Si
lasciò cadere sulle coperte del suo letto e,
ancora avvolta dall’accappatoio, si soffermò ad
osservare i giochi di luce e
ombre che il tramonto disegnava sul suo soffitto, attraversando le
semplici
geometrie del lampadario.
Non
riusciva a togliersi di dosso quella stramba
sensazione di inquietudine, come se avesse dovuto fare qualcosa di
importante e
se ne fosse dimenticata; provò a ricordare tutti i suoi
impegni scolastici, ma
non riusciva a capire cosa avesse scordato di fare: tutti gli appunti
erano
stati ricopiati, le dispense scaricate e la relazione conclusa e
inviata. Cosa
poteva aver dimenticato?
Il
cellulare sul comodino trillò e Chiara lesse sul
display:
Da
Gabry: Incontro confermato per le 8 al Pub.
Passo a prenderti per le 7.30. A dopo.
La
sveglia accanto a lei segnava le 18.30, così si
alzò e iniziò a cercare nell’armadio
qualcosa da indossare per la serata: quella
sera Antonella avrebbe dovuto essere, ovviamente, la più
graziosa del gruppo,
ma Chiara non aveva alcuna intenzione di uscire di casa senza un
abbigliamento
adeguato.
Estrasse
dall'armadio praticamente ogni pezzo di
stoffa che era contenuto al suo interno, ma alla fine optò
per una minigonna
nera e una camicetta turchese con un bel paio di stivali neri di pelle;
si
osservò allo specchio e, nel complesso soddisfatta del
risultato, passò alla
titanica impresa di dare una piega ordinata ai suoi capelli. Mentre
passava la
spazzola tra quei fili ribelli, per un attimo le parve di vedere con la
coda
dell’occhio una brocca argentata sulla scrivania accanto a
lei, ma, quando si
voltò, l’unica cosa che vide fu la lampada da
lettura.
I
denti della spazzola si bloccarono su un nodo,
provocandole una scossa di dolore: -Maledizione!- si lamentò
la ragazza,
cercando di sbrogliare la matassa di capelli senza farsi lo scalpo;
sconfitta,
decise di inforcare un paio di forcine e risolvere il problema con uno
chignon.
Sembrava
una segretaria appena uscita dall’ufficio,
ma oramai si erano fatte le 19.15 e Gabriella sarebbe passata da
lì a poco.
Scese
in cucina, dove sua madre e sua nonna stavano
allestendo la tavola per la cena: -Stai uscendo?- domandò la
nonna, osservando il
suo abbigliamento poco casalingo.
-Sì-
rispose la ragazza -Stasera
siamo a caccia per Anto.
-Cerca
di non fare troppo tardi, per favore- le
raccomandò la madre -E controlla che Gabriella non beva!
-Sono
anni che passa a prendermi per far serata-
ribatté Chiara, rubando dalla fruttiera una mela e
addentandola -E non ha mai
bevuto nemmeno un goccio di birra. È molto affidabile!
-Comunque
sia, sta’ attenta, ok?- insistette la
donna -Se succede qualcosa, chiamami!
-Va
bene, va bene.
“La
mamma è sempre la mamma” ridacchiò tra
sé la
ragazza, finendo di mangiare la sua mela, poi un rumore di clacson
annunciò
l’arrivo dell’amica, così prese il
cappotto e, dopo aver velocemente salutato
la sua famiglia, uscì di corsa verso la vecchia Toyota di
Gabri, che l’accolse
domandandole: -Stai andando a un colloquio di lavoro?
-Piantala!-
la zittì Chiara, chiudendo la portiera
alla sua destra -Stasera non ero in vena di tacchi a spillo e
scollature, ma
vedo che tu, invece, sei ben equipaggiata- aggiunse poi, notando il
vestito
rosso dallo spacco vertiginoso che l’amica indossava.
-Non
dovrebbe essere Antonella quella più
appariscente?- domandò Chiara, mentre la ragazza metteva in
moto e dirigeva
l’auto verso la strada.
-Anto
è una ragazza stupenda e dalla conversazione
piacevole, anche se con un pessimo gusto in fatto di ragazzi- rispose
Gabriella
-Non ha bisogno di bei vestiti per piacere, al contrario di me, quindi
sono
sicura che non le ruberò affatto la scena.
