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Autore: Neon5    12/04/2015    2 recensioni
La vita ad Annabel non aveva fatto altro che mostrarle prove insormontabili, che avevano inciso profondamente e danneggiato la sua psiche e la sua salute; tuttavia il suo passato non era nient'altro che l'inizio di una serie di sfortunati eventi.
E tuttavia si ricordava ancora di due fratelli, che aveva conosciuto in un remoto passato e che in qualche modo avevano influenzato la donna che era diventata oggi.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Autocontrollo 



Il suono della pioggia ha sempre avuto uno strano effetto calmante sui miei nervi, strano ma a dir poco miracoloso: mi basta infatti ascoltare il ticchettio della pioggia per qualche minuto per rilassarmi completamente e dimenticare tutte le pene e i pensieri che affollano la mia mente. Se poi il rumore della pioggia viene accompagnato anche da quello dei tuoni è ancora meglio, si crea una sorta di atmosfera ancora più... più rilassante ecco. Rilassante ma in qualche modo triste.
Erano tante le volte in cui me ne stavo sdraiata sul ponte della mia nave a faccia in su sotto la pioggia, e sebbene avessi un freddo cane non provavo minimamente a ripararmi; amavo il modo in cui le gocce solcavano il mio viso, bagnavano i miei capelli e mi facevano rabbrividire, perché se fremevo significava che ero ancora viva.
Erano davvero poche ormai le cose che mi facessero sentire davvero viva, e mi accorgevo di esserlo solo quando c'era qualcosa che mi dava fastidio, o peggio ancora, che mi facesse male. Non che mi piacesse soffrire, era solo che forse il dolore era diventata la mia unica dimensione cognitiva, e senza di esso avevo quasi paura di smettere di esistere.
Eppure quando pensavo a lui non sentivo dolore, ero felice, e mi sentivo anche tremendamente viva. Ma la mia felicità era terminata troppo in fretta, ed era terminata nel preciso momento in cui lui mi aveva detto quella parola, quella maledetta parola: addio.
Ma forse lui aveva ragione, era meglio non rivederci mai più, anche perché molto probabilmente se lui fosse venuto a conoscenza della mia vera identità gli avrei fatto solo del male, e fare del male a lui era davvero l'ultima cosa che volevo a questo mondo. Lui era una persona speciale, era unico, forse perché era stato proprio lui ad insegnarmi il significato della parola perdono, parola che invece risultava del tutto sconosciuta a quel demonio di suo fratello. Era davvero incedibile come due persone così simili fisicamente fossero così diverse, ma d'altronde l'esperienza me l'aveva già insegnato, il sangue non era un criterio di valutazione universale.

Era proprio la pioggia che adesso stava bagnando il mio viso per l'ennesima volta, mentre mi trovavo sotto quell'albero gigantesco e guardavo amareggiata l'orizzonte, e per l'ennesima volta non provavo a ripararmi. Sentivo le gocce bagnare la mia pelle, rabbrividivo e mi veniva la pelle d'oca, ma quella sensazione mi piaceva; mi piaceva e portava la mia mente altrove, lontano da lì.
Il punto era che non era stato per niente facile raccontare alle ragazze quello che mi era successo, ci avevo provato, e forse ci ero riuscita. Ero riuscita a trasmettere loro il mio disagio, la mia preoccupazione e il mio dolore, non che fosse stato facile, ma ci ero riuscita, e le loro facce terrorizzate ne erano la conferma. Volevano la verità e io gliel'avevo data, forse non sono mai stata brava a mentire, ma in quella situazione non avevo fatto altro che dire la verità, e l'esperienza mi aveva già insegnato che era proprio la verità quella che faceva male.
Avevo raccontato loro tutto, il mio incontro/scontro con quel demonio di Raoul, la “fortuna” che avevo avuto ad incontrare Rocinante e la questione di... Doflamingo; per raccontare il problema che era sorto con quest'ultimo ebbi bisogno anche dell'intervento di Jeff, il quale non fece altro che confermare quanto stavo dicendo alle ragazze, ovvero il fatto che quel mostro fosse sulle mie tracce. Ma con mia grande sorpresa le ragazze sembravano già esserne al corrente di questa faccenda, infatti sembrava proprio che fosse stato lo stesso Jeff a raccontare loro i dettagli; in altre parole tutti sapevano che Doflamingo mi stava cercando, tutti tranne io.
Fu così che dopo quasi quattro ore di animata conversazione in sala da pranzo uscii fuori dalla nave furibonda, urlando e inveendo contro ogni forma di vita esistente su questo mondo. Avevano provato a seguirmi, ma io avevo urlato più forte; era chiaro che ero incazzata a morte e che se ci tenevano davvero alla loro pelle non dovevano seguirmi.
Perché io avevo dovuto dire loro la verità quando invece loro mi stavano nascondendo quella cosa? Forse non potevo più fidarmi davvero di nessuno.


