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Autore: jomarch    25/12/2008    5 recensioni
Missing Moment dell' AU di "La mia famiglia e la Coppa Quattromalandrini" e "Finding My Own Way". La Vigilia di Natale del 1990 a Godric's Hollow con Harry, Dan, Beth e i Malandrini.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale a tutti,

ho pensato che avrebbe potuto farvi piacere sbirciare cosa accadeva a Natale durante l'infanzia di Harry, Dan e Beth.

Con la speranza che vi piaccia,

Auguri






Godric's Hollow, Vigilia di Natale 1990


Neve.

Un bianco, soffice e vezzoso mantello di neve ricopriva l'intero villaggio, addolcendo i lineamenti aspri dei tetti scoscesi, arrotondando gli angoli delle strade e rallentando il cammino di quei pochi che, in una serata come quella, osavano avventurarsi fuori casa, lontani dal tepore delle pareti domestiche.

Il viottolo sterrato che conduceva a Casa Potter era completamente nascosto dai diversi centimetri caduti nel pomeriggio, quasi come se nessun piede infantile avesse lasciato l' impronta di scarponcini colorati durante un pomeriggio di giochi.

All'interno della villetta, ciascuna delle due stanze che davano sulla strada era illuminata: da una proveniva il fioco scintillio delle luminarie che decoravano l'alto albero di Natale e dall'altra la chiara luce di un'allegra cucina abitata, immersa nel profumo di zenzero e cannella.

“Avanti, Beth, ancora un piccolo morso. Dai...” James Potter, cercando di usare il suo miglior tono conciliante si stava sforzando di convincere la sua adorata secondogenita a mangiare almeno mezza della bistecca di pollo che Lily le aveva messo nel piatto.

La bimba, seduta compostamente sul suo seggiolone, scosse la testa rossa, conficcando alcune ciocche di capelli tra la lente e l'occhio del padre.

“Oh! I capelli sugli occhiali!” pigolò, con vocetta stridente.

“ Sì, i capelli sugli occhiali, Beth.- sospirò James-Forza, principessa, almeno un altro pezzettino...Fallo per papà...” provò di nuovo il giovane genitore, il quale, nonostante gli anni di esperienza accumulata, non riusciva proprio a spiegarsi per quale strano motivo i bambini piccoli parevano allergici al cibo in ogni sua forma.

“Papà, magari non ha più fame davvero...” azzardò Harry, versione in miniatura dell'uomo seduto di fronte a lui, scartando la sua stecca di cioccolata farcita al miele proveniente direttamente da Mielandia e mordendola con soddisfazione.

Il suo piano stava andando esattamente come sperava, sino a quel momento.

“Harry, tesoro, basta cioccolato! Mangeremo già così tanti dolci, in questi giorni!” lo rimproverò dolcemente Lily, carezzandogli i capelli e sottraendogli la tavoletta con un incanto che la fece posare all'altro capo della cucina.

“Ma mamma! Un altro morso, uno solo!” protestò il ragazzino, dall'alto dell'autorità concessa dai suoi dieci anni.

“No, Harry. Più tardi mangeremo il pudding, quindi ora basta dolci. Dai, vieni ad aiutarmi a portare di là i bicchieri.” propose Lily, consegnandogli in mano un vassoio con cinque calici di cristallo per distrarlo.

Harry, ubbidì contrariato: se non riusciva a terminare tutte le tavolette che gli aveva portato zio Remus la volta precedente, poche erano le possibilità che riuscisse a guadagnarne di nuove.

“Ecco, così brava Beth... un altro boccone...” James sorrise alla figlia che, forse incentivata dal fratello visto col cioccolato, pareva aver ripreso a mangiare.

Lily si era fermata intenerita ad osservare James ed Elisabeth: era sempre stato parecchio divertente vedere James alle prese coi pasti dei figli. I padri erano notoriamente sprovvisti del carico di pazienza necessario in quei momenti e James, nonostante si impegnasse moltissimo, non faceva eccezione.

“Perfetto! Bravissima, Elisabeth!” suo padre battè le mani alla scomparsa del penultimo pezzetto di carne.

“Basta. Vollio giocare con Harry.” comunicò la bambina, scalpitando per uscire dal seggiolone.

James fece per convincerla a finire la cena, quando sua moglie, sorridente,allungò le braccia ed afferrò Beth per la vita, tirandola fuori dalla stretta imbracatura.

“Brava, Beth! Hai mangiato tutto! Ora puoi andare, Harry è di là.” la incoraggiò la madre, stampandole un bacio in fronte.

