- #I
- È
primavera: gli uccelli cinguettano,
il sole splende, le giornate si allungano… E quella maledettissima
sveglia
continua, imperterrita, a suonare.
- Questo
è l’anno di Emma Marrone, ”Maledetto
quel giorno”.
- E
maledetto per davvero. Ad ogni nuovo
anno scolastico mi ostino ad impostare una suoneria diversa,
impegnandomi per
trovarne una sufficientemente insopportabile e, a tal proposito,
ringrazio mentalmente
Dio per essere arrivata sana di testa all’ultimo anno di liceo.
- Per rendere l’idea,
insopportabile a tal punto
da far volare il mio cellulare fuori dal letto e da far gridare mia
madre –
dalla parte opposta della casa- cose alquanto improponibili per una
diciottenne
qualunque, nella fascia oraria che va dalle sette di mattina alle nove.
Chiedo
vénia.
- -Aurora,
chiudi quella cazzo di sveglia
e alzati! Se perdi il bus stamattina te la fai a piedi!
- Se
c’è una cosa certa è che la mia
mammina incarna perfettamente e dico perfettamente, lo stereotipo della
mamma
rompiballe. Che poi, non si direbbe che un metro e cinquanta di
cristiana,
possa gridare così tanto. Mi chiedo ancora, com’è possibile che i miei
vicini
dopo tutti ‘sti anni non ci abbiano denunciato per disturbo alla quiete
pubblica.
- Vi
prego nascondetemi, c’ho sonno.
- -MI
ALZO!
- Chiedo
asilo politico.
- Io
e mia mamma litighiamo un giorno sì
e l’altro pure. Il fatto è che siamo ideologicamente diverse ma
caratterialmente simili. Forse colpa della frattura generazionale.
- In
poche parole, siamo due bisbetiche
pronte a ringhiarsi -acca ventiquattro- in faccia. E nonostante tutto,
sappiamo
quanto il nostro mondo giri intorno all’altra. Un mondo caotico e
rumoroso,
fatto di urla e incomprensioni, ma anche tanto amore. Non credete alla
cazzata
del mulino bianco. Le famiglie d’oggi sono famiglie fieramente e
rigorosamente
allargate, casiniste, moderne e inequivocabilmente anticonformiste.
- E
se ve lo dico io, che di
anticonformista porto la bandiera.
- Mi
faccio forza, impiegandoci più del
solito, cercando di uscire dal botolo di lenzuola. Tasto tutto il letto
per
recuperare il cellulare e, ancora in coma, controllo le news su
Instagram e
Facebook. Una malattia, una malattia mediatica quella dei social, da
cui
dipendo come un’eroinomane in astinenza. Sarebbe ipocrita da parte mia
dire che
ne potrei fare a meno, ma la squallida verità è che se la mattina non
ho in
mano il mio cellulare, sclero. Che poi, concretamente parlando, stando
sulle
balle a circa il novanta percento della gente che conosco, mi risulta
difficile
trovare messaggi o foto che non siano quelle di Carola.
- Mi
alzo, e stavolta lo faccio per
davvero. Sembro Lazzaro mentre varca la soglia della caverna, con in
sottofondo
le grida di mia madre – modalità normal- che dà da mangiare a Rocky.
- Dopo
tre quarti d’ora circa passati a
contemplare le mie occhiaie allo specchio, mi decido a darmi una mossa,
ripetendomi la stessa manfrina che da sei mesi a questa parte sembra
funzionare.
- “Fatti
forza, stiamo ad Aprile, mancano solo tre mesi e ti
diplomerai. Ti sveglierai più tardi, sarai una matricola e non dovrai
più
somatizzare i disagi che quelle facce
da
pizza delle tue compagne ti impongono da cinque anni a questa parte. Ce
la
farai, prenderai in mano la tua vita.”
- Sì,
è vero, è l’anno della maturità. Quello
su cui certi- da circa un ventennio- ci hanno girato dei film con la
stessa
colonna sonora come sottofondo. Che poi vorrei seriamente- con tutto il
mio corazon-
chiedere a Venditti che c’azzeccano gli esami con le notti di polizia?
A meno
che non conoscesse un paio di maturandi appena usciti dal riformatorio,
la vedo
difficile che uno la notte prima dell’esame si ritrovi in un posto
diverso dal
tavolo della cucina, con i libri sparpagliati pure sul pavimento, e un
paio di
ematomi causati dallo sbattersi la testa contro il muro.
- No
vabbè, la faccio tragica. Io sarò la
mosca bianca dei maturandi, ho tutto sotto controllo. A parte l’ansia,
come
sempre. Perché io sono un’adorabile ragazza ansia e sapone.