« Annabel-san, s-stai bene? »
Quella mocciosa curiosa era venuta a cercarmi, ma che diavolo voleva da me? Insomma era abbastanza chiaro che fossi incazzata, davvero non aveva paura? Mi voltai di scatto e la guardai minacciosa, troppo minacciosa forse. Arianna stava lì davanti a me, in silenzio e con le braccia conserte, ma che diavolo era venuta a fare? Avrei voluto dirle qualcosa del tipo “va' via o ti gonfio di botte”, ma non ne ebbi il coraggio; Arianna non aveva colpa di niente, aveva già sofferto molto quella povera creatura, era con noi solo da qualche settimana e forse... forse dovevo cercare di controllarmi. Forse neanche le ragazze avevano colpa di niente, e se non me ne avevano parlato prima di tutta quella “questione” era stato solo per non allarmarmi. Loro mi conoscevano bene, tremendamente bene, al punto tale che sapevano con certezza quale sarebbe stata la mia reazione al solo sentir nominare quell'individuo, quel maledetto bastardo. Loro cercavano solo di aiutarmi, ma io complicavo la situazione, come al solito del resto. Forse mi stavo comportando come un'idiota, anzi, come una pazza.

« Arianna, cosa vuoi? » sbuffai annoiata.
« I-io non voglio disturbarti, » farfugliò velocemente, « è solo che... »
« Che cosa? »
« S-sta piovendo, a bordo sono preoccupate per te, ti verrà la febbre così... »
« Non preoccuparti per me, ho già passato l'inferno e sono ancora viva, ho la pelle dura! Tu piuttosto, rischi di ammalarti e poi mi toccherà occuparmi di te... Va dentro, muoviti! » urlai spazientita.
« M-ma Annabel... » sussurrò timidamente, abbassando la testa confusa.
« Scusami se ho alzato la voce, dai se proprio vuoi restare vieni almeno ripararti qui sotto... »
Arianna si avvicinò timidamente e si sedette accanto a me sotto quell'albero gigantesco. Non avevo intenzione di impaurirla, quella ragazzina dopotutto mi stava anche simpatica.
« So che non ripara molto, ma almeno eviterai di inzupparti... Adesso mi dici cosa vuoi? Ti hanno mandata le altre, non è vero? »
Ma Arianna non rispose, continuava a guardare a terra in un punto imprecisato, era come se avesse paura di parlare.
« Hey, c'è qualcosa che non va? A me puoi dirlo, magari avrai notato che non sono proprio dell'umore giusto, ma se c'è qualcosa che non va ho il diritto di saperlo! Dimmi, qualcuno ti ha fatto del male? Sono state quelle persone che ti hanno rapita, ti hanno fatto qualcosa? »
« No, no Annabel-san, io sto bene! » gridò la ragazzina, « è solo che... »
« Che? Cosa? Sei forse tornata nel mio studio a leggere quei libri sugli alieni? Dai, te l'ho già detto, non c'è niente di cui aver paura! Se davvero qualche alieno ha intenzione di rapirti dovrà prima passare sul mio cadavere! »
« No Annabel-san, non è questo... » rispose flebilmente.
In quel momento diventò molto triste, era evidente che c'era qualcosa che la turbava. Si stava comportando in modo decisamente strano, ma che aveva?
In quel momento contemplavo i suoi capelli color pesca e il suo visino delicato, i suoi grandi occhi color nocciola e la sua pelle candida; era davvero incredibile quanto quella ragazzina somigliasse a lei, l'unica persona che aveva cercato di salvarmi quando non c'era stato nessuno ad aiutarmi.

