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Autore: balakov    24/12/2008    16 recensioni
Il cenone di Natale è sempre stato il mio incubo. Puntualmente, ogni anno, all’approssimarsi della sera del ventiquattro dicembre, io sento dentro di me il più feroce istinto suicida. Appena il cielo inizia a scurirsi e la sera elegantemente comincia a farsi avanti, io cerco invano di farmi forza. Eppure l’angoscia è sempre più forte di qualsiasi altra improvvida emozione, e neppure il richiamo dei regali funge efficacemente da diversivo. Il fatto è che il cenone nella mia famiglia è stato sempre concepito come raduno di tutti i familiari.
Genere: Commedia, Comico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CARO CENONE DI NATALE…


Il cenone di Natale è sempre stato il mio incubo.
Puntualmente, ogni anno, all’approssimarsi della sera del ventiquattro dicembre, io sento dentro di me il più feroce istinto suicida. Appena il cielo inizia a scurirsi e la sera elegantemente comincia a farsi avanti, io cerco invano di farmi forza. Eppure l’angoscia è sempre più forte di qualsiasi altra improvvida emozione, e neppure il richiamo dei regali funge efficacemente da diversivo.
Il fatto è che il cenone nella mia famiglia è stato sempre concepito come raduno di tutti i familiari.
Così non potrebbe mai mancare zio Riccardo, con il suo alano da combattimento a pois ed i suoi attacchi d’asma.
Né potrebbe dare forfait mio cugino Alemanno: sempre sulle sue e loquace come un buddista in meditazione tantrica.
Ma il peggiore di tutti è nonno Pasquale: logorroico fino all’esasperazione, autoritario ma non autorevole, e patriarca della numerosa famiglia. Nonno Pasquale è sempre l’ultimo ad arrivare, chiudendo l’affamata fila di convitati.
Così, con mefistofelica precisione, anche quest’anno il rituale si ripete.
Fervono ancora i preparativi, quando il silenzio viene squarciato dal primo trillo del campanello. Corro ad aprire e mi ritrovo davanti zia Pamela: donna saggia ma particolarmente fastidiosa alla vista. Infatti l’aspetto torvo è quanto di più doloroso possa essere inferto agli occhi. Così mi metto il cuore in pace (e pure la vista). Io ed i miei genitori ci esibiamo nei soliti convenevoli dettati più dal legame di sangue che dalla gioia di rivedere questi parenti venuti da lontano: e si sprecano i consueti abbracci e quei baci soffocanti a tutti tristemente noti.
Intanto sentiamo provenire da fuori un boato. Mi precipito in giardino e trovo zio Peppino che si diverte con la moglie ed i figlioletti ad esplodere fuochi d’artificio. “Quest’anno abbiamo pure la bomba Obama” mi dice come prima cosa. Sinceramente io detesto zio Peppino: senz’altro questo odio è dovuto anche alle sue risapute scappatelle ignorate dall’ingenua consorte, ma soprattutto dal fatto che è riuscito ad impartire ai figlioletti un’educazione prossima a quella dei selvaggi. Infatti Gianni ed Andrea sono sempre indaffarati a fare scherzi di pessimo gusto: l’anno scorso hanno dato una passata di mastice sulla tavoletta del water, obbligandoci a chiamare l’ambulanza per cercare di staccare nonno Silvestro che incautamente vi si era assiso a cenone ultimato.
Ma la frotta di gente continua ad arrivare: così continuo a disimpegnarmi nelle solite appiccicose smancerie.
L’orologio fa le venti e nonno Pasquale non è ancora arrivato: tutti sono innervositi dalla pantagruelica fame che li attanaglia, mentre io spero che il ritardo sia dovuto ad un attacco cardiaco letale. E invece ecco una sonora bussata alla porta. Il vecchio è arrivato, e tutti accorrono alla presa dei posti con disumana ferocia.
Prima di iniziare, ci tocca pure la preghiera recitata da nonna Rosetta. Al proferire dell’ “amen” scoppia il sessantotto, e fra un boccone e l’altro, fra un sorso di vino ed un’occhiata famelica al vicino che si accaparra l’ultima coscia di pollo, si va consumando la triste ricorrenza.
Capita poi di sentire di tutto: zia Pamela che come al solito millanta numerosi spasimanti cui non si è voluta concedere; zio Euclide che sta seguendo corsi serali per ottenere la licenza media ma zoppica in geometria; mio cugino Alemanno che ronfa beatamente addormentato sul tavolo.
In tutto questo putiferio, il ruolo principe inevitabilmente spetta a nonno Pasquale, che quest’anno ha deciso di allietarci disquisendo di Nietzsche, Spiderman e dell’ultima edizione del Grande Fratello. Ovviamente parla senza alcuna cognizione di causa, eppure sarebbe da ammirare un uomo che senza alcuna logica riesce a saltare di palo in frasca con tanta spigliatezza.
Con mio gaudio immenso è giunta l’ora del fatal rintocco, quello della mezzanotte.
So bene che ora si procederà della famelica apertura dei regali, ma almeno il peggio è passato.
Ed avrò tempo un anno per digerire questa maledettissima cena.

  
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