Jolene
si sedette sul letto, sbuffando a mezza voce e stropicciandosi gli
occhi rossi
di sonno: quella notte, più delle altre, temeva di non
riuscire letteralmente a
chiudere occhio.
Osservò
la figura stesa accanto a lei sul materasso profumato: Gemma era
leggermente
illuminata dalla luce lunare che filtrava dalla finestra. Dormiva
rannicchiata,
come sempre, come se temesse che qualcuno potesse violare la sua
semplicità
anche mentre era addormentata; una mano era appoggiata sulla pancia,
l’altra
copriva leggermente gli occhi.
Le
lunghe gambe erano leggermente sfuggite all’intreccio con
quelle di Jolene, e
le ginocchia erano piegate quasi all’altezza del seno.
Jolene
poggiò i piedi sul pavimento freddo, pensando di provare a
finire la tela che aveva
iniziato in giornata; andò in bagno , osservando la casa
immersa nel familiare
buio che la trasportava in un’altra dimensione. Una
dimensione dove spazio
tempo erano quasi impercettibili, e dove la luce della luna, quella
notte a tre
quarti, era al’unica testimone delle sue follie.
Eppure
Jolene aveva accolto Gemma nella sua notte: le aveva, naturalmente
senza
ragionarci su, offerto di fermarsi a casa sua mentre tornava a casa, e
soltanto
dopo si era resa conto di quanto sarebbe stato diverso avere qualcuno
in casa a
quell’ora.
Jolene
si massaggiò le meningi cercando di limitare il flusso di
pensieri e si
rinfrescò i polsi; aveva preso l’asciugamano
quando sobbalzò per un delicato
bussare alla porta di legno chiaro.
Aprì
e pensò di vedere un essere trascendentale, fuso
perfettamente alla notte ma
allo stesso tempo sfacciato e appariscente.
-
Scusa Gem, ti ho svegliata mormorò a voce bassa,
appoggiandosi alo stipite
della porta e cogliendo la sfumatura scura che gli occhi della ragazza
assumevano di notte.
Gemma
scosse la testa e si scostò i capelli dal collo candido.
-
Tranquilla, però torna a letto, è tardissimo-
disse con voce strascicata e incoraggiante.
Jolene
per qualche emotivo seguì il suo consiglio, e, tornando in
camera seguita da
Gemma, vide che la luna aveva lacerato di raggi al serranda,
così apri la finestra.
Una
luce fresca e il profumo della terra bagnata investirono lei e Gemma.
Jolene
osservò abbagliata quello spettacolo,e sussultò
quando Gemma le poggiò il mento
appuntino su una spalla, circondandole la vita.
-
Arabella’s got a ‘70s head, but she’s a
modern lover, she’s an exploration,
she’s made of outer space-.
Jolene
ascoltò quelle parole sussurrate caldamente, le
ascoltò percorrerle la colonna
vertebrale e regalarle uno di quei brividi che si vorrebbero provare
ancora,
ancora e ancora.
Piegò
il collo leggermente all’indietro, sfiorando la guancia di
Gemma con la propria
e incoraggiandola senza parlare a continuare.
-
And her lips are like the galaxy’s edge, and her kiss the
colour of a
constellation falling into place- mormorò con voce stanca e dolce.
Jolene
girò completamente i fianchi verso Gemma,
cosicché quest’ultima la vide contro
la luce della luna, come fosse stata Arabella stessa.
-
Mi piace come canti- sussurrò Jolene prima di appropriarsi
delle labbra di
Gemma e chiudere gli occhi brucianti dal sonno ma ora colmi di
scintille.
E
la notte rimase per sempre l’unica testimone di quelle
follie, mentre con manie
di grandezza amplificava ogni sensazioni di Jolene e Gemma, facendo
credere a entrambe
di essere sparite dalla Terra.