« Sai Arianna, » continuai, « tu mi ricordi tanto una persona, le somigli molto ».
« D-dici davvero? » esclamò sorpresa.
« Sì, » replicai sorridendo, « mi ricordi una ragazza di nome Griselda, era una mia cara amica... »
« Era? Perché, significa che lei non è più tua amica? Avete litigato? »
« No, significa solo... che lei... lei non c'è più, ormai da parecchi anni... »
« È... morta? »
« Sì, » replicai con voce bassa, « ma forse è meglio che io non te ne parli, non voglio farti diventare triste... È solo che tu mi stai molto a cuore, e voglio che tu ti fidi di me e che mi racconti tutto, capito? »
« Annabel-san, forse invece dovresti parlarmene, magari potrebbe aiutarti a stare meglio... Christa dice che se i problemi si tengono dentro finiscono per distruggerti... L'ha detto ieri a pranzo, quando eri chiusa nel tuo laboratorio... »
« L'ha detto Christa? Ah, ma che pensiero profondo, e così le piace “filosofare” alle mie spalle... Chissà a chi si stava riferendo... » mormorai mordendomi il labbro.
« Annabel dai, non tenerle il broncio, non l'ha fatto per sparlare alle tue spalle, lei ti vuole bene lo sai, ma forse non avrei dovuto dirtelo... »
« E invece hai fatto bene, » le dissi sorridendo, « lo so bene che lei sparla di me, tu non sai quante ne abbiamo combinate in questi anni io e lei, e tutti i problemi che le ho causato... Sai, da bambina non ero proprio una santa, non che adesso io sia cambiata, è solo che grazie a lei ho messo più sale in zucca ecco... » conclusi, tirandomi una sonora paccata sulla fronte.
« Annabel, e-ecco io... vorrei chiederti una cosa... » sussurrò timidamente, alzando gli occhi e guardandomi in faccia.
« Finalmente, allora avevo ragione io, c'è qualcosa che vuoi chiedermi... Di cosa si tratta? »
« E-ecco io... »
« Dai, non esitare, parla... » la rassicurai.
« Io... vorrei entrare nella tua ciurma! Voglio diventare un pirata! » esclamò velocemente, guardandomi fisso negli occhi.
Quella mocciosa mi aveva lasciata di stucco, devo ammetterlo, e lì sul momento non sapevo davvero cosa dirle. La cosa che mi aveva lasciata esterrefatta non era tanto la richiesta che mi aveva appena fatto, il punto era che me l'aveva detto con una determinazione tale da non sembrare neanche una bambina di undici anni, sembrava un'adulta ecco, ma non un'adulta qualunque, una con del fegato. Insomma, era stata rapita e portata via a forza da dei criminali solo qualche settimana prima, io e le mie compagne l'avevamo miracolosamente tratta in salvo, una qualsiasi persona normale l'unica cosa che avrebbe voluto a questo punto sarebbe stato tornare a casa, al sicuro, e invece lei cosa voleva? Diventare un pirata! Per la miseria, ma sapeva almeno cosa significava? Voleva davvero quella vita?!
« P-perchè? » riuscii solo a dirle, « perché lo vuoi? »
« I-io... » farfugliò esitante la ragazzina.
« Dimmi, » continuai, afferrandola con entrambe le braccia e guardandola dritta negli occhi, « perché lo vuoi? Dammi una motivazione valida per non scaricarti ad Amazon Lily e continuare a portarti sulla mia nave, ma devi darmela ora! Cosa c'è, fare il pirata ti sembra forse un gioco? Sai che vita faccio io? Sai perché ormai non dormo più? Sai che la Marina potrebbe attaccarci in ogni momento? Sai che quell'uomo... quell'uomo di cui parlavo prima con le altre è sulle mie tracce e che se dovesse trovarmi sarebbero guai per tutte? »
« Sì Annabel-san, ho sentito tutto! » urlò esasperata, « ma io voglio diventare un pirata e voglio che tu sia il mio Capitano! Anche se ti conosco da poco ho visto quanto vuoi bene alle tue compagne, loro per te non sono solo il tuo equipaggio, loro sono le tue migliori amiche! Ti prego Annabel-san, dimmi di sì! »
Ogni attimo che passava quella ragazzina mi sorprendeva sempre di più, ed ero ancora più curiosa di sapere cosa aveva davvero in mente.
« D'accordo, » dissi, allentando la presa dalle sue braccia, « sei riuscita ad attirare la mia attenzione... Ma adesso devi dirmi cosa ti fa credere che diventare un pirata sia la scelta giusta per te... »
Ma la ragazzina non rispose subito, restò qualche minuto in silenzio e abbassò gli occhi a terra, e in quel momento vidi una lacrima scendere giù dal suo viso e bagnare il suolo. E adesso perché piangeva? Non lo aveva fatto in tutti quei giorni, perché lo stava facendo proprio adesso?!
« P-perché io... io... Io voglio diventare più forte! » urlò a squarciagola, « non voglio essere rapita mai più da nessuno! Gli uomini sono malvagi! Ho avuto tanta paura Annabel-san, ma tu mi hai salvata! Ti prego, voglio restare con voi! »
Adesso avevo capito tutto, era tutto chiaro. Senza dire nulla la abbracciai forte a me, tremava, era così scossa. Quella bambina aveva capito tutto, e aveva capito anche che se voleva essere davvero se stessa doveva andare contro tutto e tutti, che quello che gli altri definivano come il male fosse in realtà l'unica via di salvezza, l'unica strada per poter davvero diventare liberi.
« Okay, va bene, » sussurrai al suo orecchio, « puoi restare ma... dovrai fare la brava, e ti assicuro anche... che finché starai con me nessuno ti torcerà mai più un capello ».
« Dici davvero? S-sì Annabel-san, grazie! Farò tutto quello che mi dirai! » esultò festante.
« Hey, non ho mica detto che dovrai diventare il mio cagnolino eheh, » sghignazzai sarcastica, « dovrai solo attenerti a non farmi incazzare, tutto chiaro? »
« S-sì signor Capitano! »
« Va bene così allora, da domani iniziamo l'allenamento, e adesso torna dentro! » le dissi fermamente, scompigliandole i capelli con una mano, « ti voglio al massimo delle forze, e sappi che non sarà facile visto che sei solo una bambina! »
Ma Arianna continuava a fissarmi, non voleva andarsene. C'era forse dell'altro?

