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Autore: _ Arya _    15/04/2015    6 recensioni
Cosa succederebbe se la principessa Emma Swan - una principessa non comune, ma audace e pronta all'avventura - , rapita dal pirata Barbanera, fosse salvata da Capitan Uncino?
-Spin off del capitolo 3 di One Year of Our Life-
"-Volete un goccio di rum? Allevia il dolore, ve lo assicuro.- mi domandò Hook, porgendomi la sua boccetta.
-Capitano, una principessa che beve il rum? Sarà abituata a baci e abbracci per il dolore, dubito beva!- intervenne Smee, e alcuni risposero con una risata.
In risposta li incenerii con lo sguardo, ed afferrai la boccetta per poi mandare giù ben più di un goccio." [dal primo capitolo]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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More and more shades of you



Il dolore che mi aspettai di sentire dritto e pungente al petto non arrivò mai, ma fui invece spinta con forza a terra.
Trattenni il fiato e chiusi gli occhi aspettandomi che la schiena una volta a contatto col legno avrebbe bruciato nuovamente, ma non arrivò neanche questo.
Atterrai invece su qualcosa di morbido, che non sembrava il ponte della Jolly Roger, e anche a occhi chiusi percepii una presenza su di me.
Aprii leggermente un occhio, poi l'altro, per trovare quelli azzurri a distanza estremamente ravvicinata. Erano fissi nei miei, spalancati e allarmati.
Hook era a cavalcioni su di me, si reggeva solo quanto sufficiente per non schiacciarmi completamente: era fin troppo vicino.
-Tutto a posto Emma?- domandò preoccupato, senza muoversi di un centimetro.
Io annuii ancora leggermente confusa, e cercai di mettere a fuoco il tutto.
Solo mentre l'uomo si tirava su, mi accorsi di una freccia conficcata all'altezza della sua spalla, e mi misi in piedi spaventata ancor prima che mi desse una mano.
-Hook, vi ha colpito...- mi uscì in un sussurro strozzato, ricordando ciò che mi aveva detto sulle frecce degli abitanti dell'isola. Dei bimbi sperduti. Perché solo da loro potevano essere arrivate.
Lui tirò via la freccia come nulla fosse e ne studiò la punta, sporca del suo sangue.
-Nulla di cui preoccuparsi, non è avvelenata. Era solo un avvertimento di Pan, non è molto ospitale... sapete, i ragazzini- sorrise, e lasciò cadere l'arma, andando ad afferrarne una dall'albero maestro, da cui slegò un pezzo di carta.
Sussultai; conosceva bene Peter Pan se era così tanto sicuro di trovare un suo messaggio. Aprì la carta e lesse ciò che c'era scritto, per poi alzare gli occhi al cielo e accartocciarlo ed infine buttarlo via.
-Tutta questa messa in scena per dirmi di raggiungerlo domani all'una all'Hengman's Tree.
-Cos'è l'Hengman's tree?- domandai perplessa. Era un albero, e fin qui ci potevo arrivare, ma cos'aveva di così speciale?
-Ve lo spiego dopo dolcezza. Ciurma!- esclamò -Ci sono morti o feriti?
-No Capitano!- esclamò Mr Smee raggiungendoci velocemente -Erano tutti a riparo. Ma voi... voi siete...- non finì la frase e si limitò a indicare il buco sulla spalla della giacca di pelle.
Hook dal canto suo fece un gesto con la mano per farlo stare zitto, e si voltò verso gli uomini che man mano ci raggiunsero tutti in attesa di ordini.
-Passeremo la notte qui Pirati, è più sicuro! Domani a mezzogiorno dovrò incontrare Pan, e sceglierò la metà di voi per accompagnarmi. L'altra metà rimarrà a proteggere la Jolly Roger, tutto chiaro?
-Sì capitano!
-Bene, ora preparate la cena, in abbondanza! Domani faremo rifornimento! Io vado a sbrigare delle faccende.