-Gabri…-
sospirò Chiara -Non essere ridicola! Anche
tu sei una ragazza splendida e chi si avvicina a te solo
perché indossi un
vestito provocante è un completo idiota!
Gabriella
le rispose con un sorriso imbarazzato e
Chiara seppe di averla rassicurata: la ragazza aveva sempre avuto, da
quando la
conosceva, un brutto complesso di inferiorità nei confronti
delle altre persone
ed era stata soggetta più volte a fenomeni di bullismo, che
l’avevano portata a
isolarsi e, nei suoi momenti peggiori, a smettere di mangiare.
Chiara
l’aveva conosciuta nei bagni femminili al
primo anno del liceo, trovandola in lacrime seduta su un gabinetto; da
allora
avevano affrontato insieme sia le cattiverie dettate dalla
stupidità di coloro
che traevano piacere nel ferirla, sia il poco amore che Gabriella
nutriva per
se stessa e che Chiara cercava in tutti i modi di trasmetterle con la
sua
amicizia.
Dopo
tutto quel tempo, finalmente Gabriella era una
ragazza nuova e, anche se aveva mantenuto la brutta abitudine di
vedersi sempre
in difetto rispetto alle altre persone, aveva imparato che ognuno, a
modo
proprio, è unico e importante; dopo gli esami di
maturità aveva deciso, così,
di trasmettere questa lezione anche agli altri, facendo volontariato
presso una clinica dedicata agli adolescenti affetti da depressione e disturbi alimentari e dedicando ogni momento a sua disposizione
per
impedire che altri ragazzi e ragazze cadessero nella stessa trappola in
cui lei
era rimasta invischiata qualche anno prima.
E
Chiara era fiera di lei.
Davanti
ai cancelli del
palazzo, il re di Asgard urlava ordini a destra e a manca ai suoi
soldati per
organizzare la difesa della città nel caso in cui Phoneus
avesse deciso di
attaccare nuovamente; in realtà dubitava che ciò
sarebbe accaduto: egli aveva
Chiara tra le sue disgustose grinfie e di certo non avrebbe perso tempo
nel
tentativo di riprendersi le marionette che aveva perduto, ma Asgard non
era mai
stata tanto vulnerabile e le sue stanze nascondevano reliquie e armi
che
avrebbero potuto far gola a un mostro dello stampo di Phoneus. Loki non
poteva
permettere che prendesse anche quelle.
Cercava
di convincersi
che le parole di Jarosit non l’avessero colpito, ma, sebbene
esercitare il
proprio potere lo facesse sentire più calmo e padrone di se
stesso, non
riusciva a togliersi dalla mente la macabra immagine di Chiara riversa
al
suolo, con la gola aperta da un taglio profondo, e Phoneus in preda al
riso,
intento a leccarsi le dita bagnate del suo sangue.
Al
suo fianco la regina
degli Elfi Chiari aspettava in silenzio che la sua arciera le facesse
segno dal
fondo al ponte della buona riuscita della sua ricerca. In faccia, per
quanto
tentasse di apparire impassibile come la pietra, le si leggeva
distintamente la
tensione dell’attesa.
Poi
accadde: Ahzurit
emerse dalla cupola bronzea del Bifrost e agitò il braccio a
destra e a
sinistra. L’aveva trovata.
-È
ora di muoversi- gli
disse la donna -Non possiamo perdere altro tempo. Come intendete
procedere?
-Fandral!
Sif! Volstagg!
Hogun!- chiamò il sovrano e in un lampo i guerrieri gli si affiancarono,
pronti a ricevere
comandi.
Per
gli astri, quando gli
piaceva vederli scattare sull’attenti al suo comando!
-Chiara
è stata
individuata e ora è tempo di andare a regolare un paio di
conti con Phoneus: dovremo
agire veloci e nel silenzio, voi e Thor terrete impegnati gli uomini di
Phoneus, anche qualora si trattassero di bambini. Non voglio altre
morti,
dovete solo tenerli impegnati il tempo necessario per permettermi di
eliminare
una volta per tutte quel mostro.
