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Autore: KiarettaScrittrice92    15/04/2015    6 recensioni
- Buona notte fanciulla...
- Buona notte mio Angelo...
- Ladri per sempre...
- ...bianchi e liberi!
- We can...
- ...do magic!
Questa storia è molto importante per me, ci ho messo tutta me stessa a scriverla parecchio tempo fa ed ho deciso solo ora di pubblicarla qui, per questo motivo sarà strutturata in modo diverso dalle mie altre fanfiction.
Innanzi tutto sarà divisa in tre parti (ossia tre grandi storie) che ovviamente avranno un filo conduttore che le unisce come se fossero una il sequel dell'altra.
Poi per ogni capitolo metterò l'angolo dell'autore (di solito non lo faccio con le long, ma con questa ci tengo a farlo) e lo metterò ad inizio capitolo non alla fine, pregherei tutti di leggerlo (ma se non volete pazienza).
P.S. Tutto quello che leggerete qui è strettamente collegato alle trame di Gosho, ma non sempre le seguirà alla lettera. Quindi se vedete delle incongruenze sono volute apposta (soprattutto nella storia del passato di Kaito), inoltre tutti gli spoiler della saga di Bourbon non esistono.
Per concludere il raiting giallo è messo solo per un singolo capitolo, quasi alla fine della storia, ma è tranquillamente raiting verde.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kaito & Kiaretta'
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Angolo dell'autrice:
Ed eccoci qua. Leggendo il titolo del capitolo avrete capito che non scherzavo quando dicevo che la sfiga di Shinichi stava per tornare. Andiamo non sarebbe una vera fanfic di Detective Conan senza un bel caso di omicidio no?
Ricordo che quando scrissi questo caso ci misi una vita. È davvero complicato inventarsene uno di sana pianta che abbia un senso logico, non ho la minima idea di come faccia Gosho a farlo per ogni due file (è davvero un genio).
Beh bando alle ciance, vi lascio al capitolo.
Come al solito grazie a tutti i miei lettori.
Buona lettura ^-^

La rosa rossa



L'omicidio
 

«Allora?»
«Cosa?» chiese, alzando lo sguardo spaventato.
«Mi avevi detto che mi avresti raccontato il tuo complicatissimo caso che ti ha trattenuto per due anni.» disse Ran divertita, mentre tagliava la carne.
Si morse il labbro, domandandosi ora che cosa le avrebbe dovuto raccontare. Poteva mentirle ancora? No. Assolutamente no. Ne aveva abbastanza di nasconderle le cose. Doveva dirle la verità. 
«Beh ecco... è un po’ complicato...»
«Non importa, tanto il tempo non ci manca.» disse lei con un sorriso.
«Va bene, – sospirò lui – Allora, ti ricordi quando...»
«AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!!!!!!!» lo bloccò l’urlo di una donna.
«Non è possibile!» sbraitò irritato Shinichi, buttando le posate sul piatto.
«Vai, – disse Ran un po’ delusa – tanto so già che finirà come le altre volte. Tu andrai e sparirai di nuovo per chissà quanto.»
«No, questa volta tu vieni con me.» la prese per mano e la trascinò fuori dalla sala.
I due presero l’ascensore e scesero al piano di sotto, percorrendo un lungo corridoio e arrivando poco dopo sul luogo del delitto. Era una saletta molto più piccola della loro, dove vi erano solo quattro tavoli con le tovaglie verdine.
A uno dei tavoli c’era un uomo riverso sul piatto ancora pieno di riso al curry. Gli occhi neri e spalancati come la bocca. La forchetta a terra, vicino alla sedia e le braccia inermi lungo il corpo che era piegato in avanti. Il suo viso era sporco di sugo. Accanto, una donna occhialuta dai lunghi capelli scuri, piangeva.
Shinichi si avvicinò al tavolo, tenendo ancora per mano Ran, quando gli sfuggì lo sguardo al tavolo all’angolo della sala. Al contrario delle altre persone, che guardavano sconcertati la situazione, c’era una ragazza dai capelli corti e ramati che stava tenendo ancora il capo chino, mentre mangiava tranquillamente la pasta.
«Shinichi?» lo chiamò Ran notando che quella ragazza aveva attirato la sua attenzione.
«Sì, scusa! – e si diresse verso il tavolo della vittima, per poi rivolgersi all’altra commensale, ancora in lacrime – Signora, ha chiamato la polizia?»
«Sì...» rispose, ancora tra i singhiozzi, alzando lo sguardo.
Intanto Shinichi tirò fuori un fazzoletto bianco dalla tasca della giacca e con esso prese il bicchiere della vittima e se lo passò sotto il naso, percependo l’inconfondibile odore di mandorla.
«Ok, – disse riponendo il bicchiere sul tavolo dov’era e mettendosi le mani in tasca – meglio aspettare la polizia ora.»

