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Autore: Iaiasdream    14/04/2015    6 recensioni
Come ogni normale essere mortale, anche il mio Lys ha i suoi lati storti. Oltre alla dimenticanza, la cosa che detesto è il suo amico del cuore: quell'arrogante, sbruffone, antipatico, play boy, scontroso di Castiel..... In quel momento, ho come un flebile barlume di lucidità. quel movimento, scatena in lui il sudore, che evapora sotto forma di profumo, innalzandosi e invadendo le mie nari, dandomi una sensazione strana, come un giramento di testa, ma non dipende dall’essenza, bensì da chi la indossa, e non è Lysandro.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’AIUTO DI CASTIEL
 
 
<< Ehi Dajan, aspetta... >>. La voce sconosciuta, ferma le gesta della persona che sta per entrare nella cabina dove mi trovo completamente nuda e indifesa. Riapro gli occhi ritrovandomi a guardare il tessuto bianco che per fortuna mi fa ancora da barriera. Vorrei tanto sospirare di sollievo, ma la voce dell'intruso, mi fa capire che sono ancora in pericolo.
<< Che vuoi? >> chiede alla persona che lo ha fermato.
<< Non vedi che la tenda di quella doccia è chiusa? >>
<< E allora? >>
<< Sicuramente c'è qualcuno, e penso sia proprio Castiel >> poi sento sussurrare << hai visto che è andato via prima di noi, lo sai che non gli piace essere visto mentre si lava >>.
Alla faccia della discrezione! Mi dico. Se al posto mio ci fosse stato l'idiota avrebbe sentito tutto. Fatto sta che quelle parole convincono Dajan a non aprire; ma questo non contento esclama smuovendo di poco la tenda senza sollevarla: << Ehi Cass, sei tu? >>
Cavoli, e adesso che faccio?
La paura si fa sentire ancora una volta. Devo assolutamente fare qualcosa prima che si accorgano di tutto.
Trattenendo il respiro mi guardo intorno, e piantando gli occhi verso la valvola del rubinetto, la prima cosa che mi viene da fare è girarla per aprire l'acqua, la quale, mia unica aiutante, inizia a scrosciare irrefrenabile.
<< Ok, come non detto >> lo sento sospirare, e lo faccio anche io ormai sollevata. Adesso non mi resta che aspettare che questa mandria di trogloditi, lascino lo spogliatoio, cosicché possa trovare qualche soluzione per svignarmela da questo casino.
Nel mentre, cerco di pensare a chi possa avermi fatto uno scherzetto del genere: Ambra, di sicuro. Ha voluto vendicarsi per ciò che è successo, ma non riesco a credere che si sia abbassata a certi livelli... no. Infatti mi ricredo subito, mi è bastato ripensare a quando rubò le risposte degli esami, incolpando suo fratello.
Che idiota. Sibilo scuotendo la testa. Sospiro un'altra volta, e vendendo quella calda pioggia cadere irrefrenabile davanti a me, invitandomi a  farmi coccolare ancora, mi inoltro in essa senza pensarci due volte.
Dopo qualche minuto, passato a prestare attenzione ai movimenti e le voci dei ragazzi, mi accorgo che a poco a poco, il posto si sta svuotando; ne percepisco solo due: quella di Dajan e quella del ragazzo che era con lui.
<< Andiamo Daji! Ho un appuntamento con uno schianto di ragazza >> esclama quest'ultimo con voce eccitata.
<< Non aspettiamo Castiel? >> chiede l'altro riavvicinandosi alla mia doccia.
"Oh Cielo! Ma è una fissazione la tua!" penso serrando la mascella.
Incrociando ancora una volta le mani al petto, mi allontano dall'acqua ripoggiandomi all'angolo del muro, dove il freddo e umido mattone mi fa sussultare.
<< Ehi Cass... >>
<< Dajan, lascialo perdere! Non farlo incazzare! >> lo ferma l'amico.