- Mezz’ora
dopo e sessantasette avvisi di
mia madre più tardi, sono letteralmente spiaccicata sul mio banco, con
Carola
che mi fissa mentre continua a ingurgitare un cornetto con la crema. Ma
dove li
mette tutti ‘sti grassi? Alta e bella, tutta sorriso e occhi vispi, la
mia
migliore amica. Cinque anni di torture autoimposte al mio fianco,
poverina lei
che mi deve sopportare. Non sto dicendo che sono insopportabile, sono
solo
diversamente fuori di testa. Per lei.
- Carola
è l’amica di una vita, quella
con cui dividevo le caramelle e le carte di Yu-gi-oh! alle elementari.
Tecnicamente ci compensiamo a vicenda: terribilmente calma ed
estremamente
simpatica lei, ed estremamente esagitata e particolare io.
- Ok
ho detto particolare per non dire
insopportabile. È che nella maggior parte delle situazioni il cinismo e
la
razionalità con cui affronto cose diverse che non siano i libri,
lasciano il
posto alla spontaneità. Ecco, meglio chiamarla spontaneità. Almeno per
oggi
evito di autoinsultarmi.
- -L’ora
della De Santi me la faccio
dormendo ad occhi aperti, mi sto per trasformare in un antistaminico
parlante.
Odio la primavera, è una settimana che sono un incrocio tra un lama e
mio zio
Ninì, te lo ricordi? Quello della pattina..
- -
Ah, sì, quello che avete recuperato
al check-in dell’aereoporto mentre tentava di scappare da nonna Santina!
- Ridiamo
di gusto, come sempre. E
menomale, menomale che c’è lei. Unite nella buona e nella cattiva sorte
affronteremo anche quest’anno, e ne usciremo vincitrici. Alla faccia di
queste
quattro serpi.
- La
verità è che tutte le storie che
girano intorno ai licei umanistici, nella maggior parte delle ipotesi,
sono
molto credibili e… concrete. Ecco, la mia è una classe di diciassette
ragazze
che un giorno sì- e pure l’altro- sono in piena crisi pre-mestruale. La
convivenza non è semplice, vige la legge del più forte. O della più
furba. O
nel nostro caso, di quella che riesce a strillare di più. E
oggettivamente
parlando, è seriamente difficile che qualcuno mi batta. Devo essere
sincera,
l’astio e l’acidità di almeno una decina di loro sono stata proprio io
a
incitarli… Ma effettivamente, se c’è una cosa che odio è l’ignoranza.
L’ignoranza nel senso lato del termine. Non conoscere, non voler
conoscere e
imputare giudizi a destra e a manca. E, considerato che sembra, di
questi
tempi, piuttosto normale che una diciottenne standard abbia interessi
molto
diversi dai miei e non spinga il proprio naso oltre alle apparenze,
allora
bene. Mi consola il fatto che presto io e Carola ne verremo fuori.
- Alla
fine, se c’è una cosa che ci
accomuna è proprio questa: l’essenza del progetto, della curiosità. Ci
piace
studiare cose diverse, ma ci piace anche pensare che un domani, grazie
ai
nostri interessi, avremo un futuro solido. Da donne emancipate e in
carriera.
- Quindi,
non siamo come loro.
Semplicemente perché abbiamo fame di cose vere, e qualcuno, sin da
bambine, ci
ha fatto capire che la frivolezza non è la chiave del mondo.
- La
De Santi arriva con dieci minuti di
ritardo. Questo istigherebbe una persona normale al suicidio visto e
considerato che dieci minuti di ritardo, nel suo vocabolario,
significano venti
minuti di recupero nelle ore altrui.
Ma
noi ci abbiamo fatto quasi l’abitudine.
- Dio
dammi la forza.
- La
De Santi incarna il perfetto ideale
hitleriano di docente modello. Non si scherza. Non si ride, se non a
Natale o
Pasqua. Non si dorme. Non si vive. Si studia.
- Cinque
anni con lei ci hanno insegnato
che le normali tecniche adottate dallo studente medio e perfezionate
con
l’esperienza, per saltare-bigiare un’ora delle sue lezioni, sono
impraticabili.
L’unico modo per potersi salvare è affrontarla. E questo, soprattutto i
primi
tempi, non portò a nulla di buono o congeniale al fine di salvare
l’anno senza
debiti formativi. Nulla di buono come file s
- u
file di genitori davanti alla sua
cattedra ai colloqui, sfilze su sfilze di tre politici, e mega su mega
cazziatoni post e pre compito.
