Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Vavi_14    16/04/2015    3 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 24
Prendere o lasciare








Da quando Kaori gli portava gli avanzi che sgraffignava dal pasto del Boss, Sasuke aveva lentamente ricominciato a mangiare. Era molto affamato, ma dopo appena due o tre cucchiai gli sembrava già che il suo stomaco stesse per scoppiare e non riusciva ad andare oltre. Si sentiva debole, non si alzava quasi mai e, quando la ragazza andava a fargli visita, si limitava ad ignorarla oppure a lanciarle strane occhiate se proprio non riusciva a smettere di parlargli.

Talvolta raccontava di come era fuggita dalle lezioni private che le organizzava suo zio, o di quanto si divertisse ad andare lì di nascosto, eludendo il controllo del gigante Iwao.

Un giorno, durante l'ennesima visita di Kaori, Sasuke si decise finalmente a parlare.
“Perché lo fai?” domandò, mentre la ragazza era intenta a recuperare i suoi tacchi da sotto il tavolo.
Si sistemò una forcina che le stava per cadere sul collo. “Te l'ho detto, mi annoio.”
Il suo tono di voce era indifferente e, in un primo momento, lasciava credere che fosse veramente quello il motivo. Dopo essersi ricomposta per poter tornare da Iwao, la sua espressione si incupì.
“E' dura non avere nessuno con cui parlare, Intouchable. Sai, la nostra situazione non è poi così diversa. E' vero, io sono servita e riverita, ma rimarrò per sempre prigioniera di questo mondo. Tu invece...- fece una pausa per alzare gli occhi su Sasuke – presto te ne andrai di qui. E potrai ricominciare a...”
“Non dirlo.” sbottò Sasuke, alzandosi da tavola e allontanandosi bruscamente da lei.
“Non dire che potrò ricominciare a vivere, perché sai che non è così. Non dopo questo. Non dopo quello che tuo zio farà alla nostra Azienda.”
Lei tenne lo sguardo basso e non rispose.
“Pensi che tuo fratello abbia davvero qualcosa in mente?”
Neanche gli sguardi di fuoco che gli lanciava Sasuke erano valsi a farle capire che non avrebbe dovuto tirare fuori quell'argomento. Il ragazzo sospirò.
“Non voglio parlarne con te.”
Kaori annuì, ma non si mosse. Erano entrambi in piedi, l'uno davanti all'altra come su una linea retta invisibile. La porta della stanza era ancora chiusa.

“Beh, se non ti decidi a raccontarmi qualcosa di te, allora lo farò io.”

Tornò a sedersi al tavolo e invitò Sasuke a fare lo stesso, scostando di poco la sedia dal bordo. Il ragazzo fece qualche passo indietro fino ad arrivare a toccare il muro con la schiena. Lei capì che non aveva intenzione di muoversi, perciò tolse nuovamente le scarpe e strinse le ginocchia al petto, come se quella posizione aiutasse a lenire il dolore che provava.

“Ho anch'io una sorella. O meglio...l'avevo.”
Non aveva scelta, se non quella di starla a sentire. “Che vuoi dire?” le domandò.
Lei girò di poco la testa verso di lui.
“In realtà è una storia lunga, non so se...”
Sasuke sbuffò. “Sei tu che hai insistito. Quindi adesso fai poco la preziosa. ”
Kaori si lasciò scappare un sorriso divertito, dopodiché il suo volto tornò serio e ricominciò a raccontare.

“Vivo assieme a mio zio da quando avevo quattro anni. Mia madre è morta subito dopo aver dato alla luce mia sorella e mio padre, troppo debole per prendersi cura di due figlie, ci ha affidate a suo fratello e poi si è suicidato, nella speranza di farci vivere in modo dignitoso. Né lui, né noi eravamo al corrente del giro di affari in cui era immischiato mio zio. Fumiko, mia sorella, era ancora troppo piccola per capire, ma io cominciai a pensare che qualcosa non andava. Lo zio era sempre meno presente a casa, ero io a dovermi prendere cura di lei ogni santo giorno. Alla fine aveva iniziato a chiamarmi mamma.”

Si fermò per guardare la reazione di Sasuke. I muscoli del volto erano contratti e le fecero capire che la stava ascoltando.

“Nel corso di due anni i traslochi aumentarono e Fumiko diventava sempre più insofferente. Andava a scuola, ma non faceva in tempo ad entrare in confidenza con le maestre che subito dovevamo ripartire.”

Cominciò a tormentarsi un lembo del vestito e Sasuke intuì che di lì a poco avrebbe ascoltato la parte peggiore.

