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Autore: piccolo_uragano_    16/04/2015    1 recensioni
(1992- camera dei segreti)
Oliver Baston, sesto anno, Capitano Grifondoro. Affascinante, coraggioso, fanatico del Quidditch, testardo e dolce. I suoi più cari amici si chiamano Fred e George Weasley, il che è tutto dire. Crede nell'amore ma non di essere in grado di amare.
Jo Wilson, sesto anno, Capitano Serpeverde. Purosangue nobile da generazioni, traditrice del suo sangue, testarda, furba, bellissima e con un passato scomodo e tenuto nascosto, che l'ha portata ad avere paura d'amare. Fragile, ma bravissima nel nasconderlo.
Due mondi paralleli che si incontrano per caso, fondendosi l'uno con l'altro. Come andrà a finire?
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Dal testo:
"Sei mia." sussurrò schiudendo le labbra, allontanandosi leggermente dal suo viso.
Lei sorrise, nella penombra. "Solo se stai zitto e mi baci, Baston." rispose, con un sussurro altrettanto flebile, e lui riprese a baciarla con più foga.
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[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Rieccoci :3 Allora, gli avvenimenti del capitolo per quanto riguarda il Quidditch sono fedelmente riprodotti dal libro della Camera dei Segreti. Detto questo, spero vi piaccia e buona lettura. :) 

Il giorno dopo, venerdì, Jo si svegliò poco prima dell’alba per un incubo in cui sua sorella la strozzava. Si mise di scatto a sedere sul letto mentre Flora, nel letto accanto al suo, dormiva beatamente. Rimase a guardarsi intorno per un po’ prima di decidere di farsi una doccia fredda per allontanare l’immagine del sogno dalla sua mente.
Uscì e si guardò allo specchio, convincendosi che non sarebbe successo nulla di male,quel pomeriggio.
Perché quel pomeriggio ci sarebbero state le selezioni di Quidditch.
Era a dir poco in ansia. Se Marcus non intendeva davvero presentarsi, allora lei sarebbe stata costretta ad accettare Malfoy, il suo ricatto e ciò che comportava. Lei odiava quelle cose eppure ora non aveva scelta.
Ben presto tutte le ragazze del dormitorio si svegliarono ed iniziarono a truccarsi, mentre lei, già vestita, iniziò ad allentarsi la cravatta perché si sentiva soffocare. Salutò Flora e sua sorella di sfuggita e poi scese, diretta in Sala Grande, decisa a fare il giro più lungo possibile perché camminare le schiariva le idee.
Si imbatté nei gemelli Weasley quasi per caso, ma loro la salutarono come fosse loro amica. “Buongiorno Jo!” esclamò Fred.
Lei lo guardò stranita. “Buongiorno ragazzi … come mai questa gentilezza?” chiese, accennando un sorriso.
“Perché Oliver ci ha detto che sei simpatica.” Esclamò George.
“Gli amici di Oliver sono amici nostri.” Continuò Fred.
“Quindi ti diamo il buongiorno!”  aggiunse George, di nuovo.
Lei sorrise quasi come aveva sorriso il giorno prima con Oliver. “Beh, allora buona giornata a voi, ragazzi!”
“Ci si vede!” esclamarono all’unisono, prima di lasciarla con quel sorriso a metà e quei dubbi che le aleggiavano in testa.
“Oliver ha ragione.” Sussurrò Fred, credendo di essersi allontanato abbastanza perché lei non sentisse.
“Si, è davvero bellissima.” Rispose George, quando i due girarono l’angolo.
Lei scosse la testa e riprese a dirigersi verso la Sala Grande facendo quel giro assurdo. Le erano sempre stati simpatici, gli Weasley, anche perché nella sua famiglia ne parlavano solo male. Invece, tra i corridoi, erano solo molti fratelli accomunati da capelli rossi e sorrisi contagiosi. Dopo un paio di minuti arrivò, trovando già al tavolo dei Grifondoro Oliver con i gemelli,  e i tre alzarono le mani per salutarla con dei sorrisi giganti. Lei ricambiò il saluto, e loro le fecero segno di raggiungerli lì, e lei, istintivamente, si guardò la cravatta verde e argento, allentata con il nodo sotto al seno. Loro le fecero segno che non importava. Si avvicinò leggermente imbarazzata, e quando fu abbastanza vicina, Oliver esclamò “A noi non importa se sei una serpe, Jo.”
