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Autore: SnidgetCielo    15/04/2015    3 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo IV 
Il più caldo dei colori


 

«Andiamo, Marlene, ne parli come se si trattasse di un funerale! È pur sempre un matrimonio!»
Le lunghe dita di Dorcas Meadowes si muovevano tra le pagine giallastre della gazzetta con scatti repentini, mentre Lily Evans, con una matita tra i capelli, leggeva il suo manuale di Trasfigurazione. Arya, la piccola femmina di Kneazle di Marlene McKinnon, era acciambellata tra le sue gambe, e dormiva placidamente. E Marlene McKinnon, che aveva ancora una volta il viso increspato in una smorfia di disapprovazione, era piegata sul suo baule, mentre cercava goffamente un asciugamano pulito.
«Dovresti essere felice per tuo fratello, Lène» sospirò Lily, senza distogliere lo sguardo dal suo libro. «Scommetto che Numi..»
«Harumi
«Harumi, scusa. Scommetto che Harumi è una ragazza deliziosa»
Marlene alzò gli occhi verso la rossa compagna di stanza, aggrottando le sopracciglia in un'espressione contrariata.
«La conosce da appena sei mesi, e vuole sposarla questo Natale!» ribattè con tono altisonante.
«Magari è stato amore a prima vista» sbadigliò Dorcas, manifestando tutto il suo disinteresse per la questione: erano tornate ad Hogwarts soltanto da pochi giorni, e Marlene non aveva fatto altro che riempire le loro orecchie di lamentele e proteste contro il matrimonio annunciato dal fratello di lei, durante le vacanze. Marlene, d'altro canto, era talmente sconvolta da sentirsi oltraggiata dalla notizia del fratello, e da non potersi accorgere di risultare quasi pedante alle orecchie delle compagne.
«Non esiste l'amore a prima vista» sbottò, mentre raccoglievauna piccola ampolla di shampoo dal suo baule. 
«Quell'ammaliatrice orientale si sta solo servendo di mio fratello»

Dorcas scoppiò in una fragorosa risata, ed anche Lily la seguì, con un vivido sorriso: alzò i suoi occhi verdi sulla ragazza accigliata di fronte al suo letto.
«E' naturale che tu sia gelosia di tuo fratello, Lène» disse.

«Non sono gelosa di nessuno, io!» borbottò Marlene, dirigendosi a grandi passi verso il bagno, e sbattendo la porta con fragore.
«Lène» sentì chiamarsi da dietro la porta «Quando esci devo parlarti di quella cosa che non ho potuto dirti alla Festa di Fidanzamento di Max»
Gelosa, lei?
Non era mai stata gelosa di nessuno, se non dei suoi animali. Semplicemente, non avrebbe mai creduto che suo fratello si sarebbe sposato: figuriamoci se avesse potuto credere che avrebbe sposato una ragazza giapponese, che aveva conosciuto probabilmente meno di sei mesi fa, con un preavviso così esiguo! Maximilian si sarebbe trasferito in Giappone definitivamente, e lei non l'avrebbe più rivisto: forse avrebbe continuato a tornare per farle visita a Natale, ma, a poco a poco, anno dopo anno, si sarebbero allontanati sino a diventare due estranei l'uno per l'altra.

Temeva che suo fratello si sarebbe presto trasformato nel ricordo di qualcuno a cui voleva bene. Il loro legame, che tenevano ben saldo, sarebbe divenuto cenere, e le sarebbe scorso via, tra le dita.
Per non parlare dei suoi genitori: ora che Maximilian si sarebbe sposato, le pressioni sul suo fidanzamento si sarebbero fatte sempre più soffocanti. L'avrebbero costretta a sposare quel Camuflone di Diggory, e sarebbe rimasta incinta prima che potesse capire come era successo: per un momento, dietro all'acqua della doccia che scorreva sulle sue palpebre, vide sé stessa, con un bambino in braccio e altri due rincorrersi intorno alle sue gambe, con la spalla sporca di vomito e i segni di stanchezza solcarle il viso.
Rabbrividì, prima di scrollare via quell'immagine dalla testa, assieme al balsamo profumato con cui aveva massaggiato la testa fino a quel momento. Uscì dalla doccia, avvolgendosi nell'accappatoio e strizzando via l'eccesso di acqua dai capelli con l'asciugamano: lo buttò poi a terra, asciugando il pantano che aveva creato sul pavimento, e uscì dal bagno, esordendo.
«Sono solo preoccupata per lui. Se sposa quella Geisha Miwaku-sha non tornerà mai a riscattare il posto che merita al Ministero»

«Non hanno preso in considerazione di trasferirsi insieme qui, in Ingh...» chiese Dorcas, che si interruppe quando alzò gli occhi per incontrare la figura ancora gocciolante d'acqua di Marlene. 
A dire il vero, il suo sguardo si era imbattuto qualcosa di molto più insolito della semplice presenza dell'amica: tra le lunghe ciocche bagnate della ragazza, quelle più lunghe e spesse brillavano di un vivacissimo color ceruleo.

«L'hanno preso in considerazione, in effetti» fece Marlene, piegata ancora una volta sul suo baule, alla disperata ricerca di una spazzola. Non notò la manifesta perplessità scolpita sul volto di Dorcas, mentre si rialzava.
«Ma credono sia meglio rimanere a Tokyo, almeno fin quando Maximilian non terminerà il suo incarico a Mahoutokoro. Ma posso giocarmici i capelli che gli assegneranno un ruolo ordinario in quella scuola ai confini del mondo!» borbottò.
Mentre si incamminava nuovamente verso il bagno, continuando a lamentarsi ad alta voce, Dorcas afferrò una Gobbiglia dal comodino, per richiamare l'attenzione di Lily: la piccola sfera si abbattè su Kisa, e le imbrattò il pelo cinereo col suo puzzolente liquido. Prima di balzare giù dal letto La “gatta” strinse le unghie intorno al polpaccio di Lily, che con una smorfia di dolore alzò lo sguardo verso quello conturbato di Dorcas, che le indicò Marlene. Anche lei, a quel punto, sbiancò.

