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Autore: _ Arya _    09/04/2015    5 recensioni
Cosa succederebbe se la principessa Emma Swan - una principessa non comune, ma audace e pronta all'avventura - , rapita dal pirata Barbanera, fosse salvata da Capitan Uncino?
-Spin off del capitolo 3 di One Year of Our Life-
"-Volete un goccio di rum? Allevia il dolore, ve lo assicuro.- mi domandò Hook, porgendomi la sua boccetta.
-Capitano, una principessa che beve il rum? Sarà abituata a baci e abbracci per il dolore, dubito beva!- intervenne Smee, e alcuni risposero con una risata.
In risposta li incenerii con lo sguardo, ed afferrai la boccetta per poi mandare giù ben più di un goccio." [dal primo capitolo]
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Trust from Captain Hook

                                   

                                                               




Era l'alba, e se quella notte tutto fosse andato bene, sarebbe stata l'ora di partire verso casa.
Invece no: più Hook mi aveva parlato di Neverland, più mi ero convinta che dovessimo andarci, per non metterlo in guai grossi.
Neverland era un'isola che avremmo potuto raggiungere con un portale o la vela di Pegasus, che aveva conservato nonostante avesse sperato di non doverla usare mai più. Era una vela che a sua detta avrebbe fatto volare la Jolly Roger.
Neverland era una terra magica, al di fuori della foresta incantata, dove Peter Pan, un ragazzino che non cresceva mai, guidava una banda di bimbi sperduti, strappati alle loro famiglie.
Capii che si trattava di una versione in miniatura di Regina, e proprio per questo era ancora più pericoloso. Era un uomo ultracentenario che viveva nel corpo di un giovane e scaltro ragazzo, egoista e prepotente.
La lista di mali che aveva fatto era lunga, e non si limitava a mandare la sua ombra a rapire i bambini per portarli con sé. Era capace di uccidere. Di ricattare. Di distruggere. Di strappare le ombre alle persone, privandoli così della loro anima, e quindi della loro vita.
Hook mi descrisse così a fondo quella sensazione, che mi si strinse lo stomaco: non solo perché doveva essere terribile, ma perché se conosceva tutti questi dettagli voleva dire che Pan aveva cercato di fare lo stesso con lui. Fu però un pensiero che tenni per me, per non turbarlo.
Quanti segreti oscuri nascondeva quell'uomo? In meno di un giorno, tramite le sue cose non dette riuscii a immaginare che avesse patito una vita di dolori e sofferenze. E forse... forse un giorno avrei avuto le forze di chiederglielo, e lui quelle di svelarmelo.
Comunque, non era solo Peter Pan ad essere un pericolo, ma l'isola in sé. Era fonte di crescita del Rubus Noctis, una pianta di veleno in grado di soffocare il cuore entro un paio d'ore, se ci si entrava a contatto diretto. Era lo stesso veleno di cui era intrisa la freccia di Felix, e quelle degli altri membri dell' “esercito” di Pan. Bastava essere colpiti, per venire avvelenati; non era come entrare a contatto diretto, ma era forse ancora più doloroso. Il veleno scorreva nelle vene, per raggiungere il cuore lentamente. A sua detta provocava dolori atroci, che potevano protrarsi anche per 48 ore, fino a che alla fine, si moriva tra forti sofferenze.
Da come descriveva quei ragazzini, sembrava quasi fossero dei piccoli demoni... più pericolosi dell'ex esercito della Regina Cattiva, più spietati.
Non volle rivelarmi perché doveva un favore a Pan e cosa egli avrebbe fatto se non avesse obbedito, ma mi fece capire che si trattava davvero di qualcosa di terribile.