Lei accennò nuovamente un sorriso.
“Beh, certo, magari ai tuoi compagni non andrà a genio che tu faccia colazione con noi.” esclamò Fred.
“Ma non lo facciamo proprio per questo!” Aggiunse George.
“Non … non m’importa di quello che pensano.” Rispose lei, istintivamente. “Più che altro, forse non sono gradita qui.”
“Non dire sciocchezze.” La schernì Oliver. “Dici tanto che non t’importa di quel che pensano di te, e poi ti fai problemi  per dei grifoni?”
“Oh, non per me!” si affrettò a rispondere. “Per voi che invitate una serpe al vostro tavolo.”
I gemelli scoppiarono a ridere ed Oliver sorrise. Lei guardò i rossi senza capire e poi tornò a guardare Oliver, che non aveva smesso un secondo di guardarla.
“Non importa a noi, sai? Sei Serpeverde solo per la divisa, per il resto sei …” ma venne interrotto dai gemelli.
“Simpatica!” esclamò Fred.
“E gentile!”
“Quindi possiamo considerarci amici.”
“Ma non fare cose da serpe.”
“O potremmo ritirare l’offerta.”
Lei perse il sorriso e indietreggiò un poco, mentre una voce nella testa le ricordava le selezioni e ciò che sarebbe successo. Loro lo notarono e si scambiarono un’ occhiata dubbiosa.
“Va tutto bene?”  chiese George.
“Abbiamo detto qualcosa che non va?”
“Perdonali, sono senza freni.”  Si scusò Oliver.
“Oh, non è per voi, sono io che … beh non sempre tutto va come si vorrebbe.” Disse, cercando di nascondere la faccia in una tazza di caffè.
“Jo, è successo qualcosa?” le chiese Oliver.
“Dobbiamo farla pagare a qualcuno?”
“Perché avremmo giusto qualche idea da mettere in atto!”
Lei sorrise e cambiò argomento, sentendo gli sguardi di tutti i Serpeverde che le perforavano la schiena, mentre i tre grifoni si gettavano nel loro argomento preferito: il Quidditch. Oliver era a dir poco entusiasta per l’allenamento del giorno dopo. Loro, con uno sguardo, decisero di accettare il cambio d’argomento con leggerezza, ma Oliver le fece capire che non l’avevano bevuta, non l’avevano bevuta per niente. E capì che stava per perdere le uniche persone che erano state gentili con lei nei sei anni ad Hogwarts.

“Perché ti sei seduta con i Grifondoro?”
“Che palle, Flora.”
Si sedettero al solito banco per la lezione di Incantesimi, e la voce di Flora era più acuta e fastidiosa del solito.
“Dai, dimmi perché!”
“Non devo renderti conto di quel che faccio.” Disse Jo, cercando di sminuirla.
“Beh, siamo amiche, no? E quindi devi farlo, voglio dire, se io ti chiedo una cosa tu devi rispondermi, e in …”
“Io non ti devo proprio niente!” esclamò Jo con un sorriso nervoso.
Flora sembrò profondamente offesa, e, come succedeva ormai da giorni, si andò a sedere con sua sorella, parlando male di quella che era sempre meno sua amica.

“Dì un po’, Baston.” Buttò lì Percy Weasley. “Come mai stamattina tu e i gemelli ve la spassavate con la Wilson?”
Jo.” Sottolineò Oliver, entrando ad Incantesimi. “Perché è simpatica.”
Varcata la soglia, la videro seduta da sola ad un banco doppio, in fondo alla classe, a fissare il vuoto.
“A me non sembra molto a posto.” Rispose Percy, mentre Oliver si fermava a guardarla.
