Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: MyQueenMichelle    12/04/2015    0 recensioni
Joss ha 17 anni, abita nella città più bella del mondo, ed è in più della generazione più bella e creativa mai esistita. La sua sfortuna? Abita da quando aveva 6 anni con uno zio violento, drogato e alcolizzato. Fortunatamente la sua tenacia e caparbietà, la aiuteranno a compiere un grande passo, che la porterà a conoscere cinque ragazzi a dir poco interessanti e per nulla noiosi, e piú avanti a trovare finalmente la felicità di cui aveva bisogno.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'aria fresca primaverile mi solleticava la faccia, tutto era tremendamente meraviglioso: il buio, il vociare proveniente dai locali ancora pieni, i colori delle insegne, ma soprattutto la sicurezza di essere finalmente libera. Iniziai a camminare cercando di capire cosa fare, pensando se i soldi che avevo mi sarebbero bastati al meno per una notte in uno squallido motel. Decisi di tentare, così dopo qualche minuto di camminata mi trovai davanti a una viuzza laterale nella quale sapevo ci fosse un motel a poco prezzo. Era buia e al suo interno si trovavano tipi molto loschi, ma decisi comunque di continuare, così mi tirai su il cappuccio e mi ci infilai dentro. Quando passai davanti a un piccolo locale, i miei piani furono però cambiati: mi sentii afferrare per un braccio e sbattere contro al muro, era un tipo incappucciato:"Dammi la valigia!" disse puntandomi alla gola una cosa fredda, che non poteva essere altro che un coltello. Non risposi. "DAMMI LA VALIGIA!!" Urlò ancora più forte. "No." Sussurrai. Sentii la pressione del coltello aumentare sulla mia gola. Non riuscendo a scivolare via dalla sua presa, gli diedi una spinta con tutte le mie forze, spostandolo però solo di poco, ma riuscendo almeno a togliermi il coltello dal collo. Il tipo si buttò di nuovo su di me, ed io serrai gli occhi terrorizzata. Rimasi in attesa del peggio e invece tutto quello che sentii fu la sensazione che qualcuno me lo avesse tolsi di dosso. Rimasi con gli occhi chiusi. Sentii rumore di una zuffa e parole indistinte, poi passi che si allontanavano di corsa. Immaginai che il rapinatore fosse scappato, quando sentii qualcuno toccarmi la spalla. Sussultai iniziando a tremare dal terrore. "Tranquilla se n'è andato." Disse qualcuno. Aprii gli occhi e mi ritrovai davanti un ragazzo che era totalmente diverso dal tipo che mi aveva aggredita prima. Era alto alto, con i capelli lunghi e biondo platino, vestito da punk e con gli occhi verdi contornati di matita nera."Tutto a posto? Stai bene?" Chiese guardandomi. "S-si, grazie." Risposi con un fil di voce. "Sei sicura? Fammi controllare." Disse, poi si avvicinò e mi tirò su il mento con una mano osservandomi il collo. Era a pochi centimetri dal mio viso e la cosa mi mise non poco a disagio. "Come immaginavo, hai un taglietto." Continuò lui. Mi portai la mano alla gola e sentii qualcosa di caldo, quando la guardai notai un po' di sangue sulle mie dita. Non dissi niente. "...ehm, vuoi..venire dentro...non so, a metterci un cerotto? Non sarebbe prudente tenertelo così." Disse lui incerto. Lo guardai in faccia, muta come sempre, studiandolo. Insomma, uno sconosciuto mi aveva salvata da un aggressore, il mio potenziale assassino, e ora mi chiedeva di entrare in un locale con lui. "Guarda non ho cattive intenzioni. Se fossi stato cattivo avrei lasciato che il tipo ti derubasse o uccidesse." Disse grezzo, poi dopo avermi dato qualche istante per pensare me lo chiese ancora. "Allora...che vuoi fare? Entri?" Chiese lui insicuro. "Io...non lo so..." Dissi. "Ok, ho capito. Ci si vede!" Disse lui mentre andava verso l'entrata dandomi le spalle. Io improvvisamente venni presa dal panico al pensiero di rimanere sola, quindi urlai: "Aspetta!" Raggiungendolo di corsa. Lui sorrise furbo, e mi aprii la porta. "Madame dopo di lei." Quando fummo dentro, seguii il tipo di cui ancora non conoscevo il nome che mi portò fino ad una porta di fianco al bancone. La aprì e ci entrò. Io mi fermai lì davanti, decisa a non seguirlo li dentro. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Il biondo uscì poco dopo con faccia inquisitrice. "Come mai sei ancora lì? Che stai aspettando?" Disse. Io lo guardai non sapendo cosa dire, così dopo qualche istante lui disse: "Va be' tu aspettami qua io torno subito." Detto ciò rientrò nella stanza parlando a qualcuno: "Hey Al, ciao. Senti avrei bisogno della scatola del pronto soccorso." "Avete di nuovo fatto a botte con qualcuno? Anzi no non me lo dire, non mi interessa neanche, sappi solo che tu e quella band sgangherata finirete per farvi ammazzare." Disse una seconda voce, che probabilmente apparteneva ad un uomo più vecchio di lui. Il biondo rise. "Ti sorprenderò ma questa volta no, la storia è un po' più complicata. Ah e senti, non è che puoi fare tu? Insomma è...c'è questa ragazza