"Dovrei ricordarmi di questa voce, perché quando incontrerò il ragazzo che la possiede, dovrò ringraziarlo infinitamente" mi dico, mentre ascolto i due uscire dall'abitacolo.
Quando mi rendo conto che intorno a me, solo l'acqua è protagonista di tutti i rumori, lentamente, come se stessi avendo a che fare con una bomba, avvicino la mano alla valvola del rubinetto, e chiudo.
Finalmente il silenzio. E finalmente posso sospirare rumorosamente, senza avere paura di essere scoperta.
<< Dio mio, ti ringrazio! >>. Così, dopo quel piccolo sfogo, posso pensare a come fare per rimorchiare qualche abito. Dovessi anche indossare una tuta puzzolente e viscida, devo pur vestirmi, anche se quest'idea, balenatami nella mente, mi fa venire il volta stomaco, devo cercare di farmi coraggio, e provando a raccoglierne il più possibile, mi sporgo verso la tenda, afferrandone un lembo, e spostandola a un lato con un colpo secco; ma non appena lo faccio, ciò che mi si staglia davanti, mi blocca tutti i sensi, facendomi perdere anche un battito.
Castiel a pochi passi da me, completamente nudo e con un asciugamano fra le mani, mi guarda con occhi sgranati dallo stupore e le labbra dischiuse in un espressione, che detta da me potrebbe sembrare strana, ma è terribilmente affascinante.
Come un ebete, rimango ferma, non capendo se questo mio black-out è dipeso dall'attendere una qualche sua reazione, o dal semplice motivo che quella visione mi ha semplicemente paralizzata.
Eppure non posso stare così, devo pur far qualcosa. Questa situazione si sta letteralmente degenerando. Cerco di accennare un movimento, almeno per coprire la mia intimità, ma non appena mi accingo a farlo, la porta di entrata si apre, e Castiel, d'istinto, mi poggia violentemente una mano sulla bocca, spingendomi verso il muro, entrando nella cabina insieme a me, e tirando la tenda alle sue spalle.
Ci ritroviamo con i corpi che si sfiorano; la sua mano che preme autoritaria le mie labbra, arrivando a mozzarmi il fiato, e il suo calore che invade la mia pelle così spudoratamente.
I miei occhi fissi sui suoi pettorali, non riesco a muoverli; il mio orecchio destro è completamente succube del rumore del suo respiro, mentre quello sinistro, è concentrato ad ascoltare le voci intruse. Sembra essere il custode.
<< C'è ancora qualcuno? >> chiede quest'ultimo alzando la voce.
Castiel allontana la mano dalla mia bocca portandola alla valvola della doccia per aprire l'acqua, che ricomincia a scorrere scivolando come un velo di seta trasparente sulle sue spalle.
Il custode se ne va raccomandandosi di fare in fretta, e io ormai morta da un miscuglio di indescrivibili emozioni, mi ritrovo bloccata dallo spazio che ha creato l'idiota, poggiando gli avambracci, parallelamente al muro.
Il cuore mi batte a mille, e non riesco a fermare questo tremolio che so, non appartiene all'effetto del freddo. Sicuramente ho le guance imporporate; posso sentire il fuoco dentro di me bruciarmi di piacere, e forse è questa strana sensazione che mi fa avere uno scatto inaspettato anche per me.
Volgo il mio viso verso il suo pronta per esclamare la mia disapprovazione, ma mi ritrovo a guardarlo dritto negli occhi, a pochi centimetri dai miei, e a buttar fuori un'interrotta esclamazione fatta all'unisono: << Ma che diav... >>
Ciò che ci fa interrompere, non è la consapevolezza di aver pensato la stessa cosa, bensì il solo fatto che le nostre labbra si trovano a pochi centimetri l'una dall'altra, completamente sopraffatte dai rispettivi respiri. Rabbrividisco al sol guardare le sue perle di calda cenere, mentre mi accorgo che lentamente scendono, percorrendo i lineamenti del mio viso per poi soffermarsi sulla mia bocca e fissarla con intensità.