Lei alzò lo sguardo e lo vide, e lui alzò il pollice per chiedere se fosse tutto okay. Lei rispose con lo stesso gesto ed un sorriso per nulla convincente. Lei era trasparente, ed era semplice capire che qualcosa stava per succedere.


Le selezioni andarono esattamente come ci si aspettava: Marcus non si presentò, e Jo rimase l’unica ragazza in squadra, contestata come Capitano in ogni modo possibile. Malfoy fece arrivare le sette scope, e Jo non lo ringraziò, ma fissò il ragazzino con odio, e lui rispose con un sorrisetto compiaciuto. Poco dopo, al campo li raggiunse il professor Piton, cosa piuttosto insolita.
“Buongiorno, professore.” Disse Jo. Piton non le stava simpatico, anzi, ma una delle poche cose utili che sua madre le aveva insegnato erano le buone maniere.
“Wilson … Questo è il permesso richiesto da Draco Malfoy per allenarsi domani mattina.” Le disse con la solita aria apatica, consegnandole un foglio.
“Credevo che il campo fosse dei Grifondoro, domani.” Contestò Jo.
“Ho notato la tua vicinanza poco gradita con la squadra avversaria, Wilson, ma il mio permesso annulla il loro, e, comunque, abbiamo la priorità.” Replicò lui, per poi dileguarsi e lasciare Jo con insulti morti in gola.
Grandioso. Con i Grifondoro sarebbe andato tutto all’aria nel giro di pochissimo. Mandò tutti a cambiarsi mentre lei rimase lì, al centro del campo, a guardarsi attorno. In quel momento, odiò il Quidditch. Lo odiò perché, così come l’aveva salvata due anni prima, quando era stata ammessa nella squadra, ora stava rovinando la semplicità della nascita di un legame che la faceva stare bene, la faceva sorridere. Perché doveva essere tutto così difficile? Perché non era stata semplicemente Smistata a Grifondoro? Mondo idiota, si ripeté, perché il mondo è idiota, ecco perché.


La mattina dopo, si svegliò di buon ora. Decise di ritardare gli allenamenti il più possibile, sperando che Oliver e la sua squadra finissero presto. Scese in Sala Comune e si mise a leggere un libro Babbano che parlava di una ragazza Babbana che faceva uso di una droga Babbana. Era totalmente immersa nella lettura, quando una voce chiese “Che cosa è lo zoo di Berlino?”
Alzò lo sguardo e Draco Malfoy la stava guardando, in divisa dal allenamento, con la scopa in spalla. Guardava la copertina di quel libro come se fosse un mostro.
“È il titolo del libro.” Rispose fredda, tornando a leggere noi, i ragazzi dello zoo di Berlino.
“Non credo di averlo mai letto.” Aggiunse il maghetto.
Lei alzò gli occhi al cielo. “Perché, tu leggi?” gli chiese, scettica.
“Quel che mio padre mi fa prendere dalla biblioteca di famiglia.” Rispose, con aria fiera.
Lei accennò un sorriso beffardo. “Non credo che la biblioteca dei Malfoy sia degna di certi libri Babbani.” Poi, prima che lui rispondesse, aggiunse: “Puoi tornare di sopra, Draco. Non ho intenzione di salire prima delle dieci, e sono appena le nove meno cinque.”
“Perché no?”
“Perché vorrei che i Grifondoro avessero il tempo per finire il loro allenamento.”
Miles Bletchley, Portiere dell’ultimo anno, fece la sua comparsa dietro Draco. “Sappiamo che simpatizzi col nemico, Wilson. Ma siamo più importanti noi.”
“E in base a cosa?”
La domanda sconcertò i ragazzi, mentre il resto della squadra si unì agli altri due, chiedendo di scendere a gran voce. Lei si oppose con decisione, ma loro erano sei e lei era una sola, e presto la cosa sarebbe degenerata.
“Non ci faremo problemi a picchiare una ragazza!” esclamò uno di loro.
“E poi, perché non sei ancora vestita?” chiese Draco.
