Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    24/12/2008    10 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Heart burst into fire_Episode 15 Titolo: Vigilia di Natale
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Flash fiction [ 2600 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric, Famiglia Hughes
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



[ SPECIAL DI NATALE ] EPISODIO 15: VIGILIA DI NATALE

    Aprendo piano gli occhi, scoprii che la mia vista era coperta da qualcosa che ricordava vagamente l'oro, sfocata com'era. Focalizzando meglio l'immagine e sbattendo ripetutamente le palpebre per scacciare la patina della sonnolenza, riconobbi i capelli biondi di Edward. Lo sentii muoversi appena e il suo intero corpo strusciò contro il mio, facendomi rabbrividire di piacere insieme all'aria gelida che filtrava attraverso le fessure della finestra. Lui alzò la testa e mi guardò con un luccichio malizioso negli occhi dorati e, passandosi allusivo la lingua sulle labbra, capii le sue intenzioni non appena la sua mano sinistra cominciò a giocherellare con il mio inquilino al piano di sotto. Soffocai un gemito quando concluse, sentendo qualche istante dopo il peso della sua testa sul mio petto mentre la mano vagava distratta lungo un fianco.
    «Buona vigilia di Natale», sussurrò, e colsi una nota divertita nella sua voce bassa. «Sei più sveglio, adesso?»
    Gli carezzai la schiena con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. «Sveglissimo, direi», mormorai, e lo sentii ridacchiare. «Auguri anche a te», soggiunsi poi, e lui avvicinò il volto per posarmi sulle labbra un piccolo bacio.
    «Se sei sveglio, allora...» fece con un sorriso, cominciando a far vagare distrattamente due dita sul mio petto nudo. «...che ne dici di alzarti e andare a fare la spesa per il cenone?» Mi lasciai sfuggire un lamento, voltando la testa di lato e affondando una guancia sul cuscino, mentre sentivo il suo corpo scosso da risatine incontrollate. «Andiamo, mo dubh, lo sai che saremo in tanti stasera, no?» riprese nel sedersi a cavalcioni su di me, e mi trattenni dal sospirare di piacere al leggero contatto tra noi. «E Hughes ci ha chiesto il favore di fargli la spesa! Non puoi voltare le spalle ad un amico in difficoltà!»
    Continuò la sua tiritera melodrammatica per un buon quarto d'ora, finché non mi decisi a voltare nuovamente la testa verso di lui per guardarlo, con un'espressione che, ne ero sicuro, sembrava più irritata che sconsolata.
«Dovrei abbandonare il mio bozzolo di calore per andare a gelarmi le chiappe là fuori?» gli chiesi con ovvietà, inarcando un sopracciglio. Categorico e senza dire una parola, lui annuì, e io alzai lo sguardo al soffitto, sospirando. «Guarda che se esco tornerò stile ghiacciolo», gli tenni presente, e lo sentii ridere sonoramente.
    «A me piacciono i ghiaccioli», sghignazzò, posandomi poi un bacio sul naso. «Soprattutto quelli al limone».
    Avevo deviato quel ragazzo in una maniera bestiale. Non riuscivo quasi a credere di averlo reso così malizioso. «Mi spiace tanto per Maes, ma dovranno accontentarsi con quello che hanno in frigo», mi impuntai, scuotendo la testa sul cuscino. «Io non esco a fare la spesa la Vigilia di Natale».
    «Generale Mustang, da lei non me lo aspettavo!» esclamò, scostandosi da me per inginocchiarsi sul materasso. «Dov'è finito il suo spirito natalizio? E soprattutto... come le viene in mente di abbandonare un soldato in difficoltà! In tanti anni della mia onorata carriera, non avevo mai visto nulla di simile!»
    Mi sfregai una mano sulla fronte, ridacchiando alla sua drammaticità da attore shakespeariano. Girandomi su un fianco, mi ressi il volto sul palmo della mano, osservandolo e sorridendo ironico. «Ehm...» lo richiamai con un colpetto di tosse. «...quali anni di onorata carriera, mio caro Tenente Colonnello Elric?» ghignai, vedendolo interrompere di botto la sua solfa. «Non sei mica un veterano!»
    Lui mi squadrò con un sopracciglio inarcato. «Guarda che, anche se ho solo ventotto anni, sto nell'esercito da molto più di te», fece ovvio, annuendo a se stesso mentre alzava l'indice d'acciaio.
    Mi ritrovai a ridere, a quella sua constatazione. Undici anni che stavamo insieme, e questo ragazzo - o meglio, uomo - continuava a stupirmi! «Questi ventotto anni non li vedo da nessuna parte», replicai divertito, vedendolo assottigliare con fare minaccioso gli occhi dorati. «Mi ricordi un ragazzino quindicenne che conoscevo tanti anni fa», continuai, prendendolo in giro. «Aveva sempre una ridicola treccina e un ancor più ridicolo cappotto rosso che lo faceva somigliare ad un fagiolo d'Azuki».