Senza perdere altro tempo si diresse a passo svelto verso la sua cabina, e potei giurare di averlo visto toccarsi la spalla per poi controllare la mano, che si era certamente sporcata di sangue. Rimasi un attimo interdetta mentre chiudeva la porta, ma poi decisi di seguirlo.

Aprii la porta con decisione ed entrai; si era tolto la giacca, e aveva scostato la camicia per esaminare la ferita, ma non appena mi vide entrare si ricompose.
-State bene, Capitano?
-Come ho detto, nulla di cui preoccuparsi tesoro- mi fece l'occhiolino -devo solo fasciare la ferita per non farla infettare dato che ci vorrà almeno un giorno perché cicatrizzi.
Annuii e rimasi a braccia conserte a guardarlo, senza proferire parola. Si era preso quella freccia per me, per evitare che fossi io a rimanere ferita.
Come avevo potuto essere così sciocca da non reagire da sola, in quel modo avrei evitato che dovesse preoccuparsi per me. Certo, non era grave, ma era stata fortuna, perché sarebbe potuta andargli davvero molto peggio. Avrebbe potuto prendere la freccia sulla schiena, tra le costole, e allora non sarebbe bastata qualche goccia di rum e una fasciatura veloce.
-Non guardatemi così Swan, ne ho passate di peggio. Questo è un graffietto in confronto.
-Sì, ma... è che... l'avete fatto per me.
-Ho promesso di proteggervi o sbaglio? Io mantengo sempre le mie promesse. Ho detto che vi farò tornare a casa sana e salva, e lo farò.
Annuii ancora una volta, tentando di leggere il suo sguardo enigmatico. Aveva fatto una promessa, d'accordo, ma addirittura a costo della propria vita? Non era troppo per una sconosciuta?
Presi coraggio e andai a sedermi accanto a lui, quindi gli sfilai la camicia e afferrai la boccetta di rum dalle sue mani.
La ferita effettivamente non era estesa, ma in compenso sembrava piuttosto profonda. Per fortuna non gli aveva colpito nessun osso, o sarebbe potuta andargli molto male.
Tentai di soffermarmi sulla spalla per non guardare il suo petto scolpito, scalfito da qualche cicatrice qua e là. Era così... da uomo, così invitante.
Mi riscossi scuotendo la testa e aprii la boccetta, versando un po' del liquido in quel punto. La sua espressione rimase ferma, se anche provò dolore non lo diede a vedere. Probabilmente si era abituato.
Con un panno lo ripulii dal sangue che aveva iniziato a incrostarsi lì intorno, poi tamponai la ferita per fare in modo di fermare il flusso.
-Ci sapete fare, Swan. Siete tutta una sorpresa...
-Curavo i soldati dopo le battaglie. Voi uomini siete piuttosto incapaci nel curarvi da soli.
-Voi andavate in battaglia?
-Oh sì, ne ho anche guidate un paio. Nulla di che, ma sapete... ogni tanto si fanno vivi i ribelli, gruppi di uomini ancora fedeli a Regina e Re George. Più che altro saccheggiano, per spaventarci, ma non è molto difficile sopraffarli. Sono pochi e disorganizzati non avendo nessuno al comando. Solo che sanno combattere, hanno le armi... quindi dobbiamo difendere gli abitanti dei villaggi.
-Ogni ora che passa scopro qualcosa in più su di voi, Swan...- sussurrò, poggiando la mano su quella mia che ancora gli tamponava la ferita; -Mi avete detto che vi piace allenarvi con l'esercito, ma guidarlo... dovete essere molto brava.
-Secondo voi come avrei fatto a sopportare le frustate di Barbanera? D'accordo, non sono mai stata torturata prima ma... sono allenata. Corpo e mente. Ho dormito in accampamenti, ho sopportato temperature altissime o bassissime...- gli spiegai, vagando con la mente alle mie avventure. Avevo soltanto 17 anni la prima volta che i miei mi avevano permesso di unirmi alla squadriglia.