Lei si guardò. Indossava una maglia azzurra che le esaltava il seno perfetto e dei pantaloni grigi di una tuta sponsorizzati da una marca Babbana. “Perché non saliremo prima delle dieci.” Ribadì lei.
“Sono le nove e diciassette.” Rispose Miles.
“Vatti a cambiare!” rispose l’altro Cacciatore.
Lei si alzò ma poi ricordò che, probabilmente, quei sei idioti sarebbero andati a segnare il territori con i grifoni, e si fermò a guardarli. “Ricordatevi che il permesso di Piton ce l’ho io.” Sibilò, con sguardo severo.
Loro lanciarono urla di protesta, ma lei era già scesa verso i dormitori femminili. Si prese tutto il tempo possibile, pregando che Oliver avesse già finito, ma alle dieci e due minuti Marcus Flitt scese nel dormitorio femminile, dicendole che i ragazzi minacciavano di andare ad uccidere i Grifondoro a mani nude se lei non fosse  salita subito. Si raccolse i capelli in una piccola coda, prese la scopa e tornò in Sala Comune con aria furiosa.
“Voi non torcerete un capello ai Grifondoro, sono stata chiara?” ringhiò, furiosa più con sé stessa che con loro.
I sei annuirono e si aprirono in due come le acque con Mosè per farla passare. Fece il giro più lungo che riuscì ad inventarsi riuscendo a tirare le dieci e venti, ma alle dieci e ventitré fu abbastanza vicina al campo per notare che i Grifondoro erano nel pieno dell’allenamento. Maledì sé stessa per quello che stava per fare, quando Oliver Baston scese in picchiata verso di lei con aria furiosa.
“Il campo è mio!” esclamò. “L’ho prenotato io, per tutto il giorno!”
Si trovò ad un passo da lei.
“Lo so.” ammise Jo, guardandolo dispiaciuta. “Ma mi ha costretta … cioè. Mi ha dato il permesso Piton.” Estrasse dalla tasca il pezzo di pergamena che le era stato consegnato dal professore di Pozioni il giorno prima e lui lo lesse con aria preoccupata.
“Avete un nuovo Cercatore?” chiese, poi, restituendole la pergamena. “E chi è?”
Prima che lei potesse rispondere, Draco Malfoy si presentò davanti a lui, mentre gli altri Grifondoro si schierarono dietro al loro Capitano sulla difensiva.
“Non sei per caso il figlio di Lucius Malfoy?” chiese Fred.
“Lascia che ti mostri il generoso dono che Lucius ha fatto a tutta la squadra.” Sorrise Miles, mentre mostrarono le scope con aria fiera, dicendo che erano uscite da appena un mese, e Jo lo guardò male per zittirlo. Lui rispose con una smorfia, mentre Ron Weasley e l’amica sua e di Potter si avvicinavano a loro.
“Che succede?” chiese Ron al giovane Cercatore. “Che ci fa lui qui?” chiese guardando Malfoy.
Prima che Jo potesse fermarlo, Draco si era già fatto avanti per rispondere. “Io sono il nuovo Cercatore di Serpeverde, e tutti stanno ammirano i manici di scopa che mio padre ha comprato alla nostra squadra.”
Hermione Granger, la piccola strega castana tra Harry e Ron, non ci mise due secondi per rispondere. “Per lo meno i giocatori di Grifondoro sono stati scelti per il talento, nessuno di loro si è dovuto comprare l’ammissione.”
Malfoy rispose prima che Jo potesse tappargli la bocca. “Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca Mezzosangue.” Sibilò, con disprezzo.
Fu un attimo. Miles si tuffò davanti a Malfoy per impedire che Fred e George gli saltassero addosso, e Jo si mise davanti a loro, passando involontariamente dalla parte dei grifoni, pensando per un secondo di lasciare che i gemelli lo ammazzassero, ma li tenne fermi con le mani, mentre la sua divisa verde e argento faceva a pugni con le sette divise scarlatte con cui si era schierata. Spostò Miles con un calcio.
“Come osi?!” strillò la ragazza. “Mi sembrava di essere stata chiara con te, stupido ragazzino arrogante!”
