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Autore: NaRayquaza    12/04/2015    0 recensioni
Una ragazza è sparita, un'altra è tornata. Una porta si è aperta.
La Soul Society interviene, ma non riesce a fare nulla. Spetta ad Ichigo salvare i suoi cari prima che sia troppo tardi e l'antico e leggendario Guardiano del Tempo si risvegli.
Premessa: racconto la storia in prima persona cercando di immedesimarmi nei pensieri di Ichigo e mantengo i suffissi onorifici giapponesi ove necessari (esempio: Ichigo chiama "Rangiku-san" Matsumoto nell'anime, portandolo per iscritto tendo a spingere il lettore a immaginarsi meglio la voce di Ichigo dire quella parola con il giusto tono).
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Memories Of Somebody


Correvo verso casa e ansimavo.
Mi sentivo il viso bagnato.
Lacrime?
Sudore?
O forse stava piovendo e nemmeno me ne accorgevo?
Non facevo caso nemmeno a dove andavo, ormai conoscevo quelle vie a memoria, il mio corpo si muoveva da solo.
Ogni dieci secondi la mia vista si offuscava e vedevo delle cose nuove che interrompevano le precedenti, come in un sogno, continuando a non sentire nessuna voce.
Ormai ero quasi arrivato a casa, ma se volessi riassumere tutte le varie visioni potrei organizzarle in questo modo: degli esseri bianchi con un corno rosso grandi quanto un normale umano stanno fermi davanti ad un palazzo, io e Rukia ci ritroviamo di fronte ad essi e questi ci vengono incontro impedendoci di muoverci, ma poi appare una ragazza.
Bassa, occhi grandi e arancioni, kimono nero da Shinigami, una fascia rossa legata alla vita. Capelli viola, e dietro portava un nastro giallo, ma non aveva una coda; piuttosto i capelli si “allargavano”.
La ragazza manda in Shikai la sua Zanpakutou e un turbine, accompagnato da delle foglie autunnali, colpisce tutti i cosi bianchi facendoli scomparire. La scena cambia, ce la ritroviamo davanti con una maglietta marrone chiaro ed una gonna marrone scuro che saltella dicendo di essere forte per aver sconfitto quei cosi. La scena cambia ancora ed io sto fronteggiando un uomo massiccio mentre la ragazza si trova alle mie spalle, ma dell'uomo vedo solo la figura senza riuscire a metterlo a fuoco, poi la scena cambia di nuovo ed io la sto accompagnando su una strada in salita mentre lei segue un'anima di un bambino. Si capiva che era un'anima perché aveva una catena al petto.
La scena cambia un'altra volta e mi ritrovo a cadere nell'aria con una ferita alla pancia, mentre un uomo che non sono riuscito a mettere a fuoco tiene ferma la ragazza stringendole un braccio attorno alla vita e la rapisce.
Mi ritrovo a guardare un nastro rosso nella mia mano, poi sulla ruota panoramica a scrutare il paesaggio, poi una serie di immagini rapide dove scendo in un buco dimensionale nel fiume che attraversa Karakura Town e mi porta in un altro mondo, poi corro verso il centro e mi ritrovo a fronteggiare la stessa figura che aveva rapito la ragazza, senza riuscire a mettere a fuoco nulla, poi vinco e vedo la ragazza sorridermi.
Usciamo tutti da quel mondo e torniamo sul fiume, ero accompagnato da alcuni Shinigami della Soul Society tra cui Rukia, Hitsugaya e Rangiku, e i ricordi si stabilizzano. Porto la ragazza sul ponte e le porgo il nastro, ma esso mi scivola di mano e il vento se lo porta via.
La ragazza sta sospesa sopra il fiume a guardare verso il buco dimensionale. Si gira verso di me e dice qualcosa con una faccia sofferente. Rivedo i nostri momenti insieme. Quando si è messa a dare spettacolo da equilibrista in un centro commerciale, quando sono andato a comprarle il nastro rosso, quando l'ho portata a casa mia per tenerla al sicuro da altri attacchi...
Una luce la avvolge. Urlo. Non sento la mia voce. Mi sento morire dentro.
Torno in me.
Sono davanti alla porta di casa, praticamente a corto di fiato.
Entro, mi dirigo verso la mia camera e una volta lì inizio a cercare ovunque, poi lo trovo: il nastro rosso. Il suo nastro rosso.
Rimango a fissarlo per diversi minuti.
Guardo l'orologio.
04:00.
Ripartirono i flashback, perché ormai è evidente che altro non sono che flashback. Me la ritrovo sulle spalle, mentre cammino verso il cimitero.
«Voglio verificare una cosa al cimitero di famiglia» finalmente riuscivo a sentire i suoni «Ho detto che erano lì l'altro giorno, vero?» la voce della ragazza tremava. Io continuavo a camminare senza dire una parola.
