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Autore: Aleviv    17/04/2015    1 recensioni
Avete mai desiderato poter viaggiare nel tempo? Avete mai fatto una figuraccia e desiderato poter ripetere quel giorno per evitare di finire in imbarazzo? Beh Chris, quindicenne perseguitato dalla sfortuna, si ritroverà a poter viaggiare a suo piacimento nel tempo, riuscendo ad impedire tutte le sue figuracce. Ma è davvero così semplice cambiare tutto?
"Aveva creduto di poter battere il destino e far si che tutto andasse bene. Ma adesso aveva capito che c’erano alcune cose che non potevano essere evitate, perché necessarie al corretto svolgersi del tempo. Alcune cose che accadevano per una ragione e non potevano essere impedite. Perché c’è una ragione se il tempo esiste." {Dal capitolo 21}
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                         The reason of the time

Capitolo XXXV: Le ragioni del tempo.

 
Chris rimase immobile, senza dire una parola.  Le gambe smisero di tremare e tutta la rabbia che aveva fino a poco prima svanì, lasciando posto ad un’enorme confusione.
Non poteva essere vero.
Windom non poteva essere il padre del suo migliore amico.
Poi cadde a terra, senza riuscire a staccare lo sguardo dallo scienziato che era a due passi da lui, a colpire ripetutamente il muro, in preda ad un attacco di follia.
Non poteva fare del male al padre di Andrew.
Angelica tentò di avvicinarsi a lui, ma Bonnie la fermò, facendole segno di fare silenzio.
<<  Io ci ho provato… Ci ho provato davvero.  >> Sussurrò il ragazzo, cominciando a piangere.  Windom si fermò per un istante, con il sangue che gli colava per tutto il viso.
<<  Sono tornato indietro tante … tante volte… cercando di salvarlo.  >> Singhiozzò, stringendo i pugni.
<<  Ma non ci sono riuscito.  >>
Lo scienziato si sedette a terra, a gambe incrociate. Poi, dopo aver chiuso gli occhi, sorrise.
Chris si avvicinò a lui, lasciando la pistola a terra, e gli porse la biglia di Andrew, sedendosi.
<<  Grazie…  >> Rispose Windom, afferrandola.  La strinse nel suo palmo per un po’, senza smettere di piangere.  Era come se non ci fosse più nessuno in quella stanza.
<<  Cos’avresti fatto al mio posto?  >> Chiese improvvisamente, alzandosi. Aveva tutto il viso sporco di sangue e lacrime, e sembrava una persona completamente diversa.
Si era rassegnato.
<<  Credo… che avrei semplicemente lasciato perdere.  E l’ho fatto… >>   Disse Chris.
<<  E l’hai fatto.  >>
Windom si passò una mano sulla faccia, pulendosi dal sangue.   <<  E io cosa dovrei fare adesso? Semplicemente lasciar perdere? Lasciar perdere… e andare avanti? Come le parole inutili che vi dite voi ragazzi?  >>
Christopher rimase in silenzio, senza alzare lo sguardo.
Aveva cambiato di nuovo personalità.
<<  Non hai neanche la forza di potermi rispondere.  Che c’è? Adesso ti senti in colpa? Non sei in grado di portare avanti la tua battaglia fino alla fine? Solo perché Andrew era mio figlio?!  >>
Le urla dello scienziato rimbombavano per tutto il laboratorio, ma nessuno osava rispondergli ne guardarlo negli occhi.
<<  A me non importa nulla che fosse il tuo migliore amico.  Dici di averci provato… ma non è vero.
Sapevo che Bonnie fosse innamorata di mio figlio, ma non sapevo che avessi provato a salvarlo. Ma eri preso dal panico e dalla paura, e non ci sei riuscito…
Ho fatto tutto questo per lui… e per mia moglie.  >>
Poi scoppio a ridere, accasciandosi nuovamente a terra, vicino la pistola che il ragazzo aveva fatto cadere poco prima.  Il dolore l’aveva divorato dall’interno, anno dopo anno, rendendolo incapace di ragionare lucidamente e di rimanere fisso su una singola sensazione. E ora sorrideva, con il viso rigato dal pianto, e le gambe che gli tremavano come un bambino.
<<  Parlava sempre bene di te.  >> Disse improvvisamente Chris, stringendo i pugni e asciugandosi le lacrime ancora una volta.
<<  Diceva che nonostante fosse cresciuto senza una madre, aveva avuto un grande padre, che avrebbe fatto di tutto per lui.  >>
Fece un respiro profondo, cercando di smettere di tremare.
<<  E questo è vero, lo vedo. Ma… credi davvero che lui l’avrebbe apprezzato? Credi che ti reputerebbe… un grande, se ti vedesse in questo momento?  >> Le parole gli uscirono di bocca con forza, ed aveva solo voglia di stendersi a terra ed addormentarsi.  Gli sembrava di vivere un incubo.
Windom non rispose.  Rimase in silenzio, a guardare il ragazzo, ormai pallidissimo, respirare affannosamente e cercare di tenere gli occhi aperti ad ogni costo.  Poi, sorridendo, afferrò la pistola da terra e glie la puntò contro, deciso.
<<  Non saprà mai cos’ho fatto per poterlo rivedere.  >>
Windom e Chris si guardarono negli occhi, e questa volta la situazione si era capovolta.  Lo scienziato, disperato, puntava la pistola contro il ragazzo.
Siamo così diversi, eppure così simili.
 
