Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    13/04/2015    4 recensioni
Touma era immobile in quella posizione da chissà quanto. Le mani premute contro il lavandino, le braccia tese, le spalle contratte. Lo sguardo fisso sul proprio riflesso allo specchio.
Occhi negli occhi, stava fissando sé stesso così intensamente e così a lungo che ad un certo punto gli sembrò di non riuscire a riconoscersi più.
Tutto quello che voleva era capire cosa ci fosse di diverso, e perché non riuscisse a togliersi di dosso quella sensazione di strano e sbagliato che si portava dietro da tre settimane, da quando si erano scontrati con quel demone. Ma il riflesso nello specchio continuava a guardarlo in una maniera che lo faceva sentire come se tutti i piani verticali e orizzontali della sua esistenza slittassero e si inclinassero, fino a comprimerlo come dentro ad una scatola schiacciata.
Genere: Angst, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola nota prima di iniziare (avrei dovuto metterla subito, ma l'ho dimenticato... XD). Leggendo questo capitolo, vi sarete resi conto che è cambiato qualcosa.
Se c'è qualcosa che vi suona strano, è perchè ho cambiato il tempo delle narrazione, passando dal presente al passato. Immagino non sia gradevole trovarsi un cambio del genere a metà storia, e me ne scuso, ma ormai non riuscivo più a gestire la narrazione così come l'avevo iniziata, e alla fine mi sono decisa a riconvertire il tutto al passato.
Ovviamente ho modificato anche i capitoli vecchi, perciò l'inconveniente sarà evitato almeno per chi comincia a leggere la storia adesso da zero.
Buona lettura, e scusate ancora per il trambusto! <3


L'auto imboccò la curva a velocità troppo elevata. Seiji riuscì a mantenere il controllo della vettura, ma i passeggeri vennero sballottati a destra e sinistra.
La testa di Touma rotolò bruscamente di lato, andando a sbattere contro la spalla di Shu.
Appena erano arrivati all'auto, il samurai del cielo era crollato. Impossibile capire se fosse colpa del demone o se avesse semplicemente ceduto alla stanchezza ed al calo di tensione, così si erano limitati a farlo salire ed assicurarlo con la cintura. Poi erano ripartiti alla volta di Hirakata.
Shu gli sollevò con delicatezza il capo, rimettendolo dritto.
“Seiji, se hai bisogno di sfogare la tua rabbia, sei pregato di trovare un altro modo e lasciar guidare a qualcuno più calmo di te!”
“Sono calmo.”
“No che non lo sei! Non ho voglia di schiantarmi con l'auto solo perché tu e Touma avete dei segreti!”
Seiji fece per replicare, ma poi richiuse la bocca senza aver detto nulla. Ryo, che era seduto di fianco a lui, parlò per la prima volta da quando erano ripartiti.
“Seiji, cosa ti ha detto Touma?”
“E non dire che non è niente di importante, per favore. - Intervenne Shin. - Sei troppo agitato perché possa essere così.”
“Touma ha deciso di parlarne solo con me, ed io rispetterò questa sua scelta. Chiedete a lui.”
Shu fu tentato di ribattere, ma rinunciò. Il tono di Seiji lasciava intendere che non avrebbe detto altro, così ciascuno di loro lasciò cadere a malincuore l'argomento, almeno per il momento.
Shin osservò il nakama seduto accanto a sè: il capo era abbandonato all'indietro, gli occhi chiusi. Di tanto in tanto contraeva il viso in una smorfia, a volte sofferente, a volte rabbiosa.
Si chiese come lo avrebbero trovato quando si sarebbe svegliato. Sarebbe stato ancora Touma, o sarebbe stato diverso?
Dal momento stesso in cui avevano capito cosa stesse succedendo, Shin non aveva potuto fare a meno di lanciarsi in congetture ed immagini allarmanti, nelle quali vedeva il suo nakama cambiare un po' alla volta, fino ad essere completamente sostituito dalla presenza che ora albergava in lui.
Più ci pensava, e più si convinceva che dovevano far presto.
Perlomeno lo avevano trovato ed erano tutti assieme: nonostante tutto, Shin non poteva provare altro che fiducia, quando erano uniti.
 