“Il giorno dei miei undici anni chiamò me e mia sorella e disse che doveva parlarci. Raccontò qualcosa sul lavoro che faceva, disse che si trattava di una faccenda delicata ma che da quel giorno saremmo entrate anche noi a far parte del gruppo. Insomma, voleva che diventassimo come lui. Ha cominciato a parlare di soldi, tanti soldi, di bella vita. Specificò che per avere tutto questo avremmo dovuto obbedirgli qualsiasi cosa fosse successa. Avremmo dovuto nasconderci sotto terra per tutta la vita e, una volta compiuti i 18 anni, anche noi avremmo iniziato ad entrare nel giro, ad essere responsabili dei loro affari sporchi.”

Scosse la testa e chiuse gli occhi.

“Non volevo quella vita per mia sorella. Non volevo che vedesse tutto questo. Sapevo che sarebbe finita male. Il giorno seguente le ho messo uno zaino in spalla e l'ho obbligata a fuggire. Lei piangeva, urlava, mi supplicava di accompagnarla, ma sapevo che non era la cosa giusta da fare. Lo zio è un tipo vendicativo. Ci avrebbe trovate e fatte ammazzare entrambe. Quando ha scoperto che Fumiko non c'era più è andato su tutte le furie. Ho ancora i segni di quel giorno.”

Si accarezzò una lunga cicatrice che nasceva dal gomito destro e finiva poco prima del polso.
Sasuke passò velocemente lo sguardo dal braccio al volto di Kaori. Cominciò a rivoltarglisi lo stomaco.

“Comunque alla fine riuscii a convincerlo. Avrebbe lasciato andare Fumiko, ormai lontana da noi, e avrebbe preso solo me. Ovviamente non avrei mai avuto il permesso di uscire dal covo. Sarei marcita qui, fino alla fine dei miei giorni. Furono queste le sue ultime parole.”

Lasciò andare le ginocchia e penzolò le gambe sotto al tavolo.

“Penso a lei ogni mattina quando mi sveglio ed ogni sera prima di addormentarmi. L'ho lasciata sola, non ho idea di dove possa essere. Le avevo detto di recarsi all'Orfanotrofio di Kyoto, ma era molto lontano da casa nostra. Mi chiedo continuamente se farla scappare sia stata la cosa giusta. Aveva solo nove anni. E' come se l'avessi condannata a morte.”

I suoi occhi cominciarono a inumidirsi e riuscì a fermare le lacrime strofinandosi velocemente un braccio sulle palpebre.
“Se tua sorella è come te, allora starà bene”
Kaori si voltò a guardare Sasuke, incerta se fosse stato lui a parlare oppure solo uno scherzo della sua immaginazione. Le iridi nere del ragazzo erano puntate su di lei e gli trasmettevano sicurezza.
Si alzò lentamente e si avvicinò a lui, a piedi scalzi. Gli sorrise.
“Non pensi che sia arrivata l'ora di raccontarmi qualcosa di te?” gli domandò con l'animo più leggero dopo quello sfogo.
Lui lasciò andare le braccia sui fianchi e la guardò scocciato.
“Sasuke.” sussurrò tra i denti. “Mi chiamo Sasuke.”
Vide il volto di Kaori illuminarsi e i suoi occhi dorati accendersi di nuovo. La ragazza però cercò di mantenere l'entusiasmo e gli lanciò un'occhiata delusa.
“Certo che hai una bella faccia tosta a dirmi solo questo, dopo tutto ciò che ti ho raccontato.”
Sasuke alzò gli occhi al cielo e tornò a sedersi. Per quel giorno poteva bastare.
“D'accordo, d'accordo.” concesse Kaori, aprendo la porta per andarsene. Prima di dargli le spalle gli regalò un ultimo sorriso.
“In ogni caso, penso che continuerò a chiamarti Intouchable.”

 

****

 

Itachi aveva percorso più volte la distanza che separava la scrivania dell'Ufficiale dalla porta d'entrata della stanza. Shisui sedeva su una sedia girevole e seguiva con gli occhi i movimenti di suo cugino.

“L'hanno fatto di nuovo – mormorò Itachi – ci hanno tagliati fuori.”

Shisui sbuffò ed evitò di sottolineare che era già la terza volta che lo ripeteva.

Il Corpo di Polizia era partito qualche ora prima per recarsi nel posto indicato da Takao. Secondo l'impiegato infatti, il covo del Boss doveva trovarsi proprio in quel luogo e aveva giurato che, se si fosse sbagliato, avrebbero potuto puntargli una pistola alla tempia e sparagli. Ovviamente nessun poliziotto avrebbe potuto fare una cosa del genere, ma la confessione di Takao era avvenuta dopo due intensi giorni di interrogatorio ed il posto da lui nominato sembrava avere tutte le caratteristiche per essere un covo di mafiosi. Tra l'altro Takao sembrava soddisfatto nel riuscire finalmente ad incastrare il proprio capo e aveva esclamato che avrebbe preferito di gran lunga passare la vita in prigione che un altro minuto sotto il comando di quell'idiota. Ovviamente L'Ufficiale aveva messo in conto la possibilità che l'uomo misterioso avesse deciso di cambiare dimora, ma non potevano permettersi di sprecare una tale opportunità.

