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Autore: AlessiaDettaAlex    14/04/2015    1 recensioni
Che i trentaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!
Alyss Knight si è offerta volontaria alla mietitura per proteggere Laree Amberdeen, la ragazza che ama. Ma, oltre a sopravvivere all'arena, ha un altro obiettivo importante da adempiere: nascondere alle telecamere di Capitol City la sua relazione omosessuale con la giovane Laree, che potrebbe costare loro la vita a causa delle ferree leggi di Panem a riguardo.
[Capitolo 1]
«No!» grido con rabbia, «non lei!» tremo di terrore e di fatica, quando la raggiungo davanti al palco. «Mi offro volontaria come tributo al suo posto!». Non posso credere di averlo fatto sul serio. Un brivido mi corre lungo la schiena, di paura ed eccitazione insieme, nella consapevolezza che sto per morire. Sto per morire per lei.
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[Capitolo 4]
"Noi tributi siamo solo questo: gli agnelli più belli, giovani e forti del gregge, strappati dai propri compagni per attendere al sacrificio da tributare a dèi oscuri. E il nostro sangue bagnerà l’altare dei potenti, tra grida di giubilo e l’eco lontana del lamento degli ultimi, che piangeranno per lunghi secoli i loro figli."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Salve! Il disegno del personaggio di questo capitolo rappresenta... *rullo di tamburi*
Coreen del Distretto 3!

 
 
Capitolo 10

Un’aquila mi insegue. Corro, mi allontano il più velocemente possibile. Ma il rapace è molto più veloce di me. Lo sento stridere, allo stesso modo in cui gli ibridi stridono nella notte dell’arena. Non mi volto, so che la mia fine è vicinissima. Il suo stridio si trasforma improvvisamente in un sussurro: Alyss.
Urlo.
Alyss.
Il mio nome risuona nell’aria. Che è successo? Sono forse morta? Mi guardo le spalle: l’aquila è scomparsa. Al suo posto una ragazza, più o meno della mia età, mi guarda sorridendo. Indossa un lungo vestito bianco, quasi luminoso. Il suo viso ha uno strano pallore che fa risaltare gli occhi scuri e profondi. Capelli lunghi fino alle spalle e del colore del cioccolato le incorniciano il viso.
È bellissima. Sono senza parole. Mi sembra di averla già vista prima d’ora, ma non riesco proprio a ricordare dove.
Alyss.
La sua voce, dolcissima, mi raggiunge nuovamente e io sento il cuore accelerare. Porto una mano al viso per darmi un pizzicotto, per assicurarmi di non star sognando, ma non appena tocco la guancia mi ritrovo la mano completamente bagnata. Sto… piangendo? Guardo la ragazza e lei mi sorride, ipnotizzandomi. La conosco, di sicuro. Ma non riesco a focalizzare chi sia.
Alyss.
L’aquila gigante riappare alle sue spalle e la ghermisce con gli artigli. Il suo sorriso scompare e stavolta è lei a urlare e piangere.
Mi si mozza il respiro. È…
«Laree!»
Ho i movimenti bloccati e sento una mano che mi preme sulla bocca. Spalanco gli occhi e una figura nera si staglia sopra il mio corpo: provo ad urlare di nuovo, ma il mio tentativo non fa altro che intrappolarmi di più sotto il peso di questa persona. Chi è e che cosa vuole? E soprattutto, dove sono? Distinguo i tratti di un’uniforme con un numero, il quattro, e da questo particolare riaffiorano alla mente dei momenti vissuti: io che dico addio alla mia ragazza con un bacio, Layla che fuma una sigaretta, Roy che viene tagliato in due. Sono nell’arena, e il ragazzo sopra di me potrebbe essere quello che porrà fine alla mia vita: scalcio tentando di disarcionarlo, ma lui è più forte di me.
«Calmati Alyss!» sussurra, ma il suo tono è imperativo.