Marlene aveva lasciato la porta del bagno aperta, e aveva abbassato la testa per pettinare i lunghi capelli.
«Ma sapete che vi dico? Proprio non mi interessa. Devo solo aspettare un altro anno. Tra poco più di un mese compierò sedici anni, e tra un anno ancora sarò maggiorenne: potrò andarmene di casa, farmi crescere la barba ed entrare in un circo babbano. Ho sentito che viaggiano per chilometri e chilometri, visitano tutti i continenti: così potrò andare a trovare Max» ridacchiò, rialzandosi e scuotendo i capelli all'indietro.
Lily e Dorcas non sapevano se essere più intontite per i discorsi insensati di Marlene o per il fatto che non si fosse ancora accorta dell'improbabile sfumatura che avevano assunto i suoi capelli. La ragazza si affacciò dalla porta del bagno, con un grande sorriso.

«Sto scherzando, ragazze!» fece sorridente; ma non ci fu risposta da parte delle compagne, che continuavano ad osservarla inebetite, come se fossero state Pietrificate. Marlene aggrottò la fronte, confusa dall'improvvisa, totale laconicità delle due.
«Avete visto un Dissennatore, per caso?»
«Ma... Marley» balbettò Lily «I... i tuoi capelli...»
«Sono belli?» chiese Marlene, sorridente. Corse dentro la doccia e raccolse l'ampolla blu.
«Deve essere un balsamo nuovo, non avevo mai visto questa confezione. Mia madre si fa inviare un sacco di prodotti di bellezza da Madame du Savon, che ha un negozio di profumi nel Quartiere magico di Parigi. Merlino solo sa quanto spende in queste schif...»

Si era rivolta di nuovo in bagno, e aveva passato il palmo della mano sopra al velo di umidità depositatosi sullo specchio sopra al lavandino: così aveva scorto, finalmente, la terribile novità che aleggiava sulla sua testa. Aprì la bocca, paralizzata dalla vividezza di quell'azzurro, e vi pose davanti le mani, tremolanti per lo spavento.
«La nuova mode parisienne ha come imperativo i capelli blu, quest'anno?» sghignazzò Dorcas, riprendendo coscienza di sé.
Lily si alzò dal letto e corse al bagno, con fare urgente, e si pose dietro a Marlene, che ancora aveva le mani sopra la bocca e gli occhi sbarrati di fronte alla sua immagine.

«Lène, non è una cosa irreversibile..» sospirò, mentre Marlene affannava dei lunghi sospiri ansiogeni. «Dobbiamo solo capire cosa c'era in quella.. soluzione, e poi potremmo cucinare un Antidot..»
«SONO BLU!» Marlene urlò talmente forte che la saliva arrivò fino allo specchio. Strinse i pugni per la rabbia, mentre Lily abbassò gli occhi, trattenendo una risata. «HO I CAPELLI BLU! GUARDALI!»
Emmeline Vance e le gemelle Siamsky, allarmate dalle urla, si erano affacciate alla camera di Dormitorio.
«E' un colore che ti ha sempre donato molto» fece Dorcas, alzandosi anche lei dal letto.
«E' successo qualcosa?» chiese Emmeline, con aria preoccupata.
«Non posso presentarmi da nessuna parte, conciata così! Dovrò restare a marcire dentro questo dormitorio per sempre. La mia vita è finita!»
«Marlene ha una crisi di identità» rispose Dorcas, inarcando le folte sopracciglia.

Ci volle una giornata intera, e tutta la notte successiva, per convincere Marlene McKinnon ad uscire dal Dormitorio femminile di Grifondoro. Tutte le ragazze che l'avevano assistita quella sera avevano tirato fuori le storie più assurde ed imbarazzanti di studentesse che, tra un Incendio di troppo e una Pozione sbagliata, non se l'erano passata meglio di lei in quel momento.
E lei, dal canto suo, sembrava inconsolabile, anche quando Lily riconobbe nel balsamo colpevole del misfatto frammenti di piume di Jobberknoll (che rendevano gli effetti dell'intruglio particolarmente permanenti) e dei pungiglioni di Celestino, e cominciò a teorizzare un antidoto, rassicurandola che si trattava di una pozione particolarmente semplice e realizzata piuttosto sbrigativamente, a detta sua.

Marlene era talmente frastornata dalla situazione che non le venne subito in mente che potesse trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto, ma pensò bene che fosse più plausibile che avesse lavato i suoi capelli con il concime che la signora Blatherwick utilizzava per le Giunchiglie Strombazzanti in giardino.
Alla fine, chiese a Dorcas di prestarle un berretto, e lei gliene regalò uno dei tanti che aveva, azzurro anch'esso, con delle nuvole bianche e vaporose che giravano intorno alla testa, rincorrendosi. Marlene aveva guardato il cappello, sconcertata da quel colore che sembrava perseguitarla, e aveva poi rivolto un'occhiata cagnesca a Dorcas.
«Mi stai prendendo in giro?» le aveva sibilato.
«E' il mio berretto preferito!» si era giustificata la bionda
«E lo sto dando a te!»
«E' una soluzione provvisoria, soltanto finchè non creiamo l'antidoto» aveva spiegato Lily, con aria comprensiva e col malriuscito intento di sembrare rassicurante. Marlene non aveva accettato di buon grado, ma pensò che era meglio farsi vedere con un berretto azzurro, piuttosto che con quei capelli: una ragazza dalla chioma colorata era insolita anche nel mondo Magico, figurarsi ad Hogwarts, dove il regolamento sanciva con estrema serietà l'obbligatorietà della divisa proprio a garanzia dell'eguaglianza degli studenti. Cosa avrebbe pensato la McGrannitt, se l'avesse vista conciata un quel modo? Il ridicolo berretto di Dorcas non l'avrebbe preservata dalle beffe, ma almeno non sarebbe incorsa in debiti scolastici.. forse.

