intromise Sofia, posando un nuovo foglio sulle gambe di Chiara.

“Sì, tesoro.” Le sorrise, carezzandole i capelli. “Chiara voleva sapere come stesse.” E squadrò l’amica per sfidarla a dire il contrario.

“Papà sta bene!” trillò la piccola. “Ora non è più malato!” Quel cambiamento di discorso le fece dimenticare di tutto il blocco di disegni che ancora stava per terra, pronto per essere mostrato a Chiara. Chiese di salire sulle gambe di Elisa e venne accontentata.

“Insomma, aggiornami.” Sospirò Chiara, senza nascondere un sorriso.

“Ieri sono uscita con Marco.” Chiara annuì, sorseggiando. “E mi sono portata dietro Sofia.” E a quel punto, Chiara rischiò di strozzarsi con il tè, sgranando gli occhi e tossendo, battendosi una mano sul petto come per aiutarsi ad ingoiare.

“Cosa?” disse poi, sfiatata.

“Sì, siamo uscite con Marco – vero Sofi?” si chinò sulla bambina e le sorrise, dandole un bacio in fronte.

“Sì! Marco è bello!”

“Già, Marco è davvero bello.” Convenne Elisa.

“E allora perché sei ancora qui…” si lamentò in un mormorio soffocato, per non farsi sentire dalla piccola. Poi si schiarì la voce. “E vi siete divertiti?”

“Sì! Ho giocato con un cagnolino!” esultò Sofia.

“E com’era?” si interessò Chiara, per rendere partecipe anche Sofia della conversazione.

“Era piccolo piccolo! Bianco! E marrone! E nero! E aveva le orecchie così!” e mimò delle orecchie a punta con gli indici delle mani.

“Bello!” le sorrise. “Me lo disegneresti?”

Sofia molto probabilmente non aspettava altro. Saltò giù dalle gambe della madre, che si chinò per evitare che cadesse e si facesse male nell’euforia che l’aveva conquistata. Sofia prese nuovamente il blocco da disegno, trovò una pagina bianca e si mise a disegnare con le matite colorate.

Elisa la guardò sognante, mettendosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio con una mano, mentre con l’altra ancora teneva la tazza di tè fumante. In Sofia rivedeva una parte della personalità di Francesco che l’aveva sempre affascinata. Come lei, infatti, anche Francesco si buttava su nuove avventure con un’euforia ed una sincerità impagabile. Era qualcosa che oltre ad affascinarla, in effetti, invidiava. Ed era felice che Sofia ne avesse preso quest’aspetto.

 “Insomma, Eli,” continuò Chiara. “Mi dicevi di Marco.” E la guardò ammiccante, senza che Elisa capisse. “Si vede che le cose migliorano, eh?”

“Dici?” alzò un sopracciglio. Si domandò se l’effetto di Sofia avesse potuto avere una ripercussione così evidente sul loro rapporto, ma di certo non se ne lamentava. Almeno qualcosa, ora, stava prendendo la giusta piega.

“Eh, già.” Sogghignò, indicandosi il collo con l’indice.

Elisa non capì. “Che fai?”

“Il succhiotto, Eli.” Le spiegò, questa volta stupita. “Non hai visto?” rise. “C’avete dato dentro, eh!”

E la tazza di tè le cadde dalle mani, rompendosi sul pavimento e schizzando qualche foglio di Sofia, che se ne lamentò amaramente. Elisa assimilò solo in quel momento tutto quello che pensava di aver soltanto sognato e si coprì il segno sul collo con una mano. Non ebbe la prontezza di riflessi nell’evitare che le mani perdessero la presa sulla tazza di coccio, ma fortunatamente Chiara prese Sofia in braccio – le lacrime agli occhi e la piccola bocca tremante per lo spavento – allontanandola dalle schegge che avrebbero potuta ferirla. E mentre lei appurava che non si fosse fatta niente, Elisa si accorse del danno causato dalla sua goffaggine. Corse in cucina a prendere uno straccio dal mobile sotto l’acquaio e tornò ad assorbire quel poco tè che bagnava il pavimento della sala. Poi prese una scopa e raccolse i pezzi della tazza. Si scusò, quindi, con Chiara e prese nuovamente in braccio Sofia, che si lamentava per i suoi disegni.

“Scusa, amore!” l’abbracciò. “Mi è sfuggita la tazza dalle mani…”

“Perché bruciava, vero?” tirò su col naso.