Faccio come dice, anche perché ho il cuore che galoppa come un cavallo impazzito, e mi prendo il tempo di guardarlo in faccia e capire di che morte dovrò morire. Il volto del mio avversario, che prima vedevo scuro a causa della luce ambientale, adesso si rivela essere contornato da lunghi capelli biondissimi e due occhi verde acqua brillano nel volto abbronzato. Collego il suo viso col numero che ho letto prima, il quattro, e capisco di trovarmi di fronte a Skeeter. Il ragazzo strano. Quello che ha preso un dodici in addestramento. Con la coda dell’occhio noto che tiene in mano un tridente di un metallo grigiastro, probabilmente acciaio. Dovrebbe avere circa sedici anni, ma non ho comunque speranza contro di lui.
«Hai finito di guardarmi come fossi un animale selvatico?» fa lui a un certo punto, ironico.
«Dai, falla finita in fretta!» ringhio io, e mi accorgo di avere finalmente la bocca libera.
«Non scherziamo» fa una pausa e ride «Ho appena deciso di aiutarti a vincere e tu mi tratti così?»
Eh?
Poi ricordo la sua intervista: lui era quello che diceva si sarebbe alleato col tributo che avrebbe sostenuto fino alla fine. Se la sua è solo una strategia per poter colpire il malcapitato alle spalle non è per nulla divertente.
«No! Non mi alleo con te»
So che anche qui Layla avrebbe qualcosa da ridire, ma su questo punto ero stata abbastanza chiara.
Lui, per tutta risposta, scoppia a ridere un’altra volta.
«Credi forse di avere scelta?» mi chiede lui, indicandomi con un cenno del capo.
Abbasso lo sguardo e realizzo pienamente qual è il mio stato: sono stesa a terra, braccia e gambe bloccate dal possente corpo di Skeeter, col suo tridente che mi sfiora la pelle del collo. Effettivamente non sono nella posizione giusta per trattare.
Lui deve leggere sconcerto dalla mia espressione perché allenta il blocco alle gambe.
«Giusto perché tu lo sappia, è primo pomeriggio e fino a pochi minuti fa stavi dormendo su quell’albero. Io ti ho trovata e ti ho tirata giù»
Primo pomeriggio? Ho dormito davvero così tanto da ieri sera? Beh, in fondo è possibilissimo: non dormivo da due giorni. Ma gli ibridi? Perché stanotte non mi hanno tenuta sveglia?
Il lungo ruggito del mio stomaco rompe il silenzio che si è venuto a creare.
Skeeter si alza e mi tira su con sé con una facilità impressionante. Ricomincio a respirare regolarmente. Finalmente non sono più oppressa dal suo peso.
«Ho dei pesci, se ti vanno» mi annuncia, frugando nel suo zaino.
«Fammi capire. Tu hai appena deciso che saremo alleati e io non ho la possibilità di rifiutare?»
«Esattamente»
«A queste condizioni come fai ad essere sicuro che non sarò io a ucciderti nel sonno?»
«Fa’ come vuoi» replica con un’alzata di spalle, «ma il peggio è per te. Io so dove sono i Favoriti e posso aiutarti a trovare quelli della Gilda»
Improvvisamente mi faccio più attenta. Lui tira fuori da un impacco cartaceo due pesci di media grandezza, già arrostiti.
«Allora? Ne vuoi uno sì o no?»
«Ho già il mio cibo» taglio corto, controllando nel mio zaino che ci sia ancora la pernice.
«Credo ti converrà passare presto alla comunione dei beni, vista la poca acqua che ti è rimasta» fa lui staccando coi denti il dorso del pesce che tiene in mano.
E così ha già dato uno sguardo approfondito nella mia borsa. È irritante. Istintivamente porto una mano ai miei coltelli, ben fissati nel cinturino che ho in vita: ci sono tutti e diciannove.
«Te l’ho detto che voglio aiutarti a vincere» riprende Skeeter, facendomi sobbalzare.
Mi volto e lui mi lancia una delle sue prede, che afferro al volo.
«Dove li hai pescati?»
«C’è un ruscello scendendo verso la base della montagna, pieno di pesce»
Giusto. Al Distretto 4 sono quasi tutti pescatori provetti e lui non deve essere da meno. Addento finalmente l’animale, in piedi, appoggiata a un albero debitamente lontano dal Favorito del 4.