« C'è qualcos'altro che vuoi dirmi? » le chiesi gentilmente, afferrandola per un braccio e avvicinandola a me.
« E-ecco... Tu e le ragazze prima parlavate di un ragazzo, e tu ne parlavi bene, poi avete parlato di quell'altro e tu ti sei innervosita e sei scappata, i-io non ci ho capito molto, ho solo capito che quei due sono fratelli e che sono amici tuoi... Annabel-san, le Kuja dicono che gli uomini sono tutti uguali, che sono tutti malvagi, ma allora perché tu hai detto quelle cose belle su quel ragazzo? T-tu sei triste perché vuoi rivederlo ma non puoi, non è vero?! »
Restai inebetita a fissarla per qualche istante, ma che ragazzina sveglia! Sebbene parlasse poco quelle poche volte che lo faceva lasciava il segno, non c'era che dire!
« Tu parli poco e ascolti molto, non è vero? » le dissi con un sorriso, « rifammi la tua domanda... Sai, non ho capito esattamente cos'è che ti interessa sapere riguardo a questa storia... »
« Annabel, t-tu sei innamorata di quel Rocinante? »
E alla faccia della ragazzina piccola e ingenua, quella domanda mi aveva decisamente, letteralmente, brutalmente... spiazzata. Me ne restai lì a boccheggiare come un'idiota, per poco non svenivo tanto era lo shock e l'imbarazzo.
« Ch-che cos-a? » riuscii ad articolare dopo vari tentativi con voce stridula, « t-tu tu! Come diavolo ti viene in mente una cosa simile! D-dove hai sentito parlare di certe cose, eh?! »
« Sei tutta rossa Annabel, stai bene?! Aaah scusami, ma non sono stata io a dirlo, è stata Isabel, dice che lei prova la stessa cosa per Jeff e quindi ha pensato c-che anche tu forse... molto probabilmente... per quel ragazzo... »
« No no e no! » esclamai arrabbiata, « basta ne ho abbastanza! Che impicciona! Torna a bordo! »
« S-sì signor Capitano! » esclamò impaurita, alzandosi di scatto e scappando via a gambe levate verso la nave. Quella ragazzina, sembrava calma e timida, ammazza quant'era curiosa!