La mente navigava, mentre faceva colazione in Sala Grande, in mezzo a Dorcas e Lily, che raccontavano l'accaduto ad Amelia, che a stento tratteneva in gola le risate.
Aveva visto suo cugino e gli altri Malandrini trottare all'interno della stanza, e aveva avvertito un tuffo al cuore, conscia che non si sarebbe salvata dalle loro stupide canzonette derisorie.
«Buongiorno, mio splendido Giglio Infuocato» aveva trillato James Potter, accostandosi a Lily, che gli aveva rispondo alzando la bacchetta, senza voltarsi neanche a guardarlo in volto.

«Sparisci, Potter, o ti Schianto direttamente in classe»
«Nottataccia?» chiese lui, beffardo.
«In realtà, era stata una splendida giornata, fino ad ora» spiegò Lily, dedicandogli uno sguardo particolarmente velenoso: «La tua stupida voce è riuscita a rovinarla. Dovrei pensare a Trasfigurarti in un pesce, un giorno di questi»

«Per te, mi tramuterei in qualsiasi cosa. Anche in un cervo» fece lui con tono suadente, alzando una delle scure sopracciglia.
Passò una mano tra i capelli confusi, mentre Lily gli premesa la bacchetta sul naso, incitandolo: «Sparisci»

Le altre sghignazzarono divertite, prima che qualcosa afferrasse il berretto di Marlene, tentando di sfilargliero: lei aggrappò le sue mani ai bordi del berretto, tenendolo fermo.
«Cosa nascondi, sotto questa.. cosa, Fossetta?» chiese Sirius, distendendo il suo caratteristico sorriso spigoloso.
«Non hai mai indossato berretti»

«Li indosso ora» sbottò Marlene «ho deciso che adoro tutti i cappelli più ridicoli mai cuciti»
Il calcio di Dorcas le arrivò dritto al polpaccio destro, e trattenne un mugolìo di dolore.
«Una passione insolita, la tua» sospirò Sirius.
«Magari, una sera di queste, potrei salire al Dormitorio femminile, così potrai farmi vedere la tua collezione di cappelli stravaganti»

«Contaci» borbottò lei, con tono scettico, voltandosi verso il suo pasto.
«Andiamo, McKinnon» continuò, imperterrito: «anche James vuole sapere cosa nascondi sotto quelle nuvolette»
Marlene arrossì di vergogna e di sdegno, e balzò in piedi, facendo sussultare Dorcas, Amelia e Lily. «Non nascondo niente! Non ho bisogno di nascondere niente, io!» sbottò, prima di allontanarsi verso l'uscita. Le altre si alzarono mestamente. Dorcas scrutò Sirius, con espressione accigliata.
«Quel berretto è bellissimo» fece con tono imperativo, prima di allontanarsi, assieme alle altre.
I Malandrini rimasero a guardarle uscire dalla Sala Grande, prima di scoppiare in una fragorosa risata.

«Questa volta l'abbiamo fatta incazzare di brutto, Felpato» sogghignò James.
«Era quello che volevamo, no?» Sirius prese una fetta di toast imburrato, azzannandola con espressione furfante.
«Come al solito, avete esagerato» constatò Remus in un sorriso.

«Mi ha fatto cagare nelle mutande, Lunastorta» replicò il ragazzo, improvvisamente serio.
«E credi che tingere i capelli di blu, per una ragazza, non sia l'equivalente di quello che lei ha fatto a te?» gli chiese con fare arguto.
Sirius ridacchiò: «Certo!»

Remus scosse la testa: «Se sei fortunato, probabilmente non ti rivolgerà mai più la parola. Hai un'ottima strategia per corteggiare una ragazza»
«Non volevo corteggiarla» borbottò Sirius, mentre James alzava gli occhiali e fissava Remus.
«E nessuno ha detto che dovrà mai saperlo» ghignò.
Peter sussultò, e Remus guardò i suoi compagni con espressione grave.
«N-non.. non v-volete dirglielo?» balbettò Peter.
«Ovviamente no» sbadigliò Sirius. Remus battè un pugno sul tavolo di legno.
«Non siate ridicoli, per Morgana!» sbottò, infuocato: «Assumetevi le vostre responsabilità. Vi do tempo fino alla finale di domenica per dire la verità a Marlene»
«Oh, andiamo, Lupin!» borbottò James, mentre Sirius sbuffava tutta la sua disapprovazione.
«Felpato!» gli si rivolse Remus, ancora particolarmente accigliato, incontrando gli occhi trasparenti e annoiati.
«Promettimi che glielo dirai»

 

«Promettimi che non lo dirai a nessuno»
La brezza leggera di fine aprile increspava la superficie argentea del Lago Nero, percorrendolo in tutta la sua lunghezza, fino a raggiungere la riva, dove Marlene e Regulus sedevano, da soli.
«Cosa non dovrò dire a nessuno?» chiese Regulus, sorridendole.
«Perchè porti uno stupido berretto di lana con questo sole?»

«C'è un motivo se devo portarlo!» sbottò la ragazza, stringendo i pugni.
«Non vedo proprio l'ora di scoprire questo motivo»
Davanti al divertimento del suo amico, Marlene abbassò gli occhi, con fare timido.
«Devi anche promettermi di non ridere»

Regulus strinse il sorriso, e si appoggiò all'indietro, tenendo le mani sul terreno nero ed umido.
«La tua confessione sembrava interessante: devi farla, prima che diventi noiosa»
Marlene rimase con lo sguardo basso, mentre si sfilava il berretto e mostrava a Regulus i suoi capelli. Lui strinse gli occhi verdi in un'espressione turbata, ma non poté nascondere un certo spasso alla vista della chioma inevitabilmente, incommensurabilmente blu. Marlene lo guardava arrabbiata.