Ero già molto brava a combattere avendo iniziato fin da bambina a impugnare la spada e andare a cavallo, ma ero senza esperienza, e aveva pesato.
-A proposito, guardate...- seguì con lo sguardo la mia mano libera che sollevò la camicia di qualche centimetro, per mostrargli la cicatrice poco sotto l'ombelico.
-E' del mio primo combattimento- iniziai a raccontargli -Ero solo una ragazzina non ancora maggiorenne, entusiasta di andare in battaglia... Avevo 17 anni, ma i miei genitori avevano pensato che non ci fosse pericolo, quindi mi hanno lasciata andare, affidandomi agli altri. Oh, sapessi com'è scoppiata mia madre quando sono tornata ferita e con la febbre alta...- sorrisi ricordandomi come la donna fosse quasi svenuta nel vedermi ridotta in quella maniera.
-Come avete fatto a procurarvela?
-Con la spada. Ero impegnata in un duello con un uomo – l'ho vinto tra parentesi – ma sono stata incauta ed è riuscito a colpirmi con la sua spada nel punto di stacco tra le due parti dell'armatura. Non era una ferita profonda, ma a quanto pare è stata abbastanza forte da lasciarmi il segno.
Lasciai ricadere la camicia, nonostante lui avesse ancora lo sguardo su quella cicatrice, e sorrisi nuovamente. In fondo ero felice di averla, era la mia prima ferita da battaglia, mi aveva fatta sentire forte in qualche modo, valorosa.
-Ci credo che i vostri genitori non fossero contenti. Immagino vi abbiano impedito di prender parte ad altre battaglie per un bel po'...
-Mia madre ci ha provato. E per qualche mese, nonostante le mie lamentele ci è riuscita anche se non ho smesso di partecipare alle esercitazioni a palazzo. Però ho chiesto per i miei 18 anni come unico regalo di guidare una pattuglia nella prima missione che fosse capitata... e mio padre è riuscito a convincerla a concedermelo. Abbiamo portato una schiera di 30 ribelli, tutti legati e disarmati. E avevamo impedito che facessero vittime. Dopo quella volta hanno deciso di fidarsi di me, e mi hanno lasciato continuare... non sono mai più stata ferita. Solo una caduta da cavallo, mi sono rotta il polso, ma sono riuscita a tenerlo nascosto!


KILLIAN POV

Dio, più Emma raccontava e più sembrava entusiasta, riuscì ad affascinarmi, e farmi coinvolgere dalla sua storia. Riuscii a immaginare una giovane principessa a cavallo, a confondersi col suo esercito, con l'entusiasmo di maneggiare una spada non più per gioco.
Non lo disse esplicitamente, ma era orgogliosa di quella cicatrice, potei giurarci. Avevo provato la malsana voglia di toccarla, sfiorarla con un dito anche solo per sentire il contatto con la sua pelle, ma per fortuna ero riuscito a trattenermi fino a che la stoffa bianca non era tornata a coprirla.
-Scaltra, furba, forte, coraggiosa, sveglia e intelligente... ottime qualità per un soldato- ammisi, facendomi contagiare dal suo sorriso luminoso.
-Grazie Capitano. E voi? Ve la ricordate la vostra prima cicatrice?
Certo che la ricordavo.
La ricordavo come fosse ieri, nonostante fossero passati 188 anni da allora.
E no, non me l'aveva procurata una spada in battaglia.
-No.- dissi semplicemente, non sapendo che altro aggiungere. Non fui sicuro che mi credette, ma decise di lasciar cadere il discorso e rimosse la pezza dalla mia ferita. Il sangue aveva smesso di uscire, finalmente.
La guardai bagnarmi con un altro po' di rum, sentii appena il bruciore per quanto ormai fossi abituato, poi afferrò la benda che avevo posato sul letto.