che non si fida molto di me, e magari con una persona come te che infondi fiducia...non so, aiutami per favore." Disse abbassando un po' la voce nella seconda parte. "Va bene, va bene ho capito. Basta che non sia una prostituta che hai raccattato dalla strada perché quelle sono delle bravissime attrici! Prima sono tutte occhioni dolci e moine perché le hai aiutate, poi appena ti giri ti sfilano il portafogli dalla tasca e col cavolo che le rivedi!" Disse il tipo, Al. Il biondo rise e poi parlò:"Credimi, questa volta è molto diverso!" Poco dopo uscirono dalla porta il biondo seguito da un signore più o meno sui 65-70 anni, stempiato con i capelli grigi, e due occhi azzurri da nonno. Aveva ragione il biondo prima, inspirava fiducia. "Allora, cosa posso fare per te?" Chiese lui. "Ha un taglio sul collo, potresti disinfettarlo e metterci un cerotto?" Disse il biondo. "Mckagan, credo che la ragazza sappia parlare." Disse Al. "Allora, posso toglierti il cappuccio, così ti medico meglio?" Chiese per poi abbassarmi il cappuccio. Per un attimo rimase interdetto continuando a fissarmi un punto preciso del viso, poi guardò il biondo, e poi di nuovo me. "Bambina mia che hai fatto?" Chiese. Mi voltai verso la parete a specchio del retro del bancone, e notai un ematoma sullo zigomo sinistro. Mi sfiorai il livido con la punta delle dita, sentendo un leggero dolore ricordando il pugno dello zio, voltandomi poi verso i due non sapendo cosa dire. Al era ancora scandalizzato. "Piccola, ma quanti anni hai? E TU! Ma come puoi fare una cosa del genere? Non ti facevo manesco, e dire che in tutti questi anni avrei dovuto notarlo!" Disse rivolgendosi prima a me poi al biondo. "No Al, sul serio, ti avevo detto che era complicata come storia! So che può sembrare strano, ma io l'ho appena incontrata, era qua fuori, un tizio voleva rubare la valigia e le ha puntato un coltello alla gola, la sto aiutando!" Disse il biondo trafelato. Al si voltò verso di me:"È vero? Guarda che se non è vero, puoi dirlo, ti posso aiutare." Disse premuroso. "È vero, ci siamo appena incontrati." Dissi io. "Capito. Adesso ti medico, e tu McKagan, farai meglio a dirmi la verità, perché se non dovesse essere così dovrai vedertela con me." Disse Al, puntando il dito contro il petto del biondo, prendendo poi ad armeggiare con la cassetta di pronto soccorso. Mi disinfettò la ferita e mise un cerotto. Poi mi diede del ghiaccio istantaneo:"Non so quando te lo sei fatta, ma di qua di gente malandata ne passa parecchia, e se in tutti questi anni qualcosa ho imparato, questo dev'essere fresco. Sbaglio?" Chiese Al. "No, ha ragione, me lo sono fatta oggi." Dissi io. "Immaginavo, allora mettici questo, non te lo farà passare ma al meno un po' aiuterà. Bene, ora mi dispiace ma devo tornare al lavoro, sappi ragazzina che se hai bisogno io sono sempre qua, anche se non mi vedi, chiedi di Al e mi troverai." Disse lui. "Grazie mille, io...non so che dire, grazie davvero." Dissi io accennando un sorriso. "Non dire niente, e stai tranquilla. Ora vado, ciao ragazzina, McKagan, fai a modo!" Detto ciò se ne andò da qualche parte nel locale. Lasciando me e il biondo, che mi guardò, da soli. Dopo un piccolo istante di imbarazzo, lui parlò per primo. "Allora, per prima cosa, io sono Micheal McKagan, in arte Duff. Puoi chiamarmi come vuoi." Disse tendendomi la mano. "Josephine Stewart, ma tu chiamami Joss." Dissi stringendogli la mano, sorridendo timida. "Allora Joss, hai l'età per bere, o ti devo ordinare qualcosa io?" Chiese lui. "No ho ancora 17 anni." Dissi io asciutta. "Capito, ti prendo io qualcosa. Niente è meglio dell'alcol per mandare via lo stress. Whiskey?" Disse lui. Io annuii, così ci sedemmo al bancone e ordinammo da bere. "Allora, cosa ti porta in queste strade per niente raccomandabili a quest'ora?" Chiese Duff. "Ehm...vediamo da dove iniziare?" Dissi io dando un sorso al mio whiskey per prendere tempo. Iniziai a raccontare a Duff la storia, arrivando appena ad accennare l'incidente dei miei, perché arrivò un ragazzo pieno di ricci e con un cilindro ben piazzato in testa a interromperci. "McKagan, ecco dove cavolo eri! Fortuna che eri andato fuori a fumare! Ti ricordo che stiamo tutti aspettando te per bere. Sei andato a coltivarlo il tabacco per la tua sigaretta?" Disse il riccio. "Scusa mi ero completamente dimenticato." Disse Duff. "Ok, ora però vieni o ti trascino per i tuoi capelli da Barbie. Ah, scusa bionda, piacere, io sono Slash." Disse facendo intravedere un sorriso da sotto tutti quei ricci, tendendomi la mano. "Josephine, ma chiamami Joss." Dissi sorridendo divertita da quello strano tipo. "Piacere Joss, ti unisci a noi?" Chiese lui. Guardai Duff. "Ti va? Conoscerai la nostra band, non te ne pentirai!" Disse lui. Così accettai, ignara che quell'incontro mi avrebbe cambiato totalmente la vita.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: MyQueenMichelle