 

Non passò molto che l’ispettore Megure, accompagnato da Takagi e due agenti della scientifica entrarono nella sala.
«Shinichi, che bello rivederti!» esclamò Megure.
«Salve ispettore.»
«Cos’è successo?» chiese poi lui.
«Non lo so con esattezza, anche io sono arrivato da poco. Ran ed io eravamo al piano superiore.»
«Capisco. Takagi vai a interrogare i testimoni.»
«Sì!» rispose lui per poi andare verso la signora al tavolo della vittima assieme agli altri due agenti.
«Si tratta di avvelenamento ispettore, – disse uno degli agenti – avvelenamento da...»
«Cianuro» lo precedette Shinichi.
«Esatto!» confermò l’agente.
Poco dopo arrivò anche Takagi col suo taccuino.
«I testimoni sono: Shizune Akane la moglie della vittima. Al tavolo accanto vi erano Kimito Huzumi con la moglie Tekiku Tamane e la figlia, erano vicini di casa della vittima e dicono di essersi incontrati lì per puro caso. Nel tavolo al centro della sala c’erano Kimie Kuriko e la sorella Timiki, dicono di essere state amiche d’infanzia della moglie della vittima, loro fratello Akuma era stato con la moglie quando erano ragazzi. Infine al tavolo all’angolo si trova Shiho Hirota, dice di non conoscere la vittima e che non l’ha mai vista prima di questa sera.» concluse.
«Ispettore, – intervenne Shinichi – col suo permesso vorrei fare qualche domanda io alla ragazza.»
«Certo Shinichi, fai pure.» rispose Megure.
Il ragazzo era già diretto verso il tavolo all’angolo, quando qualcuno lo fermò per il braccio, facendolo voltare.
«Chi è quella ragazza?» Ran lo stava tenendo per la giacca azzurra.
«Ran,– disse lui in tono dolce, capendo cosa stava succedendo, le posò le mani sulle guance che diventarono leggermente rosse anche sotto il trucco – Stai tranquilla!» dopodiché le diede un leggero bacio a stampo.
Si allontanò verso il tavolo con un peso sullo stomaco dovuto dal senso di colpa. Era proprio uno stupido. Come gli era saltato in mente di baciarla proprio davanti a lei, sarebbe sicuramente passato per l’insensibile. No, non sarebbe passato, era davvero un insensibile. Eppure quel peso passò subito, appena arrivò al tavolo.
«Che ci fai qui?» chiese battendo una mano sul tavolo e facendo spaventare la ragazza, che però rimase col volto sul piatto.
«Sto mangiando.» rispose lei risoluta mettendo in bocca un’altra forchettata di pasta.
«Non dire stupidaggini e guardami negli occhi.»
Lei ingoiò il boccone e alzò lo sguardo. Shinichi ebbe un sussulto, non si era ancora abituato a quella cicatrice lungo il suo profilo del naso. Ma i suoi occhi di un verde acqua intenso lo distrassero per un attimo.
«Che ci fai qui?» ripeté.
«Te l’ho detto.» insistette lei.
«E io ti ho detto che non ci credo! – lei rimase zitta – Non mi dire che l’antidoto che mi hai dato un mese fa era un altro prototipo.»
La ragazza rimase di nuovo zitta per qualche secondo, anche se per Shinichi sembravano fin troppi.
«No! Non era un prototipo! Ma in me si sono riscontrati effetti collaterali qualche giorno fa e dato che tu l’hai preso tre giorni dopo di me, dovevo essere sicura della tua salute.»
«Che tipo di effetti collaterali?»
«L’antidoto scorre ancora nel tuo corpo, il flusso dovrebbe smettere entro un altro mese, ma è probabile che il tuo cuore si debba ancora abituare a questo flusso. Io tre giorni fa, fino a ieri, ho avuto dei dolori. Quindi dovevo controllare come stavi.»
Lui le sorrise dolcemente, tirando dentro di sé anche un sospiro di sollievo.
«Grazie mille!»
Ci fu di nuovo qualche secondo di silenzio, poi.
«Che cosa ne pensi dell’omicidio?»
La ragazza alzò gli occhi al cielo, come rassegnata.
«Sicuramente avvelenamento, però è riuscito a bere tutto il bicchiere.»
«Già, l’ho notato, anche perché il cianuro ha effetto istantaneo, ciò vuol dire che non era nel vino.»
«Sai... ho notato che la vittima aveva il vizio di rigirare il bicchiere ogni volta che beveva.»
«Ciò vuol dire che se l’assassino conosceva la sua abitudine, poteva mettere il veleno su un lato del bicchiere! – lei rispose con un cenno di testa – Ok, grazie Ai, ci vediamo!»
«Va bene, a dopo.» rispose lei, mentre Shinichi già si allontanava raggiungendo nuovamente l’ispettore.

  
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