James, che fino a quel momento se n’era stato in silenzio, con la schiena sulla parete del laboratorio, si mosse lentamente, avvicinandosi al suo capo.  Lo conosceva bene, ormai.  Erano anni che lavoravano insieme. Erano diventati amici e, anche se con difficoltà, era riuscito a comprenderlo.  Sapeva della morte del figlio, e che aveva perso la moglie quando quest’ultimo era ancora molto piccolo.  Aveva cominciato a lavorare alla macchina del tempo per tornare con la donna che amava e, quando si era visto portare via anche l’unico figlio che aveva, era impazzito.
Ma come poteva biasimarlo?  Chiunque l’avrebbe fatto. 
Ma Windom non era chiunque.
Lui era un genio.  Ed un genio col cuore spezzato è più capace di chiunque altro.
Gli mise una mano sulla spalla, cercando di fermarlo, ma lo scienziato continuò a puntare la pistola contro il capo del ragazzo.
 
Chris abbassò lo sguardo, ormai sfinito.  Era così stanco che non gli importava più di nulla.  Aveva ormai perso forza sia nelle braccia sia nelle gambe e respirava a malapena. Così, si limitò a sospirare, chiudendo gli occhi e cercando di mandare via dalla mente i volti dei suoi amici che lo fissavano da lontano.
Perdonatemi.
<<  Quando lo salvai l’ultima volta…
Lui sapeva cos’avevo fatto.
Sapeva di essere morto, e soffriva ogni volta.  >>
Windom sbarrò gli occhi, sconvolto.  Allontanò di un centimetro la pistola dal ragazzo e cercò di rimanere calmo, con il cuore che gli batteva a mille.
<<  è questo che mi ha fermato.  >>
 
Dopo quelle parole lo scienziato urlò, tornando a colpire con forza il muro, riprendendo a sanguinare.  Poi, dopo aver chiuso gli occhi, si puntò la pistola alla testa, con gli occhi gonfi dalle lacrime.
<<  Non ce la faccio più, lo capisci? LO CAPISCI?!  >> Gridò, tenendo fermo il dito sul grilletto.
<<  Tutto questo dolore… non posso sopportarlo…  >> Sussurrò, inginocchiandosi.
 
Improvvisamente Chris si avvicinò a lui e gli strappò la pistola con forza, lanciandola alla sua sinistra.  Poi si abbassò e gli porse una mano, deciso.
<<  Possiamo provarci insieme.  >> Disse, abbozzando un sorriso.
E fu in quel momento che si ricordò chi era e si rese conto di cos’era diventato.
Lui era il ragazzo sfigato a cui non importava nulla di quello che dicevano gli altri, perché aveva Angelica al suo fianco.  Era il ragazzo che amava aiutare gli altri, e non gli importava quali problemi avesse, perché vedere un sorriso era la cosa che più lo facesse sentire bene.
Era quel tipo di persona che quando imparavi a conoscere, non abbandonavi più.
E se n’era dimenticato.
Nonostante a dimostrarglielo ci fossero i suoi amici a due passi da lui.  Amici che l’avevano supportato fino a quel momento, nonostante rischiassero la loro stessa vita.
E lui era stato cieco, e non l’aveva notato.
E se adesso era lì, lo era solo per quelle persone che adesso lo osservavano in silenzio, credendo in lui.
Si era fatto prendere dalla rabbia e dalla paura, ed era diventato un mostro.  Aveva puntato una pistola contro il suo peggior nemico, mettendosi al suo stesso livello.
Aveva completamente rinnegato se stesso, perché aveva perso la ragione.
Ma non importava più ormai cosa fosse successo e che cosa gli avesse fatto Windom.
Perché poteva esserci un altro modo. Aveva fatto tanti sbagli da quando aveva ottenuto il biglietto, ma era il momento di diventare adulti.
E diventare adulti non significava smettere di essere ingenui e buoni. Non significava diventare malvagi solo perché la vita era stata dura.
Significava imparare dagli errori e cercare di risolverli, nonostante tutto.
Capire che nessuno può farcela da solo, al mondo.
E che non serve controllare il tempo per poter migliorare la propria vita.  Non serve cancellare gli sbagli e fare la cosa giusta.  Perché sono proprio le cose sbagliate a trasformarci e a farci migliorare.  E senza di esse, niente ha più senso.
Aveva capito che c’è una ragione se il tempo esiste.
E quella ragione era la stessa che permetteva la sua esistenza.
La possibilità di poter cambiare le cose.
 