Sento il suo respiro tremare, mentre, forse inconsciamente, la sua pelle sfiora la mia imponendomi dei fremiti di piacere che mi riportano repentinamente a quella sera. Chiudo gli occhi donandomi a quel ricordo, e non mi accorgo che un gemito si libera dalla mia bocca.
Mi sto abbandonando ancora una volta, e non riesco a capire che sto sbagliando. Fortunatamente per me, Castiel non fa nulla. Si allontana lasciandomi lì.
Quando riapro gli occhi, lui ha aperto la tenda ed è scomparso dalla mia vista.
"Ma che diavolo stavo facendo?" mi chiedo avvolgendomi il petto con le braccia. Non posso credere che stavo cedendo un'altra volta a quel ricordo. Perché quando sto con lui mi dimentico di tutti? Di Lysandro e anche di Aisi?
<< Hai intenzione di far notte? >> lo sento esclamare a un tratto riportandomi bruscamente alla realtà. << Il custode non tarderà a ritornare >> aggiunge poi.
<< Non so se l'hai notato... >> soggiungo imbronciata << ... per mia sfortuna sono completamente nuda >>
Silenzio. Sento solo dei passi farsi vicini. Affondo la testa nelle spalle, coprendomi ancora una volta il petto; poi improvvisamente vedo qualcosa piombarmi in faccia. La raccolgo fra le mani, è una tuta acetata con lo stemma della scuola. La fisso incredula.
<< Mettiti questa >> mormora l'idiota davanti a me.
Rimango ferma non sapendo cosa fare né cosa dire, stando alla regola dovrei ringraziarlo, ma per dirla tutta il solo pensare una cosa simile, mi infastidisce.
Castiel mi guarda fisso negli occhi, assottigliando le sue palpebre come se stesse aspettando qualche mia reazione.
Decido allora di parlare, e presa nei polmoni quanta più aria possibile e preparandomi mentalmente, alla fine riesco solo ad esclamare minacciosa: << Non cercare di farti strane idee! Perché non è come pensi >>
Vedo Castiel sollevare un sopracciglio, e delineare la sua bocca in un sorriso strafottente.
<< L'unica cosa che riesco a pensare, è che sei un'idiota! >> risponde tutto d'un fiato atteggiandosi a indifferente, poi si allontana senza aggiungere altro.
E io dovrei ringraziarlo? Mi dico trattenendo il fiato dall'irritazione. Se non fosse perché ho pudore, gli avrei buttato in faccia la sua tuta e me ne sarei uscita fuori completamente nuda, fregandomene di tutti. Fortunatamente la pazzia non mi ha ancora fatto visita, così ingoio quel boccone amaro e inizio a vestirmi. Quando anche le mie gambe sono completamente coperte, esco dalla cabina e mi accorgo che lui è ancora lì con in dosso la stessa tuta che aveva mentre disputava la partita, e spensierato sta fumando una sigaretta.
Noto che ha cambiato solo la maglia: indossa una canotta aderente, nera e sbracciata che mostra in maniera sensuale tutte le forme dei suoi tonici muscoli. I suoi capelli umidi e scuriti, cadono morbidi sulla sua fronte, delineandogli un espressione sensuale.
Mentre porta il filtro alla bocca, con il pollice dell'altra mano digita velocemente delle parole sul suo cellulare.
Io rimango fissa a guardarlo, senza capirne il motivo; quando lui ad un tratto mi guarda e sbuffa scocciato una nuvola di fumo.
<< Perché non te ne vai? >> chiede serio.
<< Non preoccuparti, non ti sto aspettando! >> rispondo acida, raggiungendo la porta.
<< Non te l'ho certo chiesto. Era una proposta >>
<< Me ne vado, maestà! >> esclamo accennando un inchino e spalancando bruscamente la porta.