-Uomini!- esclamò il Capitano, quando tutti ci ebbero raggiunti e circondati -La nostra rotta è cambiata. Col consenso della principessa Emma Swan, siamo costretti a rimandare il suo ritorno a casa, per svolgere prima una missione che se ignoriamo ci porterà alla morte... e ancora peggio. Dunque, faremo rotta verso Neverland, per estinguere un debito con Peter Pan.
Ci fu un silenzio generale, e le facce dei pirati erano un misto di orrore e incredulità: sapere che degli uomini come loro avevano paura di quel luogo, mi fece comprendere ulteriormente quanto fosse pericoloso.
-Capitano, siete sicuro di ciò che fate?- intervenne Mr. Smee, guardandolo incerto.
-Osi mettere in dubbio ciò che faccio?!- tuonò lui, fulminandolo con lo sguardo. Così faceva davvero paura. Aveva il tono e lo sguardo di chi non ammetteva repliche, di chi sarebbe stato disposto a tagliare la testa a chiunque si fosse messo sulla sua strada.
-No Capitano, certo- si affrettò infatti a rispondere -Andiamo Subito a recuperare la Pegasus, Capitano. Ai suoi ordini, signore.
-Bene. Preparate tutto, entro un'ora dobbiamo essere in grado di partire.
Nessun altro fece l'errore di replicare, e si misero subito all'opera, mentre io restai con Hook, e notai il suo sguardo turbato.
Da quando aveva parlato con Felix, quello sguardo l'aveva seguito per quasi tutto il tempo, ed ero anche piuttosto sicura che non fosse riuscito a dormire nemmeno un minuto. Probabilmente aveva finto, solo per dare modo a me di riposare.
-Andiamo, Swan- fece all'improvviso, voltandosi verso di me -Vi devo medicare la schiena.
-Non serve, sto bene.
-Non state bene. E se non lo faccio, vi rimarranno delle brutte cicatrici. È questo che volete?
-No- sospirai, e mi diressi verso la sua cabina ancor prima che lo facesse lui. Mi sedetti sul letto imbarazzata, in attesa che mi raggiungesse e chiudesse la porta. L'unica cosa che feci fu togliere il gilet e incrociare ancora una volta le braccia al petto: senza corsetto e con solo quella camicia bianca e larga continuavo a sentirmi praticamente nuda.
Lui si sedette di fronte a me, a squadrarmi con uno sguardo quasi tenero. Io abbassai il mio, e aspettai che dicesse qualcosa.
-Mi dispiace per l'inconveniente. Siete ancora sicura di voler venire? Posso ancora decidere che portarvi a casa abbia la priorità.
-No.- feci alzando lo sguardo, e scuotendo la testa -Non ho fretta. Non ora che mi sento la benvenuta su questa nave.
-Siete così giovane Emma, così priva di esperienza. Ho paura che questo possa esservi letale per un'avventura del genere, e non vi voglio morta.
-Ho 25 anni, Hook. Voi quanti ne avete... 29? 30? Non credo siate molto più grande di me.- gli feci notare. Era un bel ragazzo, giovane, ed era impossibile superasse la trentina.
-In realtà mia cara, ho 198 anni- sorrise, e io rimasi a bocca aperta a chiedermi se mi stesse prendendo in giro. Insomma... non si poteva vivere per 200 anni! E non con questo aspetto, soprattutto! Mi convinsi che mi stesse prendendo in giro e sbuffai.
-No tesoro, dico sul serio. Ho vissuto per un lungo periodo a Neverland... e lì il tempo non passa. Il tempo lì si ferma. Per questo Pan è sempre giovane, per questo i suoi bimbi sperduti non crescono.
-Oh.- fu l'unica cosa che riuscii a dire, e lo squadrai meglio. Centonovantotto anni. Chissà quando era stato a Neverland... era stato anche lui un bimbo sperduto? O ci era stato quando era già un uomo?
Chissà quante ne aveva passate in tutti quegli anni, avventure, gioie, dolori, sofferenze... un'altra epoca. Probabilmente anche la guerra degli orchi. Chissà se aveva combattuto.
-Sdraiatevi Emma- si riscosse e si alzò in piedi -Sono riuscito a recuperare anche delle bende, così non rischierete che le ferite si infettino durante il viaggio.
Annuii senza dire altro e mi sdraiai a pancia in giù come il giorno precedente. Stavolta non fui costretta a spogliarmi, e nemmeno a farmi strappare la camicia dato che era abbastanza larga perché potesse semplicemente sollevarla.
Strinsi i denti quando mi versò il rum sulla schiena, che bruciò notevolmente, ma non volevo fare la figura della ragazzina delicata del giorno prima.
Lo sentii tamponarmi le ferite con un panno, per poi versare dell'altro rum che mi fece sobbalzare.
-Va meglio, sapete. Però ci sono un paio di ferite che non hanno ancora iniziato a cicatrizzare molto bene... Avete una pelle delicata Emma, non riesco a capire come abbiate fatto a sopravvivere a queste torture disumane...