Sulla grande terrazza dai parapetti di legno laccato soffiava sempre il vento.
A volte era sottile e leggero come una brezza profumata, a volte rombava come se dovesse portare tempesta.
In un caso e nell'altro, era sempre il frutto di tutte le forze opposte e profondamente diverse che si incontravano lì, lungo il confine tra il mondo degli uomini e quello degli Youja.
Kayura aveva stabilito in quel luogo la propria residenza, dalla quale poter custodire il confine tra i due mondi ed adempiere al compito da cui Arago aveva cercato di strapparla, secoli prima.
Il piccolo palazzo di pietra si ergeva al termine di una lunga e sottile striscia di terra che attraversava le acque basse e lucenti sulle quali si rifletteva un cielo dorato dalle numerose lune.
Poco oltre la casa, l'acqua cambiava lucentezza e consistenza, fino a diventare impalpabile come aria. Spingendo lo sguardo il più lontano possibile, si poteva vedere come si trasformasse nel cielo degli uomini.
Inizialmente Kayura aveva faticato ad accettare la propria natura e la verità che le era stata nascosta fin da bambina, quando era stata strappata al proprio clan per divenire uno dei guerrieri al servizio del male.
Tutto ciò che aveva conosciuto vivendo a Bonnokyo aveva cominciato a dissolversi quando si era scontrata con quei cinque giovani guerrieri. Da quel momento in poi, ogni cosa si era susseguita così in fretta che era rimasta a lungo con la sensazione di non riconoscersi, e di non appartenere a nessun luogo.
Per un po' aveva vagato sulla terra, in cerca di qualcosa che potesse far riaffiorare ricordi perduti, o rispondere a qualcuna delle sue domande. Era stata affascinata da tante cose, ma presto se ne era stancata. Il tempo degli uomini aveva un modo di scorrere che Kayura avrebbe potuto definire solamente come estenuante. Giorno dopo notte, dopo giorno, stagione dopo stagione... Per chi, come lei, era abituata alla quieta immutabilità di Bonnokyo, questo ritmo cadenzato e senza fine era difficile da sopportare.
Così era tornata dove aveva trascorso buona parte della vita, ma nemmeno lì aveva trovato il proprio posto: aveva impiegato ancora un po', prima di capire quale fosse il proprio destino.
Lo shakujo avrebbe potuto guidarla fin da subito, ma inizialmente vi si era opposta.
C'erano molte voci che risuonavano in esso.
Quella di Kaosu le trasmetteva una struggente malinconia per tutto ciò che sarebbe potuto essere e non era mai stato, e la spingeva ad allontanarsene.
Anche Shuten vi aveva impresso nitidamente il proprio passaggio, per quanto fosse stato fugace, e quella voce la tormentava più di tutte le altre, sprofondandola nella vergogna e nel rimorso.
Solo quando era riuscita ad accettare anche questo aspetto del proprio passato aveva potuto cedere allo shakujo, ed esso le aveva lasciato trovare, un passo alla volta, la strada che le spettava percorrere.
Anche in quel momento era accanto a lei, poggiato alla sua spalla esile e sostenuto dal braccio nascosto dalla ampia manica del kimono.
Erano entrambi in ascolto delle correnti, poiché da diversi giorni del tempo umano era accaduto qualcosa che li rendeva inquieti.
Kayura percepì le tre presenze non appena si furono materializzate alle sue spalle. Strinse le labbra con disappunto, quando ricordò come si sarebbe rivolta a loro, in un altro tempo.
Questa volta, invece, non disse nulla e lasciò che fossero loro a parlare.
“Anche tu hai sentito cosa sta accadendo. - Colui che aveva portato il nome di Anubis era distante, probabilmente era rimasto accanto alla porta da cui si accedeva al terrazzo. - Farai qualcosa, questa volta?”
“Non è il compito che mi è stato affidato. - La voce era quieta ma ferma. - Non ho voce in capitolo su ciò che accade al di qua ed al di là di questa linea.”
Da quando si era stabilita in quel luogo, tutto ciò che aveva fatto era stato vigilare sulla linea che i Kami avevano posto tra i due mondi. Soltanto una volta gli accadimenti che aveva percepito erano stati tali da farle sentire il desiderio di intervenire. Aveva osservato Suzunagi e le sue mire, tenendosi pronta a tornare sulla terra e provare a fermarla. Ma lo Shakujo le aveva parlato con la voce di Kaosu. L'aveva fermata, invitandola ad avere fiducia nell'unione dei cinque cuori dei Samurai. Aveva atteso, inquieta, e per fortuna i fatti avevano dato ragione ancora una volta al monaco.
“Il tuo compito è vegliare su questo confine, ma questa volta le cose si stanno mescolando. - La voce di Rajura gli giungeva più vicina, qualche passo dietro di lei. - Se uno di loro diventerà uno Youia, la linea di divisione potrà dirsi davvero intatta?”
“Voi credete che spetti a me decidere, ma non è così.”
“Ma non è vero nemmeno il contrario.” Chi aveva indossato l'armatura del veleno si fece avanti, unico tra loro a mostrarsi ai suoi occhi. Lei lo guardò: tra tutti loro, era quello che maggiormente era stato cambiato dall'intervento di Arago. Ora che aveva recuperato buona parte della propria natura umana, i suoi occhi pacati e silenziosamente sofferenti sembravano una sgargiante bandiera di cosa poteva compiere il Male.
Kayura sospirò, riportando lo sguardo all'orizzonte di cielo ed acqua, e strinse un po' più forte lo Shakujo.
“Aspetterò di avere una risposta. Sono certa che Kaosu avrà qualcosa da dirmi.”
“Farai ciò che ti dirà?”
“E' probabile.”
Un attimo dopo, era di nuovo sola.
Sorrise a sé stessa, un po' dispiaciuta, un po' divertita. Fino a quel momento era riuscita a lasciarsi guidare, ma il suo vero spirito non si era mai davvero sopito. Nemmeno quando era tra le file di Arago, l'obbedienza sarebbe stata inscritta tra le sue migliori virtù.