Malfoy la guardò impaurito e Ron Weasley si interpose tra loro, puntando contro al biondino una bacchetta piuttosto malridotta. “Questa la paghi, Malfoy! Mangialumache!” Jo adorò quel piccolo Weasley per un secondo, prima che l’incantesimo non colpisse il Cercatore, facendo cadere a terra Ron. Hermione Granger gli si sedette accanto, e Jo cercò di tenerlo seduto.
“Stai bene?” gli chiese, spaventata.
Lui fece per rispondere ma vomitò due lumache viscide e verdi. L’incantesimo gli si era ritorto contro.
I sei Serpeverde scoppiarono a ridere, mentre i Grifondoro circondarono Ron, ma solo Jo osò toccarlo, mentre continuava a sputare lumache. Lo tirò in piedi e poi si rivolse ad Harry ed Hermione. “Portatelo da Hagrid.” Disse loro. “Vi raggiungo appena posso.”
Loro presero Ron per le braccia e lo portarono via, mentre lei incrociò lo sguardo di Oliver che le trafisse lo stomaco. Era stata bene con lui in quei due giorni di quasi amicizia, e le spiaceva davvero rovinare tutto.
I gemelli le batterono una pacca sulla spalla, mentre l’intera squadra si allontanava, e Malfoy ancora rideva. Jo lo afferrò per il colletto della divisa sportiva. “Tu, stupido piccolo Purosangue viziato, non osare mai più dire una cosa del genere in mia presenza!” ringhiò, e lo lasciò cadere. Non si girò, sapeva che tutti i Grifondoro avevano assistito a quell’ultima scena.
“Alzatevi in volo, prendente confidenza con la nuova scopa e poi mostrate a Malfoy gli esercizi base dei miei allenamenti!” urlò. “Io torno tra poco!” sbatté la scopa a terra e iniziò a correre verso la capanna del guardiacaccia.

Hagrid aprì la porta con aria spaventata. “Oh, sei tu.” Le disse, vedendola. Non era la prima volta che andava da lui, le faceva piacere la compagnia del mezzogigante e spesso passava a chiedergli come stesse. Spalancò la porta e la fece entrare. Ron vomitava lumache in un secchio con i suoi amici accanto.
“Credo non ci sia altro da fare che aspettare che finiscano.” Osservò Hermione.
“Non esiste un contro incantesimo.” Le disse Jo, sedendosi per terra a gambe incrociate davanti a Ron. “Mi dispiace per quel che ti ha detto quel cretino di Malfoy.” Disse ad Hermione.
“Che cosa è successo?”  chiese Hagrid. “Chi ha cercato di incantare?”
“Malfoy ha insultato Hermione. Dev’ essere stata una cosa pesante perché tutti si sono arrabbiati.” Disse Harry.
“Era pesante.” Gli rispose Jo. Poi guardò Hagrid. “L’ha chiamata sporca Mezzosangue.” Sibilò.
“È la cosa più cattiva che gli sia venuta in mente.” Sospirò, poi, tra sé e sé. Per i Purosangue convinti come i Malfoy, essere Nati Babbani era una cosa orribile e rendeva i maghi inferiori a loro. Stronzate.
Guardò i ragazzini. I tre Grifondoro la trattavano gentilmente e lei gliene era grata.
“È un insulto spregevole e veramente cattivo. Significa uno con il sangue sporco, nato da genitori Babbani. Alcune famiglie, come la mia o i Malfoy, si credono superiori ad altri perché non hanno Babbani nell’albero genealogico, e sono detti ‘purosangue’. Ma non c’è differenza. Un mago è un mago, basta.”
“Prendi Neville.” Aggiunse Ron. “Lui è un Purosangue e non è molto brillante.” Ebbe un conato e poi riprese a parlare. “È orribile da dire. Quasi tutti oggi hanno dei Babbani in famiglia. Se non avessimo sposato dei Babbani, ci saremmo estinti.” Vomitò altre tre lumache mentre Jo lo osservava dispiaciuta.
“Mi dispiace davvero, ragazzi.” Sospirò poi.