Fui scossa da forti brividi quando passò le dita su un mio fianco, e poi sulla pelle sana della schiena, dal basso fino al collo. Cercai di fare in modo che non si rendesse conto, perché avrebbe reso la situazione piuttosto imbarazzante. Non era il caso che mi mostrassi debole al semplice tocco di un quasi sconosciuto, avrei fatto la figura della sgualdrina.
-Come vi ho già detto, Capitano, sono resistente. Sono forte. E questo vuol dire che posso cavarmela anche a Neverland insieme a voi. Non sarò d'intralcio.
-Ma io non ho paura che siate d'intralcio! Io ho solo paura che vi facciate del male. Non me lo perdonerei mai.
-Hook- feci, tirandomi su a sedere, incurante del fatto di non essere ancora asciutta.
Lo guardai negli occhi e gli portai una mano sulla guancia. Quel gesto sembrò sorprenderlo, ma non fece una piega e non provò neanche a ritirarsi.
-Io starò bene. Io sono una combattente nata, ve lo assicuro. Andrà davvero tutto bene, d'accordo? Vi darò una mano nella missione che vi affiderà Pan, perché sono in grado di essere un pirata. I miei genitori hanno combattuto contro la Regina Cattiva per riprendersi il regno, sono delle persone forti e coraggiose, hanno sfiorato più volte la morte, e più volte ne sono usciti più forti di prima. Io sono loro figlia, sangue del loro sangue, non sono una stupida principessa viziata che pensa solo a dei dannati gioielli e a incontrare i principi. Se per caso dovessi morire, sarei felice di farlo durante una grande avventura piuttosto che tra le mura di un palazzo. Vi è chiaro?
Ci guardammo negli occhi intensamente, per istanti interminabili. Furono i nostri sguardi a parlare al posto nostro ora, e io avevo intenzione di vincere. Volevo che capisse che potevo essere utile, che volevo essere utile. Glielo dovevo. Lui aveva salvato me, io avrei aiutato lui, a qualsiasi costo.
-Va bene, Emma. Ma permettetemi di proteggervi se ce ne sarà davvero bisogno. Vi prometto che vi riporterò a casa sana e salva.
-Affare fatto Capitano- acconsentii e gli porsi la mano, che lui strinse.
-Bene mia cara. Ora lasciatemi controllare se avete sporcato di sangue la camicia. Poi vi fascerò.
Gli diedi la schiena per lasciarlo controllare, ma solo in quel momento mi resi conto che la fasciatura avrebbe dovuto necessariamente passare anche davanti.
E io non volevo che mi vedesse nuda.
Mai in tutta la mia vita mi ero spogliata davanti ad un uomo, e non volevo che succedesse proprio adesso. Non così, soprattutto.
-Tutto a posto tesoro. Ora però dovete collaborare...- sussurrò, afferrando le bende che aveva lasciato lì accanto.
-Non mi spoglierò- ripetei le stesse parole che gli avevo rivolto la prima volta che mi aveva medicata, la sera prima.
-Dovete togliere la camicia, Swan. Ma potete rimanere di schiena, non ho intenzione di toccarvi.
Scossi la testa, vergognandomi di dire che provavo ugualmente vergogna. Vergognandomi di dire che sarebbe stato il primo uomo a vedermi così, dato che lui in 200 anni doveva aver accumulato molta più esperienza di quanto io ne avrei potuta avere in tutta la mia vita.
-Sentite, non c'è altro modo- sospirò, poggiandomi una mano sulla spalla -Voi starete di schiena, e anche se ci vorrà un po' io penserò alla fasciatura quando passerà dietro, e voi quando passerà avanti.
Scossi la testa nuovamente, continuava a essere troppo imbarazzante. Se mi avesse vista lo stesso? A quella vicinanza non era escluso, per quanto fosse un gentiluomo non poteva di certo cavarsi gli occhi.
-Ve lo chiedo per favore Swan. Non voglio farvi nulla! E non vi costringerò, ma per il vostro bene dovreste fidarvi di me e lasciarmi fare. Non vi sfiorerò neanche con un dito, d'accordo?
-Va bene!- esclamai infine spazientita -Ma provate solo a fare qualcosa che non dovete e vi sgozzerò con le mie stesse mani!
L'uomo scoppiò a ridere, mentre malvolentieri mi tolsi la camicia, cercando di muovermi il meno possibile per non lasciargli vedere nulla.
-Che caratterino che avete, tesoro. Ma sì... nonostante tutto mi piace. Immagino quanto avrà patito il vostro uomo prima di vedervi nuda...
Decisi di non rispondere, per lasciargli credere quel che voleva credere... tanto meglio.
Per fortuna lasciò cadere il discorso e mi spiegò come avremmo fatto per poter finire il lavoro al meglio.