«Hai promesso che non avresti riso»
«Non ho promesso niente» rispose Regulus in una risata.
«Che.. come diavolo hai fatto?»
«Non lo so, non lo so!» gridò Marlene, disperata.
«C'era questa ampolla nel mio baule, ed ero sicura che fosse un nuovo balsamo per capelli, che l'avesse messo lì dentro mia madre. Lei tocca sempre il mio baule: deve essersi sbagliata, aver fatto casino con tutti quei suoi intrugli...» farfugliò confusamente: «Le altre hanno detto che non è poi così male..» sospirò, con la voce rotta dai nervi.

«Le altre ti direbbero che staresti bene anche dopo una Fattura Pungente»
«Sì, Regulus, lo direbbero» gli si rivolse, con tono arrabbiato. 
«Perchè sono mie amiche, e le amiche ti dicono quello che vuoi sentirti dire quando sei abbattuta»
Regulus smise di sorridere, e le rivolse uno di quegli sguardi che riuscivano sempre a metterla in soggezione.
«Questo non è vero» proferì, atono.
«E tu lo sai bene»

Marlene sussultò, e sorrise, ricordando il motivo per cui era tanto legata a quel ragazzo.
«Hai ragione, scusa» disse, con tono gentile.
Anche Regulus, allora, abbozzò un sorriso nervoso: «Ti preparerei l'antidoto, ma sai meglio di me che i G.U.F.O. sono vicini»
«Non devi preoccuparti, mi aiuterà Lily con questo»
Si grattò la testa, con i capelli blu che, elettrizzati, scappavano indomiti.
«Non so, però, per quanto riuscirò a nasconderli sotto questo coso, che prude da morire, oltretutto»
«Hai pensato che potrebbe essere uno scherzo di pessimo gusto?»
«Impossibile» proferì Marlene
«Ho fatto al lucchetto del baule un incantesimo di protezione. Lo chiudo sempre, una volta aperto. E poi mi piace pensare di piacere a tutti» ammise, in un largo sorriso.
Anche Regulus sorrise, guardando le profonde fossette che le solcavano le guance, e che lei odiava.
Anche conciata così, pensò, riusciva ad essere sorprendentemente bella.

 

Ancora volta, il risveglio fu improvviso e confuso: sentì un turbine di spavento prendergli la bocca dello stomaco quando si accorse che la sveglia non aveva fatto il suo dovere, prima di ricordare a sé stessa che era domenica, e che non doveva correre da nessuna parte.
Quando inspirò profondamente, come per riprendere fiato dall'essere scampata dal pericolo di un quotidiano ritardo, sentì di nuovo quell'odore: era più forte ed aspro dell'ultima volta, e poteva avvertirlo distintamente, incastrato nella trama del cotone candido del lenzuolo. Pensò che, ancora una volta, il sonno l'aveva colta mentre scriveva il tema di Rune Antiche per il lunedì che sarebbe arrivato poco dopo, nella Sala Comune, sulla grande scrivania che, a quell'ora della notte, non era richiesta come nelle ore del giorno.
Si stiracchiò, senza dar troppo peso, ancora una volta, al fatto che si fosse svegliata nel suo letto senza ricordarsi come ci era arrivata. Che soffrisse di sonnambulismo? Era plausibile: il sonno di Marlene McKinnon era talmente profondo che avrebbe stentato a svegliarsi anche se un Troll avesse fatto incursione nel dormitorio.
Ringraziò il cielo che fosse domenica, prima di ricordare che quella era la prima domenica di maggio. A quel punto, balzò in piedi con un urlo, e scese dal letto, per partecipare alla finale Grifondoro-Tassorosso del Campionato di Quidditch di Hogwarts.


Quando arrivò al campo, le squadre erano già cambiate e pronte per essere presentate. Regulus, Piton e Goyle si stavano dirigendo verso gli spalti e la videro correre verso gli spogliatoi, per recuperare l'attrezzatura di protezione: solo Regulus la riconobbe da dietro, per i capelli ancora cerulei.
«Marlene!» gridò, mentre la raggiungeva.
«Oh, ciao!» gli rispose con un sorriso nervoso: «Sei venuto per la partita? Sono contenta. Spero che tiferai Grifondoro, per una volta. Ora scusami Regulus, devo scappare, altrimenti la Adams mi comprimerà fino a farmi diventare la sua nuova Pluffa personale» urlò in un soffio. Regulus si aggrappò all'orlo dorato della manica della sua divisa di squadra, e la fece voltare di nuovo.
«Lène, i tuoi capelli..»
Per la seconda volta, quella mattina, Marlene sentì tutto il suo esofago stringersi in una morsa agghiacciante. Ebbe un fremito di terrore, e mollando di getto il borsone, si portò le braccia sulla testa nel disperato tentativo di coprirsi, alzando anche la scopa che aveva in mano e colpendo col manico il mento di Regulus. 
«Dovevo vedermi con Lily ieri sera nel bagno di Mirtilla. Che idiota, l'ho completamente dimenticato»
Regulus si teneva il mento, dolorante, e la guardava inebetito: «Bhe, puoi usarlo come diversivo, durante la partita»
«Si, certo» Marlene lasciò cadere la scopa e afferrò il cappuccio del suo mantello che le ricadeva sulla schiena, portandoselo sopra la testa.
«Me la caverò, vedrai!» 