 

Si stava facendo sera. Seiji aveva ceduto il volante a Shu da circa una mezz'ora, dicendo di essere stanco. In realtà, ormai non riusciva più a reprimere l'istinto di controllare a vista Touma, e cercare di percepire più chiaramente possibile cosa stesse succedendo. Si era seduto dietro, accanto a lui, e gli aveva preso la mano, mettendosi in ascolto.
Per un po' non aveva percepito nulla: era tutto così calmo che pian piano aveva ceduto alla stanchezza, appisolandosi appena con la testa poggiata alla sua. Poi era arrivata la scossa: era stata così violenta che per qualche attimo non era nemmeno riuscito a distinguere se fosse arrivata attraverso il legame, e stesse esplodendo solo nella sua testa, o se fosse fuori da sé e li stesse coinvolgendo tutti.
Sentì stridere i freni dell'auto, e venne schiacciato contro la portiera dalla violenta sbandata che stavano prendendo.
Shu diede fondo al proprio sangue freddo per riuscire a rimettersi in carreggiata ed evitare di finire contro uno degli alberi che costeggiavano la strada.
Riuscì a fermare l'auto, ed un attimo dopo il motore si spense, dando segno di non volersi riaccendere. Lui e Ryo saltarono fuori in un istante, mentre Shin e Seiji rimanevano con Touma, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Improvvisamente mille figure scure avevano cominciato a materializzarsi attorno a loro. La prima era apparsa proprio nella traiettoria dell'auto, facendo sterzare violentemente Shu, ed ora ne stavano arrivando tantissime altre. Li circondavano, facendosi via via più fitte, e sembrava avessero ognuna una sorta di doppio, riflesso a testa in giù sopra di sé.
Un esercito di demoni appesi al cielo come pipistrelli in una grotta, ed un altro esercito gemello, che si stava stringendo attorno ai samurai.
Quando Shin riportò la propria attenzione all'interno dell'abitacolo, ciò che vide gli fece dimenticare per un attimo tutte le creature attorno a loro: Touma si era sollevato dallo schienale. Inizialmente la schiena rigida e gli occhi sbarrati avevano fatto credere a Shin che si fosse svegliato, ma dopo un istante si era accorto che non era così: non era di Touma quello sguardo, e non era la sua volontà a muoverlo, quando uscì dall'auto, scavalcandolo con uno scatto improvviso.

  
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