“Non è colpa tua.”  Le disse Harry.
“Harry Potter, non dovrei dirtelo in quanto Capitano Serpeverde, ma Malfoy non ha speranze contro di te.” disse, alzandosi e accennando un sorriso. Lui sorrise e lei gli scompigliò i capelli con aria amichevole. “Fatemi sapere come sta, okay? E se aveste bisogno, sapete dove trovarmi.” Salutò Hagrid e se ne andò, tornando dai Serpeverde, sforzandosi per non insultare la sua squadra ogni tre parole. Malfoy era bravo, ma privo di riflessi, e non aveva ben presente chi fosse il Cercatore avversario.
Salì sulla sua scopa e iniziò a fluttuare per aria, sentendosi sé stessa per la prima volta dopo mesi. Amava volare, lo amava davvero. Era sempre stato l’unico modo per sentirsi libera di essere sé stessa, libera dal peso di quella famiglia all’antica e libera di non pensare a nulla. Fece lavorare la squadra fino allo sfinimento, mentre il Portiere riuscì a parare solo un paio dei suoi lanci. Era davvero furiosa. Lanciava continue occhiate a suo fratello Tomas, seduto sugli spalti insieme ad un suo amico (che sembrava essere loro cugino Alexander) e la rabbia non sbollì nemmeno nel primo pomeriggio, quando vedendo gli altri sfiniti, decise che era abbastanza. Li spedì negli spogliatoi maschili insultandoli, mentre lei si diresse verso quello femminile. Si fece una doccia cercando di rilassare i muscoli, ma non ci riuscì. Quando ne uscì, indossò dei vestiti Babbani (gli stessi che aveva indossato quella mattina) e si diresse verso la Torre Grifondoro, pregando che nessuno la riconoscesse. Cercò di essere gentile con la Signora Grassa, ma quella non accennava a lasciarla entrare senza parola d’ordine. Stava per perdere la pazienza, quando Fred Weasley la raggiunse.
“Sapevo che eri qui.” Le disse. Per uno strano motivo, i gemelli sapevano sempre dove erano tutti.
“Me ne vado subito, volevo solo sapere come sta Ronald e dire a Baston che il campo è libero, se vi va.”
Lui la guardò dispiaciuto. “Non offenderti, Jo, ma non credo abbia voglia di vederti. Sai, il Quidditch per lui è tutto. Ci ha svegliati all’alba per farci allenare, oggi, e …”
“Si, si, ho afferrato. Ti ringrazio.” Tagliò corto lei. “Puoi farmi sapere come sta Ron?”
Lui guardò la Signora Grassa, sussurrò la parola d’ordine e si sporse verso il corridoio che portava alla Sala Comune. “EHI, CATY!” Una voce femminile gli chiese cosa volesse. “MIO FRATELLO RON STA LI’?” La stessa voce negò. Fred tornò a guardare Jo, che stava per andarsene, quando lui la fermò. “Se aspetti George, lui potrà dirti dove sono.”
“Tu non sei arrabbiato con me?” chiese, con aria curiosa.
“Io? No.” Rispose lui.
“Hai detto tu che …”
“So quel che ho detto. Ma hai dato contro a Malfoy, impedito a noi di ucciderlo e soccorso Ron, quindi per me la soffiata del campo è annullata. Sei ancora mia amica.” Aggiunse, con un sorriso.
Lei fece la sua solita smorfia di quasi sorriso. “Ti ringrazio. Ehm, cercherò Ron da sola, non preoccuparti.” Lo salutò con un cenno e corse giù per le scale. Quando se ne fu andata, Oliver Baston uscì dal buco del ritratto.
“Che voleva?” chiese, al suo amico.
“Sapere di te e di Ron.”
“Di me?”
“Ha detto di dirti che il campo è libero.”
Lui guardò eccitato l’orologio. “Non sono nemmeno le tre! Possiamo ancora recuperare!”
E Fred si maledì per averlo detto.


“Come sono andati gli allenamenti?”
Jo guardò le gemelle Carrow. “Volete farmi credere di non sapere nulla?”