Il giardino del liceo è completamente deserto, capisco che sono andati tutti via, e mentre mi accingo a camminare nel corridoio degli spogliatoi, arrivo a toccare con i piedi, a pochi passi dalle docce, qualcosa di morbido e dal suono frusciante. Abbasso lentamente lo sguardo e non appena incrocio la scena con gli occhi, li strabuzzo rimanendo completamente allibita.
<< La... la mia roba... >> sibilo sentendomi soffocare da un groppo alla gola.
Strappati, macchiati, ricolmi di spazzatura e impregnati di fetore, i miei indumenti giacciono per terra come niente fosse, come segno di sfida, e si trovano proprio davanti la porta dello spogliatoio femminile, che mi accorgo essere aperta.
I miei occhi iniziano a bruciare e sento che si stanno repentinamente colmando di lacrime; tremo di rabbia, stringendo i pugni, fino a poter sentire le nocche voler lacerare la pelle, e le unghie affondare inesorabili i palmi.
L'unica cosa che riesco a pensare è il bel faccino di Ambra che gioisce per la sua ennesima vittoria.
<< Chi ti ha fatto questo scherzetto, deve essere proprio un'idiota! >>, sento la voce di Castiel alle mie spalle.
Trasalisco presa alla sprovvista, e velocemente porto le mani agli occhi per asciugarmeli, poi mi chino su quella collinetta di spazzatura, e inizio a raccogliere silenziosamente ciò che rimane della mia roba.
<< Che fai? Lasciali lì! >> dice lui, quasi infastidito. Lo ignoro, continuando a raccogliere. << Che seccatura! >> sbuffa allora, avvicinandosi a me. Si china e mi toglie prepotentemente la roba dalle mani.
Il gesto è talmente brusco, che perdo l'equilibrio e mi ritrovo per terra, con le mani poggiate su un lato a reggermi il busto e la testa chinata verso il basso, con i capelli che mi coprono interamente il viso.
<< Ho detto di lasciare questa schifezza! >> esclama l'idiota incavolato, gettando lontano le pezze sporche.
Continuo a ignorarlo, mentre disperatamente cerco di fermare le mie lacrime che sgorgano dai miei occhi completamente autonome. A queste si aggiungono i singhiozzi, così per non farmi sentire, mi mordo il labbro inferiore sigillandomi la bocca.
A un tratto, però, mi sento afferrare per il mento, e in un attimo mi ritrovo a guardare gli occhi in tempesta di Castiel, che mi fissano con serietà. Chiudo i miei non riuscendo a reggere quella sua espressione, e con un gesto del capo, scendo il mento dalla sua presa.
Lui però non si arrende, infatti come se niente fosse e completamente padrone dei miei atti, mi afferra per il polso facendomi rimettere bruscamente in piedi. Senza avere il tempo di ribellarmi alle sue gesta, mi ritrovo a seguirlo completamente succube e barcollante.
<< Che fai, lasciami! >> biascico tra i singhiozzi. Non mi risponde e stringendo la presa affretta il passo.
Non so cosa stia facendo o quali intenzioni abbia, e non so perché non riesco a fermarmi. In poco tempo ci ritroviamo nell'istituto. Noto che ci sono ancora alcuni ragazzi, i quali vedendoci entrare come due furie, ci fissano sbalorditi e stupiti. Mi stringo nelle spalle abbassando la testa per non farmi vedere, per di più sono senza scarpe, e mi sto vergognando come un verme, mentre Castiel, sembra intenzionato a voler raggiungere la sua meta.
Poco dopo, lo vedo fermarsi davanti una porta, mi accorgo che si tratta del bagno delle donne.
<< C-che intenzioni... >> cerco di chiedergli, ma non ho neanche il tempo di finire la domanda, che vedo la sua gamba spingere violentemente la porta, rompendo la serratura. All'interno, Ambra e le sue amichette rimangono spaventate a guardarci, mentre con tremore mantengono la loro profumeria.
