Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Mikirise    16/04/2015    3 recensioni
Quando il ragazzo si era reso conto che Calypso stava entrando nel panico, non riuscendo a trovare dei buoni ricordi che la collegassero a suo padre, le prese velocemente le mani nelle sue e con un sorriso dolce le disse: "Facciamo un gioco. Lo facevo sempre con mia mamma, quando ero piccolo" strinse le mani leggermente callose della ragazza, cercando di trasmetterle un po' di calore -stava diventando quasi bravo con la storia dell'empatia- "Allora, io sceglierò un luogo, un tempo, una situazione e immaginerò come saremmo potuti essere in quel mondo. Lo potrai fare anche tu, ovviamente, scegliendo un posto, un luogo ed una situazione. Sarà un po' come dare una sbirciatina a le nostre vite nei mondi paralleli. Sarà divertente"
{Storia scritta per la challange Dei, miti ed eroi, indetta dalla community campmezzosangue}
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Leo/Calipso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note:
Quando ero piccola ho sognato uno zombie che mi mangiava il cervello. Ho anche sognato un vampiro che mi succhiava il sangue e una volta io ero lo zombie che distruggeva il paesino in cui vivevo. Forse perché ho sempre odiato il paesino in cui vivevo ai tempi.
I prompt vengono da Dei, miti ed eroi e devo dire che tra poco li finisco. Yuppi yuppi duuuu!
La mia influenza mi ha attaccato al computer e al quadernino degli appunti.
MAMMA VOGLIO DEL TÉ INGLESE! La mia mami non c'è *sigh*








 

Saremmo potuti essere

Mondo Sei: Un romanzo sugli zombie



Sai cos'altro mi piace?” Leo sembrava aver dimenticato temporaneamente tutta la faccenda del Dottor Who, con grande sollievo di Calypso, che temeva di doversi sorbire altre maratone di serie televisive di tutti i tipi. In questo fronte, non solo aveva odiato Jason e la sua fissazione per gli eroi e i supereroi, ma anche Piper con il suo amore per i vampiri e i licantropi e Will. Dèi immortali, Will! Insieme a lui e a Leo si era dovuta sorbire tutto Star Trek, in versione televisiva e cinematografica. In più, c'erano le fissazioni sul fantasy del suo ragazzo. Il suo cervello scoppiava di informazioni completamente inutili. E avrebbe tanto voluto strozzare chiunque le dicesse di guardare anche solo una serie televisiva in più -soprattutto una che va in onda da cinquant'anni-. Ancora non sapeva che, finita la maratona di storie, avrebbe dovuto vedere otto film di Harry Potter e tre film di Hunger Games.

I Chupacabras?” Come risposta aveva senso: la prima leggenda che Leo le aveva raccontato, rispettando il folklore del Nord America, era stata appunto di questo mostro.

“Quasi.” Leo sorrise, portando le sue mani dietro la nuca. “Gli zombie.”

Calypso roteò gli occhi: alla sola parola di zombie nella sua testa erano comparse informazioni derivanti da Supernatural e The Walking Dead.

Integrarsi distrugge le persone.




🔆🔅🔆



L'Apocalisse Zombie iniziò di domenica. Il che era stato incredibilmente ironico, perché la prima persona alla quale fu mangiato il cervello fu un prete.

O, almeno, fu la prima persona che Leo vide essere mangiata dagli zombie. Non se ne crucciò tanto: odiava quel prete e nella sua innocenza da ragazzino-appena-uscito-dall'infanzia pensava fosse giusto così. Gli anni che seguirono, fecero in modo che invidiasse don Ramon. Almeno per lui era tutto finito.

Detto questo, Leo aveva nella sua testa varie informazioni su come uccidere uno zombie già da prima che questi si svegliassero dalle loro tombe. Non per niente, era considerato un Nerd di prim'ordine. Classe A.

Una delle cose che non sapeva, però, era che delle piante potessero difendere una casa. Nel senso: lo sanno tutti che Piante vs Zombie non è un videogioco tratto da una storia vera, no? Se avesse piantato un girasole, dubitava fortemente che questo iniziasse a produrre piccoli soli con i quali pagare altre piante. O che le piante di piselli sputassero sugli zombie. O che le ciliegie potessero scoppiare.

Quel giardino, però, sembrava avere la funzione di difendere la casa sopra il monte. Una casa grande. L'unica che non sembrava essere abbandonata.

Mentre correva per il giardino, lanciando sguardi dietro di lui e tenendo ben stretta la borsa marrone con all'interno le scorte di cibo che avrebbe dovuto portare alla Base, dove Hazel li stava aspettando per essere sicura che tutti loro fossero tornati a casa sani e salvi, vedeva gli zombie fermarsi, come presi da paura davanti alle spine di rose rosse e l'odore forte della lavanda. La cosa gli sembrava stupida e assolutamente fuori dal mondo: erano anni che fuggiva dagli zombie e anni che prendeva in mano fucili, pistole, qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano, per ucciderlo. Certamente non sapeva che sarebbe potuto bastare un paio di hippie muniti di fiori per fermarli.