La piccola si mosse con qualche passo ancora incerto verso il salotto, dove era certa di trovare il fratello, già impegnato a giocare senza di lei.

“Mamma!” chiamò, voltandosi improvvisamente e rischiando di perdere l'equilibrio.

Entrambi i genitori si avvicinarono immediatamente:

“Si è stropicciato il vestito?”

Lily sorrise teneramente e James scoppiò in una risata aperta e cristallina.

“Un po' sì, ma niente che non si possa sistemare.” le confessò Lily, lisciandole amorevolmente le pieghe sul taffetà bianco.

Elisabeth si esibì in un faccino contrariato che intenerì ulteriormente i suoi genitori.

James si abbassò sulle ginocchia, così da poter guardare la bimba dritto negli occhi.

“Sei bellissima lo stesso, principessa, anche col vestito sgualcito.” confermò solenne, pizzicandogli la guancia e sparendo immediatamente per lasciare alla moglie quel “lavoro da donne”, ansioso di vedere che stava combinando in salotto da solo con dei bicchieri di cristallo e il miglior servizio di piatti Harry.

Mai e poi mai, però, si sarebbe aspettato la scena che gli si parò davanti.

“Per Godric, Harry! Stai bene?” gridò, correndo al capezzale del figlio, disteso sotto la poltrona tra cocci di porcellana infranta e schegge di vetro, con gli occhiali a qualche metro da lui.

“James! Che succede?” chiese Lily, dalla stanza a fianco.

“Certo che sto bene, papà! Ho anche preso il Boccino!” esclamò Harry, rialzandosi in piedi e mostrando orgoglioso la pallina alata che si divincolava nella sua mano.

“Ops... non sapevo di aver combinato questo...” ammise Harry, guardandosi attorno disperato.

“Papà non l'ho fatto apposta, davvero! Non volevo, non volevo! E adesso che facciamo? Ero salito sulla poltrona per prendere il Boccino che stava sopra al tavolo e ho perso l'equilibrio! E adesso?”

James osservò i gesti frenetici del figlio, che si muoveva agitato per la stanza alla ricerca di scuse e gli tornarono alla mente analoghi guai provocati da lui stesso.

“E non c'è da ridere, papà!- lo informò il figlio, per nulla rassicurato dall'espressione ilare che compariva sul volto di quello che avrebbe dovuto essere il suo responsabile genitore- Che facciamo?”

“Ok, adesso cerchiamo di stare calmi. Hai solo rotto il servizio preferito della mamma, ma questo si può superare. Si supera tutto. Vieni qui, fatti vedere: accidenti, hai delle schegge nella mano.”

“Harry! James! Che cosa avete combinato! Morgana, ci sono vetri dappertutto! Stai bene, Harry?”

Lily era accorsa, con la bimba dietro di lei.

“Ferma dove sei, Beth. Non muoverti. Bisogna tirare su tutto. Lascia stare, James. Pulisci qui. Harry, vieni su con me che vediamo di togliere quei vetri.”

“Agli ordini. Vai dalla mamma, Harry. Ah, e comunque, bella presa!” James spinse il figlio da Lily.

“Come sarebbe “bella presa”? Non ti sarai messo a giocare a Quidditch in casa? Oh Harry, ma perchè?”

“Stavo solo usando il Boccino! Non credevo che sarebbe successo! Mi dispiace!” provò a giustificarsi.

“Mamma... ma sei arrabbiata per i bicchieri?”

“Un po', ma non è quello che mi preoccupa. Sono preoccupata per te. Avresti potuto farti molto più male! Dai, andiamo a toglierci quelle schegge dal dito che fra poco arriveranno Sirius e Remus!”




“Papà, posso venire adesso?” domandò Beth, stanca di stare seduta per terra.

Dan non era ancora arrivato, zio Remus con le sue storie nemmeno, la mamma ed Harry erano spariti e lei non poteva nemmeno giocare con papà.

“Un attimo solo che faccio Evanescere i vetri di quell'angolo... certo che tuo fratello ha scelto proprio la sera perfetta per proporsi come Cercatore dell'anno. Del resto, ha preso tutto da me...”

In quel momento, il campanello trillò.

“Sono arrivati, papà?”

“Credo proprio di sì! Andiamo ad aprire!” James la prese in braccio e si avviò verso la porta.

Si sentivano parole indistinte oltre il legno.