“Eh… Sì, bruciava, infatti.”

“Vedevo il fumo.” 

“Ora sistemiamo anche i tuoi disegni, amore.”

“Basta solo lasciarli asciugare, Sofi.” Le disse Chiara sorridente. “Poi profumeranno di tè!” le fece l’occhiolino.

Sofia parve tranquillizzarsi all’idea, e scalciò per scendere e portare i disegni sulla terrazza, affinché si asciugassero prima, ma Chiara la fece desistere, dicendo che era meglio portarli nella vasca in bagno, dal momento che fuori prometteva pioggia e i disegni avrebbero potuto sciuparsi ancora di più.

Quando, poi, la situazione tornò alla normalità e Sofia si rimise a disegnare, Chiara guardò Elisa con rassegnazione, sospirando ancora. “Io non voglio chiederti niente – la tua reazione è stata fin troppo ovvia.”

Elisa si sentì un peso premerle proprio sul petto, affaticandola nel respirare. “Il bello è che io pensavo di aver solo sognato.”

“No, il bello sarà nasconderlo a Marco, tesoro.” Scosse la testa. “Ma non sarete mica andati fino in fondo, vero?” si assicurò Chiara.

Elisa negò. “Ho il ciclo.”

“Penso che sia la prima volta che  ringrazio le mestruazioni per aver impedito a qualcuno di fare sesso.” Alzò gli occhi al cielo.

“Sì, le ringrazio pure io.”

Chiara finì di bere il tè, tornando a guardare Elisa, questa volta seriamente. “Ripensandoci, una domanda ce l’avrei. Posso?”

Elisa acconsentì, sebbene sapesse che, come tutte le domande di Chiara, la risposta non sarebbe stata affatto semplice.

“Se tu non le avessi avute, che avresti fatto?”

Elisa ci pensò, senza però arrivare alla conclusione desiderata. Dopotutto, come non si era resa conto di cosa fosse successo, come poteva dire se si sarebbe fermata ugualmente? Se il sogno fatto quella notte fosse corrisposto alla realtà, no, molto probabilmente non si sarebbe fermata. Tutto era così eccitante e nostalgico, che non credeva la sua coscienza si sarebbe fatta avanti. E se l’avesse fatto, lei non le avrebbe dato ascolto. Ma lei stava con Marco. Non poteva tradirlo così. Non era giusto e non se lo meritava.

Quando guardò nuovamente l’amica, pronunciò la risposta che le sue orecchie avrebbero voluto sentire, ma che i suoi occhi negarono, così come avrebbe fatto lei stessa, se avesse avuto il coraggio di essere sincera.

 

 

***

***

 

Il cellulare di Francesco ormai stava suonando per la terza volta in poche ore, senza che lui vi prestasse attenzione, lasciandolo sfogare con quella suoneria metallica che inondava la sua stanza fastidiosamente. Federica gli aveva persino urlato di mettere almeno la vibrazione, se proprio fosse intenzionato a non considerarlo, per poi mandarlo in  culo con una nobile alzata di dito medio. Doveva avere il ciclo.

“Perché non rispondi?” sospirò esasperato Gianluca, mentre Fede si affacciava nella stanza con sguardo assassino per aver sentito ancora quelle note standard del suo cellulare.

“Perché so chi è e non mi importa.” Disse semplicemente, alzando le spalle con indifferenza.

“Almeno fai come t’ha detto Fede – effettivamente è snervante.”

“Visto che non sono l’unica a pensarlo, idiota?” urlò lei dalla sua stanza. Il ciclo le doveva aver fatto sviluppare l’udito in maniera impressionante. Faceva quasi paura.

Francesco ridacchiò, mentre pensava alla quotatura della pianta della villetta dei Farina. “Ti dirò,” sussurrò, quasi a prendersi gioco di Fede. “Non mi dispiace sentire sbuffare Fede così pesantemente da farle quasi tirare giù le mura che separano le nostre stanze.”

“Pensa almeno a Nico, che è di là con lei!”

“Già pensa a me!” il suono dello sciacquone, ora meno attutito dalla porta aperta del bagno, segno che finalmente vi era uscito, avvisò del suo ritorno tra loro.

“Tu pensa a noi e spruzza un po’ di deodorante per ambiente.” Lo rimbeccò Gianluca, cacciandolo dalla stanza con una mano, come ad incitarlo a fare al più presto, tanto per non far espandere l’odore per il resto dello studio.