-Non
mi escluderete da
questa spedizione!- si impose Jarosit, mentre la compagnia iniziava
l’attraversata del ponte -Phoneus ha ancora mia figlia e non
resterò con le
mani in mano!
-E
sia- concesse il re di
Asgard -L’abilità degli Elfi potrebbe tornarci
utile.
Raggiunsero
in fretta la
fine del ponte e trovarono il varco del Bifrost già pronto
per la partenza,
indirizzato verso il punto che Ahzurit aveva individuato.
-Padre…-
esordì Thor
quando vide arrivare il gruppo di guerrieri, ma il sovrano non disse
nulla e si
affrettò a oltrepassare la soglia del varco.
-Coraggio,
Thor- disse
Fandral all’amico, rivolgendogli un largo sorriso e dandogli
una pacca ben
assestata sulla spalla -Andiamo a riprenderci Chiara!
Il
pub dove Chiara e le sue amiche erano solite
andare a caccia era un locale famoso per la sua musica e per i cocktail
a buon
prezzo, sicché ogni venerdì e sabato sera era
colmo di ragazzi e ragazze, indigeni
e stranieri, pronti a consumare la pista da ballo e a svuotare il
portafogli
per riempirsi lo stomaco di alcolici.
Le
due ragazze trovarono Antonella e Valentina già
sedute ad un tavolo, impegnate a sorseggiare dei cocktail di un
brillante color
arancio.
-Ciao!-
le salutò raggiante Valentina -Chiara, hai
trovato lavoro come maestra?- domandò poi ridacchiando.
-Molto
divertente!- rispose la ragazza, emettendo
una risata sarcastica, poi, notando l’abbigliamento di
Antonella, aggiunse:
-Anto, lasciatelo dire: sei splendida!
La
ragazza ridacchiò imbarazzata, stringendosi
nell’attillato vestito nero di satin che metteva in risalto
le sue forme e
rifletteva al contempo le luci al neon del locale, emettendo bagliori
multicolori dall’effetto quasi ipnotico.
-Molto
bene, ragazze!- esordì
Valentina, mandando i capelli dietro
le spalle e estraendo un’agendina rossa dalla borsetta: -Ho
fatto una veloce
ricerca sui social per assicurarmi di conoscere le nostre prede di
stasera e…
-Aspetta
un attimo!- la interruppe Antonella -Mi
avete portato qui per la questione di Guido?
-Esatto!-
rispose Valentina, imitando un famoso
conduttore televisivo -Grazie per aver partecipato a questo gioco! Come
premio
vinci il prossimo drink! Ora, tornando agli affari- riprese seria,
sfogliando
la sua agendina sotto gli occhi smarriti e ammiranti delle amiche -Ho
selezionato tra le varie possibilità quattro candidati: uno
studente di legge,
uno di medicina, un geologo e un filosofo. Il filosofo, dagli ultimi
messaggi
che ha lasciato sui social, pare si sia appena lasciato con la
fidanzata
storica e voglia trovare qualcun’altra con cui discutere di
Kant e Hegel; il
geologo, invece, è al compleanno di un amico ed è
in città solo per stasera,
praticamente il tipo da una serata di fuochi artificiali e poi
relazione a
distanza; l’avvocato è quasi una presenza fissa in
questa zona, più adatto ad
una relazione stabile, ama il tennis e la musica country, ma pare che
abbia una
certa predilezione per le donne più vecchie di lui; infine,
last but not least,
lo studente di medicina è anche un violoncellista,
è iscritto al WWF come socio
attivo, viene da un’ottima famiglia e ha fama di essere un
vero gentleman.
-Io
punterei direttamente al medico!- disse
Gabriella, bevendo un sorso
di cola da
un bicchiere che il barista le aveva appena servito.
-C’è
da chiedersi come faccia ad essere ancora
single, viste le sue credenziali…- aggiunse Antonella,
giocherellando con la
cannuccia dentro al suo cocktail.
-Beh,
avrai il tempo di chiederglielo tu stessa-
disse Valentina indicando la porta del locale con l’indice
-Il dottore è appena
arrivato e non dubito che voglia conoscere nuove
“pazienti”, non so se mi
spiego.
