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Autore: The Writer Of The Stars    13/04/2015    2 recensioni
-Titolo ispirato ad un brano de "la Dodicesima notte" di William Shakespeare.-
Shakespeare diceva che se la musica è il cibo dell'amore i cantori devono seguitare a suonare, dare al mondo le proprie melodie senza risparmio, da saziare l'appetito delle nostre anime, fino a che, ormai sazio, il nostro appetito se ne ammali, e muoia ...
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Raccolta di one shot e flash fic sulla coppia Bulma/Vegeta, rigorosamente ispirate da musica e canzoni diverse in ogni storia.
Per ora mi limiterò a pubblicare i miei lavori già "conosciuti" nel fandom, aggiungendo di volta in volta, a seconda dell'ispirazione, nuove storie incatenate ovviamente alla musica. Buona lettura. ;)
Possibile lieve OOC in quanto raccolta, probabilmente con qualche AU.
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If music be the food of love, play on ... - Se la musica è l'alimento dell'amore, seguitate a suonare ...
(Banner della storia realizzato dalla fantastica Nora13 ... grazie. ;) )
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#1: "You' ll'be in my heart", Phil Collins -
#2: "Some Nights", Fun. -
#3: "Who wants to live forever?", Queen
#4:" Don't stop believing", Journey (AU)
#5: "Seasons of love", Rent
#6: "Bohemian Rapsody", Queen
#7: "Tears in heaven", Eric Clapton
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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How do you measure the life of a woman or a man?
( https://www.youtube.com/watch?v=qGrA-ER9-nM )

Il santuario di Dio non è un luogo dove è possibile giocare a nascondino, poiché di nascondigli non ce ne sono. Perciò Chichi non si stupisce di trovarla subito, in quel luogo che sta ospitando tutti loro, in attesa e nella speranza che Majin Bu venga sconfitto. Bulma se ne sta seduta in terra, le spalle appoggiate ad una colonna, la testa abbandonata all’indietro. Non ci aveva mai fatto caso prima d’ora, ma in quel momento, Chichi si rende conto che dalla  notizia della morte di Vegeta, Bulma non ha versato una sola lacrima. Vaga come un fantasma per le bianche mura del palazzo, lo sguardo spento e lucido. Eppure non piange. E non sa se esserne sollevata o preoccupata. Ognuno gestisce il dolore a modo suo: c’è chi piange e si dispera senza contegno. E ci sono persone come lei; persone che piangono dentro, che soffrono senza dire una parola, che tengono tutto il proprio dolore all’interno del loro cuore. In questo, lei e Bulma sono molto simili:  entrambe forti, entrambe coraggiose, entrambe cercano di non mostrare apertamente il loro dolore. Ed entrambe, ora senza l’amore della loro vita.

Si avvicina lentamente, i passi delle sue scarpette risuonano per il freddo pavimento del palazzo. Eppure Bulma non guarda, non apre gli occhi verso colei che si sta avvicinando. Chichi si appoggia all’altra parte della colonna, si lascia scivolare fino a trovare il pavimento. Si siede come la donna dall’altra parte, e come lei chiude gli occhi. Nessuna delle due parla, e per un tempo indefinibile non si ode alcun rumore intorno a loro.

 “Come stai?” poi la voce di Bulma, solitamente cristallina e allegra, ora roca e spenta. Chichi sorride amaramente.

“Tutti continuano a chiedermelo … Sto bene. Voglio dire, non sto davvero bene, ma … sì, sto bene.” Pronuncia sospirando triste.

 “Ma cosa più importante: come stai tu?” riprende poi. Sente la donna alle sue spalle sospirare.

“Non ne ho idea …” dice poi in sussurro.

“Sai, ci parlo molto …” continua Bulma, la voce incrinata. Chichi capisce: anche lei parla molto con suo marito. Con un marito che non c’è più. Sente Bulma tirare su col naso, e poi riprendere.

“Ma non sono pazza, te lo giuro …” si riprende subito, cercando quasi di giustificarsi. Chichi sorride amara, intenerita.

“Non l’ho mai pensato.”

“Riesco ancora a vedere il suo viso e sento la sua voce così chiaramente …” Bulma alza lo sguardo verso l’alto.

 “Credi che lo dimenticherò mai?”

 “Perché ho paura che un giorno possa accadere …” confessa in un sussurro, iniziando a piangere.

“Di cosa gli parli?” chiede Chichi. Bulma sospira.

 “Di tutto. Voglio dire, quando era vivo principalmente ero io a parlare e lui fingeva di ascoltare, perciò non è poi così diverso …” dice, sorridendo amaramente. Chichi si lascia sfuggire una risatina triste, straziata. 

 “Avevo pianificato tutto … sai, mi sembrava incredibile che stesse andando tutto bene. Vegeta era rimasto con me, con Trunks. Stava crescendo suo figlio, e a modo suo lo amava, e amava me …” sospira pesantemente.

“Avevo pensato che forse un giorno ci sarebbero stati dei momenti critici, come escluderlo con Vegeta … eppure sapevo che un giorno sarebbe sempre tornato da me e da nostro figlio. E magari rientrando in casa mi avrebbe guardato, io gli avrei chiesto cosa ci faceva lì e lui avrebbe risposto semplicemente “Sono a casa.” E avremmo vissuto per sempre insieme …” termina Bulma, lasciandosi sfuggire un singhiozzo. Chichi annuisce tristemente.

 “È un bel piano … glielo avevi detto?” chiede Chichi.

“Non avevo bisogno di farlo. Lui lo sapeva, sapeva quali erano le mie speranze, i miei sogni, i miei pensieri …” risponde Bulma.