Mangiamo in silenzio due pesci a testa e finiamo le mie more, dividendoci anche l’acqua. Lui ha varie borracce che ha riempito e purificato al ruscello.
È un ragazzo strano. Che cosa spinge qualcuno con così tante possibilità di vittoria a sacrificarsi per una sconosciuta? Continuo a guardarlo di sottecchi mentre prepara lo zaino e sto quasi per chiederglielo quando lui mi precede:
«In questi giorni ho girato parecchio e mi sono fatto un’idea della struttura di quest’arena. È divisa in due aree: c’è un versante boschivo, quello in cui siamo adesso, e un versante roccioso, che è quello che vedi alle tue spalle»
Mi volto e guardo il paesaggio impervio che ieri mi sono rifiutata di attraversare.
«Qui siamo proprio al confine tra le due zone, cioè l’unico posto sicuro dagli ibridi»
«Che significa questo?»
«Hai visto quei lupacchiotti che girano la notte? Hanno un’area d’azione che si estende per tutta la foresta. Tralasciando i confini e il versante opposto»
«Ecco perché questa notte non li ho sentiti!» esclamo io, con un po’ troppa enfasi.
Lui annuisce e continua.
«Ma la zona rocciosa è altrettanto pericolosa. Grazie alla conformazione del terreno è ricca di caverne naturali, alcune con l’entrata nascosta da cascate che confluiscono nel fiume che scorre qui in basso. Ma di notte queste grotte sono zona di caccia di possenti ibridi-orso. Agiscono come i lupi: non oltrepassano la propria area e si muovono dal calare del sole fino all’alba, talvolta uscendo dalle caverne»
«Gli strateghi vogliono proprio portarci allo stremo delle forze» mormoro mettendomi lo zaino in spalla.
«Probabilmente. Per questo dobbiamo muoverci rapidamente di giorno e dare la caccia a più tributi possibile. Prima finiranno questi Hunger Games prima potremo dormire sonni tranquilli»
Sto per replicare che solo uno di noi dormirà sonni tranquilli dato che c’è solamente un vincitore, quando mi rendo conto che forse Skeeter si riferiva a qualcosa di diverso. Possibile che lui attenda la morte come il riposo agognato?
Un colpo di cannone improvviso mi fa drizzare i peli. Lui, con l’aria di chi non si è accorto di nulla, fa volteggiare agilmente il suo tridente e mi guarda con impressionante serietà.
«Io direi di inoltrarci nel bosco e cacciare la Gilda prima di tutto. Per i Favoriti ci sarà tempo. Ma decidi tu, io in fondo sono al tuo servizio»
Sebbene abbia ancora molte riserve rispetto a questa storia dell’alleanza, annuisco.
«Facciamo come hai detto allora. Troviamo Gilbert e la sua truppa».
Ci incamminiamo e continuiamo a spostarci per tutto il tempo che la poca luce del sole ancora ci concede. Scopro che Skeeter non è soltanto un buon pescatore, ma anche un discreto cacciatore di selvaggina: grazie al suo aiuto recuperiamo tre lepri bianche e uno scoiattolo.
Prima che il sole possa tramontare ci spartiamo la mia pernice per cena e cerchiamo due abeti su cui passare la notte.
A un certo punto lui mi lancia un sacco a pelo.
«Sembri piuttosto infreddolita. Usa questo per stanotte, io posso farne a meno»
«Scherzi? È tuo, stanotte morirai di freddo se non lo usi»
«Oh, grazie di preoccuparti per me, sorellona. Devo prenderla come la tua approvazione ufficiale della nostra alleanza?» ridacchia lui.
«Fai come ti pare» rispondo piccata.
Insopportabile.
Scelgo un albero su cui posso salire facilmente e comincio la scalata. Tra i rami mi accorgo che l’abete su cui è salito Skeeter è quello accanto al mio. Lui si accorge di me e, sorridendomi sornione, mi saluta con la mano.
Lo guardo malissimo.
L’inno di Panem mi distrae per un attimo e, con fatica, riesco a scorgere il volto del tributo morto questo pomeriggio: la ragazza del 10.
Torno a rivolgermi a Skeeter.
«Non dovremmo fare dei turni di guardia?»