“Ha detto che gli saremmo stati solo d'intralcio” continuò Itachi, appoggiandosi alla scrivania.
Shisui si massaggiò le tempie. “Hanno portato quaranta uomini, Itachi. Se in quel covo dovesse davvero esserci tuo fratello, non sarà un impresa facile. Li hai sentiti, avevano in mente un attacco a sorpresa. Che diavolo potremmo fare noi?  Non sappiamo neanche come si usa una pistola.”
Aspettare in quell'Ufficio lo faceva stare male, si sentiva completamente inutile ed aveva il brutto presentimento che anche questa volta affidarsi alla Polizia non avrebbe portato a niente.
“Come mai Mitsuki non è venuta?” domandò il cugino ad un certo punto.
Itachi afferrò il fascicolo di documenti che ritraeva il profilo di Takao ed iniziò a sfogliarlo in modo distratto, soffermandosi qualche secondo su ogni pagina.
“Le ho detto io di non venire.”
“Cosa?” sbottò Shisui, sporgendosi in avanti. “La stai di nuovo escludendo, Itachi?  Avanti amico, starai scherzando”
Il cugino rimase serio e non distolse lo sguardo da quello che stava facendo.
“La informerò di ogni cosa appena la Polizia sarà di ritorno.” si limitò a rispondere.
Shisui sbuffò di nuovo e fece per ripiombare sullo schienale della sedia, quando un rumore di passi piuttosto nitido invase la Centrale: il corpo di Polizia era di ritorno. A mani vuote, ancora una volta.


L'Ufficiale si passò una mano sul viso, fino a toccarsi la barba. Era chiaramente provato da quella spedizione e, soprattutto, dal dover dare ancora una volta brutte notizie.

“Quel luogo è stato un loro covo.” iniziò con voce roca, cercando di sostenere gli sguardi dei due ragazzi in piedi davanti a lui. “Abbiamo trovato questo - continuò, porgendo ad Itachi un biglietto - dice di rimanere fuori dal vostro accordo.”
Itachi cercò di inspirare ed espirare profondamente. Quell'uomo non voleva demordere e adesso si trovavano di nuovo al punto di partenza.
“Però stavolta abbiamo una pista per-”
“Basta.”
Le parole di Itachi riecheggiarono nella stanza come se avessero rimbalzato sulle pareti. Shisui guardò suo cugino, anche lui stupito quanto l'Ufficiale di quell'insolita reazione.
“Adesso basta” ripeté, lanciando il biglietto a pochi centimetri dal bordo del tavolo. “Voi continuate  pure a fare il vostro lavoro. Anzi, per quanto mi riguarda potete anche chiudere il caso. Farò quello che deve essere fatto, me la vedrò da solo.” detto questo uscì in fretta e furia dalla stanza, seguito a ruota da suo cugino, che gli gridava invano di fermarsi.
“Torno a piedi” lo sentì sussurrare prima di chiudersi la porta della Centrale alle spalle.

Mentre percorreva le strade che lo avrebbero condotto a Villa Uchiha uno strano fischio nelle orecchie gli impediva di ragionare. Camminava come un'automa a passo veloce, senza rendersi conto di ciò che faceva. Ad un tratto, mentre svoltava in una strada secondaria per accorciare, venne fermato da un uomo incappucciato, che lo spinse violentemente contro il muro piantandogli un gomito sulla gola.
“Sta zitto”sibilò tra i denti, coprendogli  la bocca con un fazzoletto. Provò a divincolarsi ma la presa era forte e riuscì solo a farsi male. Lanciò un'occhiata in giro e si rese conto che lì intorno non c'era anima viva. Fu allora che tornò a guardare negli occhi il suo assalitore, coperto dalla testa fino ai piedi da un insolito completo nero. Poi l'attenzione gli cadde su uno strano oggetto che teneva appeso alla schiena: dal manico giurò che si trattasse di una katana.
“Stammi a sentire, ragazzino”
Dalla voce doveva avere poco più di trent'anni.
“Questa è la tua ultima possibilità. Niente Polizia. Niente di niente. Solo tu e tuo cugino, Hotel Luxor ai piedi del Grattacielo centrale. Questo venerdì alle ore undici in punto. Lì concluderete l'accordo e, se tutto andrà liscio, riavrai tuo fratello. Prendere o lasciare.”
Itachi faceva fatica a respirare ed il fazzoletto gli impediva di parlare. Annuì debolmente e fece appena in tempo ad aggrapparsi al muro che quel ninja misterioso era già scomparso.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Vavi_14