    Edward mi tirò il naso con ben poco garbo, facendomi mugolare di dolore poiché usò la mano destra per farlo. I suoi occhi, atteggiati ad un'espressione arcigna, mi scrutarono per un po', prima che le labbra gli si stirassero in un sorriso mefistofelico. «Visto che mi hai preso in giro, ti tocca alzarti, adesso», disse divertito, ravvivandosi distrattamente i corti capelli biondi all'indietro, distogliendo come se nulla fosse lo sguardo.
    Sorrisi anch'io, stiracchiandomi sul materasso. «E se mi rifiutassi?» chiesi prontamente.
    Mi sorrise ancor di più, sfacciato. E quel sorriso lo conoscevo fin troppo bene. «Sai, uno dei miei buoni propositi per l'anno nuovo potrebbe essere quello di prendermi una specie di... periodo di pausa», si guardò appena, quasi svogliato, la mano d'acciaio. «Niente carezze, niente baci... niente sesso».
    Rimasi sbigottito, spalancando la bocca. «E no, eh!» mi lagnai, drizzandomi a sedere. «Non puoi farmi questo!»
    Allungò il braccio meccanico poggiandomi un dito sulle labbra, divertito. «E chi me lo proibisce?» replicò spassoso, e io gli scansai la mano, attirandolo verso di me.
    «Io, logico!» ribattei, ma gli provocai una sonora risata.
    «Ehi, a quarantadue anni dovresti darti una regolata. Io lo faccio solo per te». A quel suo dire gli diedi un pizzicotto e lui, lamentandosi, si massaggiò la guancia con fare offeso. «Non ho detto nulla di male», borbottò. «Non sei più giovane come una volta, in fondo, mi preoccupo».
    Inarcai un sopracciglio. Odiavo quando si parlava della mia età. Soprattutto durante le vacanze natalizie. «Su queste cose sono ancora agile come un giovanotto, lo sai», gli tenni presente, vedendolo gettarmi un'occhiata sarcastica; poi un sorrisone sornione gli si dipinse in volto e si sporse verso di me per scoccarmi un bacio a timbro sulle labbra.
    «E che giovanotto», fece sensuale, accarezzandomi lascivo il collo. «Ma abbiamo ancora una questione in sospeso, ti ricordo», si allontanò da me per alzarsi in piedi. «Si va a fare spese!» Prima ancora che me ne rendessi conto, mi afferrò saldamente per un braccio e, sfruttando la sua forza, mi costrinse ad alzarmi dal materasso.
    Rabbrividii al contatto con l'aria gelida mentre sorpassava il piccolo alberello addobbato che avevamo in corridoio e mi trascinava, fischiettando allegro un motivetto natalizio e seguito a ruota da Sam - appena sbucata dal salotto -, in bagno; a
prì il getto caldo della doccia e mi ci buttò sotto, voltandosi verso la nostra cucciolotta per farla stare fuori prima di seguirmi svelto e bagnarsi la testa. Restai immobile sotto l'acqua che scrosciava sulle nostre teste con un sopracciglio inarcato, mentre lo vedevo arraffare lo shampoo e strofinarselo fra i corti capelli, gettandomi appena uno sguardo più che divertito.
    «Beh? Per caso devo lavarti io, vecchietto?» sghignazzò, notando che non mi ero ancora mosso a causa della confusione. «Ti accompagno, non ti basta?»
    Alzai stupidamente lo sguardo, ritrovandomi il viso completamente investito dal getto d'acqua; Edward trattenne a stento le risate, poi la sua mano afferrò la mia, passandomi il sapone. Scossi la testa, arrendendomi ormai all'evidenza. Dovevamo uscire. Passammo però più di venti minuti a giocare sotto la doccia, schizzandoci addosso l'acqua come dei bambini nonostante fossimo entrambi uomini fatti e cresciuti, tra bolle di sapone e risatine divertite, giocando persino con Sam, che era riuscita ad aprire la porta e si era infilata nella doccia insieme a noi, abbaiando allegra. E poi, pronti e incappottati, salutammo la nostra figlioletta e cominciammo a vagare fra le strade di Central City con il freddo che si insinuava attraverso il nostro vestiario, mentre sorpassavamo persone che, ritardatari come noi, compravano le ultime cose per la serata. Ci dirigemmo così, senza fretta, a procurarci tutto il necessario per il cenone a casa di Maes, cercando di riscaldarci come potevamo nei nostri cappotti. Certo che, con tutte le persone che Hughes aveva invitato, poteva benissimo risparmiarci quella passeggiata a Briggs!