- E
quest’anno l’aggiunta della cattedra
di storia e lettere, sembra un boicottaggio agli esami di Stato. A
questo proposito
potrei anche non lamentarmi, nonostante sia stato difficile, ho
raggiunto con
sacrificio il mio fatidico nove in latino. Beh, inizialmente pensava
utilizzassi qualcosa per fregarla, per fargliela sotto il naso, quindi
mi ero
abituata alle sue reazioni. Durante ogni compito finiva letteralmente
per
sdraiarsi sul mio banco, alla ricerca di pizzini, traduzioni scritte
sulle mani
o, vista la foga con cui si agitava, oggetti contundenti nascosti nel
mio
eastpack. Ma alla fine, dopo cinque anni sembra essersi rassegnata. Ma
il motto
è : “Con me Benedetti, non basta mai”.
- Sissìgnore.
- -Scusate
il ritardo e chiudete quella
porta! Entra una
filippina! Allora,
aprite il Tria, pagina ottocentonovantasette: Ovidio. Oggi ci fermiamo alla vita e
iniziamo il classico
del libro primo, Caos e Primigenio.
- -Prof,
ma giusto ieri abbiamo fatto
Livio e Vitruvio…
- Riggio.
È stato bello averti come
compagna di fila. Tutto sommato non davi problemi…
- -E
quindi Riggio, di grazia, dove
dovrebbe stare il problema? Vi avverto, tutti e nessuno escluso, dalla
settimana prossima cominciamo le interrogazioni pre- pagellino. Inutile
girarci
attorno, come la prof Negroni vi avrà già detto, i giochi sono fatti.
Manca un
mese pieno allo scrutinio finale e non pensate che il sessanta vi venga
regalato. Se io ritengo che qualcuno di voi non sia sufficientemente
preparato
ad affrontare la maturità, non mi farò scrupolo alcuno a bocciare.
Ricordate
che le materie che quest’anno mi sono state affidate, sono tre.
Palladini,
leggi.
- Un
solo sguardo con Carola basta a
capire che stiamo sotto un tram, o sotto un treno, per intenderci.
Abbiamo
appena finito la sessione estenuante di simulazione di esami, e per noi
che
contiamo di uscire con un voto che vada dal novanta in su, non è e non
sarà
facile. Il fiato sul collo. Ecco cosa sento. Passerò l’ennesimo fine
settimana
tra i libri di latino e quelli di pedagogia. Un minuto di silenzio per
la mia
vita sociale.
- Quando
la De Santi esce, dopo le sue
tre ore ininterrotte di ciarla intervallata da minacce di asfaltamento
della
classe, ho bisogno di uno psicoterapeuta.
- -E
io che pensavo di uscire, almeno
questo sabato… E invece alternerò l’aerosol a Ovidio e agli integrali
superficiali!
- -
A chi lo dici, mi avevano detto ci
fosse la Luna questo sabato, portavano quella dj… Te la ricordi Carola?
Quella
dei diciotto di Adriana!
- Mi
guarda con una faccia
incommentabile.
- -C’è
la luna questo sabato?
- La
luna è un locale di noialtri, dove
ci va gente figa- anzi, faiga- ma non troppo. Lì dove, in poche parole,
abbiamo
passato i più bei sabati della nostra vita dai diciassette ad oggi,
costringendo, per forza di cose, i nostri a mettersi una tuta sul
pigiama per
venirci a prendere a notte fonda. In realtà non andiamo sempre in
discoteca,
giusto un sabato sì e uno no, anche perché altrimenti il padre di
Carola e mia
madre si coalizzerebbero per ucciderci. Dev’essere mostruosamente
emozionante
svegliarsi alle tre e mezzo per andare a prendere tua figlia, di fronte
ad un
locale pieno di adolescenti, con l’emicrania e la voglia di vivere di
uno
scolapasta. Ma sorvoliamo.
- -Sì
stamattina mi hanno invitato all’evento su facebook. Ma lo guardiamo
col
cannocchiale, lunedì ci pelano come patate…
- -Ma
tu lo sai che mi aveva chiesto
Matteo se ci andavo?
- Ah?
Cosa? Come? Ma soprattutto, perché?
- Sono
le tre le verità assolute,
indiscutibili, gli assunti certi e verificabili su cui poggia il mio
mondo: la
terra è sferica, la matematica è la disciplina su cui si fonda
l’universo, e a
Carola non interessano i ragazzi. No, a Carola non interessano,
semplicemente
perché si dice disinteressata a chiunque, crede i suoi obiettivi siano
altri. E
nonostante io, in questi tanti anni di amicizia, abbia provato a farle
cambiare
idea in quanto amica sgamata e decisamente più incline alle cotte brevi
ma intense,
lei è rimasta sulle sue idee. E credetemi, io ho una capacità
persuasiva
dirompente. Perfino nel suo diario, preciso e lindo, ha disegnato un
cuore con
dentro la frase: “non mi piacerà mai nessuno”. Un caso disperato.