“Beh qualcosa sappiamo.” Esclamò Flora. “Per esempio sappiamo che hai difeso una Sanguesporco.” Aggiunse, con una punta di disgusto.
Jo sbuffò. Era rientrata nei sotterranei da due minuti e aveva già bisogno di respirare aria pulita. “Quella ragazzina è una strega migliore di tutte e due voi.” Buttò lì.
“Hai davvero dato a Draco dello stupido arrogante?” chiese Hestia, ignorando il commento.
“Stupido ragazzino arrogante, si. Io dico ciò che penso.” prese il suo libro dal comodino e andò alla ricerca di un posto dove nessuno andasse a cercarla. Il primo posto che le venne in mente fu il campo da Quidditch, ma avvicinandosi scoprì che Oliver aveva colto l’attimo e stava facendo allenare la squadra. Continuò dritta per la sua strada, arrivando da Hagrid. Passò a salutarlo chiedendo come stesse Ron, ma lui rispose che se ne era andato per non saltare il pranzo. Lei, come al solito, non si era accorta di aver saltato un pasto.
“Ma tu, tu stai bene?” le chiese Hagrid.
Lei improvvisò il solito mezzo sorriso. “Certo, a meraviglia.” Lo rassicurò. “Oh, belle le zucche.” Aggiunse, poi, prima di andarsene.
Raggiunse una panchina sulla sponda del lago e si sedette lì, aprendo il libro ed ignorando il mondo esterno. Alcuni passavano e la guardavano, ma lei aveva imparato a non curarsene. Voleva solo capire come andasse avanti quel libro, cercando di dimenticare quel brutto sabato. Cercò di dimenticare tutto il mondo, desiderando di fuggire in quel posto a cui si era ripromessa di non pensare, a quel posto nel cuore di Londra in cui si era ritrovata per caso e da cui era stata portata via. Pensò a quel ragazzo, si era ripromessa di non pensare mai più nemmeno a lui, ma lui era un uragano e quando pensava a lui anche per caso, non riusciva a smettere. Era pazzesco. Chiuse il libro e si mise a guardare il lago, girandosi tra le mani il ciondolo (che di solito nascondeva abilmente sotto la camicia) con una J e una stellina che lui le aveva comprato in giro per Londra. Pensò anche a come se n’era andato, improvvisamente, non facendosi più trovare al solito pub. Non sapeva dove trovarlo. “È partito.” Aveva detto il barista. Lei ed il suo bel vestito erano tornati al Paiolo Magico dopo essersi presa una bella sbronza. Non lo aveva mai tolto, quel ciondolo. E non aveva intenzione di farlo.
 Arrivò l’ora di cena. Con addosso sempre i suoi vestiti Babbani, presi l’estate prima, si diresse a cena. I Grifondoro non la invitarono al tavolo con loro, ma Fred e George la salutarono lo stesso. Cercò Ron, ma i gemelli mimarono con le labbra la parola ‘punizione’ e lei si sedette in un angolo vuoto del tavolo delle serpi, priva di espressione. Mangiò velocemente e poi si alzò, decisa a buttarsi nell’umidità dei sotterranei solo per farsi una sana dormita.


“Secondo voi l’ha fatto apposta?” chiese Oliver.
I gemelli lo guardarono straniti. “Dì, hai visto come ha difeso Hermione?”
“Come ha attaccato Malfoy?”
“E come ha soccorso Ron?”
Lui li guardò dubbioso. “Mi ha soffiato il campo!”
“Oliver, tu devi iniziare a fare questa cosa, guarda.” Gli disse Fred, mostrando i due palmi delle mani e portandoli su e giù ad alternanza come fossero una bilancia.
“Umanità.” Disse George, indicando la prima mano del gemello. “E Quidditch.” E indicò la seconda.
“In questo caso …” aggiunse Fred, portando la mano ‘umanità’ leggermente più sopra rispetto alla mano ‘Quidditch’. Oliver li zittì con un gesto e tornò a mangiare, mugugnando “comunque il campo era mio”. 
 
   
 
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