    Girovagammo per i negozi del centro per quasi tutta la giornata, prima di riuscire a trovare quel che ci serviva e, alle 19:00 in punto, eravamo già davanti casa Hughes, con le buste della spesa ben strette fra le braccia. Venne ad aprirci Glacier, con indosso un grembiule. Ci sorrise appena ci vide e ci salutò, aprendo completamente la porta. «Coraggio, entrate! Non vorrete restare al gelo, vero?» esclamò gioviale, spostandosi di lato per farci accomodare in casa, al calduccio. La vidi di sfuggita aiutare Edward con le buste per alleggerirgli il carico.
    «Grazie, Glacier», fece lui, gettandomi un'occhiata. «Questo vecchietto non poteva portare da solo tutte queste buste!»
    Lei rise divertita, sistemandosi meglio la spesa. «Hai fatto bene ad aiutarlo!» gli diede manforte, ed entrambi mi osservarono di sottecchi, come se si aspettassero che rispondessi a tono. Invece, chinando il capo come un galantuomo, oltrepassai il corridoio e mi diressi in cucina, seguito appena dalle loro flebili risate, poggiando poi le buste che reggevo io sul tavolo. Lì aleggiava un profumino così delizioso e un tepore così piacevole, che quasi quasi sarei rimasto, fregandomi magari qualche biscotto allo zenzero che vedevo su un vassoio poco lontano, dove c'era anche un bel piattone di struffoli strapieni di miele. Mi leccai le labbra, già sentendone il dolce sapore nel palato. Ma prima che potessi anche solo provarci, la voce di Glacier mi ammonì.
    «Mi spiace tanto, Roy, ma quelli per adesso sono per i bambini», mi informò divertita, e voltandomi, la vidi entrare in cucina con Edward, che stava posando le buste accanto alle mie.
    «Ma oltre a Jake e ad Elicia non ci sono bambini», protestai, ben sapendo però che definire bambina Elicia era un eufemismo bello e buono. Forse il figlio di Havoc lo era, ma lei no.
    Glacier ridacchiò, sistemandosi meglio il grembiule. «Maes e Jean non li conti?» sghignazzò, cominciando a svuotare le buste, aiutato da Edward che, stranamente, aveva lanciato a me uno sguardo divertito.
    «Allora anche Roy entra benissimo nella categoria, Glacier!» esclamò difatti, avvicinandosi a me per afferrarmi un braccio e spingermi fuori dalla cucina. «Vai a ciondolare da un'altra parte, qui ti mangeresti solo tutto!»
    Mi ritrovai a fare spallucce pensando stupidamente che la mattina stessa non aveva fatto altro che chiamarmi vecchio, e adesso invece mi dava del bambino. Sospirando, mi diressi a passo mogio verso il salotto, dove trovai Maes ad Elicia completamente sommersi dalle decorazioni, tra palline rosse e blu e tra rose color oro che spuntavano fra il verde degli aghi dell'albero. Sorrisi alla scena. Io e Edward c'eravamo limitati a quello striminzito alberello che avevamo nel corridoio - che puntualmente Sam faceva cadere per divertimento - e a mettere la scritta Buone Feste contornata dal pungitopo. Maes, invece, aveva pensato persino al vischio. Avevamo poco spirito natalizio, forse...
    Ridendo divertiti come dei bambini, finirono di addobbare l'albero, prima di accorgersi della mia presenza nel bel mezzo del salotto. Appena mi vide, Elicia mi sorrise gioviale, gettandomi le braccia al collo. «Auguri, zio!» esclamò, dandomi un bacio sulla guancia.
    Le scompigliai i capelli con una mano, sapendo fin troppo bene che quel gesto la mandava in bestia, vedendo con la coda dell'occhio Maes riporre le decorazioni inutilizzate nello scatolo posto sul lato destro della stanza. Si sistemò gli occhiali sul naso voltandosi verso di me, gli occhi smeraldo sembravano sorridere.
    «Eli, meglio se vai a dare una mano alla mamma», disse alla figlia, guardandola mentre cercava si sistemarsi i capelli che io le avevo scompigliato.
    Lei lo guardò a sua volta, sorridendo. «Dovete parlare di cose da uomini?» chiese innocente, e vidi Maes trattenere una risata. Annuì divertito, e sentii lo sguardo di Elicia puntato su di me. «Zio Ed?» mi domandò prontamente. Più la guardavo, e più non potevo fare a meno di pensare che il tempo passava troppo velocemente. Quasi non riuscivo a credere che avesse sedici anni!
    «È anche lui in cucina», mi decisi a risponderle, e annuendo con fare significativo, atteggiandosi a gran donna, ci lasciò ai nostri cosiddetti discorsi da uomini, sorridendo e ridacchiando divertita mentre spariva alla volta della cucina.