Continuando a reggermi il polso, Castiel entra nel bagno.
<< Ca-Cass, che ci fai qui? >> chiede la maledetta, illuminandosi alla vista dell'idiota.
Quest'ultimo, senza rispondere, molla la presa su di me, si avvicina ad Ambra, e con un velocissimo gesto, le strappa dalla spalla la costosa borsa in pelle di coccodrillo. La biondona osserva ancora frastornata le sue mosse e solo quando vede i suoi milioni gettati nel water, comprende quello che il rosso ha voluto farle. Come una furia entra nella cabina cercando di salvare la sua amata borsa, ma essendo una di quelle ragazze con la puzza sotto il naso, si limita solo a gridare e a piangere.
<< No Cass! Che hai fatto?! Mia madre mi ucciderà! >> strilla impazzita.
Castiel non si ferma: la spinge nella cabina, toglie la chiave dalla toppa e la infila nella parte esterna, chiudendo Ambra, la quale inizia a gridare stizzita; poi volge lo sguardo verso le amichette che lo guardano terrorizzate e con un gesto del capo le ordina di entrare nelle altre cabine. Queste obbediscono tremanti e quando sono all'interno, il rosso chiude anche loro. Gettate le chiavi per terra, si poggia di schiena al lavandino, incrocia braccia e gambe e con un sorriso strafottente mormora: << Bene, adesso spogliatevi, e lanciate da questa parte i vostri indumenti >>
<< Cosa?! >> esclama Lì indignata.
<< Sei impazzito?! >> chiede incredula Charlotte.
<< Cass, ma che... >> prova a parlare tra i singhiozzi Ambra.
<< Ho detto di spogliarvi! >> urla Castiel con fare minaccioso.
Le tre tacciono. L'unico rumore che riecheggia dopo, sono tintinnii di cinte, e fruscii di maglie.
Mi ritrovo a guardare tutta questa scena e mi accorgo di sorridere, solo quando vedo Castiel guardarmi con un sorriso sensuale.
Come una stupida ritiro subito la mia espressione abbassando la testa.
Lui raccoglie la roba delle tre arpie, esce dal bagno e avvicinatosi a me mi invita a seguirlo. Acconsento in silenzio. Scendiamo al piano di sotto, e quando raggiungiamo l'atrio, vediamo avvicinarsi a noi Nathaniel, che sembra essere molto preoccupato.
Quest'ultimo ignora completamente il rosso e postosi davanti a me, mi afferra una mano chiedendomi che cosa è successo.
<< Non hai chiesto a tua sorella? >> ribatto arrabbiata.
<< Sì me l'ha detto >> risponde afflitto << ma perché indossi questa roba? >> chiede poi, squadrandomi dalla testa ai piedi.
<< I miei vestiti sono del tutto distrutti per colpa di uno scherzetto idiota, naturalmente opera della reginetta della scuola >> esclamo divincolandomi; poi senza aggiungere altro, mi avvicino a Castiel, lo prendo per mano, e lo trascino fuori dall'istituto.
Non so perché l'ho fatto, potrei dire che è stato un semplice gesto istintivo, o solo la rabbia.
Lo so, me la sto prendendo con Nathaniel, e questo è ingiusto. Ma è più forte di me. Il solo fatto di saperli fratello e sorella, mi irrita.
<< Dove mi stai portando? >> chiede ad un tratto Castiel, riportandomi alla realtà. Mi fermo lasciandogli la mano. Lui regge ancora fra le sue la roba delle stronze, e senza aggiungere altro si reca vicino un bidone della spazzatura gettando le stoffe con noncuranza.
Bene Audrey, adesso è giunto il momento per te, di ringraziarlo. Mi dico giocherellando con le maniche larghe della giacca.
<< Castiel, io... >>
<< Ti dò un passaggio, sei scalza >> m'interrompe lui, indicandomi la moto, parcheggiata a pochi metri da noi.