Lo scienziato afferrò la sua mano, alzandosi lentamente e sorridendo.  James lo guardò negli occhi ed annuì, facendogli capire che stava prendendo la giusta decisione.
<<  C…Cos’hai intenzione di fare?  >> balbettò, stringendo la biglia del figlio tra le mani.
Chris sorrise ancora e si voltò, camminando verso i suoi amici.
<< Non ci sarei mai arrivato da solo … ma abbiamo avuto la soluzione proprio qui, sotto i nostri occhi. >> Esclamò, accarezzando Sharon sulla testa e abbracciando Angelica, rassicurandola.
<<  Di che stai parlando?  >>
<<  Abbiamo una sola possibilità di cambiare le cose… con lo stesso metodo che abbiamo utilizzato noi per arrivare nel tuo edificio.  >>
Bonnie si fermò per un istante e poi osservò Chris, felice.
<<  Dobbiamo ingannare il tempo.  >>
 
Lo scienziato annuì, sorridendo.  <<  D’accordo.  >> Rispose, sospirando.  Poi, afferrò il biglietto dalla tasca e lo diede a Chris, insieme alla biglia.  <<  Tienili tu, useremo la mia nuova macchina per tornare indietro.  >>
James fece per dire qualcosa, ma Windom lo zittì, avviandosi verso l’enorme computer che controllava i macchinari del laboratorio.
<<  Chris… Andrew ha davvero detto… quelle cose su di me?  >> Chiese l’uomo, togliendosi il camice completamente sporco di sangue.
<<  S…Sì.  >> Gli sorrise Christopher, avvicinandosi a lui.  <<  Lo salveremo questa volta, te lo prometto.  >>
Lo scienziato gli diede una pacca sulla spalla e lo guardò negli occhi, felice.  Non si era mai accorto di quanto fosse simile a suo figlio.
Poi si allontanò per un secondo e, dopo aver aperto un enorme armadio bianco, tirò fuori un gigantesco cappotto nero, assieme ad una sciarpa grigia e ad un cappello scuro.
<<  Sai cosa farci.   >> Disse, dandoglieli e sussurrandogli qualcosa all’orecchio.
 
Dopo aver preparato completamente la macchina del tempo, il giovane Chris si avvicinò ad i suoi amici, sorridente.  <<  è stata dura… ma ce l’abbiamo fatta. >>
<<  Sei incredibile.  >> Sussurrò Angelica, stringendolo a se.  <<  Ma sbrigati a fare ciò che devi fare, che sei in pessimo stato.  >> Aggiunse, facendo una delle sue solite facce arrabbiate.
Il ragazzo scoppiò a ridere e poi si avvicinò a Zack, battendogli il pugno. <<  Potresti farci un’opera teatrale su.  Senza nessuna parte per la pazza maga, ovviamente.  >>
<<  Ehy! La grande maga Sharon te la farà pagare per questo!  >> Gridò la ragazza, schiacciandogli un piede.
<<  E ovviamente un grazie di cuore va a te, Clara. Probabilmente non saremmo mai riusciti ad arrivare qui senza di te. E il mio me del futuro sarebbe stato perso, no?  >> Ridacchiò, salutando poi anche il fratello di Angelica.
Poi si avvicinò al suo se stesso del futuro, e i due si guardarono negli occhi, più verdi che mai.
Si sistemarono gli occhiali nello stesso momento e, dopo aver sorriso, si abbracciarono entrambi, sereni.
<<  Grazie per avermi aiutato.  >>
<<  Oh, è come se avessi aiutato me stesso.  >> Rispose, scoppiando in una grossa risata.
 