Antonella
arrossì violentemente, diventando di un
vivace color pomodoro, poi, incoraggiata dai sorrisi delle sue amiche,
bevve
l’ultimo sorso del drink e si diresse verso la sua preda,
mentre Chiara,
Valentina e Gabriella rimanevano al tavolo in attesa.
-Lasciatelo
dire, Vale- esordì Chiara lanciando
un’occhiata veloce all’agenda dell’amica
-Quando fai così mi metti i brividi!
-Non
mi sembra che ti sia lamentata dei miei metodi
quando abbiamo trovato Marco- rispose quella, facendo scivolare
l’agenda
all’interno della sua borsa.
-Dico
solo che è piuttosto inquietante che in un
solo pomeriggio tu sia riuscita a trovare tutte queste informazioni su
dei
perfetti sconosciuti.
-Si
chiama efficienza, tesoro, e poi sono loro che
mettono i fatti loro sui social, a me non resta che leggere uno
schermo, ma mi
basta dare anche solo un’occhiata in giro per capire chi
è appetibile e chi no,
per esempio quel tipo in fondo alla sala non ha smesso un attimo di
guardarti e
ora si sta avvicinando al tavolo.
In
meno di un
minuto, Chiara sentì un leggero colpo di tosse
alle sue spalle e si
trovò un ragazzone con una matassa di capelli castani ricci
e gli occhiali da
vista a lente rettangolare sugli occhi azzurri: -Ciao, scusa se ti
disturbo
mentre sei qui con le tue amiche, ma mi stavo chiedendo se avessi
voglia di
ballare.
-Mi
dispiace, caro, ma io non ballo- rispose quella,
sforzandosi di apparire gentile e rammaricata, quando, in
realtà, avrebbe
voluto semplicemente mollare tutti lì dov’erano e
tornarsene a casa seduta
stante.
-Potrei
offrirti da bere, allora- insistette il
ragazzo.
-Io
ho un’idea migliore: visto che in tutta questa
conversazione non mi hai nemmeno chiesto come mi chiamo, IO mi
offrirò da bere
e tu tornerai da dove sei venuto, possibilmente evitando di infastidire
altre
ragazze. Cortesemente.
Quello
rimase di sasso e, visibilmente irritato,
fece dietrofront e ritornò in fondo alla sala senza nemmeno
salutare.
-Si
può sapere che cosa ti è preso?-
domandò
sconcertata Valentina, mentre Gabriella se la rideva sotto ai baffi -Ti
ha solo
chiesto di ballare!
-Tu
non conosci la teoria di Chiara sul ballo!-
ridacchiò Gabriella -Per lei il ballo una sorta di
affermazione di affetto e di
completa fiducia.
-Esatto!-
rettificò Chiara -Ballare per me è
affidarmi a qualcuno completamente, visto che non sono capace di
mettere un
piede davanti all’altro a ritmo di musica senza sembrare una
papera; è lasciare
che sia un altro a guidarmi a tempo di una melodia e impedirmi di fare
una
figuraccia. Potrei anche accettare di ballare con un caro amico, ma
addirittura
desiderare di ballare con qualcuno… beh, in quel caso,
potrei chiederlo solo
alla persona che riterrò la più importante della
mia vita.
-Allora
ballerai solo con tuo nonno!- ridacchiò
Gabriella, lanciandole un occhiolino di complicità.
-Che
teoria assurda!- sbuffò, invece, Valentina..
-Si
chiama “dare valore a qualcosa”, tesoro- rispose
inviperita Chiara, che, stufa della piega che il discorso aveva preso,
si alzò
dal tavolo e, borbottando una scusa, si allontanò dalle
amiche per andare al
bancone del bar.
Si
sedette ad uno sgabello e chiese a Matt, un
ragazzo lentigginoso coperto di tatuaggi e piercing e benedetto dal
sacro dono
di fare dei cocktail da favola, di servirle una birra piccola.
Mentre
Matt spillava dal distributore la fresca
bevanda al luppolo, Chiara si soffermò a giocare con i
sottobicchieri di
cartone malamente impilati sul banco.