    Maes ridacchiò e mi lanciò uno sguardo divertito, facendomi poi cenno di seguirlo verso il divano, dove ci gettammo sopra a peso morto. «È il decimo o l'undicesimo anno, che venite a festeggiare qui?» mi chiese, con un sorriso dipinto sulle labbra.
  Sorrisi a mia volta, reclinando la testa all'indietro sullo schienale del divano, concentrandomi con fin troppo interesse sul vischio appeso al lampadario. «L'undicesimo, Maes, l'undicesimo», mormorai con inconsapevole dolcezza, chiudendo gli occhi. Quelli erano stati gli anni migliori della mia vita, i più pieni di gioia che avessi mai passato. Non riuscivo nemmeno ad immaginarmi come avrei potuto passarli, se al mio fianco non ci fosse stato Edward. Mi aveva letteralmente riempito la vita, con la sua presenza.
    «Undici anni di natali insieme», mormorò a sua volta, e mi parve dalla voce che stesse continuando a sorridere. «Che gli regali, stavolta?» mi chiese divertito.
    «Se ti dicessi che è una cosa che non si può dire?» replicai, abbassando lo sguardo per osservare il suo volto, atteggiato ad una maschera di curiosità.
    «Devo supporre che sia qualcosa per i vostri giochini?» fece, con un sopracciglio inarcato, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
Scoppiai a ridere, scuotendo divertito la testa.
    «Perché mi credete tutti così pervertito?» domandai io, facendo finta di nulla, e ci guadagnai un'occhiata sarcastica. Più che sarcastica, mi corressi.
    «È maleducato rispondere ad una domanda con un'altra domanda, Roy», sghignazzò, dandomi una pacca sulla spalla. «E comunque sì, tu sei più che pervertito».
    Con non curanza, non mi presi la briga di rispondere, mentre facevo distrattamente scorrere lo sguardo per il salotto, soffermandomi sorridente sull'albero addobbato. «Devo farti i complimenti, Maes», dissi, cambiando discorso, alzandomi dal divano per guardare l'albero più da vicino. «Tu ed Elicia avete fatto proprio un lavoro con i fiocchi».
    «Modestie a parte», fece, passandomi un braccio dietro alle spalle. «Siamo stati veramente bravi».
    Sghignazzai, divertito. Era tutta la mattina che ridevo per un nonnulla, forse era colpa di quel giorno di festa, chissà. «Ma sentitelo il papà!» esclamai. «Non ti montare la testa!»
    «Ma chi? Io?» ridacchiò, portandosi teatralmente una mano al petto, squadrandomi. «Non mi chiamo mica Roy Mustang!» Gli assestai una bella pacca sulla spalla, facendolo barcollare appena in avanti. Si sistemò gli occhiali sul naso, allontanando il braccio per farli ricadere entrambi lungo i fianchi. «Dai, che scherzavo», bofonchiò con un cipiglio sarcastico.
    Ricominciammo parlare del più e del meno, ricordando persino gli anni in cui eravamo dei ragazzini per chissà quanto tempo, andando di tanto in tanto in cucina per vedere cosa combinavano ai fornelli le nostre donne e beccandoci puntualmente - soprattutto da Edward che, con un coltello in mano, faceva tremendamente paura - una sgridata. Restammo in salotto a chiacchierare finché non arrivarono anche gli altri, e ci riunimmo tutti in sala da pranzo quando la cena fu pronta.
    L'atmosfera era calma, serena, straordinariamente famigliare mentre, tra risate e battibecchi, consumavamo tutto ciò che Glacier metteva in tavola, brindando.
Io gettavo sguardi ai volti di ognuno, godendomi come ogni anno i loro sorrisi, la loro gioia, e non potevo fare a meno di sorridere a mia volta ogni volta che incrociavo lo sguardo felice di Edward, che parlava animatamente con il fratello.
    Il calore di una famiglia gli era sempre mancato, e
d ero più che felice di riuscirglielo a dare. Almeno nel mio piccolo.







_Note inconcludenti dell'autrice
We wish you a merry Christmas, We wish you a merry Christmas, We wish you a merry Christmas, and happy new year! Buon natale a tutti! Cioè, buona vigilia! 
Una mezza cosa su questa festa sono riuscita a scriverla anche io e a postarla prima di domani, e anche se non è un granché, viene dritta dritta dal cuore, e spero passiate un bel Natale in compagnia. E tantissim auguri a
Red Robin che diventa un anno più vecchio/a! Augurissimi, cara alter ego mio!
Spieghiamo una cosa veloce veloce prima di sparire: Sam (O meglio, Samantha) verrà presentata un po' più avanti, anche se qui ho accennato la sua presenza con i due alchimisti.
Io vi saluto e vi do' ancora gli auguri, vado a rimpizzarmi di cibo, dolci e panettone!
Mianntan!




Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: My Pride