Raggiunse la squadra che stava per entrare in campo, e la Adams la guardò torva.
«Ah, buongiorno McKinnon! Non credevo che le riserve avessero la possibilità di prendersela comoda alla finale di Campionato»
«Scusa, Heles» proferì mortificata, stando attenta a tenere il cappuccio sopra la testa. Alla sua vista, James si voltò verso Sirius, che rispose allo sguardo con un sorriso maligno.
Videro il grande portone di legno lasciar entrare la luce accecante del mattino, e i giocatori inforcarono le scope, mentre Silente presentava le rispettive squadre in campo. I compagni di Marlene spiccarono il volo verso il cielo, al centro del campo, mentre lei, Emmeline Vance e Gregory Packard raggiungevano lo spalto più basso sull'ala destra del campo, destinata alle riserve della squadra di Grifondoro.
Vide Amos Diggory salutarla dal campo, accanto ad un'altra ragazza, riccia e dalla splendente divisa dorata: il vice-capitano dei Tassorosso si chiamava Rebecca Griffins, e frequentava il terzo anno Durante la Marlene ebbe modo di notare che le voci sulla furia e la bramosia di vittoria che mostrava in campo erano totalmente fondate. Nonostante fosse, come lei, una Cacciatrice (il ruolo meno aggressivo del gioco), Rebecca riusciva a seminare i Bolidi e depistare gli avversari con una semplicità sconcertante: notò che anche Heles ebbe qualche difficoltà, quando avanzava a piè sicuro verso l'anello più alto con la Pluffa in mano, e lei gliela sfilò dall'incavo del braccio con un colpo deciso, facendola cadere direttamente tra le mani di Amos.

«Marley! Marley!»
Sentì la voce di Lily dalla tribuna sopra alla sua. Alzò la testa, e vide la rossa inveire contro di lei.
«Dove diavolo eri ieri sera? Sono riuscita a trovare una Soluzione Schiarente»
Marlene vide apparire davanti ai suoi occhi un barlume di speranza.«L'hai portata dietro?»
«No, sciocca, vuoi farti uno shampoo in mezzo al campo?» gridò Lily.

 


La squadra Tassorosso conduceva il gioco con un disavanzo di cinquantatre punti, quando la scopa del capitano Adams incontrò un funesto Bolide, a metà campo, e planò pesantemente a terra: gli infiermeri spuntarono dai tendoni rossi e dorati, e trasportarono via Heles, mentre James, quale vice, prendeva in mano la situazione. Si scaraventò verso la tribuna delle riserve, e sorrise a Marlene, che aveva pregato di non dover giocare quella partita.
«E' la tua iniziazione, cuginetta» gridò lui, invitandola ad entrare in campo. Si avvicinò ancora, mentre Marlene tentava di farlo desistere, lo pregava di scegliere qualcun altro.
«E togliti quel maledetto mantello!»
Gli passò una mano dietro la testa e fece cadere il cappuccio, scoprendo a tutto il campo di Quidditch il terribile segreto che si celava al di sotto.
«James!» urlò Marlene arrabbiata, mentre tirava i capelli indietro per raccoglierli in una coda scompigliata: magari, da legati, le persone li avrebbero notati meno.
«Forza, muoviti, abbiamo bisogno di te»

«Voglio che tenete quei Bolidi impazziti alla larga dai Cacciatori. Voglio che fate rimpiangere a quella fanciulla di Amos Diggory di essere nata. E voglio anche che depistate quello stupido Cercatore-in-erba. Ci siamo capiti?» tuonò James, rinchiuso nel cerchio che aveva formato con i compagni della squadra.
«Tu, Lène, e tu, Baston, dovete assolutamente tenere tranquilla quella chimera della Griffin. Rompetele le palle, incendiate la sua scopa, fate quello che vi pare: dovete addomesticare quel cane da caccia»
Tutti scoppiarono in una risata, e sciolsero il cerchio, rimontando a cavallo delle rispettive scope. Marlene stava infilando i guanti, con gli occhi bassi, quando Sirius Black le afferrò la coda, con un forte strattone.
«Stai tranquilla, Puffetta. Io e i miei Bolidi terremo il tuo Principe Azzurro lontano da te e dalla tua Comet» le sussurrò sorridente.
Marlene rispose al sorriso, ancora più nervosa di prima.

«L'unico che deve stare lontano da me sei tu, Black. E se non mi chiami più così, nessuno si farà male» lo minacciò, prima di salire in cielo.

«Professoressa McGrannitt, chi è la deliziosa ragazza dai capelli Blu dei Grifondoro?»
La professoressa McGrannitt accostò gli occhiali quadrati agli arguti occhi, corrugando le labbra sottili. 
Alzò le sopracciglia in un'espressione sorpresa.
«Suppongo sia la McKinnon, anche se.. è sicuramente insolito vederla in quelle.. condizioni» 
«Un'avanguardista, oserei dire» sorrise Albus Silente.
La Griffin le era addosso ormai da un quarto d'ora.
E da un quarto d'ora stava passando e ricevendo ripetutamente la Pluffa a e da Thomas Baston, senza riuscire a conquistare più di un metro di campo.  Sirius e Will riuscivano a tenere i Bolidi fuori dalla loro traiettoria, ma Amos e Rebecca si stavano rivelando anche più duri di quanto immaginasse. E James era sparito.

Fece cenno a Thomas di salire e gli parlò all'orecchio con enorme fatica. Aveva ancora la Pluffa: la fece cadere sotto di lei, facendola raccogliere al ragazzo, che sfrecciò nella direzione degli anelli di Grifondoro. A quel punto, Rebecca e Amos erano talmente sbigottiti che fermarono le scope, cercando di capire cosa stesse succedendo.  Anche gli altri giocatori di Grifondoro aveva notato, con spavento, che il Cacciatore della loro squadra stava andando nella direzione sbagliata. Sirius guardò Marlene alzarsi in aria, e lei ricambiò lo sguardo, pregando Merlino che capisse.
E Sirius Black capì: sentì il rumore sfrecciante del Bolide dietro di lui, e si preparò a scatenarlo contro i Cacciatori dorati. Amos e Rebecca scapparono dai Bolidi, mentre Marlene sfrecciava sopra la porta di Grifondoro. Thomas lanciò la Pluffa davanti all'anello più alto. La ragazza dai capelli blu si buttò in picchiata sulla Pluffa, e continuò a cadere, fino a sfiorare il prato del campo, e lo percorse, bassa, fino ad arrivare lì, dove Rebecca e Amos le impedivano l'avanzata.
Riuscì a proseguire, dato che i Cacciatori di Tassorosso erano ancora alle prese con i Bolidi. Lanciò la Pluffa nell'anello più alto, lo sorpassò e la raccolse.
A quel punto, sentì lo squillo delle trombe sovrastare le urla degli spettatori, e vide James riscendere, con la bocca aperta in un sorriso e il Boccino tra i denti, in uno dei suoi consueti gesti di esibizionismo.