<<  Adesso credo sia il momento di finire questa storia una volta per tutte.  >> Disse, stringendo la biglia di Andrew e infilandosela in tasca.  <<  Tenete questo, usatelo per tornare indietro.  >> 
Il biglietto del futuro era stato completamente rinnovato dallo scienziato, così decise di dargli quello che aveva usato durante quei mesi.
<<  Ci vediamo… nel nostro tempo, allora.  >> Sorrise Angelica, accarezzandolo.
<<  A casa.  >> La corresse lui, tornando dallo scienziato.
 
 
Windom inserì le sue braccia e le sue gambe in una sorta di bracciali metallici collegati al computer. James lo osservò, in silenzio, stringendo i pugni.
Premette velocemente un pulsante e, dopo che la macchina ebbe emesso una serie di suoni acuti, sorrise.
<<  James… Fai tornare Bonnie come prima, quando tutto sarà finito.  >>
La ragazza rimase immobile, non riuscendo a capire costa stava succedendo.
Poi un improvviso bagliore bianco avvolse il laboratorio, costringendo i ragazzi a coprirsi il viso per non rimanere accecati.
<<  Windom! Che cosa stai facendo?!  >> Urlò Chris, cercando di avvicinarsi allo scienziato senza farsi trasportare indietro dal vento che aveva provocato l’attivazione del macchinario.
<<  L’hai detto tu… Cosa potrebbe pensare mio figlio, se sapesse cos’ho fatto per poterlo salvare?  >> Sussurrò l’uomo, cominciando ad urlare dal dolore.
<<  Preferisco morire sapendo di aver salvato il suo migliore amico…
Sai cosa fare… Chris.
Perdonami. Soprattutto tu… Bonnie. Spero potrai essere felice… d’ora in poi.  >>
Disse, mentre una forte scossa attraversò il suo corpo.  Poi, sempre con il sorriso sul volto, il grande genio chiuse gli occhi, e cadde in un sonno profondo.
 
Una strana luce apparve collegata all’enorme macchinario che aveva completamente distrutto il laboratorio.  La scrivania si era rovesciata a terra, lasciando cadere sul pavimento pagine e pagine di progetti.  I vetri delle finestre si erano rotti in tanti pezzi sparsi per la stanza, facendo ricordare a Chris la giornata passata nel treno con Bonnie, pochi giorni prima.  L’aria sembrava vibrare, come per magia, mentre il corpo di Windom giaceva, ormai senza vita, ancora collegato alla macchina del tempo.
Senza dire una parola, James lo staccò e lo distese a terra, piangendo.
<<  Era la persona più strana che avessi mai conosciuto. Era distrutto dentro, e lo si capiva guardandolo in faccia.  Era completamente pazzo, ma era uno di quei pazzi che avrebbero fatto di tutto per ciò in cui credevano.
E alla fine ha sacrificato la sua stessa vita… per attivare la vera e unica macchina del tempo.  Con questa potrai tornare indietro senza sostituire il tuo corpo e fare ciò che va fatto.  >>
Chris si avvicinò a lui, sconvolto.  <<  Cosa gli ha fatto cambiare idea? Perché all’improvviso mi ha creduto, dopo tutti questi anni?  >> Chiese, morendosi un labbro.
<< Non lo so.  Lui era fatto così.  Un giorno si comportava in un modo… e l’altro era completamente diverso.  Era tormentato dai dubbi… e mandato avanti dai suoi sogni…  Ho imparato molto in questi anni, grazie a lui… e se alla fine ha scelto di salvarti, vuol dire che una parte di lui sapeva che sarebbe stato tutto inutile. E magari forse non ha salvato te… Ma se stesso.
Da un dolore che non riusciva più a sopportare.  >>
<< No.  >>  Sussurrò Christopher, stringendo i pugni e trattenendo le lacrime.  <<  No.  >> Ripeté, osservando il corpo senza vita di quello che prima era il suo peggior nemico.
<<  Chris… Accompagna gli altri nel loro tempo e torna qui con il biglietto.  >> Disse poi, afferrando il cappotto di Windom che aveva lasciato cadere a terra, subito dopo il grande bagliore.
L’altro Chris annuì, senza fare domande, e portò con se i suoi amici, che si lasciarono convincere ad andare con lui.
 