La sua domanda mi aveva scossa profondamente, e per alcuni lunghi istanti non riuscii neanche a sbattere le palpebre tanto ero agitata; ma che diavolo mi stava prendendo?! Provai a sedermi di nuovo su quel masso, ma niente, non riuscivo a stare ferma, quelle parole continuavano a frullarmi in testa...
Che diavolo significava essere innamorati? E poi cosa c'entrava tutta quella situazione con me?! D'accordo che Isabel su queste cose ne sapeva più di me dato che lei un ragazzo ce l'aveva, ma come diavolo le era venuta in mente una cosa simile su di me? Perché?!
Forse era stata colpa mia, forse il fatto che parlavo sempre di lui aveva instillato questo dubbio nelle ragazze! Mannaggia a me e a quando non tengo la bocca chiusa! Però era vero, io lo pensavo quasi sempre, soprattutto dopo averlo rivisto; ero felice per lui, per quello che era diventato, ma allo stesso tempo ero triste, perché io... io non dovevo più vederlo se non volevo metterlo nei guai, aveva già rischiato abbastanza quel giorno. Ma io volevo rivederlo, dovevo almeno ringraziarlo per avermi salvata, quello che aveva fatto per me era stato a dir poco... unico.
Rocinante in tutti questi anni non era cambiato per niente, anzi, era decisamente migliorato; lui era diventato semplicemente... semplicemente magnifico. Beh sì, era anche uno stronzo e un imbranato, ma a me erano sempre piaciuti i suoi modi goffi, mi divertivano.
Ricordo quando da bambino cadeva sempre, inciampava praticamente con ogni cosa; quando preparavo il tè per tutti lui riusciva sempre a ustionarsi, non ci stava mai attento. Diamante diceva che era un ritardato, ma io prendevo sempre le sue difese, al contrario di quel degenerato di suo fratello, che continuava a dargli ordini a raffica; cercava di “indottrinarlo”, di farlo diventare malvagio come lui, ma era tutto tempo perso, perché Rocinante era semplicemente se stesso, e non aveva nulla a che vedere con loro. Ma forse lui non aveva nulla a che vedere neanche con me, perché come mi diceva sempre Doffy io e lui eravamo “della stessa pasta”, eravamo uguali, ma il suo amato fratellino era “diverso” da noi; era vero che era diverso, lui era diverso ma era migliore, anzi, il migliore.
Era stato proprio il mio “gravissimo errore”, quello di salvargli la vita quel giorno, a dare la certezza a Doffy che io e lui fossimo uguali, e la certezza anche che io avrei fatto di tutto per lui. Ma lui si sbagliava di grosso, perché io oggi lo odiavo con tutte le mie forze, e per nulla al mondo sarei tornata nella sua stramaledetta “famiglia”. Non mi erano mai piaciuti Diamante, Trébol, Pica e Vergo, e già dal primo giorno in cui Doffy me li aveva fatti conoscere mi erano venuti i brividi, per non dire il voltastomaco. Sebbene mi inquietassero e non mi stessero per nulla simpatici niente e dico niente poteva prepararmi per ciò che sarebbe successo di lì a poco, per ciò che Doffy avrebbe fatto.

Pensavo tanto, troppo forse, così talmente tanto che mi venne un mal di testa atroce. Aveva smesso di piovere già da qualche minuto, e all'orizzonte iniziava a formarsi l'arcobaleno, che andava ad incorniciare la coltre di fumo nero che proveniva dall'arcipelago Satō, ultimo residuo della battaglia che si era consumata solo qualche giorno prima. In radio avevo sentito dire che la Marina aveva catturato la maggior parte dei pirati, e che l'arcipelago non era più sotto il controllo di Big Mom; Rocinante aveva portato a termine la sua missione, aveva liberato quella gente dai pirati. Io avevo fatto un errore ad andare in quel maledetto posto, a incontrare quel mostro di Raoul, ma... ma ero felice di aver rivisto lui, e non riuscivo a pensare ad altro.

Decisi di alzarmi e di tornare a bordo, ormai doveva essere quasi ora di pranzo, gli ultimi giorni non avevo mangiato molto e mi sentivo sfinita, mi ci voleva uno dei super piatti di Ines per rimettermi in forze.

