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Autore: Alida Dreamer    10/04/2015    1 recensioni
Perché noi donne siamo così, ci riempiamo la testa di parole inutili come “nonostante tutto”, “per sempre”, “anche se”.
Che poi “nonostante tutto” e “anche se” un’emerita cippa.
Il fatto è che dal Paleolitico ci ripropongono la storia del sesso debole.
E noi neghiamo ovviamente – la chiave della vita è negare, anche davanti all'evidenza- ma non riusciamo mai a farlo bene. Mai. Perché? Perché ci sarà sempre una sola piccolissima ma importantissima parte del nostro cervello che continuerà in maniera del tutto- o quasi- indipendente dal nostro volere a macinare le parole di qualcuno che in noi il segno l’ha lasciato.
E in me l’aveva lasciato di brutto, marchiato a fuoco. E come in ogni cliché che si rispetti, ci ero rimasta con la pelle e con il cuore, secca, arida come una pianta in mezzo al deserto.
Gli avevo regalato l’anima. E mi era stata tornata indietro, tutta stropicciata, puzzolente di naftalina, pronta per prendere fuoco.
Sì, faceva male. Scommetto più di quanto ne facesse a lui.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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A me stessa,
alla mia insicurezza,
alle notti passate in paranoia,
alla mia vita e ai miei sacrifici.
Alla mia scrittura, per tutte le volte che c’è stata e ci sarà.
       
 
# Prologo
 
Gli disse che l’amore era un sentimento contro natura, 
che dannava due sconosciuti 
a una dipendenza meschina e insalubre,
 tanto più effimera quanto più intensa.
 Gabriel García Márquez
 
Era finita così.
Per miei pensieri ambigui, e per il senso che sembravo voler dare ad ogni cosa.
Per la sua testardaggine, per il suo amor proprio.
Per il suo maledetto, maledettissimo egoismo.
-È troppo tardi per chiedere scusa. Troppo tardi Lorenzo.
Nonostante tutto, non potevo non ricordare. Perché noi donne siamo così, ci riempiamo la testa di parole inutili come “nonostante tutto”, “per sempre”, “anche se”.
Che poi “nonostante tutto” e “anche se” un’emerita cippa.
Il fatto è che dal Paleolitico ci ripropongono la storia del sesso debole.
 E noi neghiamo ovviamente – la chiave della vita è negare, anche davanti all’evidenza- ma non riusciamo mai a farlo bene. Mai. Perché? Perché ci sarà sempre una sola piccolissima ma importantissima parte del nostro cervello che continuerà in maniera del tutto- o quasi- indipendente dal nostro volere a macinare le parole di qualcuno che in noi il segno l’ha lasciato.
E in me l’aveva lasciato di brutto, marchiato a fuoco. E come in ogni cliché che si rispetti, ci ero rimasta con la pelle, e con il cuore, secca, arida come una pianta in mezzo al deserto.
Gli avevo regalato l’anima. E mi era stata tornata indietro, tutta stropicciata, puzzolente di naftalina, pronta per prendere fuoco.
Sì, faceva male. Scommetto più di quanto ne facesse a lui.
E così ritorniamo al discorso del sesso debole… Siamo così noi donne, ci facciamo impapocchiare dal primo che mostra qualche segno apparente di processi neurali vivi e pimpanti, diventiamo piccole così, e magari ci crediamo anche. Ma eccolo lì!
Il problema di fondo è essenzialmente questo: crederci. Non lo si dovrebbe fare, non così spesso. O comunque, non con le persone sbagliate.
Sarebbe sempre meglio tenersi addosso la corazza, così per sicurezza.
Beh, io la mia l’avevo gradualmente sepolta, insieme all’ascia di guerra. Poi avevo levato lo scudo. L’avevo lentamente scostato da me, pronta a rischiare tutto.
E col senno del poi sarebbe davvero stato meglio se quella corazza ammaccata e quello scudo arrugginito me li fossi tenuti strettI, pronta a parare i colpi.
Ligabue docet: non è il male né la botta, ma purtroppo il livido.
Non credo nelle persone che pensano di poter morire d’amore. Io per esempio, non ero morta. Semplicemente, avevo smesso di fidarmi. Avevo chiuso le mie porte, blindando il blocchetto delle possibilità. Negandole a chiunque, ma anche negandomele.
Perché io avrei continuato a cavalcare la mia vita, ma la mia ferita non si sarebbe rimarginata. Mi sarei laureata, avrei incontrato nuove persone, avrei riso e pianto.
Ma mai di gusto. Semplicemente perché tutti non sarebbero mai stati lui.
E non ci sarei più rimasta fregata, non sarei mai più cascata nello sguardo di nessuno.
 
-Ogni volta che ti penso mi viene da vomitare Lorenzo. Per te, per me. Per quello che eravamo e che non saremo mai più. E faresti bene ad odiarmi, perché ti schifo.
-Ti amo.
In realtà credo che l’amore abbia innumerevoli effetti collaterali che i film e i libri sembrano non accennare. Altrimenti, chi li guarderebbe? Illudiamoci signore! Ma ricordatevi di tenere chiuse le cinture di sicurezza!
Beh l’ammore, sì, l’ammore, se non è Amore, vi taglia in tronco. Nausea, diarrea, gastrite, colite, emicranie.
Insomma, notti passate a rileggere conversazioni su Whatsapp, a piangere guardando c’è posta per te, a magnare come se non ci fosse un domani.
In realtà, proprio perché sono una persona cinica e razionale -cogliere l’ironia della frase- piango anche adesso.
Non per lui. Per me. Vorrei davvero non averlo mai incontrato.
È come se la mia vita avesse perso il suo colore originario, come se si fosse scolorita dopo averlo perso.
Come dicevo prima, la chiave della vita sarebbe mentire davanti all’evidenza.
Ma io non potrei mai farlo davanti ad un’evidenza talmente evidente.
Sono passati due anni, ma io non l’ho dimenticato e, forse, se l’amore non è una barzelletta, lo amerò sempre. Ma l’amore ti toglie il fiato e quando scompare, a volte, più che vivere sopravvivi.
“L’amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose”
Lo perdi sì, e non lo recuperi più. Ragion per cui mi prostro dinnanzi al sesso debole e mi elevo a rappresentante: noi donne ci cadiamo spesso e volentieri, e quando lo facciamo siamo delle pere cotte.
Celo malamente e spesso con ironia il mio timore.
Il timore lecito di poterlo rivedere, di poterlo toccare, sentire. Il timore di poterlo dimenticare.
Celo male anche il fatto che, nonostante sia passato del tempo, ogni tanto mi arrabbio ancora con me stessa.
Una certezza in questi anni è rimasta immutata:
non poter e non voler dimenticare, perché se lo facessi perderei il colore anche dentro di me.
Io in fondo, a quell’amore, e a Lorenzo, devo tutto.
E quindi, care donne, stavolta allacciate bene le cinture e preparate gli airbag…
“Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”.
   
 
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