«Ero viva, una volta» continuò «Vivevo in questa città. Lo so. Come ho detto, avevo dei genitori. Ero viva. Quindi il mio nome deve esserci sulla lapide».
«Qui, giusto?» chiesi io ad un certo punto, con una voce troppo tranquilla.
«Quattro pietre dalla fine» fu la risposta.
Svoltai a sinistra e arrivai al punto indicato, piegando le ginocchia per poter vedere meglio la lapide.
«C'è un nome?» chiese la ragazza «Ormai non vedo più niente...».
La sentii che si sporgeva un po' dalla mia spalla destra.
Guardai bene.
Santou Manabi e Santou Kazuo.
Il suo nome non c'era.
Non vedevo scritto “Senna” da nessuna parte.
Senna non era mai esistita.
«E' lì?» chiese Senna.
«Sì» risposi io «E' qui».
Mi alzai «Tu vivevi qui e avevi una famiglia» ripresi.
Senna iniziò a piangere. Sentii le sue calde lacrime sulla spalla destra che mi bagnavano la maglietta.
«Sono così contenta!» disse lei, ormai arrivata al limite.
Il suo corpo iniziò a brillare di arancione «Sento caldo» disse «Ci rivedremo, vero?».
«Non essere stupida» dissi io, tentando di nascondere la mia voce tremante «Certo che ci rivedremo».
Rimasi in attesa.
Dopo qualche secondo il peso di Senna era completamente sparito dalla mia schiena.
Lasciai andare le mie braccia, che fino a un attimo prima tenevano salde le sue cosce.
Mi inginocchiai a terra lentamente, trattenendo le lacrime e pensando a Senna.
No.
Allo Shinenju.
L'insieme dei ricordi delle anime disperse nella Valle delle Urla, una dimensione a metà tra il Mondo dei Vivi e la Soul Society.
Quei cosi bianchi erano i corpi vuoti delle anime, i Blank, e i loro ricordi erano tutti dentro Senna, per questo ricordava cose non sue.
Senna non sarebbe mai dovuta esistere.
Le avevo mentito.
Ma lo avevo fatto per non farla scomparire con questa brutta notizia, non avevo rimpianti.
Mi era tornato in mente quello che mi aveva detto quando stavamo seguendo quell'anima del bambino. Che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, e che non sarebbe stato bello farlo andare in Paradiso senza aver esaudito il suo ultimo desiderio di ritrovare il padre.
Rukia arrivò e fermò i miei pensieri. Aveva una maglietta gialla e una gonna viola di media lunghezza.
«L'energia dei Blank sta sparendo» disse, mentre la mia espressione indifferente si tramutava in un'espressione sofferente. Sapevo cosa stava per succedere.
«E tutte le cose collegate a Senna spariranno dai nostri ricordi» continuò Rukia «Non si può ricordare ciò che non sarebbe mai dovuto esistere» terminò poi, amara.
Mi alzai e, lentamente, mi voltai verso di lei «Sai, per pochi istanti» commentai «Mi sembra ancora di poter sentire la sua voce».
Tornai in me.
Tutto questo sembrava solo un lontano ricordo, o un sogno.
Un qualcosa che non era mai accaduto.
Ma era successo in realtà.
Senna non sarebbe mai dovuta esistere, è vero.
Eppure io l'ho incontrata.
Le mie lacrime di disperazione si trasformarono in lacrime di felicità.
Sorrisi e mi asciugai le lacrime con la manica, mentre un altro ricordo balenava nella mia mente.
Ero su un ponte sopra il fiume, camminavo per andare a scuola.
All'improvviso inizia a tirare un vento molto forte, e noto che da sinistra arriva un nastro rosso, portato dal vento stesso.
Viene verso di me, io lo afferro con la mano e il vento si calma. Lo osservo pensieroso.
All'inizio non mi diceva nulla, ma dopo qualche secondo ho iniziato subito a ricordare.
Senna.
Quello era il suo nastro.
«Oh, stai zitta» sentii una voce da un gruppo di ragazze vicino che camminava nella direzione opposta alla mia «Non succederà nulla».
Mi volto e vedo una ragazza lasciare il gruppo.
«Non possiamo fare tardi!» la rimproverò una.
«Non mi interessa, io passo!» si avvicinò a me a mi passò affianco, e mentre la osservavo notai che era molto simile a Senna.
Il fisico, il sorriso... anche il fatto di voler fare comunque di testa sua.
La guardai passare a bocca aperta.
Poi chiusi gli occhi e strinsi il nastro, non sapendo che faccia fare, non sapendo se fosse veramente lei, tornata in qualche modo o se il caso avesse deciso di creare uno Shinenju dalle sembianze di una ragazza già esistente e poi farmela passare davanti.
Alla fine sorrisi e tornai sui miei passi.
Quando il ricordo finì mi sentivo libero.
Finalmente quella sensazione di vuoto era svanita, ricordavo tutto.
Senna era viva.