-Potete tenere il braccio alzato? Così mi facilitate il lavoro. Altrimenti se non ce la fate ci penso io.
Con un ghigno alzai il braccio, anche se un po' faceva male, dovetti ammettere, ma mi concentrai sul suo sguardo che si era posato sul mio petto. Un'altra volta.
Dio, quanto avrei voluto che mi toccasse.
Quanto avrei voluto che lasciasse scivolare le sue dita perfette e fresche sulla mia pelle, e mi accarezzasse.
Poi l'avrei stretta a me, per cercare di percepire il contatto fisico anche tramite la sua camicia leggera.
Poi, ancora, le avrei preso il viso per assaporare finalmente le sue labbra rosee, così invitanti che al solo guardarle sapevo dire per certo che fossero calde e morbide. L'avrei baciata a lungo, poi la mia lingua avrebbe cercato la sua. Sarebbe rimasta ferma, in un primo momento, ma poi avrebbe ricambiato. Avrebbe socchiuso le labbra, e le nostre lingue si sarebbero incontrate per gustarsi, per conoscersi, e ancora gustarsi.
-Va bene. Posso fare io Swan- dissi infine, prendendole le bende dalle mani.
-Co... cosa?
-Potete lasciarmi solo, arrivo tra poco. Ci penso io.
-Ma... ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi dispiace, mi dispiace molto io non...
-Non avete fatto nulla di sbagliato. Ma vorrei che mi lasciaste finire da solo- ripetei brusco, e quella si alzò delusa dal letto.
-Hook...
-MI AVETE SENTITO?! FUORI. Sarete anche una principessa ma non avete alcun diritto di disturbarmi se io non voglio.
Mi costò molto parlarle in quel modo, rinunciare che si occupasse alla mia ferita per poter ancora godere del suo tocco, ma era meglio così. Cercai di non guardarla mentre lasciava ferita e spaventata la mia cabina.
L'attrazione per lei che aveva invaso il mio corpo era pericolosa, pericolosa per entrambi. Non potevo lasciare che si espandesse, che si liberasse, che prendesse il sopravvento e si trasformasse in qualcosa di più.
Dovevo stroncare quelle sensazioni sul nascere.
E poi... una principessa e un pirata. Non poteva funzionare. Non avrebbe mai potuto.
Fasciai velocemente la spalla e mi rivestii, studiando con disapprovazione il buco sulla giacca per cui non potevo fare proprio nulla.
Mi accorsi soltanto alzandomi che il letto fosse ancora sfatto, e mi venne da sorridere. Una principessa comune non l'avrebbe mai lasciato in questo modo... ma lei era tutto fuorché comune. Poteva essere un'ottima amica. Amica però, e basta.

Una volta fuori, venni chiamato da Smee per la cena, per mangiare e riempirmi di energie per il giorno successivo, per poter affrontare Peter Pan.
Ciò che subito notati, però, fu che Emma fosse l'unica a mancare. Anche solo dopo una sera attorno al fuoco insieme a lei, fu impossibile non accorgersi della sua assenza.
-Smee, dov'è la principessa?
-Ha detto di non avere fame Capitano. Credo sia sul castello di prua, stava andando da quella parte.
-Grazie.
Riempii un piatto con tutto ciò che riuscii a metterci e mi alzai in piedi, deciso a raggiungerla. Sperai di non averla spaventata troppo col mio comportamento, ma non sapevo in che modo spiegarle che l'avevo fatto per il suo bene. Le persone a me vicine si erano sempre fatte male, e non volevo si aggiungesse alla lista.
La trovai sdraiata proprio lì, con le mani sotto la testa e lo sguardo perso verso il cielo. Era così bella... la donna più bella che avessi mai incontrato, probabilmente.
-Posso farvi compagnia, principessa?
Quella sussultò, e scattò a sedersi, per poi voltarsi verso di me e sospirare, abbassando nuovamente lo sguardo.