Lui, per tutta risposta, ride.
«Saranno gli ibridi a fare la guardia a noi: mi sembra difficile che qualcuno riesca a muoversi di notte in quest’arena. Credo sia meglio che entrambi dormiamo il più possibile in preparazione della caccia i domani»
Deglutisco, impensierita. L’idea di avere addosso per tutta la notte gli occhi gialli di ibridi famelici non mi alletta per niente. Mi sembra già di sentire degli stridii metallici in lontananza – il loro biglietto da visita – quando il sonno mi porta via con sé.
È una notte tormentata e più di una volta mi capita di abbassare lo sguardo e incrociare i denti bianchissimi e gli occhi luminosi di qualche lupo che tenta un’arrampicata disperata sul mio albero. Ogni volta però mi obbligo a chiudere le palpebre e riprendere a dormire. Con mio immenso sollievo l’alba arriva presto e i mostri – anche quelli nei miei sogni – se ne vanno.
Quando scendo dall’abete scopro che Skeeter è già in piedi e sta mangiando la coscia di una lepre.
«Stavo per venirti a svegliare» dice con un sorriso.
Io non rispondo e getto un sguardo alla carne che ha in mano; lui mi porge un pezzo intatto.
«Dormito bene?» mi chiede.
«Ho passato notti migliori» rispondo atona.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto a finire la colazione. Ho passato giorni e giorni a rifiutarmi di trovare un alleato per questa battaglia aggrappandomi ai miei pochi principi morali, ma ora che ne ho uno tutto sembra essersi fatto più leggero. La percezione del pericolo si fonde alla sensazione di avere le spalle coperte. È rilassante, dà sicurezza e voglia di fare. Forse è proprio così che si sentiva Roy prima di venir colpito a tradimento. Mi irrigidisco appena al ricordo, mentre torna ad affacciarsi il pensiero che Skeeter potrebbe rivelarsi un pericolo per me. Come faccio a credere che voglia farmi vincere? È… inconcepibile.
«Che ne dici di andare, sorellona?» fa lui alzandosi in piedi.
«Chiamami ancora una volta così e ti infilzo da parte a parte col mio pugnale, Distretto 4»
«Hai la carica giusta, stamattina!» e ride.
Mi torna in mente la risata di Laree: era così bella. Il solo ascoltarla riempiva il cuore di gioia, come se tutte le sofferenze evaporassero magicamente. Lei riusciva a trovare il bello in qualsiasi situazione, sempre piena di speranza dentro tutto ciò che le accadeva. Io non sono affatto così. Limitata, scettica, cinica e disillusa, non sono altro che un’ombra scura comparata a lei. Lei che è la luce.
«Tu resti qui o vieni con me?»
La voce bassa del mio alleato mi trapassa come una lama. Mi sono distratta troppo. Mi alzo e lo seguo senza aggiungere altro.
Non abbiamo altro aiuto per trovare la Gilda se non i nostri occhi e le nostre orecchie. L’ultima volta avevano impiantato il proprio quartier generale a ridosso della parete rocciosa che porta all’altopiano della Cornucopia, così possiamo immaginare che abbiano mantenuto quella stessa altezza. Ma non abbiamo idea della coordinata della larghezza rispetto all’estensione della foresta.
In generale io e Skeeter ci muoviamo in un’area mediana, lui controlla la sinistra e io la destra. Facciamo passi piccoli e non scambiamo parola: ogni rumore potrebbe rivelare la presenza della Gilda nei paraggi e dobbiamo accorgerci per primi noi di loro se vogliamo vincerli.
Il tempo passa velocemente e all’ora di pranzo la concentrazione cala definitivamente per via della fame. Ci accampiamo e mangiamo in religioso silenzio. L’impressione di essere nel territorio nemico si fa sempre più nitida e non smettiamo mai di guardarci attorno.
Durante il primo pomeriggio facciamo qualche altro chilometro il salita. Stavolta i minuti sembrano non trascorrere mai. È ormai da tanto che ci muoviamo e la stanchezza sta prendendo il sopravvento: mi distraggo ad ogni ramo che calpesto, ogni uccello che sento cantare.
«Puoi, per favore, concentrarti?» mi riprende infatti Skeeter.