La Sala Comune era stata già imbandita di festoni carmini e dorati che coprivano i preziosi arazzi alle pareti e festeggiavano dal camino la squadra vincitrice. La grande scrivania era stata apparecchiata delle migliori leccornie di Mielandia: qualcuno era anche riuscito a portare anche Burrobirra e Whiskey Incendiario.
James e Sirius impedirono a Marlene anche di cambiarsi, e la portarono di peso direttamente alla festa.
Le ragazze li avevano seguiti con striscioni e coriandoli.
«Che cosa ti ha detto Amos?» le chiese Dorcas, mentre versava del Whiskey per lei e le compagne.
«Che ho giocato bene e che con questi capelli non mi aveva riconosciuta» rise Marlene.
«Mi ha chiesto come è successo che mi sono combinata così. Gli ho risposto che non ne avevo idea.»

Scoppiarono a ridere. Dorcas le poggiò una mano sulla spalla, e si avvicinò al suo viso.
«Devo parlarti, Lène, da più di una settimana»
Marlene si stava voltando verso di lei, quando Sirius sbucò alle spalle di Dorcas, prendendola di mira.
«Sono desolato di dovervi interrompere, ragazze. Ma c'è una novellina, tra voi, che deve adempiere ad un Rito di Iniziazione» sorrise malandrino.
Cinse la ragazza con entrambe le mani e alzandola di peso, e la mise sulla spalla destra, tra le urla e le minacce inefficaci di lei, e la trasportò vicino al fuoco.
Sirius le sorrise, chinandosi poi sulla brace, e intingendo due dita nella cenere.
Toccò con quelle dita la fronte della ragazza, immobilizzata dall'imbarazzo per la vicinanza al bellissimo ragazzo, e disegnò un cerchio.
«La Pluffa» le sussurrò, mentre gli altri iniziavano un coro infuocato.
Poi passò alla guance, dove segnò un tratto lungo, che terminava un una grassa virgola.
«Le scope» continuò, sorridente, ancora chino su di lei. Marlene respirò profondamente, e avvertì un profumo insolitamente familiare.
Avendolo così vicino, non poté fare a meno di pensare che...
Gli altri membri della squadra avevano cominciato a battere un ritmo incalzante su dei piccoli tamburi.  Marlene vide suo cugino entrare dal Dormitorio maschile con la Pluffa della partita in una mano e la sua scopa nell'altra: t
eneva la cravatta dell'uniforme annodata sulla fronte, come fosse una tiara. Si mise davanti a leì e alzò una mano, facendo cenno a tutti di tacere: e tutti fecero silenzio.
«Marlene Astrid McKinnon, Cacciatrice della fierissima casa di Grifondoro» proferì con tono solo fintamente solenne.
«Oggi vieni battezzata col fuoco nella nostra famiglia»
«Nessuno mi aveva parlato di un battesimo» ridacchiò lei.
Guardò Heles, che era distesa sul divano alla sua destra, con il piede rotto e la testa comodamente posata sulla mano, che le sorrideva con aria di compassione.
«Essendo l'iniziazione una mia invenzione, cuginetta, sono io a presiedere la cerimonia» continuò James. Le porse la Pluffa, e lei la afferrò.
«Questa è la tua gloria, il tuo onore, la tua storia» fece, prima di bisbigliargli: “Ripeti dopo di me
«O-oh...» fece la ragazza, schiarendosi la voce «Questa è la mia gloria, il mio onore, la mia storia» ripeté.
«Sarai la guerriera nella pioggia, la compagna del vento, la sposa del sole»
«Sarò.. la guerriera nella pioggia.. la.. compagna del vento.. la sposa del sole.. Oh, andiamo, Jaimie, è così stupido»
«E' il tuo giuramento, stupida!» la rimproverò James, altisonante. Le indicò la Pluffa, e le ordinò di baciarla. Trattenendo le risate, obbedì.
«Da oggi sarai la Cacciatrice dalla chioma blu!» La Sala di Grifondoro esplose in urla fragorose, mentre Marlene si lamentava per l'imbarazzante soprannome. James le sorrise un'ultima volta e raccolse la scopa, levandosi a mezz'aria nella Sala, fino a raggiungere la scrivania imbandita, dove Lily e le altre stavano applaudendo. La ragazza dalla folta chioma rossa non fece in tempo ad intimargli di allontanarsi, che lui l'aveva cinta per la vita, e le aveva lasciato un bacio sull'angolo della bocca.
Lily si voltò adirata, estraendo la bacchetta e Schiantando James contro la libreria all'angolo.
Marlene rise, prima che Sirius le passasse un piccolo bicchierino di carta, con del liquido rossastro al suo interno. Lo annusò: aveva l'odore pungente dello Scotch che suo padre teneva in cantina. Guardò il ragazzo che gli aveva offerto il liquore: lui alzò il bicchiere, e le sorrise.