- Non
che io non lo sia, alla fine. Anzi,
forse lo sono più di lei. Crescendo ho maturato l’idea di non potermi e
non
volermi innamorare. Di certo mi impelago in situazioni imbarazzanti,
prendo
sbandate stupide per tipi altrettanto stupidi e che dopo un tot di
tempo non
riesco nemmeno a spiegarmi. Ma niente di importante, o comunque, niente
che mi
abbia lasciato il segno. Emozioni tiepide, che generalmente mi inducono
a
capire che le mie priorità per ora siano altre. Non lo desidero nemmeno
l’amore, ogni tanto frequento qualcuno, e mi fermo quel tanto che basta
dal
perderci tempo dietro.
- -Ma
Matteo chi?
- Sorride.
No, tenta, malamente, di
nascondere il risolino. Buddha, Dio, Allah, i Re Magi, la
principessa Sissi
e Martin Luther King, siamo rovinati.
- -Ma
non te l’ho detto? Un cretino è. Veniva
all’asilo con me, mi faceva sempre le smorfie. L’ho visto in chiesa
quando li
aiutavo a vendere i rosari per Pasqua e lui mi ha aggiunto su
facebook.. E mi
scrive ogni sera.
- -
Hai capito tu? Ma non è che questa è
la volta giusta che ci rimani sotto anche tu?
- Mi
guarda con gli occhi di fuori.
Sembra La De Santi durante i consigli di classe estivi.
- -Ma
che dici! Che uno così che me lo
voglio? Io lo dicevo tanto per dire, figurati se mi interessa… Io sto
bene con
me stessa.
- Se
e io e Palladini la domenica mattina
andiamo all’oratorio insieme. Vabbè.
- Taccio
e solo per il momento chiudo la
conversazione, con l’intento di riaprirla più tardi tentando di capirne
di più.
- Dopo
sei ore di tormento, usciamo
pestandoci i piedi, ed è come vedere l’acqua nel deserto. Carola ha
minimizzato
il discorso Matteo ma la situazione non mi quadra e mi impongo
mentalmente di
investigare.
- A
fine serata, dopo aver lasciato la
mia testa a fumare dinnanzi allo stesso paragrafo di pedagogia –
maledetta
pedagogia- per tre ore e mezzo e solo dopo aver visto ad occhi chiusi i
miei
neuroni far le valigie e partire per le Maldive, chiudo i libri
frustrata e
apro il frigo. Rocky mi guarda. Otto chili di ciccia il mio gatto nero
tutto
occhietti. La mattina si piazza davanti alla porta del bagno fino a
quando non
sente il getto dello sciacquone, e se vado in bagno con la porta aperta
mi
mette inquietudine. Avete presente quando si dice che agli animali
manca la
parola? Beh, al mio manca solo di fare pipi sul water, per il resto è
uno di famiglia.
- Richiudo
il frigo pensando di farmi un
panino, e mentre lo faccio, la mia mente si illumina. Ecco, quando alle
donne
viene in mente qualcosa- annotiamolo- non è mai qualcosa di positivo.
Anzi.
- Afferro
il telefono e aspetto mi
risponda.
- -Oh
Aurora, sono in coma indotto da
studio coerc-
- -Ho
un’idea!
- -Spara,
intanto preparo l’aerosol…
- Storco
il naso, che schifo. Le dico le
mie genialate e lei si fa l’aerosol. No Maria, io esco.
- -Allora,
prima cosa: che schifo.
Seconda cosa, andiamo alla luna… Abbiamo bisogno di staccare, e uniamo
l’utile
al dilettevole… c’è quell Matt-
- -Ti
uccido! Non è come pensi, io te lo
dicevo per dire…
- Rido,
tentando insistentemente di
convincerla,
- -Vabbè
è fatta, ma solo perché se
studio anche sabato sera giuro che mi do al cocktail farmaceutico.
- Effettivamente povera
Carola, tanto dolce
quanto perennemente malaticcia. Potrebbe darsi seriamente alle scienze
farmaceutiche, laurea ad honorem per esperienza personale in campo.
- -
Tieni duro Tyson, ci divertiremo.
Piuttosto comincia a controllare l’evento, così vediamo chi ci va. Ci
divertiremo fratella!
- Certo,
la De Santi si sazierà delle
nostre carni, ma noi ci divertiremo.