Si sentiva il petulante parlottare di Dan, la risata canina di Sirius e, James poteva scommetterci, in quel momento Remus stava scuotendo senz'altro la testa, mentre Hellen, rinunciataria ma carica di affetto, scompigliava, la testa di Dan.

Con la mano libera James spalancò la porta, portando anche nel vialetto la luce e il calore di casa.

“Ramoso! Buon Natale!”esordì, immediatamente, Sirius, posando anche sulla testa dell'amico il cappello a punta rosso che già adornava la testa sua e di Lunastorta.

“Ehi! Ecco qui la mia bambina! Buonasera, Elisabeth.”

“Zio Sirius!” Beth si accomodò tra le braccia di Felpato, stringendolo forte al collo.

“Hellen, tutto bene? Remus, Dan, entrate.” James fece accomodare tutti in casa, mentre Lily si sporgeva dal ballatoio delle scale con Harry di fianco per avvisare che sarebbe scesa nel giro di pochi minuti.

“Ciao James, passato una buona giornata?” chiese Remus, passandosi l'aria calda che usciva dalla bacchetta su tutti i vestiti, zuppi per la neve che Dan ci aveva tirato contro.

“E' la vigilia di Natale, Remus? Come può non essere non una buona giornata?” rise James, di rimando, con gli occhi illuminati di una luce vispa ed allegra.

“Zio! Zio! Dov'è Harry? Dov'è? Lo sai che ho stracciato zio Remus a palle di neve? Lo sai?” quella calamità naturale che rispondeva al nome di Daniel Black, cinque anni appena, entrò correndo e travolgendo qualsiasi cosa si trovasse sul passaggio.

“Sono qua sopra, Dan! Arrivo!” gridò Harry, fiondandosi giù dalle scale, incurante dell'enorme fasciatura sulla mano destra.

“Daniel, vieni qui! Fatti asciugare almeno un po', altrimenti bagnerai dappertutto!” Hellen afferrò al volo il bambino, nell'esatto istante in cui stava per sedersi sul divano.

“Non preoccuparti, Hellen, questo salotto ha già vissuto una bella esperienza, per oggi!” Lily sorrise a Dan che, soddisfatto, fu finalmente libero di correre da un'altra parte.

Harry, seduto sotto al camino, stava raccontando della sua disavventura, mostrando orgoglioso l'arto ferito e calcando, come ogni bambino, la mano su quanto fatto.

“.... e ho fatto per prendere il Boccino, solo che puf! Sono caduto...” terminò, in un'alzata di spalle, facendo immediatamente balzare alle menti di Remus e Sirius la medesima espressione colpevole e contemporaneamente orgogliosa che aleggiava sul volto del James bambino quando raccontava una marachella.

“Mi raccomando, piccolo Prongie, la prossima volta appenditi al lampadario e dondolati! Ho sentito dire da qualcuno, che entrambi conosciamo molto bene, che è molto divertente...” la risata canina di Sirius destò l'attenzione di James, il quale, invece, per una sorta di strano scambio di attenzioni paterne, era completamente immerso in una lotta con Dan sul tappeto.

“Hai per caso accennato a quella volta in cui caddi sulla collezione di piatti di ceramica di mia madre dopo essermi appeso al lampadario?”

“Hai fatto tutto tu, Ramoso! Io non ho detto niente! Hai sentito Piccolo Prongie?”

“Che hai fatto papà? Ti sei davvero appeso al lampadario? E non chiamarmi Piccolo Prongie! Sono grande ormai!” si lagnò Harry, che non mancava mai di ricordare che, ancora pochi mesi, e sarebbe finalmente andato ad Hogwarts anche lui.

“E' stato un incidente. Non prendere spunto, Harry!” si giustificò suo padre.

“Non è stato un incidente! L'avevi programmato!” lo smascherò Sirius

“Non è vero!”

“Sì invece!”

“Remus! Diglielo tu che non è vero!”

“Remus! Di' tu la verità, perchè c'eri quando ce lo ha raccontato!”

“Oh, insomma, basta, tutti e due! Siete qui per dare un buon esempio, se non ricordo male!” Remus, mostrando il suo solito tono irritato, dal quale sommo divertimento traspariva in realtà, accorse a dividere i due litiganti.

Era piuttosto buffo, vedere quei tre uomini con strambi copricapi bianchi e rossi in testa battibeccare in mezzo al salotto e quasi togliere attenzione ai bambini.

“A me basta che tu non metta strane idee in testa a mio figlio, Sirius. Ci pensa già da solo, a combinare danni.” rise Lily.