“E sta’ attento a non scambiare lo spray con la schiuma da barba come facesti in casa nostra – sembrava avesse nevicato in bagno.”

“Ma se nemmeno c’è la schiuma da barba, qui!” replicò stizzito.

“Lo so, ma è bello rinfacciartelo.” Rise Francesco, mentre un bip metallico lo avvertiva che era stato lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica.

Il fatto che Francesco nemmeno avesse preso in mano il telefono, spinse Gianluca a fargli un’ulteriore domanda. “Be’? Non l’ascolti?”

“Te l’ho detto: so chi è e non mi importa. ” Cantilenò.

“Santo Cielo, Vanni!” sbottò Fede, entrando nella stanza. “Ormai lo sappiamo tutti chi sia!” sbatté le mani sulle gambe, irritata. Francesco la guardò scherzosamente interrogativo, spingendola a proseguire. “È Daniela – Gianlu ci ha detto che l’avete incontrata al centro commerciale.” Specificò.

“Vi avrà anche detto di come abbiamo già parlato là, allora.” Smise di lavorare al pc per guardarla saccente.

“Be’, effettivamente questo no.” Si mise le mani cicciottelle ai fianchi rotondi e si sporse verso l’amico con espressione alterata. “Mi domando perché. Eh, Varinelli?”

Gianluca sbuffò, passandosi una mano tra i capelli. “Perché non si sono nemmeno salutati. Lui le ha voltato le spalle e se n’è andato, ecco perché non te l’ho detto, Valentini.”

“Non vi siete nemmeno salutati?” ripeté incredula, voltandosi verso Francesco, che annuì con tranquillità, le mani sotto il mento e lo sguardo saccente sempre sul volto. “Perché?”

“Perché non avevo niente da dirle. Ed ecco perché – te lo dico prima ancora che tu mi faccia la domanda – non le rispondo al telefono e non ascolto i suoi messaggi.” E tanto per rendere ancor più evidente la sua vittoria su quella discussione, allargò le braccia in segno trionfante e si lanciò su un intonato “Ta-dan!”, che fece roteare gli occhi a Federica e agli altri due presenti.

“Ma almeno ascolta cosa vuole dirti, no?” continuò imperterrita Federica. “Dopotutto tu eri il primo a cui giravano le palle quando lei non ti ascoltava. Vuoi abbassarti al suo livello?”

Francesco la guardò socchiudendo gli occhi, come a volerla analizzare. “Non cadrò in questi subdoli giochetti psicologici. Sono immunizzato da cinque mesi di relazione con una psicologa.”

“Motivo in più per mostrarti superiore.”

“No, motivo in più per fare come mi pare e fra poco smettere di ascoltare pure te.”

“Ma cosa ti costa?”

Francesco sospirò, prese il cellulare, entrò nella sua segreteria telefonica e lo porse con un gesto scocciato a Federica. “Tieni, ascolta pure le sue lamentele – io di certo non lo farò – almeno si può dire che le sue parole non siano state pronunciate invano.”

Indubbiamente Federica gli prese il cellulare dalla mano con altezzosità e se lo portò all’orecchio, ascoltando un messaggio che a vedere dalle sue molteplici espressioni adottate durante tutto l’ascolto, doveva essere molto contorto.

“Che dice?” si volle informare Nicola, ora seduto su una delle sedie di fronte alla scrivania di Francesco, che si portò una mano sul viso. Non ce la faceva più a sopportare questa storia. Daniela era ormai un capitolo chiuso, sigillato e, se avesse potuto, anche dimenticato.

“Aspetta, non è ancora finito.” Lo zittì con una mano, concentrandosi sulle parole registrate nella segreteria.

“Ma quanto dura?” sospirò. “Saranno cinque minuti che chiacchiera.”

“E s’è trattenuta, immagino.” Commentò Francesco, ricordandosi come i suoi monologhi potevano obbligarlo ad ascoltarla anche per molto più tempo.

“Allora, che dice?” insistette Nicola, picchiettando sul braccio di Fede.

“Che vuole parlare con il Vanni, per chiarire e dirgli quello che pensa di loro.” Disse schioccando la lingua. “Ora mi fai finire di sentire?” lo fulminò con lo sguardo.

“Va bene, va bene, mica bisogna essere così cattivi, eh!” Poi si rivolse verso Francesco. “Tutto questo tempo per dire solo questo?” alzò un sopracciglio scettico.

Francesco annuì conscio dello sconforto che Nicola provava. I primi mesi furono duri anche per lui.