Pensò che forse quella casa sopra il monte, così ben protetta, potesse essere la nuova Base. Continuò a correre pensando a quanto bello potesse essere avere una casa normale, con tutti i ragazzi che avrebbero avuto un Punto Fisso a cui tornare.

Odiava vedere gli sguardi preoccupati di Piper, o Hazel, quando Percy, Frank, Jason o Annabeth non tornavano per giorni. E odiava non riuscire a trovare parole di conforto. Roba come Tornerà. Roba come Non ti preoccupare. Se avessero avuto una Base più alla portata, avrebbero potuto non perdersi così tanto per così tanto tempo.

Lo sanno tutti: la prima cosa che perdi durante un'Apocalisse è il cellulare. Il traditore si scarica subito e gli operatori telefonici avevano chiuso subito dopo che i loro maggiori esponenti erano diventati zombie. A trovarla una ricarica, oggigiorno!

Leo arrivò davanti alla porta e non si degnò neanche di suonare. Cercando di calmare il respiro, spinse le ante, scoprendo quanto facile potesse essere entrare nella grande casa.

Non odorava di vecchio, o di chiuso, o di sporco, o di abbandonato. Sembrava veramente che quella casa fosse anche in quel momento abitata. Niente era fuori ordine, anzi, le cose erano sistemate in maniera maniacale.

Sicuramente lì dentro non c'erano topi. Quando Leo era tornato a casa sua, aveva visto che migliaia di topi avevano fatto del suo letto il loro nido. Quella volta si era chiesto per quale motivo gli zombie non mangiassero il cervello di topo. Poi li aveva uccisi e li aveva portati alla Base come cena.

Era buia, però, la casa. Forse perché l'elettricità è la seconda cosa a cui dici addio durante un'Apocalisse. Ma Leo aveva inventato, con l'aiuto di Annabeth un convertitore di energia che va energia rinnovabile. Non ci sarebbe voluto molto ad installarlo lì. Con un po' di luce e turni di guardia ben organizzati, sarebbero stati al sicuro.

Avrebbero potuto anche accendere un fuoco intorno alla casa. Uno controllato, s'intende. Leo non era un piromane, ma ne sapeva abbastanza da saper controllare qualche fiamma e gli zombie sono un po' come i cani: odiano il fuoco.

Prese la torcia dalla borsa, puntandola verso l'alto e poi davanti a lui. Non una ragnatela. Non un granello di polvere.

Era preso ad osservare uno strano quadro, appeso sopra le scale, quando sentì una voce accanto a lui. Non ebbe il tempo nemmeno di girarsi -lui che si vantava di essere sopravvisuto grazie ai suoi riflessi pronti-, che fu colpito in testa. Ma non perse i sensi, perché, come dice sempre Percy, i tuoi capelli, Leo, servono da casco incorporato.

“Ma che…?”

“Chi sei? Cosa vuoi? Come sei arrivati, eh? Ho una pistola e non ho paura di usarla!”

Una ragazza, a pochi passi da lui, teneva in mano una scopa, minacciosamente. Piccola. Visibilmente deboluccia. Sembrava essere in Versione da Leo, come avrebbe detto Annabeth, che era più alta di lui di più di una quindicina di centimetri e si divertiva a prenderlo in giro continuamente. In più, la ragazza davanti a lui indossava un pigiama rosso che le arrivava fino alle caviglie.

Un pigiama.

Leo non vedeva un pigiama da anni, da quando gli zombie si erano risvegliati. Perché i piagiama si usavano di notte per dormire e, in quel momento, la notte si doveva vegliare per proteggere il proprio cervello e si dormiva di giorno, con i vestiti luridi, pronti a fuggire, pronti a sparare, pronti a macchiarsi di sangue.

La ragazza aveva detto di avere una pistola, ma, per il colpo che aveva ricevuto, Leo sapeva che non era pronta a sporcarsi di sangue. Come avesse fatto a mantenersi così pura, quando anche una ragazza come Hazel aveva imparato ad uccidere.

“Eeeeehi.” Quando Leo deve parlare con una bella ragazza e si ritrova per caso in una situazione imbarazzante, dice ehi, con almeno quattro e più del normale, lo diceva sempre Jason, scherzando intorno al fuoco della Base. “Non sono uno zombie.” Poi dice qualcosa di estremamente stupido. Jason lo conosceva bene, di vedeva.

“Ovviamente non lo sei.” La ragazza roteò gli occhi, lasciando cadere la scopa a terra e avvicinandosi un po' a lui. “Gli zombie non esistono. E nemmeno i licantropi e i vampiri. Sono creature che vivono nei libri. Non essere sciocco.”

Leo sbattè le palpebre. Cosa? “Cosa?” Puntò la torcia sul viso della ragazza, che assottigliò lo sguardo, prima di coprirsi il viso con la mano. “Come fai a non sapere che è in corso un'Apocalisse Zombie?”

La ragazza fece una smorfia annoiata, facendogli cenno di abbassare la luce. “Non c'è nessuna Apocalisse fuori di qui.” Si mosse verso la finestra, sempre tenendolo sotto occhio. “Perché sei qui?”