Annuisco e lo seguo.
Sale prima lui, poi cedendomi il suo casco, mi invita a imitarlo. Accetto senza proferir parola; infilo il casco, e con le mani afferro leggermente due lembi della canotta.
Lo sento sorridere, poi mettere in moto e partire con velocità.
Va troppo veloce, e so che in qualche modo lo sta facendo apposta, così per paura di non perdere l'equilibrio, mi avvinghio al suo busto, fregandomi che si tratta di lui, della persona che detesto.
Che strani i sentimenti. Penso. Ci detestiamo, ma il più delle volte ci comportiamo diversamente.
Forse ho sbagliato tutto dall'inizio, non ricordo neanche il motivo per il quale mi sono ritrovata a detestarlo. Sorrido scuotendo il capo che ho appoggiato sulla sua spalla.
A un tratto il forte vento inizia a diminuire facendomi capire che siamo giunti a casa mia.
Quando la moto è completamente ferma, mi distacco da lui, mi sfilo il casco, e scendo porgendoglielo.
<< Devi aspettare mia sorella? >> chiedo per divagare.
<< Non mi ha detto nulla >> risponde indifferente guardando il quadro del suo mezzo.
<< Allora io vado >> aggiungo seriamente.
<< Ciao >> risponde lui sbrigativo.
<< Castiel! >> lo fermo senza volerlo. Lui mi guarda. << Cosa? >> chiede inarcando le sopracciglia.
<< Io, non l'ho ancora fatto... >> esordisco sentendomi avvampare << ...gra... >>
<< Oggi hai fatto più del dovuto >> m'interrompe beffardo.
Lo guardo sbigottita. << Che intendi? >> chiedo.
<< Continui a provocarmi, e non te ne rendi conto >>
<< Ma che stai dicendo? >> chiedo arrabbiata. Lui mi guarda, e lentamente scende giù verso la scollatura della giacca che è molto larga.
<< Sto con tua sorella, ma sono sempre un uomo, ricordatelo >>
Istintivamente mi copro il petto, e avvampando di rabbia gli dò le spalle incamminandomi verso il portone.
<< E io che mi ero ricreduta su di te, ma rimani sempre il peggiore! >> esclamo indignata << Non riesco proprio a credere che ieri mi cercasti per tre ore... >>, m'interrompo dopo aver sentito un rumore. Non ho il tempo di voltarmi che mi vedo sbattere contro il portone e le sue braccia bloccarmi.
<< Sì ti ho cercata, e sai perché... >>
Lo guardo atterrita senza rispondergli, mentre il suo fiato invade il mio viso e i suoi occhi sembrano volermi incenerire, e non riesco a crederci che vuole farlo ma di piacere.
<< ...perché ogni volta che ti ho davanti, non riesco a... a... >>
<< Tu lo sai che la sera del compleanno di Rosa, mia sorella aveva bisogno di te? >> chiedo con disprezzo, interrompendolo. Lui lentamente si allontana. << Ricordi cosa stavamo facendo, mentre mia sorella ti cercava? >> continuo tremante.
<< Piantala, cosa ne puoi sapere tu? >> ribatte malignamente.
<< Già >> singhiozzo << io non so mai niente >> aggiungo con voce roca << so solo una cosa, e non voglio più nasconderla... da quella sera, io non... >> non riesco a continuare. Con le lacrime agli occhi mi giro dandogli le spalle, poi entro nel portone, e senza richiuderlo, salgo velocemente le scale. Arrivata davanti la porta di casa mia, mi fermo, sbuffo asciugandomi le lacrime, e sibilando un << Dimenticatelo >> mi accingo ad aprire la porta; ma a un tratto mi sento afferrare dolcemente dalle spalle, mi giro sorpresa, e subito le mie labbra vengono attaccate con foga da quelle di qualcuno che non riesco a vedere, a causa della penombra.
   
 
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