                                                                                          ✣ ✣ ✣

Salii a bordo, ma appena imboccai il corridoio a sinistra vidi nell'oscurità un'ombra sfrecciarmi davanti velocemente; cosa diavolo era? Impaurita, mi sfilai uno stivale e glielo tirai addosso, beccando la sagoma in pieno, e chiunque egli fosse adesso giaceva a terra, proprio di fronte la porta della palestra. Mi abbassai, lo guardai attentamente e, con grande stupore, lo riconobbi...
D'accordo che gli avevo permesso di restare a bordo, ma ciò non lo autorizzava ad andare a zonzo sulla mia nave, nell'oscurità e... in mutande!
« La visione paradisiaca delle tue chiappe rivolte al cielo inebria la mia mente e allo stesso tempo riempie i miei occhi di... di... Okay, non mi viene il termine, sarà lo shock, ti dico solo che messo così come sei adesso mi ricordi tanto il didietro di un cinghiale selvaggio che vidi l'anno scorso sulla mia isola, e credimi, non era un bel spettacolo... D'accordo, ora basta con gli scherzi... piuttosto... Ma che cazzo ci fai tu ancora qui, e soprattutto... per quale cazzo di motivo vai in giro in mutande come un depravato?! Jeff! Parla, cazzo! »
« Ai ai ai! Annabeeel! Maledetta pazza! Mi hai quasi ammazzato! » mormorò quel depravato mezzo tramortito.
« “Quasi” ammazzato? Beh, ti è andata bene, questo significa che devo riprovarci... Sai, si da il caso che io di stivali ne abbia due! Hanno la punta di ferro, ecco perché fanno male! »
« Oi, vacci piano, o mi ammazzi sul serio! Ma che ti ho fatto?! »
« Che mi hai fatto? » urlai a squarciagola, « Bene, tanto per iniziare... Perché cazzo non ti vesti?! »
« Perché tu l'altra notte mi hai buttato i vestiti fuori dalla finestra e io non li trovo più! » cercò di giustificarsi.
« Mi stai dicendo che sei nudo da allora?! E tu perché cazzo te li eri tolti! In camera di Isabel poi! Maledetto pervertito! » replicai adirata.
« Ecco io... sì, no, cioè... non è come pensi! » balbettò confuso, mentre cercava di raddrizzarsi, « Annabel, ti prego! Lasciami a bordo, voglio stare vicino a Isabel! »
« E tu vorresti starci così? Nudo come un verme?! » esclamai su tutte le furie, « va' fuori a cercarti i vestiti, mettiti qualcosa addosso almeno! Sai, se non ricordo male sono caduti proprio in mezzo a quelle “simpatiche” ortiche che sono là fuori sulle rocce... » dissi sogghignando, « non è un problema per te recuperarli, vero? »
« Che cooosa?! Cosa?! » sbraitò preoccupato, « i-io dovrei andare in mezzo alle ortiche? Così?! »
« Sì, nudo devi andarci! Sai, avrei tanto voluto defenestrare te, ma dato che dall'oblò non ci passavi mi sono dovuta accontentare dei tuoi vestiti! »
Ero arrabbiata, esausta, stanca, e Jeff mi era capitato davanti proprio al momento giusto, o per meglio dire... al momento sbagliato, dipende da quale punto di vista viene guardata la situazione.
Non mi era piaciuto quello che mi aveva detto giorni prima, e il fatto che volesse privarmi di uno dei membri del mio equipaggio mi aveva innervosita parecchio. Volevo dargli una lezione. Ma proprio mentre iniziavo ad arrotolarmi le maniche sui gomiti arrivò Isabel correndo, evidentemente aveva sentito tutto quel baccano.
« Annabel! Ma cosa... che cosa succede qui?! » esclamò confusa, abbassandosi a terra ad accarezzare affettuosamente il suo “amato”, « Jeff, cosa ti è successo? Annabel?! » gridò voltandosi verso di me, « Non lo avrai picchiato spero?! »
« È sulla mia nave e finché ci resterà dovrà starci vestito, » replicai molto decisa, « o forse chiedo troppo, mister mutande a pois?! »
« Uffa Annabel! Jeff è il mio ragazzo e voglio che tu lo tratti bene! » sbuffò Isabel arrabbiata, « io lo amo, e tu dovresti capire meglio di chiunque altro di cosa sto parlando! »
« C-che cosa! » urlai, « m-ma ma allora è vero! Sei stata tu a mettere certe “cose” in testa alle altre! »
« Perché, vorresti forse dirmi che non è vero, che tu non sei innamorata di quel ragazzo? » chiese con un sorrisetto malizioso, « dai Annabel, si vede lontano un miglio che tu... »
« Ora basta! » urlai interrompendola, « dovete farvi i cazzi vostri, è davvero così difficile per voi?! »
« Annabel! Se una Kuja s'innamora ma ignora ciò che prova finirà per morire! Hai sentito parlare del mal d'amore o no? Anche tua madre ha... »
« Sono tutte cazzate! » dissi, sbraitando sempre più forte e sempre più in preda al panico, « Vi ho detto mille volte di non credere alle stupide superstizioni messe in giro sulla nostra isola! Non esiste nessuna prova scientifica, nessuna! »
« M-ma quindi è vero, » esclamò Isabel trepidante, « tu sei innamorata Annabel! Sei innamorata ma non credi che ti possa succedere qualcosa! »
« Uffa, ora basta! » urlai stringendo i pugni, « Se non la finisci con questa storia i-io... »
« Annabel, se c'è qualcuno con cui tu devi essere arrabbiata... beh sì, quel qualcuno sono io... » mormorò Jeff, che nel frattempo si era rimesso in piedi, « Non è stato bello quando ti ho detto... quando ti ho detto di voler portare Isabel lontano da te perché avevo paura che Doflamingo vi trovasse... Ho sbagliato, scusami ».
« C-che cosa?! » balbettò Isabel con aria sconvolta, « Jeff... tu... l'hai fatto veramente? Tu hai davvero detto questo ad Annabel?! » chiese amareggiata.
« L'ho fatto solo perché ti amo Isabel! Sono troppo preoccupato per te, mi capisci?! »
« Oh Jeff, » rispose Isabel ansimando, « ma ne avevamo già parlato tempo fa! Io non lascerò Annabel, lei ha fatto così tanto per me in questi anni! Non la lascerò, non scapperò di fronte alla prima difficoltà! Lei è il mio Capitano! I nemici di Annabel sono anche i miei nemici! » affermò con decisione.
« Sì, hai ragione, » replicò Jeff, cingendo delicatamente le braccia attorno ad Isabel, « lei è un ottimo Capitano, adesso capisco perché tu e le altre vi fidate così tanto di lei... Lei è davvero una persona straordinaria, ho fatto male ad essere troppo avventato, mi dispiace... »