“Non combino danni, io!” protestò il diretto interessato, stanco di essere trattato come un bambino: aveva dieci anni, ormai.

Nessuno stava prestando attenzione a Beth, che, silenziosa, si arrampicò sul divano per sedere di fianco ad Hellen.

La bambina tirò la manica della strega, fino a farla abbassare.

“Zia, cantiamo?”

Si era rivolta a lei perchè, in famiglia, l'allegra Hellen era colei che, di tanto in tanto, saltellava trillante nuove canzoni da insegnare ai bambini.

“E' un ottima idea, Beth! Ora lo diciamo a tutti! Lo dici tu?”

Elisabeth annuì e, scesa dal divano, fece il giro della stanza, tirando per le maniche tutti i presenti e sussurrando nelle orecchie di tutti la medesima richiesta.

Non incontrò la resistenza di Dan, che anzi, si unì a lei nel convincere un reticente Harry, che si riteneva ormai troppo grande per quelle “cose da piccoli.”

“Canta!”

“Sì, Harry, canta! Gingle bell! Gingle bell! Gingle allway! Allfan istoride in finding sleight!” gracchiò Dan, stonato come una cornacchia, tirando verso di sé la manica sinistra di Harry, mentre la destra veniva deformata da Beth.

“Dai, Harry!”

“Harry, manchi solo tu!”

“Harry, cantiamo tutti!”

Nel frattempo, mentre i bambini discutevano e Remus e James si erano inginocchiati per spiegare ad Harry che cantare a Natale non era una cosa vergognosa, Lily e Sirius si erano seduti al pianoforte per un quattromani.

“Attacca Lil!”

Sirius diede il segnale e le dita aggraziate di lei iniziarono a scorrere, sinuose, sui bei tasti bianchi e neri, accompagnate da quelle ben più grandi e più rudi di lui, mentre la voce dolce e melodiosa di Hellen iniziava a diffondersi per la stanza.


Dashing through the snow In a one-horse open sleigh
Through the fields we go Laughing all the way.
Bells on bob-tail ring Making spirits bright
What fun it is to ride and sing A sleighing song tonight.

Beth e Dan si unirono immediatamente al coro, guidato dalle mani di Lily, dalla voce pastosa di Sirius e da quella flautata di Hellen.

Entrambi cantavano su una melodia tutta loro, l'uno strillando frasi senza senso e l'altra cercando di ricordare tutte le volte che l'aveva ripetuta con la mamma.



Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh,
O Jingle bells, jingle bells Jingle all the way,
Oh what fun it is to ride In a one-horse open sleigh.

Si aggiunse anche la voce secca di Remus e quella giocosa di James.

Anche Harry partecipò, coinvolto dall'allegria generale, pensando che, in fondo, nulla era meglio di

Jingle Bells, cantata con tutta la famiglia attorno all'albero di Natale la sera della Vigilia.



A day or two ago I thought I'd take a ride
And soon Miss Fanny Bright Was seated by my side;
The horse was lean and lank Misfortune seemed his lot,
We ran into a drifted bank And there we got upsot.

A day or two ago The story I must tell
I went out on the snow And on my back I fell;
A gent was riding by In a one-horse open sleigh
He laughed at me as I there sprawling laid But quickly drove away.

Now the ground is white, Go it while you're young,
Take the girls along And sing this sleighing song.
Just bet a bob-tailed bay, Two-forty as his speed,
Hitch him to an open sleigh and crack! You'll take the lead.


“Adesso basta! I pianisti sono stanchi!”

Sirius gettò indietro le braccia, per sgranchire le dita intorpidite: un bis di Jingle Bells, White Christmas e Let It Snw poteva risultare sufficiente anche per lui. Decisamente.

“E adesso cosa facciamo?” domandò Dan al padre.

“E se andassimo a casa ad aspettare Babbo Natale?” propose Felpato, sbadigliando.

“No! Io e Beth abbiamo deciso che lo aspettiamo insieme, questa sera!”esclamò il bambino, sconvolto dall'affermazione paterna.

“Tesoro, ricordi quello che ti aveva spiegato la mamma?” chiese James, fissando Beth.

“Sì, che se lo aspetto Babbo Natale non mi porta i regali.”

“Esatto e quindi i bimbi bravi come te dovrebbero andare a nanna, se vogliono i regali. Non è vero Lily, Sirius, Hellen, Remus?”

“Ma io lo vorrei aspettare almeno un po'... Magari viene lo stesso.” continuò, imperterrita la bambina.