Finalmente Fede gli restituì il cellulare, per poi essere catturata dalla mano di Nicola che la guardò ammiccando al resto della registrazione.

“Quanto sei noioso, Nico!” sbuffò. “E pettegolo.” Lui la guardò rassegnato. “Dice che vorrebbe parlare, dirgli che inizia a capire perché tu,” – e si voltò per guardare Francesco – “abbia detto quel che hai detto e che magari anche lei aveva torto. Effettivamente non ha mai detto di aver sbagliato…” meditò. “Piuttosto diceva che forse aveva sbagliato e che magari non aveva sempre ragione.”

“È un tipo orgoglioso.” Spiegò Francesco. “Non lo dirà mai.”

“Ma soprattutto – sai cosa, Vanni?” l’espressione di Federica si fece stranamente gongolante, attirando l’attenzione anche di Gianluca, che pareva fare la persona seria. “Daniela ha parlato di un tuo messaggio che le lasciasti un paio di settimane fa. Che lo ascolta dacché vi siete rivisti praticamente fino a impararlo a memoria.” Sorrise soddisfatta. “Com’è che noi tutti non se ne sapeva niente?”

“Sì, com’è che non c’hai mai detto niente?” si unì Nicola.

Francesco alzò un sopracciglio, spazientito. “È un messaggio che le lasciai – sì, ormai quasi due settimane fa. Le volevo dire di trovarci per parlare – ma due settimane fa.” Gianluca lo interruppe con un sospetto colpo di tosse e Francesco lo guardò con la coda degli occhi come a sfidarlo a dire qualcosa. Ci mancava che venisse fuori anche cosa era successo con Elisa solo il giorno prima.

“E chi se ne frega!” Federica batté le mani sulla sua scrivania. “Ci vuole tempo per metabolizzare queste cose!”

“Primo,” Francesco iniziava a stancarsi di questa discussione. “Due settimane è troppo tempo. Secondo: ormai è acqua passata. Terzo: non sono affari tuoi.”

“Posso dirlo?” obiettò Fede, che ovviamente voleva l’ultima parola. “Ragazzi, posso dirlo?” guardò prima Nicola e poi Gianluca, che annuirono mestamente. “Smettila di pensare ad Elisa e cerca di salvare il rapporto con Daniela!” lo indicò con un minacciosissimo dito indice e gli occhi socchiusi.

“Hai mai pensato che magari io non voglia?”

Federica era pronta a ribattere sulla scia della minaccia precedente, ma il telefono dello studio ebbe la prontezza di suonare giusto per interromperla e far arrivare Francesco in base, salvandolo.

Gianluca rispose, mentre Francesco si dilettava in linguacce infantili, tanto per far innervosire Federica ed alimentare la sua ira, perché tanto alla fine era così che si concludeva ogni loro battibecco. Non era arrabbiato, sebbene avesse fatto volentieri a meno di quella discussione: in quel periodo, sentire parlare di Daniela gli dava fastidio. Tra loro era finita – lo sapeva lui e lo sapeva lei, sebbene ancora non si rassegnasse. Dopotutto, fu proprio lei a chiudere la relazione. Certo, forse si stava solo abbassando al suo livello, intestardendosi di non volerle parlare, proprio come le aveva detto Federica, ma non riusciva a inghiottire tutti i suoi sforzi mai ripagati. Perché avrebbe dovuto dargliela vinta? Non aveva ragione lei e lui non era intenzionato a dargliela. Era giusto che anche lei capisse i suoi errori. E a certi errori, non ci sono soluzioni. Era giusto che capisse anche questo.

“Ragazzi, non ci crederete,” esultò Gianluca, chiudendo la chiamata. Il suo viso illuminato da un sorriso trionfante portò quei pensieri a svanire in pochi secondi, ottenendo l’attenzione di tutti i presenti: “Abbiamo dei nuovi clienti!”

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Un aggiornamento così veloce non ve lo sareste mai aspettato, eh! Ta-daaaan! E invece eccomi, con questo capitolo tutto vostro!

Ehhh, le cose si stanno un po' complicando per tutti... Personaggi "vecchi" tornano in scena, gli altri intanto vanno avanti, altri dovranno fare i conti con quello che è successo...! Insomma, come pensate che andrà avanti? Che pensate possa succedere?

Ringrazio come sempre Brezza, e vi lascio alla prossima puntata! ;)

S.P.

  
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