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Autore: Exhausted_Panda    15/04/2015    1 recensioni
(SOSPESA E IN REVISIONE)Salve a tutti questa è le prima storia che pubblico. Spero vi piaccia. Non sono sicura di poter dare alla storia un grande spessore, ma tenterò di fare il possibile per rendere la lettura avvincente e scorrevole.
[Agli albori della storia quando sulla terra a dominare non era l’uomo, ma la natura selvaggia troviamo due entità misteriose dall’essenza divine il cui nomi, volti o età sono noti a pochi. Legati tra loro da uno sconto che dura da millenni, ma ormai è giunto il momento della svolta decisiva: chi dei due vincerà questa “battaglia”??].
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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Luna
Sono che cammino per i corridoi della mia “prigione” e non incontro anima viva. Mi sento a disagio tra queste quattro mura di pietre vecchie di chissà quanti anni. Per arrivare alla sala principale  mi affido al mio istinto e volto ora a destra ora a sinistra percorro un corridoio dopo l’altro. Cammino a passo svogliato e pigro a piedi scalzi e guardandomi intorno vedo un grande telo nero che copre un grande quadro appeso alla parete. Riguardo le porte chiuse dai lucchetti avevo lasciato stare, ma questa volta la curiosità vince e mi avvicino. Lo sollevo abbastanza da vedere cosa il quadro raffigura. Sulla tela una bellissima e giovane donna dai capelli biondissimi che sorride spensierata. A colpirmi di più di lei sono i suoi occhi: uno viola scintillante e l’altro grigio come il ghiaccio più freddo. E’ seduta su un trono e ai suoi piedi un giovane bimbo sui 5 anni giocherella con una trottola di legno. Il bambino lo riconosco come Arthur per via della zazzera bionda e degli occhi grigi che noto essere anche uguali all’occhio della donna. Adesso capisco da dove arriva questo meraviglioso vestito e deduco che tale donna sia morta e anche da parecchio tempo. Mi allontano pensierosa dal quadro. Chi avrebbe mai detto che quel piccolo bimbo sarebbe cresciuto così freddo e impassibile. Con questi pensieri raggiungo ricopro il quadro e mi allontano. Finalmente raggiungo un salone spazioso ben illuminato. Il soffitto molto alto mi da respiro e ad illuminare la stanza c’è un grande lampadario con gocce di vetro pendenti che riflettono la luce di centinaia  di candele messe ad illuminare l’immenso salone. Alle pareti un esercito di armature vuote monta la guardia ormai da chissà quanti anni. Le grandi finestre mi fanno sentire meno in trappola e il pavimento di legno chiaro da sollievo ai miei piedi congelati. L’arredamento semplice comprende due poltrone, un divanetto e un tavolino basso di legno con le gambe finemente decorate con scene di angeli e demoni che combattono.  tutto difronte ad un caminetto acceso. Tra le due poltrone il tavolino ospita due tazzine di te e dei biscotti fumanti appena sfornati. Mi guardo un pochetto intorno e  mi avvicino. Nella stanza non c’è nessuno, ma dopo pochi passi sento un fruscio alle mie spalle e con prontezza felina mi volto. Le uniche cose che vedo sono una chiazza bionda e un coltello scintillante mortalmente affilato che punta dritto al mio stomaco. La lama non è abbastanza lunga da potermi uccidere, ma certamente piantata per bene provocherebbe i suoi danni. Ad impugnare quel coltello e niente meno che il mio “adorato” Arthur!. MENO MALE CHE NON AVEVA NIENTE IN MENTE!!! L’adrenalina mi scorre nelle vene i miei movimenti sono veloci e precisi anche se un po’ impediti dall’abito lungo. Afferro con una mano il polso del doppiogiochista costringendolo con uno strattone ad avvicinarsi e gli colpisco il mento con una gomitata. La sua testa scatta indietro per l’urto e  grugnisce dal dolore. Un rivolo di sangue scende dall’angolo della bocca. Con un avvitamento si libera dalla mia presa e mi guarda fisso negli occhi. Occhi che credevo fossero di un meraviglioso grigio adesso sono spenti e vitrei. Arthur parte di nuovo all’attacco. I suoi movimenti sono lenti e goffi, quasi animaleschi, non sono come il solito. Il suo stile di combattimento corpo a corpo l’ho sperimentato più volte e ci scommetterei il mio onore che l’essere difronte a me non è umano. Schivo l’affondo diretto. Mentre lo schivo con facilità penso a cosa fare. Le soluzioni sono poche: scappare o combattere. Donna orgogliosa che sono rimango a combattere. Determinata a vincere schivo un altro fendente abbassandomi, giro su me stessa fino a trovarmi alle sue spalle. Tento una presa al collo, ma una fitta insopportabile alla spalla mi annebbia la vista abbastanza da permettere ad quella cosa di colpirmi di striscio al fianco con una coltellata . Cado su un ginocchio tenendomi la ferita con la mano. Lo osservo dal basso. Non sono ancora sconfitta, strigo i denti e con tutte le forze che mi rimangono lo colpisco allo stico della gamba che so essere quella portante. Si sbilanci indietro ed io ne approfitto gli salto addosso facendolo piombare al suolo con un tonfo. Stordito com’è levargli l’arma è una sciocchezza. Afferro il coltello e glielo punto alla gola, ma nonostante ciò lui ride e sghignazza.