Non poteva essere qualcun altro quello Shinigami che aveva attaccato Hitsugaya.
Era viva.
Era tornata.
Ma c'era qualcosa che non andava.
Se avevo ricordato della sua esistenza in quell'ultima scena, come mai poco fa non ricordavo nulla?
E perché ci aveva attaccati?
E perché, ancora, era tornata? Come aveva fatto?
Ma non mi importava.
Ero troppo contento per pensare a queste cose.
«Ichigo» i miei pensieri furono interrotti da una voce familiare.
Mi voltai e vidi una porta di legno a scorrimento laterale aprirsi e rivelare un cerchio di luce: un Cancello Senkai si era aperto.
«R-Rukia» dissi incredulo, guardando la vera Rukia uscire mentre il portale si richiudeva «Come... Ti ho vista mezz'ora fa sdraiata sulla sabbia e alzarti di scatto... Ti ho anche chiamato e hai reagito alla mia voce...».
Rukia mi scrutò dubbiosa per qualche istante «Quello è accaduto diverse ore fa» spiegò poi «Quindi la tua voce non me la sono immaginata...».
«Rukia» esordii io, tornando serio «A dopo le spiegazioni, devo assolutamente parlarti» e le raccontai tutto, di come avevo trovato il suo gigai, di come Hitsugaya era venuto a cercarla e di come siamo incappati in Senna, ma appena la nominai Rukia si lasciò andare e sospirò.
«Quindi la ricordi anche tu, tutto ad un tratto» disse poi.
«Sì» risposi io, sorpreso.
Perché solo io e Rukia avevamo dimenticato? Eppure dopo la sua scomparsa tutti gli altri se ne erano dimenticati... Come mai Urahara, Yoruichi e anche Toushirou la ricordavano?
«Qualcuno sta tramando qualcosa» dissi dopo qualche istante di riflessione.
Rukia mi rimase a guardare, in attesa. Io le raccontai i miei pensieri.
Una volta che ebbi finito commentò: «Una cosa è certa: quel qualcuno è in gamba. Ricordi il Capitano Ukitake quel giorno che era venuto ad assegnarmi la missione?» e mi raccontò di come in realtà, secondo il nonnino a capo degli Shinigami, quell'Ukitake fosse un falso e di come Renji fosse venuto a salvarla.
«Beh...» mi grattai la nuca, perplesso «C'è una cosa che non mi spiego. Come ho fatto a vederti e tu a reagire alla mia voce se quell'evento è successo diverse ore fa da te e poco più di mezz'ora fa da me?».
«Questo» disse Rukia, guardando per terra «Non so spiegartelo. Però so una cosa» tornò a guardarmi negli occhi «Se quell'Hollow aveva un cerchio con dei segni che ricordavano un orologio, può significare solo che ha un qualche potere speciale che gli permette di controllare il tempo, o di alterarlo, di renderlo più veloce o più lento in un altro mondo, insomma. Gli Hollow non si tatuano per moda come voi umani».
«Ehi» un altro Cancello Senkai si aprì e ne uscì un ragazzo della mia altezza, capelli rossi legati che si andavano ad allargare dietro, dei segni neri tatuati sulla faccia che scendevano fino al collo e oltre, ma il kimono nero da Shinigami non permetteva di vedere fin dove arrivavano. Sulla fronte aveva una fascia bianca, mentre alla vita portava la sua Zanpakutou, Zabimaru. Quell'uomo era Abarai Renji, il Vice-Capitano della Sesta Brigata, ed un mio ex-rivale.
«Qualcosa contro i tatuaggi?» chiese con la sua solita aria da persona che vuole apparire figa.
«Renji» disse Rukia «Ti sei perso per strada?».
«No, mi sono dovuto subire le prediche del vecchio per non averti riportata subito alla Soul Society» sbuffò lui.
«Ehi, Renji» salutai io.
«Ichigo» ghignò Renji «Vedo che ti sei rammollito. Piangi vedendo un nastro per i capelli».
Renji mi provocava sempre, ma nonostante tutto eravamo amici. Tuttavia non potetti fare a meno di rispondergli «Tu, bastardo, ripetilo se hai il coraggio! Vuoi fare a botte?!».
«Proprio quello che stavo aspettando!» rispose lui, alzandosi le maniche e continuando a ghignare.
«Piantatela, voi due!» ci fermò Rukia alzando la voce «Non è il momento di bisticciare. Andiamo da Urahara, forza. Renji, Ichigo ti spiegherà tutto durante il viaggio».
«Rukia» disse Renji «Non sei ancora passata da Inoue a farti curare, vero?».
Rukia scosse la testa.
«Dannazione» sospirò lui «E ti sei fatta tutta questa strada a piedi?».
«Ehi, potevi dirmelo prima che avevi delle ferite» dissi io «Passiamo a prendere anche Inoue, Chad e Ishida, comunque. Sento che avremo bisogno di quanto più aiuto possibile».
   
 
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