Il Chris del futuro lasciò i suoi amici al giorno stesso in cui erano partiti, e tornò il più velocemente possibile nel suo futuro, dove il suo se stesso più giovane lo aspettava.
Lo trovò completamente coperto dal cappotto, dalla sciarpa e dal cappello.
<<  Non è possibile…  >> Disse, rimanendo immobile.
<<  è il momento di ingannare il tempo.  >> Rispose Christopher, prendendo il biglietto che L’altro gli aveva posto.
<<  Prenditi cura di Bonnie.  >> Aggiunse poi, con il volto nascosto. <<  Può tornare com’era prima… con un cuore umano da sostituirle.  E Windom … ha offerto il suo.  Adesso è nel laboratorio al piano di sotto, pronta per l’operazione.  James ha lavorato con Windom, sa come fare.
Aggiungila al nostro gruppo, e rendila felice… anche da parte mia.  >>
Dette queste parole, il ragazzo attraversò l’enorme portale bianco che aveva occupato tutta la stanza.
 
Chris si lasciò accarezzare dalla luce provocata dal portale. Era stanco e respirava faticosamente, ma finalmente era giunto alla fine.  Non c’erano altre possibilità, oltre quella. 
Era l’ultima cosa che poteva provare a cambiare.
I forti bagliori svanirono dopo pochi secondi, lasciandolo ai piedi dell’ospedale della sua piccola cittadina.  Non sapeva che giorno fosse e nemmeno in quale anno fosse finito.  Sfilò velocemente dalla sua tasca un piccolo aggeggio d’acciaio, con strani ingranaggi posti sopra.
<<  Questa macchina del tempo può farti compiere solo tre viaggi, dopodiché si disattiverà.  Non so cosa ti abbia chiesto Windom di fare, ma se ti servisse spostarti, basta regolare questo. >> Gli aveva detto James, prima di lasciarlo andare.
 
Il ragazzo rimase in silenzio per un po’, ad osservare il tramonto.  Pioveva, ma riusciva a sopportarlo.  Teneva le mani al riparo nelle tasche, mentre rotolava la biglia nella sua mano destra, cercando di mandare via i pensieri che l’angosciavano.
Andrà tutto bene.
Senza che se ne rendesse conto, arrivò la sera e la pioggia divenne più forte, facendosi accompagnare da una fitta nebbia.
Così, tenendosi stretto il cappotto dal freddo, si avviò verso il portone dell’ospedale, per ripararsi.
Fu lì che lo vide.
Un uomo, ancora molto giovane, che piangeva, disperato, su una panchina subito dopo l’edificio. Continuava a tenere la testa fra le mani e a singhiozzare, senza riuscire a fermarsi.
Era Windom.
<<  Non ce la farò mai senza di te…  >> Continuava a ripetere tra se e se, battendo i piedi sul terreno.  Si stava bagnando, ma non pareva importargli.  <<  Torna da me… ti prego…  >>
 
Chris lo osservò, stringendo i denti.  Non riusciva a vederlo in quello stato, non dopo ciò che aveva fatto per smettere di soffrire a causa della morte del figlio.  Si sedette affianco a lui, con il cuore che gli batteva a mille, coprendosi il volto con la sciarpa e il cappello che aveva preso nel futuro.
<<  Va tutto bene?  >> Chiese, cercando di mantenere il controllo.
Lo scienziato non riuscì nemmeno ad alzare la testa per capire con chi stesse parlando.  Si limitò a scuotere la testa, addolorato.
<<  Mia moglie… è morta.   >> Balbettò.
<<   Lo so che fa male…  >>  Gli disse Christopher, non curante del fatto che il Windom di quell’epoca non lo riconoscesse.   <<  E lo so che qualunque cosa possa dirti, non risolverà le cose…  >> Continuò, poggiandogli una mano sulla spalla.  <<  Adesso il dolore sembra distruggerti, ma non può tormentarti per il resto della tua vita.  Lei non lo vorrebbe… e devi prenderti cura di tuo figlio.  >>
L’uomo lo guardò, asciugandosi le lacrime.  <<  E tu cosa ne sai di mio figlio?   >> Chiese, fissandolo pieno d’odio.
Chris si alzò, tenendosi stretto il cappello. 
<<   So cos’hai intenzione di fare.  Ma… Fermati.  >> Sussurrò, camminando in avanti, senza voltarsi.
Il giovane Windom batté con forza un pugno sulla panchina di legno dov’era seduto.
<<  Ma tu… Chi diavolo sei?!  >> Gridò, furioso.
Il ragazzo si girò velocemente, lanciando la biglia tra le mani dell’suo vecchio nemico.
<<  Non importa chi sia io. Ma tu sei un genio, Win, e potresti fare qualunque cosa.  >>  Esclamò, sorridendo e voltandosi di nuovo.
Lo scienziato si accasciò improvvisamente a terra, con le lacrime che gli scorrevano sul viso, senza fermarsi.
<<  Questo… lo diceva sempre lei…  >> Singhiozzò, con i capelli ormai completamente bagnati.
<<  Ci rivedremo ancora una volta… tra un po’.  Fermati… e io ti aiuterò, quando sarà il momento.   >>
Windom si alzò velocemente, piangendo, e corse verso il suo interlocutore.
Ma lui non c’era più.
 