Passammo mezz'ora in quell'operazione, ma infine potei rinfilarmi la camicia e sentirmi sollevata. La cosa buona era che la fasciatura era abbastanza stretta da farmi da corsetto, e non mi sarei sentita a disagio a girare senza il gilet. Faceva caldo, quindi non mi sarebbe dispiaciuto farne a meno.
-Wow, sapete come affaticare un uomo- commentò lui infine, prendendomi il viso per guardarmi con un sorriso malizioso.
-Ci vuole così poco per stancarvi, Capitano?- feci ironica, decidendo di stare al gioco. Non potevo negare che mi divertisse stuzzicarlo.
E lui, altrettanto, sembrava divertirsi a farlo con me. Avremmo potuto diventare amici di questo passo, era un uomo forte. Affascinante, determinato ma anche premuroso. Mi piaceva davvero.
-Comunque, Emma- continuò, guardandomi da quella vicinanza -Non voglio che Pan sappia chi siete. Quindi vi fingerete semplicemente un membro dell'equipaggio. È chiaro?
-Quindi dovrei fingermi un pirata.
-Già. Ma siete naturalmente portata dolcezza, quindi non c'è di che preoccuparsi.
-Lo prendo come un complimento, allora- alzai un sopracciglio senza muovermi da lì, e continuando a respirare la sua stessa aria.
-Oh lo è, credetemi.
-Vi credo.
Ci scambiammo un'ultima occhiata, poi l'uomo si alzò dal letto e lo vidi andare a frugare in un cassetto, da cui tirò fuori un cappello. Sembrava un vero cappello pirata, nero con un teschio nel mezzo. Si avvicinò di nuovo e me lo posò sulla testa, per poi sorridere soddisfatto.
-Ora siete davvero perfetta.
 