Senza dire nulla mi sedetti accanto a lei e le poggiai il piatto davanti, a cui diede solo un'occhiata.
Poi incrociò le braccia sulle ginocchia, e vi ci poggiò quindi la testa, lasciando la sua scia dorata ricaderle lungo la schiena.
-Emma avanti, mangiate qualcosa...
Nessuna risposta. Continuò a limitarsi a guardare avanti, senza dare più alcun segno di avermi sentito.
-Vi prego, non fate così... ce l'avete con me, lo so... non volevo spaventarvi...
Restò ancora un po' in silenzio, poi si voltò verso di me, arrabbiata.
-Non sono spaventata. Ma certo che ce l'ho con voi, mi sembra ovvio! Stavamo parlando, stavamo ridendo, vi ho parlato di me... poi senza che io abbia fatto nulla mi avete trattata in quel modo, mi avete urlato contro... senza darmi alcuna spiegazione! Perché?!
Sospirai e feci per poggiarle la mano su una spalla, ma si scostò.
-Emma, mi dispiace, non volevo...
-Ah non volevate? Potevate pensarci prima, stupido pirata! Io ho fatto di tutto per... essere gentile, e...- non seppe che altro aggiungere, ma diede un pugno con forza sul legno.
-Tesoro, basta- presi la sua mano per assicurarmi che non si fosse fatta male -Avete tutte le ragioni per avercela con me... vi devo una spiegazione.
-Me la dovete, sì. Vi ascolto. Comunque potete anche lasciarmi andare, non vi farò un buco nella nave- ironizzò, e lasciai la presa ridendo sotto i baffi.
-Non si sa mai. Comunque...- iniziai, guardandola negli occhi. Non potevo dirle la verità, se avesse saputo che mi ero sentito attratto da lei avrebbe potuto spaventarsi, scappare... però una cosa che potevo fare c'era. Raccontarle qualcosa di me, come lei aveva fatto.
-Mi avete chiesto se ricordavo quale fosse la mia prima cicatrice, e vi ho detto di no. Beh, ho mentito. In realtà lo ricordo molto bene. E di certo l'ho avuta in una maniera molto meno eroica di voi.
Mi guardò intensamente, e seppi di aver catturato la sua attenzione.
-Mio padre era un alcolizzato, ma fino ai miei 10 anni tutto sommato riusciva a prendersi cura di me, mio fratello e mia madre. Lavorava al molo e beveva. Beveva tanto. Tornava a casa ubriaco... anche se ho qualche vago ricordo di bei momenti con lui. Rari.
Mi guardava seria, con gli occhi quasi sgranati, e aspettava che continuassi.
-Comunque, avevo 10 anni quando è tornato più ubriaco del solito. E senza soldi. Li aveva tutti persi al gioco, e mia madre l'ha rimproverato. Le ha dato uno schiaffo, e poi l'ha spinta a terra con violenza. Poi... è successo tutto così in fretta che quasi non mi è sembrato reale. Io e mio fratello ci siamo avventati su di lui, nonostante fossimo ancora dei ragazzini... lui era poco più grande, aveva 16 anni, ma era pur sempre un ragazzo.
Stava trattenendo il fiato, e aveva portato una mano alla bocca, sconvolta.
-Questo- continuai, indicando la mia cicatrice sulla guancia -è il segno che mi ha lasciato prima di andarsene per sempre, nel cuore della notte. Mi ha dato un pugno, e aveva un anello. Mi ha colpito, sono finito a terra sbattendo la testa... quando ho ripreso i sensi ero a letto, con un graffio profondo sul viso.
-Mi dispiace, Killian...- sussurrò con gli occhi lucidi da cui una calda lacrima stava già scivolando fuori, e tracciò la mia cicatrice con un dito. Era la prima volta che mi chiamava col mio vero nome, e mi piacque il suo suono proveniente dalle sue labbra.