Okay, quella situazione era a dir poco... folle, ma che diavolo stava succedendo?! Era tutto così ridicolo, sulla mia nave si stava davvero recitando una sorta di telenovela o cosa?! Dovevo porre fine a quella imbarazzante sceneggiata al più presto, il mio stomaco iniziava già a brontolare sonoramente.
« Va bene, adesso basta, » dissi con voce molto calma, « Tu! Ehm... vestiti immediatamente, anzi no! Tu! Va' fuori a prendere i vestiti del tuo ragazzo, ma sta' attenta, ci sono le ortiche, aiutati con qualche ramo se vuoi, basta solo che non le tocchi... »
« M-ma Annabel... » replicò Isabel con aria attonita.
« Su, muoviti! Ho fame! Dopo andate da Ines e ditele che può preparare da mangiare! Io vado ad asciugarmi, arrivo tra poco! » E così dicendo mi avviai di corsa verso la mia camera, lasciando quei due con delle facce parecchio perplesse e dubbiose. Non volevo impicciarmi nelle loro questioni, e non volevo neanche mettere nei guai le persone che mi stavano vicino, ma la situazione era complicata, cosa diavolo potevo fare io?


Arrivai in camera mia e mi sdraiai supina sul letto; chiusi gli occhi per qualche istante e provai a rilassarmi, tutte quelle grida mi avevano fatta rimbambire. Ma ovviamente non riuscii a rilassarmi, e così decisi di rialzarmi e di andarmi ad asciugare almeno i capelli. Aprii il cassetto del comodino e afferrai uno dei miei asciugamani, mi misi a testa in giù e iniziai a sfregarlo con forza sul cuoio capelluto, facendo attenzione a non scompigliare troppo il resto della capigliatura, con i capelli che mi ritrovavo era meglio non creare troppi nodi. Stavo per afferrare il pettine, quando all'improvviso il lumacofono iniziò a squillare... E adesso chi diavolo era?!

« Purururu purururu purururu purururu purururu purururu purururu purururu! »