HOOK POV

Quel cappello, che solo a Milah avevo fatto indossare, donava incredibilmente alla bellissima principessa bionda dagli occhi color acquamarina.
Lei non era nulla per me, eppure fin dal primo momento in cui l'avevo guardata negli occhi c'era stato qualcosa che mi aveva affascinato. Non aveva uno sguardo vuoto, o di superiorità, ma uno sguardo fiero, determinato e profondo. Mi aveva convinto a prendermi cura di lei fino al suo arrivo a casa: era tanto forte quanto fragile, e non volevo si facesse del male.
E poi era divertente battibeccare con lei, oltre che bello poter parlare con qualcuno di colto e intelligente, qualcuno che non erano gli uomini dell'equipaggio.
Era stata una piacevole sorpresa scoprire che non fosse una principessa viziata, altezzosa e frivola, ma una donna con la testa sulle spalle e decisamente umana.
Oltre che estremamente bella.
I suoi occhi, il suo sorriso, i capelli, il suo fisico minuto ma allenato, la sua pelle chiara e perfetta... così perfetta che faceva male a me la vista della sua schiena ridotta in quel modo da quel mostro.
-Ce la fate ad alzarvi? State bene?- le domandai, tirandomi in piedi e porgendole una mano.
Lei non rispose ma si limitò ad afferrarla e tirarsi su, senza fare una piega. Se anche sentiva dolore non l'avrei saputo, perché non l'avrebbe mai ammesso. Era una guerriera, ed ero felice di accettarlo.
Uscimmo insieme sul ponte, e notai con piacere che i miei uomini avevano issato perfettamente la Pegasus all'albero maestro. Emma rimase a bocca aperta, sicuramente sorpresa dalle piume che componevano la vela. Dovetti ammettere anch'io di non ricordarla così imponente.
-E' bellissima...- disse -E quindi vola anche...
-Sì, molto presto lo vedrete tesoro... però dobbiamo spostarci di altre trecento miglia a est prima di usarla.
La donna annuì, e diede ancora un'occhiata alla vela bianca; i suoi occhi increduli ed emozionati erano ancora più belli.
-Pirati, tutti ai vostri posti! Si parte in direzione oriente!- esclamai, e presi Emma per una mano portandola insieme a me al timone. Sembrò stupita di quel gesto, ma non disse nulla e si lasciò guidare.
In effetti fui stupito io stesso, ma mi venne naturale. Avevo in mente di farla divertire ancora un po', farle sperimentare cose nuove perché potesse continuare a sorridere in quel modo.
Restammo mano nella mano, mentre guardava gli uomini preparare la nave alla partenza.
Avevamo anche il vento favorevole, e se avesse continuato così, avremmo potuto raggiungere il punto esatto in cui spiccare il volo ancora prima che calasse la notte. E sarebbe stato molto meglio, considerando che Neverland era più sicura di giorno.
-Emma, volete che vi insegni a governare la Jolly Roger?- proposi, voltandomi verso di lei.
-Cosa?! Sul serio?- il suo sguardo si accese, e in un gesto involontario mi strinse la mano con forza, felice come una bambina.
-Sul serio, tesoro.
Portai le sue piccole mani sul timone, e gliene tenni ferma una con la mia, per mostrarle come si facesse.
-Capitano, se anche mi toccate con l'uncino non è che mi spezzo, eh- commentò divertita, dandomi il permesso di posarlo sull'altra mano.