«La Salamandra! Marley!» sbottò Dorcas, con i movimenti sgraziati e la voce altisonante tipici di chi ha esagerato con il Whisky Incendiario.
Lily la teneva per un braccio, sulle sue spalle e le toglieva i capelli biondi dalla larga bocca: «Devi ricordarti della Salamandra
«Certo, Dorcas, me ne ricorderò»
Ormai, in Sala Comune, erano rimaste loro tre e altrettanti, silenziosi ragazzi.
Sirius, Remus e Peter toglievano silenziosamente i festoni dalle alte pareti, mentre James sonnecchiava, ubriaco, sul divano, davanti alle braci ormai morenti.
Dorcas aveva sicuramente esagerato, quella sera, e Lily stava disperatamente tentando di portarla nel Dormitorio.
Vi riuscì soltanto quando lei si fu assicurata che Marlene doveva trovare una.. salamandra, dopodiché Dorcas fu ben felice di farsi trascinare fino al suo letto.
La ragazza rimase nella Sala, a raccogliere i bicchieri a terra e ordinare alla scopa di ripulite il disastro lasciato dalla folla di studenti in festa.
Sirius la guardò togliere la tovaglia dalla scrivania, e lanciò un'occhiata a Remus.
Con un sorriso disteso, il ragazzo pallido fece cenno a Peter.
«Bhe, noi abbiamo finito coi festoni. Seguiamo le tue compagne e ce ne andiamo a dormire. Buona notte, Marlene» salutò con tono educato.
«Buona notte, ragazzi!»
«Io vi raggiungo subito» si sbrigò a dire Sirius.
Per qualche lungo, interminabile, gelido minuto, calò un silenzio imbarazzato nella Sala. A romperlo erano solo i rumori delle mani che lustravano superfici e accartocciavano bicchieri e il russare molesto di James, completamente abbandonato al suo sonno. Marlene ridacchiò.
«Ha sempre ronfiato come un maiale»
«Sì» rise il ragazzo, voltato dall'altro lato, 
«Alcune notti non riesci proprio a chiudere occhio»

Decise di sfruttare il fatto che lei avesse rotto quel silenzio assordante, e le si rivolse una seconda volta.
«Sai, sei stata brava oggi, in campo. L'idea del cambio di direzione è stata... geniale» ammise, con un filo di voce.
«Bhe» rispose Marlene, con un sorriso imbarazzato .
«Non avremmo potuto fare molto, se tu e Will non aveste colto quello che volevamo fare»

«Non mi riferisco solo a questo» sorrise Sirius malandrino, voltandosi verso di lei
«Con la tua nuova chioma hai distratto tutti gli avversari, persino il Cercatore.  
Così hai agevolato di gran lunga la caccia al Boccino di James, Puffetta»
«Non usare quel soprannome!» gli intimò lei.
Sirius sorrise. Si voltò verso di lei e si avvicinò, e questo la costrinse a posare i piatti di carta che stava raccogliendo.