«Non è così semplice» mi lamento io.
«Sei nell’arena. Non tenere mai la guardia abbassata!»
Io sbuffo. Odio quando fa il sapientone, anche se è facile riconoscere che ha ragione. Forse semplicemente odio essere rimproverata.
Uno strano fruscio cattura improvvisamente tutta la nostra attenzione.
«Hai sentito?» sussurra il mio alleato.
In un attimo ci ritroviamo addosso Gilbert, Coreen e la ragazza del 9, saltati fuori da chissà dove. Non ho nemmeno il tempo di realizzarlo che sono già a terra, Coreen sopra di me che mi punta un pugnale alla gola. Ansimante, cerco con gli occhi Skeeter e mi accorgo che è schiacciato contro un albero dall’ascia di Gilbert e la lancia della sua alleata.
«Oh! Stavamo tendendo un’imboscata al ragazzino solitario del 10 e invece ci troviamo di fronte un alleanza piuttosto singolare!» ridacchia Gilbert, «ci avete risparmiato la fatica di venirvi a scovare».
Eccola, la mia fine. Per mano degli stessi che hanno ucciso il piccolo Roy, questi stessi vermi. E questa cosa mi manda su tutte le furie.
«Ma non vi preoccupate, i miei piani per voi sono altri» continua il leader, «come potete vedere noi della Gilda siamo rimasti solo in tre. Insufficienti per abbattere i Favoriti. Ma se avessimo dalla nostra parte il temibile ragazzo del 4 e l’interessante ragazza del 6 forse potremmo farcela»
Coreen, sopra di me, acuisce la pressione della sua lama sulla mia gola. Deglutisco a fatica.
«Vi stiamo proponendo un’alleanza, sì. Da soli, noi e voi, non saremo mai in grado di competere contro quei palloni gonfiati. Ma insieme possiamo porre fine al loro primato. Accettate?»
Dopo un attimo di silenzio, Skeeter prende la parola.
«Alyss, decidi tu»
Io guardo in faccia con disprezzo la ragazza del 3 che mi sovrasta e provo a immaginarmi sua alleata. Non è concepibile.
«Preferirei i Favoriti, piuttosto»
Le mie parole sono come il corno che dà inizio alla battaglia. Sento Skeeter agitarsi e colpire i suoi aggressori, mentre Coreen si ritrova scagliata contro un albero meno di cinque secondi dopo.
Mi rialzo incredula. Ha sbaragliato tre avversari da solo!
«Alyss, preparati a combattere!» fa lui imperativo.
Io tiro fuori il mio pugnale e mi scontro con il tributo del 9. Mi proteggo e schivo in contempo i suoi affondi con la lancia, potendo contare sul fatto che è piuttosto lenta. La ferisco più volte e poi mi ritraggo subito per evitare il suo contrattacco. Leggo nei suoi occhi la paura nel realizzare che sono più agile e forte di lei, così continuo ad attaccare per prima.
All’improvviso un colpo di cannone mi risuona nelle orecchie e non posso fare a meno di girarmi: Coreen ha la gola squarciata dal tridente di Skeeter, gli occhi spalancati e la bocca grondante di sangue. Accanto un Gilbert scioccato con la schiena a terra guarda impotente la scena. È stato ferito a un braccio.
Un forte colpo al petto con l’asta della lancia mi fa perdere il fiato e io cado in ginocchio ai piedi della mia avversaria; mi tira un calcio in viso e finisco distesa a terra, cercando disperatamente di respirare. La punta della lancia brilla di fronte ai miei occhi, ma rotolo su un fianco un attimo prima che possa trafiggermi: stringo il mio pugnale e le ferisco una caviglia. Lei urla e io ne approfitto per strisciare fino a Skeeter che intanto ha intrappolato Gilbert.
«Voi non capite un cazzo!» grida il tributo del 7.
Ci blocchiamo tutti. Ha gli occhi lucidi e il viso stravolto. Le iridi dorate, leggermente annacquate, sembrano riflettere mille colori diversi. Non l’avevo mai visto così debole e indifeso.