Sapeva
che non sarebbe dovuta uscire di casa quella
sera: non era dell’umore giusto per sopportare Valentina
mentre faceva l’agente
matrimoniale, né tantomeno per filosofeggiare sulla sua idea
riguardo al ballo.
Avrebbe
voluto essere a casa sua a leggere un buon
libro e, magari, approfondire la sua conoscenza della mitologia nordica
(aveva
ancora in testa qualche breve frammento del sogno di quella notte e
desiderava
saperne di più riguardo quel mondo così
affascinante).
Ad
un tratto sentì una mano poggiarsi sulla sua
spalla sinistra e stringerla, mentre una voce diceva: -Comunque sei
stata
scortese prima, io volevo solo fare la tua conoscenza.
“Di
nuovo quel tipo, è esasperante!”
-Senti,
bello- esordì Chiara irritata
dall’insistenza dell’individuo e, soprattutto, da
quel contatto indesiderato e
impostole -Se non levi immediatamente quella mano, il mio pugno
farà la
conoscenza del tuo naso!
-Piccola
impertinente!- rise quello, stringendo di
più la presa sulla sua spalla, fino a farle quasi male -Mi
piacciono da morire
le ragazze con il pepe tra le gambe!
Con
quella volgare provocazione aveva oltrepassato
ogni limite! Chiara stava per fratturargli il setto nasale con le
nocche, ma
venne anticipata da una piccola testa d’ariete in ottone, che
caricò decisa
sulla mano del ragazzo.
L’avventore
gemette di dolore e di sorpresa e, fuori
di sé dalla rabbia, si voltò nella direzione del
suo aggressore.
-La
signorina non gradisce la tua presenza- disse
calmo l’anziano signore con la benda sull’occhio,
brandendo il suo bastone da
passeggio -Ti suggerirei di non importunarla ulteriormente.
-Razza
di vecchio bastardo!- imprecò il ragazzo. Fu
come un lampo, Chiara vide le mani del giovane avventarsi sulla giacca
dell’uomo, ma quello non si scompose, anzi,
afferrò il ragazzo per il colletto
e, con la stessa nonchalance con cui avrebbe sollevato un bambolotto di
pezza,
lo alzò di peso da terra.
Gli
occhi del giovane si spalancarono per la
sorpresa e la paura, poi, dimenando le gambe nel tentativo di
raggiungere il
suolo, balbettò pietosamente: -Ok, ok, nonno, scusami!
Scusami! Fammi scendere
e non mi vedrai più!
Quando
l’uomo fu soddisfatto dell’apologia
balbettante e patetica dell’individuo, lo depose malamente a
terra e lo osservò
andarsene quasi strisciando fuori dal locale. Nel suo occhio si
percepiva una
malcelata soddisfazione.
Chiara,
in tutto questo, era rimasta ad osservare la
scena a bocca aperta, sconvolta e allo stesso tempo attratta dalla
forza e
dalla fredda determinazione che si nascondevano dietro quel corpo
anziano e
apparentemente stanco.
“Doveva
essere un militare” pensò tra sé,
mentre
sorseggiava la sua birra.
-Sono
desolato per questo increscioso spettacolo- si
scusò l’uomo, sedendosi accanto a lei al bar -Se
non altro la prossima volta
quel mascalzone ci penserà due volte prima di importunare
una fanciulla.
-La
ringrazio- disse Chiara -Ma non era necessario che intervenisse: me la
sarei
potuta sbrigare benissimo anche da sola.
-Non
lo metto in dubbio, ma volevo avere il piacere
di insegnare personalmente una lezione a quel mascanzoncello.
-Come
crede... Posso offrirle qualcosa?
-Gradirei
volentieri della cervogia fresca, grazie
molte.
"Della
cervogia? Ma da che secolo sbuca fuori
questo?"
-Matt-
chiamò la ragazza -Dà per favore una bionda
al signore e mettila sul mio conto- poi, rivolgendosi di nuovo al suo
accompagnatore, chiese -Mi perdoni, ma oggi è già
la terza volta che la
incontro e dubito che si tratti di una coincidenza: la conosco per caso?
"Brava,
Chiara, sii diplomatica!"
-Non
di persona- rispose l'uomo -Ma io conosco te e
ho bisogno di parlarti urgentemente.