Chris si mosse nuovamente nella luce creata dalla macchina del tempo, sperando di riuscire ad arrivare proprio dove voleva.  E ci riuscì.
Era il pomeriggio del ventisette gennaio del suo presente. 
Camminò lentamente per la città, senza riuscire a smettere di tremare.  Perché quello era il giorno più brutto della sua vita.  Un giorno che aveva ripetuto così tante volte, che il solo pensiero di essere di nuovo lì gli causava una fitta di dolore allo stomaco. Ma questa volta non si sarebbe arreso alle sue emozioni.
Questa volta avrebbe vinto.
Guardò velocemente l’orologio, appostandosi fuori un piccolo palazzo vicino la metropolitana. Erano quasi le sette di sera.
Poi, non appena vide un uomo fuoriuscire dal cancello ed avanzare, lo seguì, sempre completamente coperto.
<<  Ci rivediamo… Windom.  >> Sussurrò, facendo rabbrividire lo scienziato.
<<  Questa voce…  >>  Balbettò, voltandosi lentamente. <<  Sono passati quindici anni dall’ultima volta … ma la ricordo ancora.  >>
 
Windom osservò l’uomo che si trovava davanti, senza dire nient’altro.  Erano passati quindici anni, ma non l’aveva mai dimenticato.  Dalla notte in cui sua moglie era morta, non aveva smesso di pensare alla persona misteriosa con cui aveva parlato, e che gli aveva dato la biglia.
La stessa biglia che la moglie portava sempre con se.
Ed anche se i suoi ricordi erano annebbiati, capì subito che, anche se lui era cambiato, quella che aveva davanti era la stessa, identica persona che aveva incontrato quel giorno.
<<  Ma per te non è passato così tanto… vero?  >> Chiese, sorridendo.
Chris non rispose, ma rimase immobile a fissare il marciapiede.
<<  Hai fatto ciò che ti avevo chiesto?  >> Disse di getto, cercando di sembrare il meno spaventato possibile.
<<  In realtà, ci ho pensato tante, ma tante volte. Potevi essere stato semplicemente un pazzo, o un’invenzione della mia mente per non far sì che il dolore prendesse il sopravvento.  E mi sono chiesto molto spesso, se sarebbe valsa la pena di rinunciare ad un progetto così grande, per una cosa che non potevo confermare.   >> Rispose l’uomo, stringendo i pugni.
Il cuore del ragazzo sembrò cedere per un attimo.  Non poteva sostenere le parole dello scienziato.
<<  Così ho fatto ricerche, ho scritto appunti… progetti che potrebbero funzionare.  >> Continuò, avvicinandosi.
<<  Ma non li ho mai realizzati.  >> Finì, mettendo una mano sulla spalla al giovane Chris, come lui gli aveva fatto molto tempo prima.  <<  Ma adesso dimmi… in cosa potresti aiutarmi?  >>
Il ragazzo tolse lentamente la mano dell’uomo dal suo cappotto, e lo fissò negli occhi, serio.
<<  Questo è il giorno in cui tuo figlio morirà.  >>
 
Windom rimase in silenzio, abbassando lo sguardo.
<<  Tutti questi anni… per una stronzata.   >> Disse, voltandosi.   Chris lo afferrò per un braccio e si sfilò via la sciarpa che gli copriva il viso.
<<  è il momento che tu sappia la verità.  >>
E così gli raccontò la sua storia.  Di come aveva ricevuto il biglietto, e di cos’aveva fatto per cambiare il futuro.  Gli raccontò di cos’aveva visto e sopportato, e di tutte le cose che non era riuscito a fare.
E di come aveva intenzione di cambiare il tempo.
Lo scienziato lo ascoltò attentamente, senza dire una parola. Poi, facendosi forza, accettò di aiutare il ragazzo.
<<  Ormai… Non ho più nulla da perdere.  >>
 