“Io gli devo chiedere perchè l'anno scorso non mi ha portato le costruzioni che gli avevo chiesto! Vero che possiamo restare ancora, vero papà? Vero?” trillò Dan, in una continua fuoriuscita di parole.

“E poi non abbiamo ancora giocato a tombola! Giochiamo a tombola? Lo facciamo ogni anno!”

Di fronte a quella richiesta di Harry, gli adulti furono costretti a cedere e, recuperate le forze, che, a quel punto della serata parevano appartenere solo a chi avesse meno di dieci anni, iniziò la prima partita a tombola.

Le squadre furono formate in fretta: James, Sirius ed Harry contro Lily, Hellen e Beth e la formidabile coppia Remus- Dan.

“Forza, che ora c'è la bella!” Harry incitò tutti quanti all'ultima partita, mentre, poco a poco, gli occhi dei suoi genitori parevano chiudersi e persino Dan e Beth avevano perso la loro vivacità.

“Harry... tanto noi perdiamo sempre.- sbadigliò James-Tanto vale che lasciamo giocare loro, non credi? Anche Sirius è d'accordo Vero Sirius?”

Avevano già giocato due partite e pareva proprio che la sorte fosse avversa al trio: la prima era stata clamorosamente vinta da Remus e Dan e nella seconda Lily, Hellen e Beth avevano ribaltato la situazione all'ultimo.

Lily era sempre molto fortunata, quando si trattava di giochi di società: qualche anno prima si combattevano vere e proprie lotte per stare in squadra con lei.

A quel punto, chiamato in causa, Sirius si destò:

“Eh... cosa...certo! Lunastorta ha sempre ragione!”

“Dai, giochiamo!”

“Allora, chi pesca adesso?” chiese Lily

“Io!” Dan si offrì ed estrasse una piccola sferetta tonda.

“91!” strillò

“Sei sicuro che sia il 91 e non il 61? Controlla.” gli suggerì Remus, le cui ginocchia stavano iniziando a sentire il peso del bambino.

“Io credo che sia il 91, sai?”

“Sì, zio- intervenne Beth, mentre un occhio le si stava chiudendo e l'altro pure- il 61 è uscito prima. L'ho pescato io.”

“Bene. Come non detto. Siamo tutti molto svegli.”constatò Hellen, squadrando le facce dei suoi compagni di gioco.

“Bambini, cosa ne dite di andare a letto? Sarete tutti e tre stanchi...”

“Mi racconti una favola, mamma? Quella di Cenerentola, però.” la piccola Beth parve approvare la proposta della madre e, stropicciandosi gli occhi con i piccoli pugni, si accoccolò ancora di più addosso a Lily.

“No! Dobbiamo finire!” si oppose Harry

E io le fiabe Babbane non le ascolto! Non sono belle! Io voglio “Bada Raba e il Ceppo Ghignante”! Altrimenti non vado a dormire! E poi- a questo punto Dan scese dalle accoglienti ginocchia di Remus per andare a scuotere Beth- noi dobbiamo aspettare Babbo Natale! Abbiamo preparato apposta i biscotti e il latte per le renne!”

“Mamma, ma se lo aspettiamo è vero che non viene?” chiese ancora, una sempre più stanca Beth.

“No, tesoro, non viene perchè pensa che vogliate scoprire il suo segreto. Non si devono scoprire i segreti di Babbo Natale.”

“Allora vado a dormire, dopo la fiaba, però.- annuì Beth, convinta- Papà, hai controllato il camino?” chiese, preoccupata.

“Tranquilla, principessa, è libero! Babbo Natale può entrare!”la rassicurò James, aggiungendo poi piano, nell'orecchio di Sirius- “Accidenti a tuo figlio e a quello che le ha messo in testa!”

Dan, infatti, si era convinto che, se il camino fosse troppo stretto o troppo sporco di fuliggine o troppo qualcos' altro, Babbo Natale non sarebbe potuto entrare ed aveva pertanto costretto il suo papà a lucidare il camino quella mattina.

“Non una parola, James. Sono io che ho passato la mattina ad imbrattarmi di fuliggine. E sono anche un mago, accidenti.”

Intanto, si erano spostati tutti sul divano dove Lily, attorniata dai bambini aveva iniziato a raccontare la fiaba di Cenerentola.

Harry l'aveva già ascoltata tante volte, quella fiaba. Così come conosceva a memoria anche la storia di Bada Raba.