“Perché degli zombie mi stavano inseguendo e non so perché non sono entrati in questo giardino.”

“Potresti essere serio?”

“Più che serio. Perché gli zombie non entrano nella proprietà?”

“Non ci sono zombie.” Girò la testa, aprendo le finestre e mostrando un panorama tranquillo, rilassato, pacifico. Leo giurò di riuscire a sentire degli uccellini cantare tra gli alberi. Era sicuro di non averne sentito uno da millenni. “Magari sei solo sonnambulo. Dov'è che vivi?”

Il ragazzo alzò un sopracciglio. “Non… mi accompagni?” Non aspettò che lei rispondesse, la prese per il polso e la trascinò fuori dalla casa.

Lei aveva i piedi nudi, un pigiama leggero e cercava di porre resistenza alla presa forte di lui. Si aggrappò alla porta di casa e, poco dopo, ad alcuni lampioni, gridando che non la poteva portare via dalla sua casa.

Il riccio la ignorava senza farsi troppo problemi morali, anzi, ad un certo punto l'aveva dovuta sollevare come un sacco di patate, compiacendosi del fatto che la ragazza fosse abbastanza piccola da poterla sollevare senza farle toccare la terra con la fronte. Insomma, una volta aveva dovuto portare Piper come un sacco di patate alla Base e lei aveva sbattuto la testa un po' ovunque a causa della sua bassezza. Invece la piccoletta qui…

“Com'è che ti chiami?”

“Ah, sì, certo. Perché io dico il mio nome a uno che mi vuole rapire.”

“Perché no? A me sembra un gran bel primo appuntamento.”

“Spero tu non conti questo come un primo appuntamento.”

“Scherzi?” Sbuffò, facendola rimbalzare sulla sua spalla. “Durante un'Apocalisse non si pensa agli appuntamenti.”

“Nei romanzi c'è sempre tempo per gli appuntamenti.”

“Ci stai provando con me?”

“No.”

Leo si fermò poco prima delle rose, davanti alle quali alcuni zombie continuavano, da bravissimi idioti, a cercare di oltrepassare alcune siepi, senza riuscirci.

“Quelli sono…”

La lasciò scendere dalle sue spalle, cercando di fare il più delicatamente possibile, mentre la ragazza afferrava la sua maglietta sudicia, facendo qualche passo indietro.

“…sono…”

“Tu sei mai uscita da quella casa?”

“S-sono…?”

“Zombie. La domanda è: perché non entrano in casa tua?”

“Com'è successo?”

Leo si morse le labbra, sentendo comunque la presa della ragazza diventare sempre più forte, mentre il suo respiro diventava sennò te più affannoso.

Aggrottò le sopracciglia. “Com'è possibile che tu non lo sapessi?”

Lei lo guardò con gli occhi sbarrati, per poi posare il suo sguardo sugli zombie, che lentamente si allontanavano dalla sua casa. “Calypso.”

“Cosa?”

“Calypso. Il mio nome. È Calypso.” Continuava a parlare con gli occhi sbarrati e le unghie infilate nella maglietta di Leo.

“Ah, ok. Io sono Leo. E… mmmhm. Eeeeehi. Vivi da sola, Calypso?” Di nuovo quel'ehi con migliaia di e. Cavolo, il fatto che gli zombie si fossero risvegliati prima della sua adolescenza stava presentando i suoi conti. Forse era per questo che era l'unico del gruppo a non avere una ragazza?

“Cosa vuoi dire con questo?”

“Questa è una casa sicura. Io ho degli amici che non sono molto al sicuro… ecco pensavo, so che ci conosciamo da pochissimo. Tipo dieci minuti. Ma posso portarli qui? So che prima di convivere dovrei averti conosciuto almeno per qualche mese, ma sai meglio di me che durante le Apocalissi i tempi si accorciano molto, no?”

Calypso annuì lentamente, continuando a guardare i confini del suo giardino.

“Davvero? Fantastico! Appena sorgerà il sole… sarà fantastico! Finalmente protremmo dormire e…” Si bloccò, sentendo le dita della ragazza allentare la presa su di lui. “Che hai?”

“Non ci sono molti romanzi sugli zombie.”

Leo sorrise. “C'erano un sacco di serie tv. Prima. Sai?”

















SET LEO/CALISPO DI MICHIGR
Hogwarts!verse, «Toglimi di dosso le tue diavolerie Babbane»✔️
Pirate!AU, «Quest'isola ha cessato di essere un posto rispettabile»
War!AU, «Non mi interessa il tuo schieramento»
College!AU, «Questo caratterino lo riservi a chiunque ti rivolga la parola o è un trattamento speciale?»✔️
Steampunk!AU, «È più grande all'interno!»✔️
Regency!AU, «Il vostro è il giardino più bello che io abbia mai visto»✔️
HungerGames!AU, «Ho scommesso su di te»✔️
Modern!AU, «Pronto? Garage Valdez? Mi si è rotta la macchina in mezzo al nulla»
Zombie!AU, «Come fai non sapere che è in corso un'Apocalisse Zombie?!»✔️
COMPLETATE: 6/10
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Mikirise