Chris avanzò lentamente, tenendosi stretto l’enorme cappotto scuro che lo scienziato del futuro gli aveva regalato.  Si aggiustò gli occhiali senza lasciar andare il cappello e poi si fermò, al centro della piazza principale.
Andremo dove tutto deve ancora succedere.
Poi riprese a camminare, tenendo lo sguardo fisso sulla strada. 
« Ho sete, vado a prendere qualcosa al bar,  perché tu non mi aspetti sulla panchina? »
Un brivido gli percorse per tutto il corpo e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.  Cercò di rimanere calmo e di continuare ad andare avanti, senza fermarsi a guardare i due ragazzi che chiacchieravano poco lontani da lui.
Due ragazzi che conosceva fin troppo bene.
Lui ed Andrew.
Attraversò la strada con il cuore a mille e le gambe che tremavano senza che lui potesse fare nulla per fermale.  Si voltò lentamente, mentre un leggero venticello lo accarezzava lentamente.
E rimase fermo, a guardare il se stesso di pochi mesi prima rimanere immobile al centro della strada, con gli occhi chiusi e le lacrime agli occhi.
Riusciva a vedere il dolore sul suo corpo magro e privo di energie, e a percepire le stesse sensazioni che aveva provato quel giorno, come se fosse in due punti diversi nello stesso momento.
<<  Non possiamo evitare che Andrew venga colpito.  >> Aveva detto a Windom, mentre si preparavano sul da farsi.
<<  Ma allora… come possiamo impedire che lui muoia?  >>
 
Andrew urlò, e lo vide correre verso di lui, il più velocemente possibile.
L’auto era lì, a due passi dal suo corpo.
<<   Ciò che è successo e che ho già visto non può non accadere.   Andrew deve morire.  >>
Il ragazzo lo spinse via, venendo travolto completamente dalla macchina.
Il suo migliore amico era lì, a terra.  Ancora una volta.  Ma questa volta era diverso.
<<  Ma sarai tu a doverlo uccidere.  >>
Questa volta era stato lui a decidere che sarebbe finita così.
 
L’Ambulanza arrivò quasi immediatamente, così come quasi tutti i cittadini di quella città.  Così si fece forza ed avanzò, nascondendosi nella folla, con il macchinario per muoversi nel tempo tra le mani.
E poi svanì, per la terza ed ultima volta.
 
Era la mattina del quattro dicembre.  Il sole era sorto da poco, ma le nuvole continuavano ad oscurare il cielo.  La città aveva cominciato a riempirsi, nonostante fosse ancora molto presto.  Chris osservava con attenzione le persone che si sbrigavano per andare a lavoro, le donne che si appostavano fuori i negozi per comprare gli ultimi regali di natale e un ragazzo, che correva affannato.
Lo seguì, procedendo a passo lento, con le mani nell’enorme cappotto.  Superò una pozzanghera, la stessa che aveva appena superato il ragazzo, e guardò il suo riflesso nell’acqua.
Era la prima volta che riusciva a guardarsi, da quando aveva lasciato il laboratorio del futuro.  I suoi capelli erano coperti dal cappello nero scuro messo un po’ male, il cappotto bagnato fradicio e quasi maltrattato, e i suoi occhi di un verde scurissimo uscivano a malapena a vedersi per l’enorme sciarpa grigia che portava al collo.
Arrivò davanti all’ingresso della stazione ormai sfinito.  Ma tutto stava per finire.
Notò il ragazzo arrivare subito dopo di lui, infuriato, e scivolare dentro una pozzanghera, sporcandosi. 
<<  Merda  >> Esclamò, chiudendo gli occhi. 
Il Chris del futuro lo osservò, sorridendo, e si avvicinò a lui, porgendogli una mano.  <<  Vieni, ti aiuto.  >> Disse.
Il ragazzo alzò lo sguardo ed osservò quello che gli sembrava un uomo, senza riuscire però a riconoscerlo.   Gli tese la mano e si rialzò, gocciolante.
<<  Grazie…  >> Sussurrò, fissando il pavimento.
<<  Stai più attento.  >> Rispose Christopher, aiutandolo a pulirsi.   Lui annuì e lo salutò velocemente, poiché era in ritardo per la scuola.
<<  Aspetta.  >> Disse, afferrandolo per la spalla.  S’infilò una mano nell’enorme cappotto e cominciò a frugare nella tasca interna, tirando fuori il biglietto più nuovo tra i due che aveva ricevuto.  <<  A me non serve, tienilo tu, risparmierai tempo.  >>
Dopodichè entrò anche lui nella stazione, per prendere, per l’ultima volta, il treno che viaggiava nel tempo.
Lo stesso treno che ormai l’aveva accompagnato giorno dopo giorno, per risolvere tutti i suoi problemi e per salvare i suoi amici. Il treno che gli aveva portato solo guai, e che adesso non gli avrebbe dato più problemi.
Perché era tutto finito.
Aveva fatto esattamente quello che Windom gli aveva detto di fare.  
<<  Non puoi cambiare ciò che è già accaduto.  Devi ingannare il tempo, e per farlo, devi ricevere il biglietto lo stesso giorno in cui l’hai ricevuto tu.
Ma non sarò io a dartelo ma tu stesso.
Impedirai che io costruisca la macchina del tempo, e incontrerai te stesso per far sì che tu riceva comunque il biglietto, credendo ci sia un’organizzazione che l’abbia creato.  >>
 