-Cosa ridi?- ringhio fuori di me. -Ma prima dimmi chi sei?
-Come non mi riconosci? Sono io, sono Arthur- dice cuna voce che sembra provenire dalle viscere della terra. Mi suona familiare.
-Tu menti. Dimmi chi sei?- sibilo.
 Sento i muscoli tendersi sotto di me, ma non mi smuovo.
-Sono io cara sorellina! Ero venuto per farti un regalino, ma mi hai scoperto prima. Mi sono impossessato di questo corpo e pensavo prima di divertirmi un po’ con te poi contavo di ucciderlo!
 In brivido freddo mi percorre  la schiena alle parole di quello che riconosco essere Lui. Proferisce tali parole con voce graffiante, inumana. La voce di chi è stato dalle Tenebre. Il dannato eterno. Non so cosa fare. Io devo ucciderlo, è questo il mio compito. Questa è la mia occasione, mi basterebbe piantargli il coltello nella gola e sono sicura che morirebbe all’istante ma con lui morirebbe anche Arthur. Non riesco a muovermi la mano sul coltello mi trema e sento una lacrima solcarmi il viso: fallo! Devi farlo! Continuo a ripetermi ma il corpo non risponde o meglio il cuore non risponde.
-Su su non fare quella faccia. Non sei ancora pronta e ormai ti devo lasciare il mio tempo in questo corpo è esaurito, ma giuro che torno a trovarti mia cara o se preferisci vieni tu a cercarmi.
Detti ciò ricomincia  a ridere finche le risate con si trasformano in colpi di tosse e gli occhi di Arthur tornano ad avere il loro colore vivo. Prende una grossa boccata d’aria come fosse stato in apnea per troppo tempo. Si guarda intorno stordito. Poi mi osserva. Sono ancora a cavalcioni sopra di lui, ma non me ne importa assolutamente niente. Sono troppo sollevata. Credo che il sollievo sia provocato dal fatto che non devo più uccidere l’ uomo sotto di me. Questo sentimento mi divora credo di provarlo da molto ma il mio orgoglio l’ha sempre soffocato. E’ dura da ammettere, ma avevo paura di perderlo.  E’ come se tra me e lui ci fosse una sorta di connessione che ad ogni scontro si facesse più forte. Che fosse solo il caso che ogni indizio che seguivi portasse inevitabilmente a lui. Sto ancora elaborando l’accaduto che inizio a ridere per non piangere.
-Cos’è successo? Non ricordo niente e mi chiedo cosa tu ci faccia ferita a cavalcioni sopra di me! Dobbiamo parlare…Oh si dobbiamo proprio parlare!
Non rispondo mi limito ad accovacciarmi sul suo petto e a chiudere gli occhi. Mi faccio cullare dal battito del suo cuore che accelera e dal suo profumo di bosco. Passa un lasso di tempo indeterminato che mi pare una piacevole eternità. Anche se lui si alza lentamente e io non mi muovo. Mi sorregge e si alza in piedi. Ormai sono mezza incosciente. Lo sento solo portarmi in braccio per i corridoi. Credo che la destinazione sia la mia camera ma mi addormento prima di accertarmene.
 
 
**********Angolo autrice**********
Il mistero si fa più fitto!!
Nel prossimo capitolo credo vedremo la scena dal punto di vista di Arthur e non più di Luna. Spero che la storia vi intrighi. Vi ricordo che accetto molto volentieri critiche e commenti. Se avete pareri non esitate a dirmeli :))
Scusate se i capitoli sono troppo corti ma preferisco pubblicarne tanti e spesso seguendo un po’ la fantasia che mi viene nei momenti meno opportuni tipo prima d andare a dormire o durante una lezione hahaha. Abbiate pietà  e ci sentiamo nei prossimi capitoli!
EmmOZ
   
 
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