Le arrivò a pochi centimetri di distanza, e le prese tra le dita affusolate una ciocca di capelli cerulei.
«Una volta, durante una lezione di Divinazione, prima che finissi di bere il mio tè, divenne di questo colore» spiegò, con voce roca, abbozzando un sorriso.
Marlene seguiva il movimento delle sue dita con la coda dell'occhio, rapita dall'argento deò suo sguardo.
«Non so come la Vablatsky se ne accorse, ma venne subito da me, mi rubò la tazza dalle mani e mi guardò.. bhe, sai come fa lei, no?» rise Sirius, senza smettere di guardare quel ciuffo che teneva in mano.
«Mi disse una cosa curiosa: mi disse che il blu è il più caldo dei colori...»
Marlene sussultò, mentre Sirius continuava a intrecciare i suoi capelli tra le dita.
«Io risi, perchè ci misi un po' capire cosa volesse dire...» continuò.
«In realtà ci misi un po' a capire. Pensai che fosse una delle sue solite uscite da svitata. Poi pensai al blu del cielo di primavera, al blu dei laghi della Cornovaglia, a quello del mare d'estate...»
«Il mare non è blu. È solo un riflesso»
Sirius sorrise, e lasciò scivolare via dalle sue dita i capelli di lei.
«Un riflesso bellissimo» sussurrò, allontanandosi con un sorriso.
Marlene tremava. Era confusa da quel racconto, dalle sue mani che si erano avvicinate così tanto, dagli occhi che non smettevano di fissarla. Sapeva che un momento così non sarebbe più tornato: doveva chiedergli spiegazioni, ma non sapeva da dove cominciare. E la convinzione che se non avesse trovato il coraggio di farlo, quella domanda l'avrebbe perseguitata per sempre, la rendeva ancora più nervosa.
Respirò profondamente.
«Come fai a superare l'Incantesimo delle Scale del Dormitorio?»
Sirius le dava nuovamente le spalle, e fece finta di prestare poca attenzione alla domanda, mentre tentava di rialzare James, per trascinarlo nel suo letto.
«L'Incantesicosa?»
«Glisseo: l'Incantesimo che vi tiene lontani dal Dormitorio femminile. So che sei tu a portarmi a letto, quando faccio tardi sui libri e mi addormento davanti al fuoco»
Sirius scoppiò in una fragorosa risata, che fece sussultare Marlene.
«Se avessi accompagnato a casa tutte le ragazze che ho visto addormentarsi fuori dal proprio letto, sarei ancora in giro a rimboccare le coperte a qualcuna»
«Allora dimmi che non è vero, Black» sorrise lei, infastidita dalla sua superbia.
«Non fraintendermi, non ti ho mai visto portarmi in camera. Sappiamo entrambi che le mie urla, se me ne fossi accorta, avrebbero raggiunto Dublino»
«E allora, da cosa l'avresti capito?» chiese Sirius, con un sorriso scettico, poggiandosi sul divano.
«Dal tuo odore» rispose Marlene, cristallina.
La spontaneità di quella risposta lo spiazzò completamente Sirius, devastando qualsiasi difesa messa da lui in atto sino a quel momento. Sgranò gli occhi, come se vederla meglio significasse poterla comprendere maggiormente, scavare più affondo in lei. Per un momento, penso di far cadere tutto con una fragorosa risata, ma si ritrovò incapace di ridere. Fu Marlene, invece, a sorridere.
«Si sente sempre la mattina, quando mi sveglio. Rimane su di un lembo del lenzuolo, o sul cuscino. È debole, ma riesco sempre a riconoscere un odore nuovo»
Lui le si stava avvicinando nuovamente, a piccoli, lenti passi.
«E di cosa profumerei?» le chiese, in un sussurro.
«Biancospino. Assomiglia molto al biancospino. A volte è più pungente, come ieri sera: si mescola all'odore di quello Scotch che mi hai offerto prima»
Lei rise, a anche Sirius lo fece. Desiderò baciarla, ma si trattenne.
«Non voglio chiederti perchè lo fai, Sirius» sorrise nuovamente Marlene, scrutandolo dal basso, con i grandi occhi scuri.
«Volevo solo dirti che non c'è bisogno che mi riporti in Dormitorio, quando mi addormento. Sto bene, davanti al camino»
Sirius tremò, chiedendosi perchè il suo nome, quel nome che odiava con tutto sé stesso, pronunciato da Marlene McKinnon, suonasse così bene.
Per un attimo, volle dirle tutto: tutto quello che oramai provava da mesi. Ma cosa dirle, voleva prenderla e farla sua per sempre, perchè d'altronde non c'era proprio bisogno di dire niente. Eppure, ebbe subito paura: era la prima volta che temeva di non essere voluto da una ragazza. Sentì un nodo prendergli la gola, e la bocca seccarsi, a quel pensiero.
 Ripensò a quello che gli aveva detto il fratello, quella notte, nel corridoio.
Non riesci a tollerare che ci sia anche solo una ragazza a scuola che preferisca un altro Black all'infuori di te.”
Credette che potesse essere vero.
E anche se Marlene si fosse concessa a lui, non era sicuro del fatto che non l'avrebbe ferita.
Sirius Black non credeva nell'amore: le ragazze lo divertivano, ma non erano in grado di muovere qualcosa in più in lui.
Anche Marlene lo divertiva, lo divertiva più di qualsiasi altra ragazza avesse mai conosciuto - e forse anche per questo non si meritava di essere ferita come tutte le altre.
Sorrise, e decise di rispondere ad una domanda diversa da quella che lei gli aveva posto all'inizio della conversazione.
Infilò la mano nella tasca destra dei pantaloni, ed estrasse una piccola ampolla di vetro, riempita fino all'orlo di un liquido cristallino.
La porse a Marlene, che la guardò, interrogativa.
«Tieni. L'ha fatta Remus: mettila sui capelli bagnati, e torneranno del noioso colore che hanno sempre avuto» sorrise.
Marlene lo guardò ancora, mentre la verità le si palesava nitida davanti agli occhi.
«Cosa... t-tu.. Remus?»
«Oh, no. Remus non ha fatto niente, mi ha solo costretto a dirti la verità. L'idea è stata mia, James mi ha aiutato. L'abbiamo messa nel tuo baule la sera dopo la festa»
Marlene lo guardò torva per un attimo, mentre Sirius aspettava sorridente che scoppiasse.
«OHPERGODRIC, BLACK
Il suo ruggito fu così forte che svegliò James con un sobbalzo.
«Si può sapere cosa diavolo hai in testa? Sei completamente fuso? Mi hai fatto diventare i capelli blu!»
«Puoi chiamarla vendetta» disse lui, tranquillo «Non è stato carino quello che mi hai fatto alla festa di tuo fratello»
«SEI UN INCUBO!» gridò ancora lei, stringendo i pugni. «Stai molto attento con me, Black, o prima o poi sarò costretta ad UCCIDERTI!»
Guardò poi James, alzando un dito in segno di ammonimento.
«E tu, stupido idiota, vedi di tenere il tuo cagnaccio da compagnia lontano da casa mia. Se vuoi condividere le sue pulci, non costringere anche me a soffrire il suo prurito!»
Si voltò verso la tromba delle scale, e la percorse a passi pesanti, prima di sbattere la porta del suo dormitorio.
«Gliel'hai detto?» sbadigliò James, stiracchiandosi.
«Già» fece Sirius, osservando dalla finestra la curva ombrosa delle colline stagliarsi sul cielo blu rame che precedeva l'alba.
«L'ha presa bene»
 Ancora una volta, quella sera, senza aver niente di cui essere felice, Sirius Black sorrise.
 
 

Note dell'autrice: Voglio subito premette e ringraziare lenemckinnon, che è stata prima fonte di ispirazione col suo "I hear the bells" per questo capitolo. L'idea dello scherzo è di questa fantastica autrice, Signori, io l'ho solo reinterpretata e riveicolata ai fini della mia stupida storia.
La storia, appunto. Io la lascio a voi, scrivendovi solo poche righe sul perchè ho scritto un altro scempio come quelli precedenti.

E' ancora un capitolo con poca evoluzione, me ne rendo conto, e spero portiate pazienza. Poca ma fondamentale evoluzione: perchè qui Sirius Black si trova davanti a qualcosa da cui non può difendersi col suo sorrisetto del ca**o, qualcosa davanti al quale è costretto a cedere. Può continuare ad ignorare quello che prova (ed in effetti è questa la strada che intende proseguire), ma questo non significa che la cosa lo faccia star bene.
Marlene, dal canto suo, non prende abbastanza sul serio gli atteggiamenti di Sirius, non perchè non li comprenda, ma perchè li interpreta erroneamente. Lo ha smascherato, ma non ha preteso spiegazioni da lui. Non vuole spiegazioni: sa che Sirius Black non fa per lei, e lei non fa per Sirius Black, semplicemente. O almeno lo crede.
Il titolo è chiaramente ispirato al fumetto di Julie Maroh "Le bleu est une couleur chaud", che ha ispirato il più famoso film del 2013 di Abdellatif Kechiche "La vita di Adele". Film potente e meraviglioso, consigliato a tutti.
Spero che le fan di Regulus mi perdoneranno se in questo capitolo lui è quasi totalmente assente T^T
Recensite soprattutto quello che vi fa schifo, perchè mi rendo conto della stupidità di questa.. cosa.
Baci stellari.
S n i d g e t
   
 
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