E così, fin dall’inizio, era stato lui a darsi il biglietto. 
L’uomo che aveva incontrato quella fredda mattinata di dicembre, altro non era che lui.  Un Christopher segnato dagli eventi, che era riuscito a capire come cambiare il suo destino.
 
Arrivò nel suo tempo dopo pochi minuti, e non appena fuoriuscì dalla stazione lasciò cadere a terra il cappotto e il resto della roba che lo scienziato gli aveva regalato.
Stringeva ancora il biglietto tra le mani, e ormai non ce la faceva più.  Era stanco.
Vide i suoi amici appostati un po’ più avanti, che si avvicinarono a lui, confusi.
E, senza dire nulla, gli sorrise, per la prima volta, felice.
Felice, perché vide arrivare davanti a lui Windom, seguito da un ragazzo della sua stessa età, con un sorriso da stupido sul volto.
<<  Devi far sì che io creda che Andrew sia morto.  Portalo via, andate fuori città per qualche mese, senza dire niente a nessuno.   Inganna tutti… e avremo vinto.  >>
Christopher scoppiò a piangere.   Le lacrime gli scivolavano lungo il viso solleticandogli le guance, e le gambe gli crollarono.   Cadde a terra, inginocchiandosi, ma era felice.
Si sentiva libero, e non gli importava più nulla.  Aveva sofferto tanto, visto cose che nessuno in quella cittadina poteva lontanamente immaginare.  Aveva viaggiato nel tempo, accompagnato da quelle persone che avevano segnato la sua vita.  Quelle persone che avevano dimostrato di tenere a lui, nonostante avesse ceduto per il dolore.  Nonostante si fosse arrabbiato e si fosse comportato da stupido, come un bambino.
Non era più il Chris che aveva cominciato il suo viaggio perché aveva paura del mondo.  No, perché ormai quello non lo spaventava più.  Avrebbe continuato a fare figuracce e ad essere trattato male da molte persone, ma non gli sarebbe più importato.
Perché sono gli sbagli e il dolore, a farci capire cos’è veramente importante.   Aveva avuto un’opportunità che non gli sarebbe capitata mai più, e che nessun altro avrebbe potuto avere.
Ed aveva capito che alla fine, le cose importanti erano proprio lì, in evidenza.
Che il passato non poteva essere cambiato, e che il presente, come il futuro, erano un mistero.
E che l’avrebbe affrontato, giorno dopo giorno, con il sorriso sul volto.
Così, mentre il suo migliore amico lo aiutava a rialzarsi, si voltò, osservando il grande ingresso della stazione, sorridendo.
<<  Questo non mi serve più.  >> Sussurrò, afferrando il biglietto con entrambe le mani e strappandolo.
<<  Ho già tutto quello che mi serve.  >>

 

FINE.


Sì, fine.  Dopo trentacinque capitoli, e tipo... due anni di scrittura, con mesi e mesi di blocchi per problemi vari, sono arrivato alla conclusione di questa storia.  Una storia che era partita per gioco, perchè mi annoiavo, perchè volevo provare ad intrattenere con parole semplici e divertenti qualcuno e vedere se ero in grado di farlo.  E il fatto di aver cominciato a ricevere delle recensioni, quando fino a poco prima non facevo leggere le mie storie neanche ai miei amici più stretti beh... mi ha portato ad andare avanti, e a far maturare tutto il racconto.  E piano piano, la storia è diventata sempre più intricata e seria, e mi sono divertito tantissimo a scriverla.  Magari avrò perso quei pochi lettori che avevo, a causa della mia lentezza nel pubblicare i capitoli, ma ci tenevo a finirla con il finale che avevo in testa fin dall'inizio.  Ed anche se magari non verrà letto da nessuno, mi sento fiero di me.
E poi, se mai qualcuno arrivasse fino alla fine, beh...  Grazie per il sostegno.
-Aleviv :P

 
   
 
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