Avvicinò pericolosamente il suo viso, fino a darmi un bacio nel punto esatto in cui aveva tenuto il suo dito.
Ancora una volta dovetti fare appello a tutta la mia forza di volontà per non fare qualcosa di stupido, come prendere il volto e baciarla. Perché diavolo una ragazza conosciuta da sole 48 ore doveva avere su di me un effetto così devastante?
Di solito ero io ad avere questo effetto sulle donne, e non loro su di me. Cos'aveva lei di diverso?
-Sono passati tanti anni, tesoro. Non vi preoccupate...- sussurrai, nel momento in cui staccò le labbra e alleggerì la mia agonia.
-Io credo che le ferite più datate siano quelle più dolorose. Eravate solo un bambino...
Calde lacrime continuavano a solcarle le guance rosee, sembrava non riuscire a controllarle. Se prima era stata allegra, poi dura, ora mi stava mostrando un altro lato di sé, uno che quasi stentavo a credere possedesse. Non aveva battuto ciglio per le sue ferite, aveva resistito mesi chiusa al buio dentro una nave, aveva combattuto battaglie... eppure eccola ora, fragile come una bambina.
Ciò mi convinse ulteriormente a non farmi coinvolgere troppo, ma avrei resistito. Non sarei scappato ancora facendole del male, avrei semplicemente tenuto a bada gli impulsi.
-Emma, è tutto a posto. Io sto bene, volevo solo spiegarvi perché ho reagito così... tutto qui- dissi, e non riuscendo più a resistere la abbracciai. Forse mi stavo intenerendo troppo, ma fu inevitabile. Vederla così dolce, indifesa, a piangere per me... nessuno aveva mai pianto per me, tanto meno qualcuno che neanche mi conosceva.
-Scusate, Capitano.- sussurrò sulla mia spalla, tirando su col naso -Non volevo. È solo che... sì me la sono presa con voi senza sapere che...
-Ehi. Tranquilla. Non ce l'ho mica con voi! È stata colpa mia.- la rassicurai, prendendole il viso con una mano. Lei sorrise, e le asciugai le lacrime con un dito, poi le accarezzai i capelli, da sotto l'altezza del cappello che continuava a indossare.
-Va bene... ora possiamo mangiare, se volete. Torniamo dagli altri?
-No, lasciamoli stare... mangiamo qui, ho riempito il piatto in abbondanza, anche se ovviamente con la quantità che mangiate voi...
-Ehi!- finalmente riuscii a farla ridere, e mi pizzicò il braccio -Stavo solo recuperando quello che per mezzo anno non ho mangiato! Vorrei vedervi voi a pane, acqua e brodaglie! Io non mangio molto di solito, è solo che...
-Avete ragione, mi dispiace.
-Non dispiacetevi- tagliò corto e afferrò uno spiedino di gamberi dal piatto che avevo portato.
Ed eccola, era tonata la solita Emma Swan, la ragazza forte che avevo avuto modo di conoscere in quei due giorni. Non c'era più neanche l'ombra della sua fragilità, eppure era sepolta dentro di lei. Era parte di lei, anche se non sembrava essere molto disposta a tirarla fuori. Se ne vergognava, forse.
Passammo un'ora buona tra cibo e chiacchiere – inutile dire che dovetti riempire il piatto una seconda volta – e le spiegai dei passi del libro che non aveva capito. Sembrava davvero interessata alla navigazione, e aveva già appreso buona parte della teoria, solo dopo una lettura.
Le promisi di insegnarle appena possibile un paio di nodi più complicati, oltre che a navigare seguendo le costellazioni.
Ci sdraiammo per poterle guardare, e riuscì a riconoscere tutte quelle dei segni zodiacali, aveva buon occhio.
-E questa- sussurrai, indicandone una che o non aveva notato o non conosceva -è la costellazione del Cigno. Swan. L'avevate mai vista?