-Prego?-
domandò sconcertata.
-Devi
svegliarti!- l'uomo la scrutò con il suo cupo
occhio azzurro, stringendo saldamente le dita squadrate sulla testa
d'ariete.
-Matt,
lascia stare la birra- urlò la ragazza al
barista -Un'aranciata al signore, che per stasera ha già
bevuto abbastanza.
-È
una questione di vitale importanza!- insistette
l'uomo, battendo con violenza la mano sul banco e facendo sobbalzare
Chiara,
che si alzò di scatto dallo sgabello e si
allontanò di un passo dal vecchio
-Devi svegliarti! Quello che vedi non è reale!
-Matt,
chiama un taxi al signore, per favore: sta
cominciando a delirare.
-Ascoltami,
Chiara, devi prestare ascolto! Non è
reale!- le gridò il vecchio mentre Chiara si allontanava a
grandi passi da lui
in direzione delle amiche, interdette da quella scena insolita.
-Chi
era quel tipo?- chiese Gabri, quand'ella le
ebbe raggiunte al tavolo.
-Non
ne ho idea, un ubriaco, probabilmente- rispose
Chiara, poi prese il cappotto dalla sedia e se lo infilò.
-Allora
come faceva a conoscere il tuo nome?-
domandò Valentina, sospettosa.
-Come
prima, non ne ho idea. Scusate, ma non posso
tollerare un altro minuto qua dentro. Me ne torno a casa.
-Vuoi
un passaggio?- il volto di Chiara, per quanto
la ragazza cercasse di dimostrarsi calma e tranquilla, rispecchiava
anche
troppo nitidamente il suo disagio, e Garbiella cominciava a
preoccuparsi.
-No,
stai tranquilla Gabri- rispose Chiara all'amica,
sforzandosi di usare un tono rassicurante -Prenderò un taxi.
Ciò
detto, salutò velocemente le amiche e uscì in
fretta dal locale, godendosi la frescura della brezza serale.
L'aria
frizzante la calmò un poco e, quando si
sedette sul sedile posteriore del primo taxi che riuscì a
trovare, si convinse
che quella brutta esperienza si era definitivamente conclusa.
Angolo
dell’autrice:
¡Hola chicas! Ben
ritrovate a tutte quante e un grande, grandissimo abbraccio alle
deliziose
fanciulle che hanno iniziato a seguire la storia! Siete favolose e
spero di
ripagare la vostra fiducia con dei bei momenti e una bella storia con
cui
passare il vostro tempo libero J
Come
promesso, sono tornata carica di un glorioso proposito ;) quello
di pubblicare un nuovo capitolo XD
Avrei
dovuto farlo stasera, ma non riuscivo a studiare nulla con questo
pensiero in testa e così ho anticipato un po’
^-^”
Ad
ogni modo, rieccoci qui e la domanda sorge spontanea: che ne pensate
del capitolo 25? ^-^
Ad
Asgard ci si prepara ad affrontare la missione di recupero di
Chiara, che nel suo mondo fa un incontro piuttosto singolare, che cosa
significano quelle parole? E cosa farà ora?
Lo scoprirete settimana
prossima
;) *risata malvagia*
Vorrei
portare alla vostra attenzione una bellissima immagine che MARS88
ha realizzato ispirandosi a La sua paura :D questo
è il link: http://s7.postimg.org/sqqgu5aez/Your_fear.jpg
I
miei più sentiti complimenti
vanno a questa cara ragazza per la sua creatività e, con
essi, i miei ringraziamenti
per aver realizzato una così bella immagine basata sul mio
testo!
Tantissimi
ringraziamenti
vanno anche a tutte le lettrici che
continuano a seguire
la mia storia e a omaggiarmi delle loro recensioni, che sono sempre
fonte di immensa
gioia ^-^
Un
abbraccio a tutte quante
e alla prossima! J
Lady
Realgar
Ps.
5 punti a Serpeverde
per il giochino di due capitoli fa, grazie a sefoev che ha indovinato e
ha dichiarato
la sua casa. Se avete indovinato ma vi siete dimenticati di specificare
la vostra
casa, siete sempre in tempo per rimediare ;)
Un
bacio a tutte