Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: gridanelsilenzio    12/04/2015    0 recensioni
« Mancanze così non si possono colmare. Mancanze così ti divorano l'anima e distruggono anche la più minima speranza. Mancanze così, mancano per sempre. »
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ALTRA PARTE DEL MIO CUORE.



Ho bisogno di un tuo abbraccio che rimetta insieme i miei pezzi.



9.



Justin è sdraiato a terra, inerme, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta.
Nessuno degli agenti che sono fuori dalla stanza cerca di fare qualcosa, probabilmente non se ne sono neanche accorti.
Solo quando comincio ad urlare ripetutamente il suo nome entrano già con le pistole in mano e puntate nel punto esatto dietro di me, hanno paura che Justin mi faccia del male.
« Justin! Justin, ti prego, Cristo apri gli occhi! » continuo ad urlare, anche quando un agente mi prende per le spalle e mi porta via da quella stanza.
Non portatemi via, lasciatemi qui penso quando mi ritrovo attaccata alla porta da dove sono appena uscita.
« Non ti preoccupare, adesso lo portiamo in infermeria e.. » comincia a parlare un altro agente, ma io lo blocco.
« In infermeria? Voi siete pazzi! Lui ha bisogno di andare in ospedale, subito! » gli urlo contro.
In questo momento non m'importa se sono in un carcere, se sto urlando contro un agente della sicurezza, se sto mancando di rispetto ad un pubblico ufficiale.
Non m'importa un cazzo.
Il mio ragazzo è svenuto davanti ai miei occhi, e loro lo vogliono portare in infermeria.
Non possono, io non voglio.
« Per favore.. Portatelo in ospedale, vi prego » mi ritrovo a pregarlo in ginocchio, mentre le lacrime mi scendono incontrollate dagli occhi.
Vedo due agenti che portano di peso Justin fuori dalla stanza. Spariscono in pochi secondi.
« Lo stanno portando in ospedale, tranquilla, si rimetterà » mi sussurra un agente, che nel frattempo mi ha fatta alzare dalla posizione che avevo pochi secondi prima.
Comincio a ringraziarlo ripetutamente, ma la paura dentro di me continua a crescere.
Che cos'ha Justin?


Non sapevo per quale motivo, ma Justin non mi aveva più rivolto la parola da quell'episodio al parco.
Usciva, non me lo diceva.
E io rimanevo sempre da sola a pensare a quello che avevo fatto, o al possibile giorno in cui avrebbero trovato qualche traccia e sarei finita in carcere.
Però, una sera, era successo qualcosa di strano.
Justin era tornato alle tre del mattino.
Io l'avevo aspettata sveglia, non sapevo per quale motivo ma sentivo che dovevo aspettarlo, e in più non riuscivo ad addormentarmi.
Quando avevo sentito la chiave girare nella serratura, un sorriso mi era spuntato sul viso, sollevata al pensiero che fosse a casa sano e salvo.
Ma quand'era entrato, era ubriaco fradicio, quasi non si reggeva in piedi.
L'avevo aiutato a stendersi sul divano, e nel mentre avevo notato delle piccole ferite su tutto il viso e sul corpo.
Così dopo essere corsa in bagno a prendere l'occorrente per curarlo, l'avevo medicato meglio che potevo.
« Fa.. Male » mi aveva detto, dopo un po'.
La sua faccia era contorta dal dolore, mi faceva quasi tenerezza.
Avrei voluto fare più piano, provavo a fare più piano ma mi veniva difficile, perché mi sembrava che le ferite fossero tanto infette.
« Lo so, ma tra poco passa » avevo risposto.
Lui aveva sorriso per quello che poteva, e quando avevo finito di mettere le garze, successe qualcosa che non mi aspettavo.
Justin mi aveva abbracciato, mi stava tenendo forte, e per quei secondi mi sono sentita al sicuro, tra le sue braccia.
« Grazie ».


Sono seduta fuori dalla sua stanza da almeno un'ora, e nessuno ancora mi dice nulla.
Sembro una da evitare, perché passano ogni secondo dottori e infermieri che escono dalla sua camera ma nessuno si degna di fermarsi e dirmi che cosa sta succedendo.
In cinque minuti ne sono passati due, che mi hanno guardata, mi hanno studiata, come per capire se anch'io ho qualcosa che non va, e poi sono andati via, lasciandomi lì da sola a domandarmi quale fosse il loro problema.
Adesso mi sto torturando le mani, mi tremano, e non so fermarle, non ne sono capace perché l'ansia è troppa.
Così ho fermato uno dei dottori col camice bianco che è appena uscito dalla stanza di Justin. Mi ci sono parata davanti e guardandolo negli occhi l'ho pregato.
« Per favore, mi dica come sta. Per favore » gli dico.
Lui sembra studiarmi, come altri avevano fatto in precendenza, con occhi vigili e severi, ma poi si scioglie e mi appoggia una mano sulla spalla, con un sorriso accompagna il suo gesto, e mi rassicura.
« Il tuo ragazzo sta bene, non gli è successo niente di grave. Probabilmente il troppo stress e il nervosismo gli hanno causato un mancamento, ma adesso è stabile e tra poco lo riporteranno in cella » mi dice, e poi aggiunge « Vuoi un caffé? ».
Io solamente scuoto la testa in segno di negazione.
Annuisce e se ne va, si allontana da me, e tiro un respiro di sollievo mentre alcune lacrime mi rigano il volto.
Ho creduto fino all'ultimo che Justin potesse tornare con me a casa, ma evidentemente non era ancora possibile.
Che sciocca che sei continuo a ripetermi, mentre mi alzo e vado il più veloce possibile verso l'uscita dell'ospedale.
«Signorina Eloise?» sento chiamarmi.






[Francesca's corner]
Oh mio dio, finalmente sono tornata!
Non vi sono mancata per niente, lo so, ma voi siete mancate veramente tantissimo a me. Ho avuto dei problemi in casa e non ho potuto continuare nulla.
Ora sono tornata e vi romperò le scatole fino alla fine di questa storia, è una promessa, rido
Questo capitolo è molto.. come dire.. interessante?
La storia sta prendendo una svolta molto misteriosa.
Ne sorgeranno delle belle, sì sì.

Ho un'altra sorpresina per voi: andate nel mio profilo, se avete voglia, e troverete un'altra storia appena iniziata.
Fatemi sapere che cosa ne pensate!

Tomlinsonsshoes.
  
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