-No...- sussurrò la bionda, concentrandosi per riuscire a metterla a fuoco; mi voltai verso di lei, per vederla sorridere nel momento in cui individuò le stelle che formavano la sua costellazione.
-Quindi, se a Neverland ci sono le stesse stelle... siamo ancora sotto lo stesso cielo...- disse pensierosa, guardando quello strato scuro infinito nel tentativo forse di trovare qualcosa di diverso.
-Sì Swan, siamo sempre qui, in qualche modo... anche se non credo esista un modo per spiegare Neverland. Esiste e basta. È un altro mondo in un certo senso, ma sempre nello stesso universo.
-Capisco. Lo so che dovrei avere paura, ma sono curiosa di esplorare queste terre. È tutto diverso, è qualcosa che non ho mai avuto occasione di fare...
Il suo sguardo era malinconico e sognante allo stesso tempo. Ero certo che dopo sei mesi di torture e prigionia le mancasse casa, ma d'altra parte ora voleva cogliere l'occasione di vivere un'avventura, quel genere di avventure che a una principessa dovevano essere certamente precluse.
-Vorreste far sapere ai vostri genitori che state bene? Così potrete viverla più serenamente...- le domandai, guardandola negli occhi.
-Sì, e come...
-Tramite una sirena. Lasciate solo che domani parli con Pan, e quando tornerò sulla nave la contatterò. Loro possono viaggiare tra i mondi, quindi potrete recapitare un messaggio.
La giovane annuì con un timido grazie, e si tirò su a sedere tenendosi poggiata sulle mani.
I suoi capelli sotto i riflessi della luna sembravano ancora più dorati, e il suo viso illuminato dal leggero chiarore ancora più bello.
Mi chiesi come una creatura umana potesse godere di tanta perfezione, senza neanche un piccolissimo difetto.
Vedendola rabbrividire mi tirai su anch'io, e mi sfilai la giacca per poggiarla sulle sue spalle.
-Non serviva...- sussurrò, sfiorando la pelle nera dell'indumento quasi con curiosità, e si soffermò sul piccolo foro dovuto alla punta della freccia; -Come va la spalla?
-Tutto a posto, non è davvero nulla tesoro, ve l'ho detto. Comunque serviva, non vi posso far congelare.
-Grazie...- era la seconda volta che mi ringraziava nell'arco di pochi minuti, senza che avessi fatto niente di che. In quello era evidente la sua educazione regale, dei modi così garbati non erano quelli di una qualunque paesana.
Il suo carattere era pieno di sfaccettature, e come nel suo aspetto non riuscivo a trovarvi alcun difetto.
È perfino più perfetta di Milah, mi ritrovai a pensare, sconvolto di me stesso. Mai avrei potuto dimenticare Milah, la donna che avevo amato per 100 anni dopo la sua morte, e che continuavo ad amare. Eppure la presenza di Emma riusciva ad alleviare quel dolore lacerante che ormai il mio cuore era abituato a patire.
-Andiamo a dormire principessa, domani sarà una lunga giornata. Dobbiamo essere tutti riposati, se c'è una cosa su cui il moccioso riccioluto non scherzava, è il fatto che Peter Pan non scherza.
-D'accordo. Potrò venire con voi all'incontro con Pan?
-Ci devo dormire su. Non sarei molto entusiasta di esporvi a tale pericolo.
-Beh, mentre ci dormite su tenete a mente che non ho paura- disse decisa e si tirò su, porgendomi la sua mano.
Avrebbe dovuto essere il contrario, ma la afferrai comunque e mi alzai: se c'era una cosa che avevo capito, era che Emma non si considerava inferiore ad un uomo, neanche nella forza fisica.


EMMA POV

Chiusa la porta della cabina del Capitano, mi guardai intorno incerta sul da farsi.
Non volevo che dormisse di nuovo a terra, soprattutto non ora con la spalla ferita. Poteva ripetermi tutte le volte che voleva che non fosse niente e che stesse bene, ma per quanto potesse star bene era umano, e non era immune al dolore.