«Non capite un cazzo!» lo sento ripetere mentre dei rigagnoli gli scivolano sulle guance, «dobbiamo ucciderli, quei dannati Favoriti! Quei fottuti palloni gonfiati si meritano solo la morte! Mi hanno distrutto prima ancora che entrassi nell’arena, hanno ucciso prima mio fratello e poi il mio migliore amico…»
La sua voce si spezza e ha difficoltà a proseguire. Prende fiato ugualmente, abbassando lo sguardo distrutto.
«Loro potevano farcela. Mio fratello poteva tornare a casa due anni fa. Il mio migliore amico aveva le carte in regola per vincere l’anno scorso. Potevo rivederli, potevo riabbracciarli, ne sono certo… ma a un passo dalla vittoria i Favoriti me li hanno ammazzati…»
L’ultima frase è poco più che un sussurro e china la testa vinto, lasciando scorrere la lacrime che poi scivolano a terra. Per almeno un minuto tutto è immobile. Io a terra, sollevata sui gomiti, che guardo Gilbert piangere; Skeeter col tridente alzato contro di lui, la bocca semiaperta e lo sguardo indecifrabile; persino la ragazza del 9 ha smesso di agitarsi per la ferita alla caviglia e guarda il suo alleato appoggiata a un tronco d’albero. Mi chiedo come leggeranno questa scena a Capitol City. Se a loro andrà bene tutta questa esitazione o se stiamo per morire tutti fulminati perché c’è troppo poco odio, troppa poca violenza in questo momento. Se qui e ora traspare eccessivamente che siamo tutti umani e non macchine per uccidere.
All’improvviso Gilbert stringe pugni e denti e con un rapido movimento – che nemmeno Skeeter si aspettava – assesta un calcio sullo stomaco al mio alleato che si piega in due. La ragazza del 9 lo raggiunge immediatamente e scappano via entrambi.
«Non dobbiamo farceli sfuggire!»
Io mi rialzo e afferro i miei coltelli da lancio, inseguendoli. L’ora della compassione è finita.
C’è solo un vincitore.
Sfrecciando tra gli alberi consumo cinque coltelli e ferisco nuovamente la ragazza, senza mai riuscire a colpirla mortalmente come vorrei. All’improvviso saltano entrambi sopra un abete con un’agilità incredibile: si muovono tra i rami come scimmie e ora comprendo bene come abbiano fatto a tenderci un’imboscata dall’alto senza che ce ne rendessimo conto.
Io e Skeeter li seguiamo con lo sguardo da terra, ma nessuno dei due ha le capacità per ingaggiare una battaglia aerea con loro. Non posso nemmeno provare a colpirli coi miei coltelli perché gli alberi sono troppo fitti. La mano del tributo del Distretto 4 si posa sulla mia spalla.
«Non possiamo assediarli da qui, sta facendo buio e tra poco gli ibridi salteranno fuori»
Io annuisco. Getto un ultimo sguardo ai due che si stanno curando le ferite prima di correre alla ricerca di un riparo per la notte.
Splende per l’ultima volta nel cielo il volto di Coreen.

 
Note di me
Zalve.
Sì, sono tornata. Non vi libererete di me tanto facilmente. Alla faccia del "pubblico tra circa una settimana"

Comunque questo capitolo si è fatto attendere abbastanza a mio parere... spero almeno vi soddisfi quanto gli altri xD
Skeeter sceglie Alyss, ma ancora non sappiamo molto di lui, perché agisce e perché sta con lei. Ma credo che la vera rivelazione del capitolo sia stato Gilbert. Per i fans del personaggio sarà sicuramente un motivo in più per amarlo (perché finalmente ho fatto trapelare la vera profondità del mio tributo), credo. Coreen muore. Lei la odio e basta, quindi non vedevo l'ora di bruciarla xD

Non posso fare previsioni precise su quando uscirà il capitolo 11, ma sappiate che ho già tutti i giorni dell'arena strutturati quindi non devo inventarmi nulla: basta trovare il tempo di scrivere lol. Voi rimanete ancorati alla speranza di una pubblicazione rapida, che la speranza è l'ultima a morire <3
Fatemi sapere se siete ancora vivi!
Alex
   
 
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