-Come volete mia cara- dissi e lo feci.
Ero dietro di lei, la sua schiena calda contro il mio petto, le mie braccia a contatto con le sue, ed era piacevole. Fu facile guidare le sue mani sul timone, e spiegarle a voce quasi bassa i fondamenti per poterlo comandare.
Lei era sveglia, era brillante, quindi colse al volo ogni mia parola, e fu in grado di metterla in pratica nell'immediato. Fu lei, quasi senza il mio aiuto, a far girare la nave verso est; aveva davvero un grande talento.
-Come sto andando?
-Alla grande. Siete la degna figlia di vostra madre, Swan.
-Conoscete mia madre?- voltò sorpresa il viso verso di me, ma con gran professionalità non lasciò andare il timone.
-Le ho dato un passaggio, qualche anno fa, mentre era ancora in fuga da Regina. Un osso duro anche lei.- spiegai alla bionda, ripensando al mio incontro con Snow White. Erano passati anni, ma il carattere era quello della figlia, potevo ricordarlo chiaramente.
Una ragazza cocciuta, determinata e fiera proprio come la figlia. Mi aveva offerto dell'oro, e io l'avevo accettato, nonostante sapessi bene chi fosse, e i guai che avrebbe comportato se si fosse venuto a sapere che fosse mia ospite.
-Non me l'ha mai detto.
-Avrà avuto i suoi buoni motivi... come per esempio il padre del vostro fidanzato.
Non seppi dire perché, ma mi irritò che fosse fidanzata. Non ero geloso, ma mi sarei aspettato che i Charmings non fossero così stupidi nello scegliere il promesso sposo della figlia.
-Non è ancora il mio fidanzato. Ho bluffato ieri sera- sorrise, e per qualche motivo mi sentii sollevato.
-Io e Baelfire ci stiamo conoscendo. Certo, teoricamente è il mio promesso sposo ma... i miei genitori non mi farebbero sposare con la forza. Loro si sono sposati per amore. E credo che se io non lo trovassi, mi lascerebbero anche ereditare il regno da sola.- mi spiegò, guardando pensierosa verso il mare.
-Posso chiedervi come mai allora avete un “teorico” promesso sposo?
-Perché... così. Ovviamente ai ricevimenti non ho conosciuto nessun principe che attirasse la mia attenzione, erano tutti così noiosi! Continuavano a farmi complimenti, lodare la mia bellezza... e sinceramente non me ne importa nulla. Poi si è presentato Baelfire, e la prima cosa che mi ha detto è stata di avermi vista duellare con la spada, e di trovarmi molto brava. E mi ha chiesto cosa mi piacesse fare e... ho deciso che potevo dargli una possibilità. È un ragazzo piacevole, dolce... e simpatico. In più, Rumplestiltskin è potente, potrebbe proteggere il regno. C'è molto da guadagnarci.
-Quindi voi vi state innamorando di questo ragazzo...
-Non lo so. Provo qualcosa per lui, ma non è amore. Non ancora. Ma penso valga la pena scoprirlo, no?
-Sì, suppongo sia così...- dissi, guardando dritto all'orizzonte, col sole ormai alto in cielo a illuminare il nostro viaggio.
Io ed Emma restammo quasi due ore al timone insieme, poi però la costrinsi a riposare un po', e anche mangiare. Avevamo della frutta sulla nave, quindi gliela offrii volentieri insieme a dell'acqua fresca.