-Dormite voi sul letto stanotte... stavolta ci sto io per terra- feci decisa, prendendomi il cuscino.
-No Swan, dopo sei mesi di scomodità voi dormirete nel letto. Su questo non si discute.
-Ma è il vostro letto! Voi vi siete preso quella freccia per me, mi sembra il minimo.
-Va bene, se volete metterla così... siete comunque voi quella più infortunata. La vostra schiena è ancora peggio della mia spalla.- insistette quello, fermo nella sua decisione.
-Ma va molto meglio ormai! Anche grazie a voi. Quindi accettate, solo per stanotte.
-No. Ora mettetevi a letto e non fate storie.
-Bene! Allora dormiremo entrambi sul letto!
L'uomo si immobilizzò e mi guardò sconcertato, e dopo essermi resa conto di quanto avessi appena detto rimasi senza parole anch'io. Non era stata mia intenzione proporgli di dormire insieme.
Sperai di non arrossire mentre il Capitano continuò a squadrarmi, fino a che non alzò un sopracciglio.
-Non... non guardatemi così. Io... sì, intendevo sul serio. Mi fido di voi, quindi non è un problema.
-E cosa vi dice che io mi fidi di voi? Potreste volervi approfittare di me mentre dormo...- sorrise malizioso, ed io sbuffai.
La mia proposta non era il massimo, lo sapevo bene, soprattutto non era adatta ad una principessa – ero certa che i miei sarebbero rimasti scandalizzati – però al momento non ci vedevo nulla di male. In fondo avremmo solo dormito, ed entrambi vestiti.
Per non fare altre gaffes, decisi di non aggiungere altro e passai ai fatti; quindi mi sdraiai stringendomi accanto al muro per lasciare dello spazio a lui, e lo guardai con aria di sfida.
Lui posò la giacca e si tolse le scarpe, poi si sedette sul letto e mi guardò nuovamente: io gli feci cenno di farla finita e sdraiarsi, e alla fine lo fece.
Restammo a guardarci negli occhi, e sperai che non sentisse il mio cuore battere. Perché i battiti erano accelerati, a causa dell'estrema vicinanza con lui. Ma ero certa che fosse solo perché si trattava di una situazione strana, a nient'altro.
-Era tanto terribile mettervi sul letto con me?- gli domandai, cercando di riprendere il controllo.
-No, assolutamente no, tesoro. Buonanotte.
-Buonanotte...- sussurrai, e gli diedi le spalle mentre spegneva la luce e tirava su le coperte.
Era senz'altro una situazione assurda, e molto.
Stavo dormendo in un letto insieme a Capitan Uncino, conosciuto due giorni prima.
Ero così presa dai pensieri, che neanche mi accorsi dell'ombra scura, dell'altezza di un ragazzino, che mi studiava dalla finestra.



























 

Angolo dell'autrice;
Ciao! E dopo aver postato il capitolo dell'altra ff ieri, ho già pronto anche questo xD Avevo ispirazione e idee lol
Comunque, ho voluto dar spazio a delle conversazioni in cui si conoscessero un po' di più... (e da questo è venuto fuori il titolo).
Spero di aver descritto quantomeno in maniera decente i sentimenti di entrambi, le emozioni e le sensazioni. Inizialmente non ero sicura di voler già far affiorare l'attrazione di Hook per lei... ma in fondo si vedeva che ne fosse attratto già da subito anche nello show, quindi forse non è così assurdo.
Grazie a chi ha iniziato a leggere, inserire nelle categorie e recensire :) (dalle recensioni a volte prendo anche spunti, quindi grazie il doppio xD)
Anyway, scrivendo due ff non so quando aggiornerò... ma vabbé, non meno di una volta a settimana.
Buonanotte, e spero vi sia piaciuto :)
   
 
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