Lo lasciai suonare per diversi... minuti, parecchi, interminabili e noiosi minuti, non avevo la benché minima intenzione di rispondere, ero già tremendamente incazzata, non avevo per niente voglia di parlare! Ma proprio quando sembrava che avesse smesso ecco che riprese a squillare, squillava ancora, ancora... e ancora.
Senza pensarci su due volte afferrai violentamene la cornetta e vi urlai dentro la prima cosa che mi venne sul momento. Silenzio. Fantastico, era forse un altro depravato senza nient'altro di meglio da fare?!
« Senti tu, maledetto pervertito! Ti consiglio di non chiamare mai più, okay? »
Riagganciai la cornetta con furia e tornai a tormentarmi i capelli. Passò qualche minuto e il telefono riprese a suonare. Ma che diavolo... qual'era il problema, forse non ero stata abbastanza chiara?
« Senti... chiunque tu sia... va' al diavolo! Non chiamare più! » esclamai adirata.
Ancora silenzio. All'improvviso iniziai a sentire un respiro roco e profondo, che si tramutò ben presto in una risata, una risata a dir poco... diabolica. Era un uomo, ormai era chiaro. In quel momento un brivido mi percorse la schiena, ebbi paura, molta paura; ma che stava succedendo?!
« Sei divertito?! Dimmi un po', cosa cazzo ci trovi di divertente in tutto questo, eh? Parla, bastardo! Voglio ridere anch'io! »
« Sei una donna molto decisa, che sa cosa vuole... » replicò il mio interlocutore con voce profonda e seria, « però non so se la cosa che sto per dirti ti divertirà o meno, ma io spero di sì... eheheh ».
Ogni secondo che passava quella situazione mi agitava sempre di più, avevo un bruttissimo presentimento. Quel tipo non era come tutti gli altri depravati che mi avevano telefonato in passato, aveva qualcosa di diverso, qualcosa di inquietante.
« Spara! Posso pur sempre riagganciarti il telefono in faccia se ciò che mi dici non mi piace, dico bene? »
« Sì, certo che puoi farlo, anche se... non puoi scappare da me, o per meglio dire... non ancora per molto. Riagganciare la cornetta oggi non cambierà ciò che succederà, perché è il tuo destino White, o preferisci che io ti chiami Annabel?! »
Le parole che udii in quell'istante mi sbigottirono, mi sentii male, cercai di reagire, anche se ero sicura che non esisteva medicina al mondo capace di sedare la forte paura che provai in quell'istante.
« Annabel, cosa c'è, perché non parli più? » chiese con tono derisorio, « Ho forse detto qualcosa che non avrei dovuto dire, qualcosa come... la tua doppia identità che mi hai celato per anni?! Dai Annabel, sapevi già che era tutto inutile! Tu non puoi scappare da me! »
« T-tu... chi cazzo sei!? » chiesi sgomenta, « basta adesso! Parla! »
« Hey hey, hai un bel caratterino, direi che con il corso degli anni sei anche migliorata! Sai quanto ho faticato per avere questo numero? Ho visto una tua foto, e da allora non ho desiderato altro che sentire la tua voce... Ma tu non fai altro che urlare e riattaccare, sai che è maleducazione? »
« No... no... no... » mormorai in preda al panico, « non può essere... tu... Cosa vuoi da me, lasciami in pace! Va' via! »
Avevo un terribile presentimento, una paura irrazionale che mi faceva tremare senza tregua, un terrore che mi penetrò fin dentro le ossa.

                                                    

« Annabel... La famiglia è una cosa importante, la più importante, dove ogni singolo membro è funzionale al mantenimento dell'equilibrio del suo ambiente. Annabel... torna da me, lo desidero con tutto me stesso... Ho dei progetti molto importanti per te ».
« Ascoltami bene, » replicai tremando, « tu non devi chiamarmi mai più! Mai più, hai capito! Io non voglio avere niente a che fare con un maledetto mostro come te! »
« Annabel, non dirmi questo, mi deludi... Quello che successe con mio padre tredici anni fa è ormai acqua passata, lui era solo un traditore! Gli ho solo dato ciò che si meritava! Annabel, io e te la pensiamo allo stesso modo, abbiamo gli stessi obiettivi! »
« Basta! Basta, non voglio più ascoltare una sola parola da te, d'accordo?! Va' al diavolo, e restaci stavolta! »
Prima che replicasse afferrai il cavo del lumacofono e lo tirai con forza, staccandolo violentemente dal muro. Caddi al suolo ai piedi del letto e mi aggrappai con il lenzuolo; ero letteralmente sotto shock, mai e dico mai mi sarei aspettata che succedesse davvero, che lui mi trovasse.


 

Salve a tutti, come va? Tutto bene spero :)
Scusatemi tanto per il ritardo, è solo che gli esami mi stanno letteralmente sfibrando, forse dovrei riposare di più (dovrei, sì, in teoria... Ah ma quindi scrivere equivale a riposarsi?! XD)
Allora... ma voi avete capito chi è... il tizio che telefona ad Annabel? °_°
Annabel non sembra per niente felice di questa telefonata, anzi, è decisamente piombata nel panico! L'autocontrollo è proprio una delle capacità che le sfugge molto spesso, soprattutto in questo capitolo (e il povero Jeff ne fa le spese XD)
La volta scorsa mi avete chiesto se potevo farvi vedere il fanart che ho disegnato su Corazón, ovvio che posso, lo trovate proprio 
qui in hd...
Ah sì, riguardo al piano che ho in mente di disegnare tutti (o almeno la maggior parte XD) i personaggi di One Piece con il mio stile...
 Qua trovate Torao e qui invece c'è Nami (che è ancora da finire), invece questa sono io quando non mi funziona la pressione della tavoletta grafica (sì, la sanità mentale non è una caratteristica che eccelle particolarmente tra i numerosi tratti della mia complessa personalità) :)
  
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