Stava ascoltando per fare compagnia a Beth e Dan, ma la sua testa vagava già al pensiero dei regali del giorno dopo: si aspettava dolci, qualche libro, ma, soprattutto, la scopa nuova.

Una Nimbus.

La sua prima Nimbus.

Sarebbe stata una scopa vera. Una di quelle da grandi, senza incantesimi frenanti o rallentanti.

Incontrò lo sguardo ridente di suo padre, certo che avesse soddisfatto l'ennesimo suo capriccio, e poi tornò a seguire la storia.

Si era già arrivati al famoso ballo e la testa di Beth, che tanto aveva insistito, ciondolava già, mentre Dan fremeva impaziente.

“E allora il principe si accorse che in casa non vi erano solo Anita e Genoveffa, ma anche un'altra graziosa ragazza: la serva. Incrociò gli occhi di lei e li riconobbe. Era certo di averla già vista.

Il principe ignorò i richiami dei suoi accompagnatori, si avvicinò alla ragazza e la pregò di calzare la scarpetta di cristallo.

Lei, intimidita annuì, alzando il vestito e mostrando di possedere l'altra.

Cenerentola e il principe si riconobbero e vissero per sempre felici e contenti.” terminò Lily, cullando la bambina addormentata.

“Adesso è il momento di Bada Raba!” Dan, imperterrito, pareva proprio essere immune al sonno.

“No, signorino. Adesso noi ce ne torniamo a casa!” intervenne sua madre, mentre Sirius si chiedeva dove potesse prendere tutta quella energia un bambino di cinque anni.

“Zio Remus! Mi racconti Bada Raba? Dai!”implorò, con un faccino da cane bastonato.

“E va bene, ma solo se la smetti di fare i capricci e mi prometti che poi ubbidirai alla mamma. Ok?”

“Sì.”

Remus cominciò a parlare e la sua voce, mentre narrava delle avventure della strega Bada che salvava se stessa e i suoi compagni maghi dal perfido Re, anche gli occhi di Dan e persino quelli del più recalcitrante Harry si chiusero, lasciando i tre bambini addormentati sul divano.

Beth in mezzo, con la testa sulla pancia del fratello e Dan accanto a loro, cadente.

“Ti voglio bene, Harry.” mugugnò Beth, sentendo la mano del fratello posarsi sulla testa.

“Anch'io”

“Pare che si siano addormentati...” sussurrò Sirius piano, per non svegliarli.

“Pare che sia proprio così.” sospirò James, stanco.

“Sono così carini, quando dormono...” osservò con un tenero sorriso, Remus.

“Appunto, quando dormono.” lo contraddisse Sirius.

“Spostatevi da lì, stiamo facendo una foto.” Hellen e Lily erano tornate accompagnate dalla macchina fotografica, per immortalare quel momento di pace.

“Adesso possiamo parlare?” si informò Sirius.

“Ora sì.”

“Ragazzi, io direi che ora vado...”

“Aspetta, Remus! Non ti abbiamo offerto niente!”

“Lascia stare, Lily. Non importa, davvero.” si scansò

“Sciocchezze, Lunastorta. Abbiamo preso lo spumante!”James li invitò nuovamente a sedere tutti quanti, mentre lui e la moglie tornarono dalla cucina con cinque bicchieri pieni.

“Allora, auguri!” Sirius propose il brindisi cercando di non urlare e parlando con un tono di voce che proprio non gli apparteneva.

“Buon Natale!”

“Buon Natale a loro- disse Lily, indicando i bambini- senza di loro non sarebbe così speciale.”

“Hai ragione: è per loro che siamo qui.” concordò Hellen

“A proposito, ragazzi, io ho dimenticato di dare i regali ai bambini! Li avevo portati con me! Mi dispiace, come sono sbadato!” Remus tentò in ogni modo di scusarsi.

“Lascia stare, Remus. Ci vediamo domani, tanto. Sempre che tu non abbia in programma di fuggire questa notte, chiaro.” lo tranquillizzò James, in una risata.

“Credo che sia meglio così, sapete? Altrimenti ci toccava spiegare come mai Remus e Babbo Natale intrattengono questa particolare amicizia per cui da lui i regali arrivano prima. Meglio domani, dammi retta.” disse Sirius, dandogli una pacca sulla schiena e trangugiando lo spumante circondato dalle risate silenziose di sua moglie e dei suoi amici ed accompagnato dal ritmato e regolare respiro di Harry, Daniel ed Elisabeth che dormivano, ormai immersi in sogni meravigliosi.






  
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