 “E adesso?” azzarda Chichi. Bulma abbassa lo sguardo, le lacrime le inondano il viso.

“Non lo so, qualcosa di diverso …”

“Magari qualcosa di migliore?” Sente Bulma sospirare.

 “È che non credo che sia possibile … lui era tutto …” sospira tra le lacrime, la sua voce trema tremendamente.

“Come puoi misurare la vita di un uomo?” riprende d’un tratto la turchina, in una domanda spiazzante.
“Insomma, come fai a quantificare l’esistenza di una persona? In giorni, in tramonti, in notti … come puoi dare una misura alla vita?” Chichi riflette per diversi attimi tra se, cogliendo l’immensa profondità di quella domanda.

 “Vegeta ha ammazzato così tante persone nella sua vita … ha avuto un passato torbido, che non ha mai raccontato nemmeno a me. Come posso misurare la sua vita se non in uccisioni, morti e guerre?” Bulma si perde tra gli stessi chiaroscuri delle sue domande, riflettendo ad alta voce su ciò che ha avuto, ciò che ha amato e che continua ad amare, anche se non c’è più.

“Che ne dici dell’amore?” Spalanca di scatto le iridi cerulee colme di lacrime, tenendosi la testa tra le mani. Ha capito bene?

“C – Come?” balbetta confusa.

“Vegeta ha fatto tanto del male, è vero. Ma ti ha amata. E ha amato anche Trunks, la vostra famiglia, i vostri momenti insieme! Ne sono sicura, altrimenti perché farsi saltare in aria per salvarvi, se di voi non gli fosse importato nulla?” esclama con lucidità Chichi, ed allora per Bulma tutto si fa più chiaro.

“Stagioni d’amore …” balbetta tra se, prima di sorridere amara.

“Se fosse stato qui ti avrebbe accusata di aver detto un’enorme stronzata, lo sai?” chiede retorica Bulma, con un minuscolo sorriso.

“Sì, effettivamente me ne rendo conto.” Esclama lasciandosi andare ad una risatina triste, che contagia inesorabilmente anche Bulma. Dura solo pochi attimi, ma per almeno cinque secondi riescono a sentirsi meglio, insieme.

“Però è così, fidati. Potresti provare a misurare la vita di Vegeta in amore … e vedrai che sarà lunga tanto quanto il tempo passato al vostro fianco, qui sulla Terra.” Dice Chichi, tornando seria. Bulma annuisce tra se, certa che la donna abbia ragione.

 “Sai Bulma, so cosa vuol dire. La morte fa paura, tanta paura.” Bulma alza di scatto il capo, prestando attenzione alle parole della donna alle sue spalle.

"Quando ero una ragazzina non avevo mai pensato al fatto che avrei potuto perdere i miei affetti più cari, così, da un momento all’altro. Sentivo in giro le storie tragiche di orfani, madri che perdono i propri figli … io cercavo di non ascoltare, di cambiare argomento, perché andiamo, non penseresti mai che potrebbe accadere anche a te. E mi chiedevo: ma come fanno? Come fanno coloro che perdono qualcuno ad alzarsi ogni mattina? Come riescono a vivere, come riescono a respirare?”  nella voce della corvina, Bulma riesce a cogliere un tremendo tono supplichevole, disperato, stanco, che mai avrebbe associato ad una donna come Chichi.

 “Ma poi ti alzi, continui a respirare. E ogni volta che ti svegli, dimentichi tutto per un secondo …” la sua voce diventa un sussurro appena udibile, ma alle orecchie di Bulma risulta come un grido disperato.

 “Ma poi la realtà torna, e ti ricordi tutto. E allora è come ricevere quella dannata notizia ancora, ancora ed ancora, fino allo sfinimento …” continua lei, piangendo.

“Non puoi smettere di svegliarti, non smetti di essere una madre o una moglie …  bisogna continuare a vivere da genitori anche nel momento in cui non è più concesso avere un figlio …” rigetta le ultime parole con una fatica immensa, prendendo a singhiozzare dolorosamente. Bulma serra gli occhi, ricacciando inutilmente indietro le lacrime.

 È strano per Chichi, perché solitamente non piange di fronte agli altri. Teme di mostrarsi debole, lei che invece è una donna forte, lei che ha cresciuto due figli da sola … eppure adesso, di fronte, anzi di spalle a Bulma, sta confidando tutto quello che mai avrebbe pensato di dire apertamente. Si sente sollevata, quasi. Ha confidato le proprie emozioni ad una donna che fino a quel giorno non aveva mai considerato con troppa confidenza. Eppure adesso lei è l’unica che può comprenderla. Entrambe stanno soffrendo, entrambe sanno quanto bastarda sia la morte, entrambe hanno perso l’amore della loro vita, entrambe temono di dimostrarsi deboli al mondo. Ma è finita. Si sono tenute dentro tutto il dolore, l’angoscia e la frustrazione che quei maledetti giorni hanno procurato alle loro vite, e sono arrivate ad un punto di rottura in cui sentono di non poter più trattenere quello che hanno lì, nel cuore. Sono forti, è vero, ma prima di tutto sono umane.

“Ma ti posso assicurare una cosa, Bulma” continua Chichi, dopo aver preso un profondo respiro.

“Non dimenticherai mai la sua voce … Non lo dimenticherai mai. ” Bulma annuisce tra le lacrime.

“Mai …” ripete in un sussurro debole, ma che risuona un grido alle orecchie di Chichi.
 
How about love? Seasons of love …
   
 
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