***

 

EMMA POV

Ero seduta sul ponte del castello a guardare il tramonto; i colori erano bellissimi, passavano da un arancione intenso, per poi andare a schiarirsi fino a passare al rosa, e infine all'azzurro, che ben presto si sarebbe scurito per lasciare il posto alla notte.
La giornata era trascorsa con tranquillità, e mi ero anche divertita. Avevo trovato appassionante comandare la nave, e il Capitano si era fidato a lasciarmi sola al timone per circa mezz'ora, per poter mangiare e riposare qualche minuto. Avevo provato a convincerlo a prendersi almeno un'ora dato che era stato 6 ore in piedi, ma non aveva voluto. Mi aveva fatto capire di esserci abituato, e che 6 ore non fossero poi così tante per lui.
Mi era quasi dispiaciuto quando era tornato a riprendere il posto, congratulandosi con me; la sensazione di comandare una nave come quella, col vento tra i capelli e l'odore di salsedine erano davvero appaganti e rilassanti.
Il resto del tempo l'avevo passato a leggere un libro sulla navigazione che mi aveva consigliato, ed era stato estremamente coinvolgente... non escludevo l'ipotesi di voler diventare il capitano di una nave in futuro, magari anche della flotta reale. Viaggiare invece di stare a palazzo a fare la principessa e annoiarmi a morte.
L'unica pecca della giornata, era stato il vento che si era indebolito, facendoci perdere velocità, rendendo impossibile raggiungere Neverland prima del calare dell'oscurità.
Si stava ormai facendo buio per leggere, quindi andai a mettere a posto il libro e raggiunsi il Capitano al timone.
-Come va tesoro?
Continuava a chiamarmi in quel modo. Tesoro. O anche “dolcezza”.
-Alla grande. Ho letto più della metà del vostri libro, e ho intenzione di finirlo. Mi fa venire voglia di farmi costruire una nave tutta mia.
-Perché no. Ma per ora, quando torniamo da Neverland vi lascerò comandare ancora la Jolly Roger da sola anche per più tempo.
-Non vedo l'ora! Spero di soddisfare le vostre aspettative.
-Lo farete, siete una donna acuta e dotata.
-Riponete molta fiducia in me, Hook.
-Beh, Swan, diciamo che il mio intuito non sbaglia mai. E mi dice di potermi fidare di voi.
Sorrisi compiaciuta, non era cosa da tutti i giorni guadagnarsi la fiducia di un pirata al punto di lasciarmi comandare la sua nave, soprattutto un pirata come Capitan Uncino.
Rimasi accanto a lui incrociando le braccia al petto, dato che iniziava a fare un po' fresco, essendo il sole ormai sparito dall'orizzonte.
-Andate a coprirvi, prenderete freddo- mi consigliò, essendosi accorto dei miei movimenti.
-Non vi preoccupate... sto bene.
-Prima non volevate rimanere solo in camicia, ora non vi volete coprire- commentò divertito l'uomo, continuando a guardare avanti.
-Lo sapete bene il perché- feci seccata, dandogli una botta sulla spalla. Me ne pentii quasi subito; ebbi un po' paura di come avrebbe reagito, non era un mio amico e non sapevo cosa mi era saltato in mente, ma non fece una piega per fortuna.
-Avanti, avete un bel corpicino tesoro, non dovreste vergognarvene!- continuò a stuzzicarmi.
-Non mi vergogno del mio corpo. Ma non ho intenzione neanche di girare mezza nuda tra una ventina di pirati che si eccitano alla vista di una donna.
Quello scoppiò a ridere, e mi venne una gran voglia di dargli un pugno. Non c'era nulla da ridere e prendermi in giro.
Si voltò verso di me ancora ridendo, e mi prese il mento con le dita, guardandomi negli occhi.
-Potete biasimarli, principessa? Siete una gran bella donna.
-Quindi anche voi non avreste potuto fare a meno di guardarmi?- lo provocai, con uno sguardo fulminante.
-Oh io posso avere qualunque donna desideri... avrete notato che sono piuttosto affascinante. Quindi sarei stato in grado di rispettare la vostra privacy.
Non riuscii a spiegarmi il motivo, eppure la sua risposta mi lasciò quasi delusa. Ma in fondo avrei dovuto aspettarmelo, un uomo come lui poteva avere tante di quelle donne che andavano ben oltre le dita delle mie mani. E in 198 anni, doveva averne avute così tante, che probabilmente aveva perso il conto.
Fece per aggiungere qualcos'altro, ma non seppi cosa, perché all'orizzonte finalmente scorgemmo nel cielo una stella estremamente luminosa, che emanava una potente luce bianca.
-Ci siamo. Tenetevi forte tesoro, stiamo per salpare in volo verso Neverland.
Il primo appiglio che trovai fu una corda dell'albero di prua, e la strinsi con forza mentre la nave prendeva velocità... e poi si alzava in volo.
Nonostante fossi preparata, non riuscii a non rimanere a bocca aperta, mentre la Jolly Roger prendeva velocemente quota. Tutti stavano esultando, sembravano aver dimenticato dov'eravamo diretti, e riuscii a capirli. Era una sensazione magnifica volare con una nave, alzarsi verso il cielo, mentre la luna sembrava farsi ogni istante più grande... e poi, inaspettatamente, ritrovarsi in un turbine di luce bianca. Mi tenni più forte alla corda, mentre la nave oscillava con forza in tutte le direzioni, fino a ché non ricomparve il cielo, più scuro di quello che avevamo lasciato, e precipitammo verso il basso.
Prima ancora di toccare l'acqua, fummo investiti da quella che sembrò una nuova di frecce, e non riuscii a reagire in alcun modo nonostante una puntasse dritta verso da me.





















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Il secondo capitolo è arrivato prima del previsto, ma continuo a non sapere con che regolarità posterò... quando ho tante idee scrivo, e i capitoli arrivano presto... mentre a volte mi serve un po' di tempo xD
Mi sono cimentata anche nel dare una "copertina" a questa storia... (sì lo so fa schifo, so usare discretamente photoshop ma non ho mai sostituito facce, quindi passatemela su.)
Spero il capitolo vi piaccia... mi diverto a scrivere questa ff, non so perché xD Mi piace far conoscere meglio Emma versione principessa e Hook pirata...
E niente, alla prossima. Un abbraccio, e grazie a chi ha già iniziato a seguire, recensire e inserire nelle varie categorie :*
   
 
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